lunedì 1 novembre 2010

Lo Yemen, gli amici e il pacco



Pubblicato il 31 ottobre 2010 da Stefano

Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?              
Ciá vá, non ho meglio da fare e provo qui con un riassunto breve.       
il pacco
Questa la prima notizia così come riportata dal Corriere:
“A far scattare l’allerta era stata la scoperta, avvenuta la notte tra giovedì e venerdì, di un toner apparentemente trasformato in ordigno a bordo di un velivolo della Ups, una compagnia di spedizioni, durante uno scalo a Londra. Il velivolo era partito dallo Yemen ed era diretto a Chicago. L’Fbi ha poi fatto sapere che il toner manipolato è risultato negativo ai controlli per l’esplosivo, ma nel frattempo sono scattati controlli su altri due aerei della Ups in arrivo negli Usa, a Newark e a Philadelphia”.
Ripetiamo al rallentatore: a Londra, su un cargo UPS la polizia non trova niente, tranne una cartuccia d’inchiostro per una stampante e nel mondo intero scatta l’allarme anti-terrorismo-al-kaida-al-qaida-al-qaeda.
Lo Yemen Post scrive che Mohammed al-Shaibah, direttore del settore cargo della Yemenia Airwais ha dichiarato che “nessun cargo UPS o DHL ha lasciato il Paese nelle ultime quarantotto ore. Tutte le accuse sono false e prive di fondamento. Nessun cargo UPS o DHL è partito nelle ultime quarantotto ore con direzione Chicago. Tutti i pacchi in transito dallo Yemen sono controllati accuratamente e non esiste nessuna prova che i pacchi in questione siano passati da qui”.
Mentre gli Stati Uniti annunciano che la minaccia dell’al-kaida-al-qaida-al-qaeda yemenita è superiore alla minaccia dell’al-kaida- …. pakistana, gli analisti locali sono stupiti da queste dichiarazioni. Gli attivisti yemeniti sono stimati a meno di un centinaio (sempre non si tratti di doppi agenti), meno del 5% dei militanti pakistani o sauditi. Perché allora a Washington pensano che questi costituiscano un pericolo mentre le autorità yemenite sono allibite di fronte all’improvvisa escalazione della situazione?
Napoleone (o Churchill?) diceva: “Guardate la carta geografica e saprete se c’è da aspettarsi una guerra in una determinata nazione”.
Ecco, guardiamo la carta geografica per capire che dallo Yemen si controlla l’accesso al mar Rosso e del Golfo di Aden. Si è accesa la prima lampadina? Proviamo adesso a guardare le notizie degli ultimi mesi riguardanti lo Yemen.
“Il primo ministro britannico Gordon Brown ha invitato i suoi principali partner internazionali ad una conferenza per discutere delle strategie con cui contrastare la radicalizzazione in Yemen, dopo il fallito attentato della scorsa settimana su un aereo diretto negli Usa. Lo ha detto oggi il suo ufficio.
Brown ospiterà l’evento a Londra il 28 gennaio. L’incontro ad alto livello si svolgerà in parallelo alla conferenza internazionale sull’Afghanistan, in calendario nello stesso giorno.
Umar Farouk Abdulmutallab, il nigeriano di 23 anni che ha detto di essere stato addestrato da al Qaeda in Yemen, è accusato di avere cercato di far esplodere un aereo passeggeri diretto a Detroit nel giorno di Natale”.
Umar Farouk è quello che si è fatto esplodere 80 grammi di tetra nitrato di penta eritrite fra le gambe e che fino ad oggi continua a proclamarsi innocente.
Bene, dopo questo fatto è nata, per iniziativa di Franco Frattini, l’associazione “Friends of Yemen” con lo scopo di aiutare il Paese nella “lotta al terrorismo”. La Gran Bretagna, gli Stati Uniti, la Francia, l’Italia hanno versato diversi milioni di dollari per potenziare controlli e addestramento di polizia. L’Italia in particolare ha inviato motovedette e istruttori.
Nonostante ciò, sembra che il presidente Ali Abdullah Saleh non prenda le cose troppo sul serio. Vuoi perché i kaidisti yemeniti assomigliano più all’armata Brancaleone, vuoi perché la sua permanenza al potere è condizionata dal volere dell’ala conservativa del suo Paese, più vicina all’islam che agli U.S.A.
Non da trascurare le prossime elezioni negli Stati Uniti dove, secondo gli esperti, la paura di al-kaida-alqaida- … porta voti ai repubblicani che accusano Obama di essere troppo vicino all’Islam.
Insomma, poco di nuovo sotto il cielo.
Forse non era nemmeno il caso di raccontarlo, ma così, tanto per aver messo un appunto che non si sa mai.

Pubblicato il 31 Ottobre 2010, su il Derviscio


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