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giovedì 16 giugno 2011

Giovedì 16 Giugno 2011 02:39 Versione integrale del discorso del Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad al vertice dell’Organizzazione di Shanghai


Nel Nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso

La Lode appartiene al Signore dei due mondi ed elogi e pace sul nostro patrono e profeta Mohammad e sulla sua sacra famiglia e sui suoi discepoli vicini e su tutti i nunzi e i messaggeri(di Dio/ndr).
O nostro Allah affretta l’apparizione del Tuo prescelto(il Mahdi/ndr), garantisci a lui la salute e la vittoria e collocaci tra i suoi migliori seguaci e sostenitori, pronti a lottare per la sua nobile causa.

Sua Eccellenza Nur Sultan Nazarbayev, egregio presidente del Kazakistan,      
Rispettabili presidenti e delegazioni,

ringrazio il gran Dio per avermi dato la fortuna di partecipare a questa riunione e di essere in questo gruppo amichevole e ringrazio per la calorosa accoglienza e l’ottima gestione della riunione ad opera del rispettabile presidente Nazarbayev.
Voglio porgere i miei auguri per il decimo anniversario della formazione dell’Organizzazione di Shanghai e il ventesimo anniversario dell’indipendenza del Kazakistan; mi auguro che questa seduta possa essere un passo importante nel raggiungimento degli obbiettivi prestabiliti.

Vossignorie,
con il massimo del rispetto e dell’amicizia, oggi voglio parlare di ‘reponsabilità internazionali’.
Ed inizio con alcune domande.
C’è tra di noi un solo paese che abbia avuto un ruolo nella creazione del fenomeno oscuro dello schiavismo e nella morte di milioni di persone?
C’è solo uno dei nostri popoli che abbia imposto ad altre parti del mondo il colonialismo?
C’è una solo nazione tra di noi che abbia rubato la cultura e la ricchezza degli altri popoli attraverso i metodi del colonialismo?
C’è uno solo dei nostri paesi che abbia motivato le due guerre mondiali ed abbia causato la morte, il ferimento e la fuga di decine di milioni di persone in tutto il mondo?
C’è qualcuno tra di noi che abbia usato la bomba atomica contro i cittadini indifesi di altri paesi?
C’è un solo paese tra i nostri che abbia imposto al Medioriente il Sionismo e con esso numerose guerre, 60 anni di insicurezza, terrore e minacce contro il popolo palestinese e gli altri popoli della regione?
Siamo stati noi a sostenere il potere dei dittatori in America Latina e nelle altre regioni del mondo?
Ma quale dei nostri paesi ha avuto il più piccolo ruolo nell’11 Settembre e nel successivo attacco all’Afghanistan e all’Iraq che ha portato alla morte ed al ferimento di milioni di persone?
L’estremismo ed il terrorismo, in Afghanistan, Iraq e Pakistan e il traffico di stupefacenti lo abbiamo creato e sostenuto noi?
La regione e i nostri popoli sono stati favoriti o danneggiati dal terrorismo, dall’estremismo e dal narcotraffico?
Quale dei nostri paesi ha avuto un ruolo nella costruzione del sistema economico mondiale e quale tra noi ha programmato la crisi finanziaria mondiale?
La distanza incolmabile tra nord e sud del mondo l’abbiamo creata noi?
Quale dei nostri paesi ha imposto la guerra, l’ignoranza e la povertà all’Africa per poterla derubare delle sue miniere?
Quale dei nostri paesi ha immesso nel mercato dollari senza controvalore per rimediare ai propri deficit e creare una crisi finanziaria globale?
Tra i nostri paesi c’è qualcuno che ha sovraccaricato sugli altri paesi i propri problemi economici succhiando la ricchezza altrui?

Amici miei,
ci sono decine di domande simili ed è chiaro quale sia la risposta.
Con onore annuncio che nessuno dei nostri popoli ha avuto un ruolo in questi brutti fenomeni storici. Noi abbiamo sempre aspirato alla pace, alla tranquillità, al benessere ma ad un benessere che sia accompagnato dall’amicizia e dalla giustizia tra i popoli. La cultura umana, l’amore e l’affetto, sono stati il comune denominatore delle nostre popolazioni.
Ma la nostra domanda principale è questa:
Per quale motivo gli schiavisti, i colonialisti, gli occupatori, e i creatori di tutti i problemi della società umana devono poter mettere sotto pressione i nostri paesi indossando la maschera della democrazia ed usando la scusa dei diritti umani?
Come possiamo fidarci dei falsi difensori della libertà che usando l’ordine unilaterale dominante sul mondo inseguono gli stessi obbiettivi di ieri sono con slogan moderni?
E la domanda ancora più fondamentale e importante è che la reazione passiva alla voglia di questo gruppo di dominare il mondo, renderà forse migliore la situazione globale?
Ma davvero, mi chiedo, cos’hanno fatto i nostri popoli di tanto grave per essere sotto la pressione dei peggiori politici della storia, e sopportare le loro offese e le loro minacce?

Cari colleghi,
la storia lo dimostra ed il mondo lo sa’ che noi ripudiamo la guerra e cerchiamo di sottrarci ad essa.
Ma allora usando le vie politiche e sfruttando il potere dell’unione degli Stati, non si possono correggere questi comportamenti errati?
Non si può creare unità e cooperazione per ottenere il minimo dei diritti dei nostri popoli?
Voi sapete molto bene che la giustizia, la pace e la sicurezza, nel nostro mondo, non le regalano.
Non possiamo allora sviluppare le relazioni e sfruttare le occasioni e le capacità a livello internazionale per salvaguardare i nostri popoli?

Vostre Signorie,
oggi non c’è dubbio che la gestione del mondo ad opera degli schiavisti e dei colonialisti di ieri è la radice di tutti questi problemi.
La mia opinione è che l’Eurasia, grazie alla sua popolazione, al territorio, alla ricchezza, alla forza umana, ed alla capacità politiche, culturale e civili è un insieme senza pari. Credo che aiutandoci a vicenda possiamo correggere questa gestione del mondo.
Credo che con una azione coordinata possiamo cambiare a favore dei popoli, della pace e della giustizia l’andamento attuale del mondo.
Possiamo contenere la forza spudorata del sistema imperiale e ridare al mondo un pò di tranquillità.
Il futuro appartiene a coloro che attendono orizzonti luminosi e che decidono alla grande, con l’amore, la speranza e l’aiuto delle proprie popolazioni.

Amici miei,
la fine del mondo sarà caratterizzata da bellezza e bontà.
Il dominio dell’amore e della giustizia sul mondo è l’unica via di salvezza e l’unico modo per garantire in maniera stabile e duratura il benessere a tutti i popoli.
Il passato, la cultura e la civiltà di cui siamo in possesso ci dicono che oggi noi possiamo fare qualcosa per la realizzazione di questo futuro luminoso.
Il popolo iraniano, stringe la mano a tutti coloro che si sforzano per realizzare questo sogno.
Ringrazio nuovamente tutti voi e sua eccellenza Nur Sultan Nazarbayev e auguro successo anche al presidente ed al governo cinese che ospiterà il prossimo vertice e che ha scelto il bellissimo slogan “Vicinato e Amicizia” per questo
                                                                                           

lunedì 18 ottobre 2010

LETTERA DI AHMADINEJAD AL PAPA BENEDETTO XVI°.

In nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso,

A Sua Eccellenza Papa Benedetto XVI,
guida dei cattolici del mondo,
                                                                                        
porgo i miei saluti più calorosi ed affettuosi a Sua Eccellenza e ringrazio Lei ed il Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso per le vostre posizioni di condanna nei confronti dell’atto privo di saggezza di una chiesa nello Stato americano della Florida che con la sua offesa alla sacra Parola di Allah ha riempito di dolore i cuori di milioni di musulmani.
Le condizioni particolari del mondo d’oggi e la mancanza d’attenzione del genere umano agli insegnamenti delle religioni monoteistiche che purtroppo è causata da dottrine come il Secolarismo e l’Umanesimo eccessivo Occidentale e dalla propensione folle alla vita mondana, dall’utilitarismo e dalla passionalità, hanno creato una situazione di decadenza morale nelle società danneggiando soprattutto il concetto della famiglia la vita dei giovani. Per questo sono necessarie strette collaborazioni e relazioni tra religioni celesti per controllare questi fenomeni distruttivi.
Il messaggio più elevato dei profeti divini è stato l’invito al monoteismo e, accettando tale principio, la lotta contro l’oppressione e lo sforzo per l’instaurazione della giustizia; per questo i fedeli delle religioni abramitiche, dovrebbero lavorare insieme per rafforzare la giustizia ed eleminare oppressione e violenza; dovrebbe impedire le discriminazioni ed eliminare in questo modo le tensioni e le difficoltà nelle equazioni internazionali; affinchè l’odio si allontanti dal genere umano.
La Repubblica Islamica dell’Iran, in quanto Nazione fondata sul rispetto della religione e sulla democrazia, ha sempre inserito tra le priorità della sua politica estera la cooperazione e lo sviluppo delle relazioni bilaterali con il Vaticano nella speranza che queste relazioni con la Santa Sede possano essere utili per risolvere i problemi della società umana come l’offesa alle religioni ed ai profetti divini, il secolarismo, l’islamofobia e l’indebolimento del sacro nucleo della famiglia.
Il sottoscritto esprimendo la sua ammirazione speciale per le opinioni di Sua Eccellenza e gli sforzi profusi per sradicare la violenza e la discriminazione sottolinea nuovamente l’importanza della religione per la soluzione dei problemi mondiali e dichiara la disponibilità della Repubblica Islamica dell’Iran a intraprendere sforzi congiunti per contribuire alla modifica degli equilibri ingiusti che dominano il pianeta.
Mi auguro che con la Benevolenza dell’Unico Dio e con le cooperazioni bilaterali, si possano gettare le basi per la creazione di un mondo sempre più attento e attaccato alla vita spirituale, alla moralità, alla pace ed alla giustizia.
Imploro Allah l’Altissimo di donare salute a Sua Eccellenza di concederLe sempre maggiore successo nella diffusione del messaggio dei profeti divini.



sabato 18 settembre 2010

Invidiosi di Dio


Scritto da SILVIA VALERIO
4 settembre 2010



Lo so: la questione è aspra. C’è una donna che rischia di morire di una morte non certo dolce e ce n’è un’altra che è la consorte di uno degli uomini più potenti della terra, il presidente della Francia. La prima donna è Sakineh, accusata di omicidio e adulterio e perciò condannata alla lapidazione. Intorno, c’è lo sdegno del mondo occidentale, cui il giornale dell’area più rigorosa dell’islamismo iraniano ha dato uno schiaffo non da poco, definendo Carla Bruni (se possiamo prestare fede ai traduttori) “puttana italiana” e poi sentenziando che meriterebbe anche lei di morire per la condotta sentimentale non proprio limpida di cui si è illustrata. Lo so: correrò un rischio enorme a dire ciò che penso anche stavolta, ma non mi pare decente e giusto non farlo.
C’è un paese, nel mondo globalizzato e disumanato (dal consumismo, dal materialismo, dal poco onorevole gioco del “futti compagni”), che ancora palpita di spiritualità, di misticismo, di fervore per il divino, l’Iran.
Certo anche lì vi saranno sacche di corruzione, di indifferenza, di sciatteria interiore, di brutalità intemperante, ma la sua propensione, antimoderna, allo spirituale è innegabile, evidente. Soprattutto per contrasto. Guardate il nostro paese, dove una partoriente è appena rimasta vittima di una rissa tra medici. Guardate l’America, dove un’intera cittadina è stata tenuta all’oscuro della fuoriuscita di benzene dalla raffineria locale, fino a che una persona per famiglia si è ammalata. Guardatevi intorno, leggete tra le righe, ammettiamolo una buona volta che, tra corruzione, clientelismo, le mafie delle amicizie, delle raccomandazioni, tra padrini senza scrupoli e padroni senza qualità, non ce la passiamo troppo bene. Si è già esaurita l’eco delle risate con cui faccendieri ben ammanicati hanno salutato il terremoto in Abruzzo? La ‘battaglia della memoria’, a questo proposito, non è stata condotta con efficacia? Gli intellettuali zelanti avevano altro a cui pensare? Era troppo poco chic, troppo poco utile, troppo da vergognarsi come battaglia? Perché, in fondo, nessuno è perfetto?…
Ecco: questo è il punto. Qui si recita in continuazione questo mantra osceno, “nessuno è perfetto”, e si pretende che la norma ne tenga conto, che la legge ne sia rispettosa, che anche Dio si conformi, che smetta di essere perfetto, che sia discutibile, emendabile. In Iran no: non si sono ancora rassegnati. Hanno una norma che Dio ha dato loro e quella rispettano, e quella norma vuole che il pudore, la lealtà, la splendida differenza tra i viventi siano i cardini dell’esistenza. E della politica. Io non ho la grazia di credere in un Dio, non so come si fa, non ho avuto forse la fortuna di vivere in un mondo e in un tempo che me la ispirassero, ma riesco a immaginare che gioia profonda, inarrivabile sarebbe destinare la vita alla venerazione di un Dio, al rispetto dei suoi precetti, al ricordo della sua fulgida potenza, della sua totale e trepidante benevolenza. Come ci permettiamo noi occidentali di intrometterci nell’amore dell’Iran per il suo Dio? Come abbiamo potuto diventare così cinici, così cupi, così disumani da non tollerare che il mondo ospiti più nazioni concentrate intorno al proprio Dio? Come possiamo accettare che vengano messi sullo stesso piano i discorsi del Profeta Maometto e i sofismi di Bernard-Henri Lévy? Come possiamo bandire così violentemente la verità dai nostri cuori e dal nostro paese, rinunciando a dire che la condotta sentimentale della première dame di Francia è, quanto meno, discutibile? Come possiamo non poter sospettare ad alta voce che il suo per Sarkozy non sia esattamente ‘vero amore’? O sospettare lo stesso di una Elisabetta Tulliani? Come possiamo non ricordare che dove c’è l’adultero c’è la vittima dell’adulterio? Per dirla più volgarmente: dove c’è il cornificatore, c’è il cornificato? Vi piace tanto vivere nell’incertezza continua della fedeltà del vostro compagno, amico, consorte, presidente, capo? Non vi rendete conto che, di questo passo, rendiamo la lealtà una cosa fuori moda? La schiettezza un peccato di ingenuità? E che così agevoliamo l’ascesa dei più spregiudicati, di più meschini, dei più cinici e bari? Che così ridiamo ancora sulle spalle dei terremotati dell’Aquila, della partoriente di Messina mutilata dai capricci del personale medico, sui polmoni devastati dal benzene di quegli americani tenuti all’oscuro della fuoriuscita di sostanze tossiche?
Noi occidentali siamo diventati chiassosi da quando non sappiamo più ascoltare la musica delle sfere; siamo diventati ciarlieri, invadenti. Ora vorremmo fare irruzione in Iran e portare, insieme, la nostra più fortunata invenzione, la democrazia, e l’altra, di cui non ci vantiamo troppo, l’oblio. Vorremmo insegnare all’Iran a dimenticare il suo Dio, a perderlo per strada come è successo a noi con tutti gli dèi minori, gli dèi che presiedono all’etica, vorremmo che anche l’Iran non fosse perfetto. Siamo gelosi del suo amore per Allah, siamo invidiosi della grandezza di Allah. E cianciamo e cianciamo, per dimenticare anche questo: quanto siamo maligni, quanto siamo bari.
Pubblicato da Silvia Valerio sul suo Blog.


giovedì 16 settembre 2010

Rogo Corano - Discorso Ayatollah Khamenei: dietro al sipario c'è il sionismo. Attenti perche’ il Cristianesimo non c’entra nulla


 



                                                                      






 TEHERAN – Discorso importantissimo e completo, pronunciato lunedì sera dalla guida suprema iraniana sulla questione dei testi del Corano bruciati negli Usa.
pubblicata da Paola Folchi il giorno mercoledì 15 settembre 2010 alle ore 8.38



“In nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso
Disse il Signore Invincibile e Saggio
«Noi abbiamo fatto scendere il Monito, e Noi ne siamo i custodi»(Corano, Sura al-Hijr, versetto 9/ndr)

O amato popolo dell’Iran! O grande Umma dell’Islam!

L’offesa folle e odiosa e ripugnante al nobile Corano che si è potuta verificare in America per via della sicurezza poliziesca regnante in quel paese è stato un incidente molto amaro che non può essere considerato solo come un’azione stupida di qualche elemento mercenario e privo di valore.
Si è trattato di una azione coordinata dai centri che a partire da anni fa’ hanno reso propria priorita’ la diffusione dell’islamofobia e dell’anti-islamismo ed hanno usato centinaia di metodi e migliaia di strumenti propagandistici e militari per lottare contro l’Islam ed il Corano.
Questo è un’altro anello della vergognosa catena che iniziò con il tradimento dell’apostata Salman Rushdie e che poi è andata avanti con l’azione del maligno vignettista danese e con decine di film di Hollywood e che oggi è giunta qui a questo repellente teatrino.
Dietro al sipario questa volta chi c’è?
“La riflessione su questo andamento maligno che in questi anni è stato accompagnato dalle operazioni criminali in Afghanistan e Iraq e Palestina e Libano e Pakistan non lascia dubbi sul fatto che la progettazione e l’attuazione di questi complotti viene effettuata dai capi del sistema imperialista e dai think-thank sionisti che hanno la maggiore influenza sul governo americano e i suoi organi di sicurezza e militari come avviene pure per il governo inglese e alcuni paesi europei.
Questi sono gli stessi che le ricerche indipendenti ritengono i veri responsabili dell’attacco alle torri nell’11 Settembre. Quella tragedia diede una scusa per l’attacco all’Afghanistan e all’Iraq all’allora presidente criminale dell’America e lui annunciò una crociata e in base alle notizie quella stessa persona ieri ha detto che con l’ingresso della Chiesa, quella crociata è ormai completa.
L’obbiettivo della recente azione repellente è coinvolgere la gente comune e la societa’ cristiana nella lotta contro l’Islam e i musulmani, azione che con l’intromissione della Chiesa, vuol essere fatta sembrare religiosa e che vuole distrarre i popoli musulmani dalle questioni e dagli sviluppi della situazione in Medioriente e nel mondo islamico.
Questa azione odiosa non è l’inizio di una corrente ma una fase di un processo a lungo termine orchestrato dal sionismo e dal regime americano. Oggi tutti i capi dell’imperialismo e le guide della rinnegazione del divino si sono schierate contro l’Islam.
L’Islam è la religione della liberta’ e della moralita’ ed il Corano, è il libro della Misericordia, della Saggezza e della Giustizia. Il dovere di tutti i difensori della liberta’ del mondo e di tutti i fedeli delle religioni abramitiche è di stare a fianco dei musulmani e di lottare contro la perfida politica dell’anti-islamismo.
I capi del regime americano non possono assolversi dal concorso in questo crimine con le loro dichiarazioni ingannevoli e prive di senso. Sono anni che tutte le sacralita’ e i diritti e la dignita’ di milioni di musulmani indifesi in Afghanistan e Pakistan, Iraq e Libano e Palestina vengono calpestati. Centinaia di migliaia di persone uccise, decine di migliaia di donne, uomini e bambini fatti prigionieri, torturati, rapiti e milioni di persone resi senzatetto o resi invalidi. Tutti questo per cosa? Con tutti questi dolori sopportati perchè nei media occidentali il musulmano è il simbolo della violenza e il Corano e l’Islam vengono presentati un pericolo per l’umanita’? Chi riesce a credere che in tutto questo incredibile complotto non ci sia l’intromissione delle lobby sioniste annidate all’interno del sistema governativo dell’America?



Fratelli e sorelle musulmani in Iran e in tutto il mondo!    

Ritengo necessario ricordare a tutti alcuni concetti:
Primo: Questo incidente e quelli avvenuti in passato dimostrano chiaramente che ciò che oggi viene aggredito dal sistema mondiale dell’imperialismo è il fulcro dell’Islam e del nobile Corano.
L’inimicizia esplicita degli imperialisti nei confronti della Repubblica Islamica è motivata dall’inimicizia esplicita dell’Iran con l’imperialismo; i nemici fingono di non avere problemi con l’Islam ed i musulmani ma ciò è una grande bugia ed un inganno satanico.
Loro sono nemici dell’Islam e di chiunque sia fedele agli insegnamenti di questa religione e di qualsiasi cosa che sia simbolo di questa religione.
Secondo: Questa serie di azioni odiose contro l’Iran ed i musulmani è motivata dal fatto che l’Islam in questi ultimi decenni è stato sempre più luminoso ed ha appassionato sempre i più i cuori della gente nel mondo islamico e persino in Occidente. E ciò perchè la Umma islamica è più sveglia di sempre e i popoli islamici hanno deciso di strappare le catene di due secoli di colonialismo che li affliggono.
L’incidente dell’offesa al Corano ed al profeta con tutto il suo sapore amaro contiene anche una buona novella, il sole splendente del Corano brillera’ sempre piu’.
Terzo: Tutti dobbiamo sapere che l’incidente recente non c’entra nulla con la Chiesa e con i cristiani e il teatrino di qualche stupido reverendo mercenario non va confuso con il Cristianesimo e il clero di questa fede.
Noi musulmani non faremo mai nulla di simile con le sacralita’ delle altre religioni. La guerra a tutto campo tra musulmani e cristiani è volere dei nemici e di uomini folli. Il Corano ci insegna di fare il contrario e di non offendere.
Quarto: Oggi tutti i musulmani ritengono il governo americano e i suoi politici i responsabili di questo incidente. Se il governo americano è veramente sincero nel dire di non aver avuto alcun ruolo in questo incidente deve dimostrarlo con l’arresto e il processo dei responsabili di questa azione che hanno offeso i sentimenti di 1 miliardo e mezzo di musulmani di tutto il mondo.



Pace sui servi benefattori di Allah
Seyyed Ali Khamenei
22 Shahrivar 1389(13 Settembre 2010/ndr)

PRESO DA http://www.facebook.com/#!/note.php?note_id=437718983983&id=1174873512
http://italian.irib.ir/notizie/islamoccidente/item/84995-ayatollah-khamenei-dietro-al-sipario-c%C3%A8-il-sionismo
pubblicato da muamer hasanagic muamer 15/set/2010






















lunedì 6 settembre 2010

Santa Sakineh, martire delle corna


.pubblicata da INFORMAZIONE SCORRETTA il giorno lunedì 6 settembre 2010 alle ore 11.01.

Ricevo da un lettore e volentieri pubblico:
La vicenda di Sakineh non è soltanto un indicatore di tensione geopolitica, è qualcosa di più, è una fotografia di che cos'è diventato l'occidente, di come si è modificato.
Questa storia di Sakineh,ci racconta poco sull'Iran, di cui grazie alla propaganda sappiamo poche cose e confuse, ma ci racconta molto invece, sul nostro occidente.
Per l'occidente Sakineh è molto più che una semplice poveraccia a cui risparmiare una morte crudele, ma è una martire, un'adepta, una santa, una ''convertita'' ai ''nostri valori'' che muore per essi...
una figura che se fosse trasportata in occidente avrebbe un'autorità morale superiore al Papa, che parlerebbe da un pulpito come un Papa, perchè secondo me al giorno d'oggi è fin troppo facile prendersela con il Papa, con la Chiesa, perchè la Chiesa è ormai morta: chi se la prende invece con i nuovi dogmi, con la nuova chiesa di cui Sakineh è martire?
Questa è la nuova religione, di cui le donne occidentali sono diventate sacerdotesse, che non si può criticare, che dev'essere accettata come dogma.
Una volta l'occidente si incazzava se venivano uccisi dei cristiani, per esempio nella rivolta dei boxer in Cina, la Cina è stata punita con una spedizione apposita per aver ammazzato dei missionari. Allora per avere le opinioni pubbliche dalla loro parte si diceva che bisognava andare a difendere i cristiani, oggi invece in difesa di chi va in guerra l'occidente?
Le femministe svolgono in sostanza la stessa funzione che allora era propria della chiesa cattolica, forniscono un collante ideologico in funzione del quale l'occidente si mobilita, rendendo accettabile e anzi irrinunciabile la guerra per le opinioni pubbliche.
Viene spontanea la domanda, se in occidente, nel frattempo, la religione non sia cambiata...
Ora infatti c'è la religione del sesso libero (ma solo per lei), delle corna (ma solo per lei), dell'intangibilità della Donna, la quale ha rubato la D maiuscola a Dio.
Così come prima si veneravano coloro che rischiavano la vita per Cristo, oggi si venera chi rischia la vita per fare le corna. Questa, rendiamocene conto, E' LA NUOVA RELIGIONE.
Perchè qui non si chiede soltanto pietà per un'adultera, qui le si vuole costruire un monumento, dedicarle un dipinto, un'opera d'arte, un pò come una volta si faceva per i santi...santa Sakineh martire delle corna...
ma immaginate che cosa succederebbe se questa venisse in occidente, il tappetino rosso che le stenderebbero...
i soldi che prenderebbe facendo libri, immaginate gli applausi scroscianti mentre viene intervistata a ''Che tempo che fa'' da Fazio, manco fosse Gandhi...come se tradire e ammazzare il marito fosse un atto meritorio...
qui non si chiede pietà, qui ci si indigna, non solo come se lei fosse innocente, ma come se addirittura fosse una figura esemplare che ha fatto una cosa per cui andrebbe premiata.
Io capisco che si faccia così per un prigioniero politico, ma questa è in carcere per adulterio e omicidio colposo... [In realtà è accusata di essere mandante di un omicidio premeditato, NdR].
Evidentemente si dà a questi atti un valore politico, una donna che tradisce e uccide il marito ha evidentemente aderito ai nostri valori, un'assassina, un'adultera viene vista come una femminista, prova in più di come le femministe considerino realmente sé stesse, COME DELLE ADULTERE ASSASSINE.
Questi sono i danni del femminismo, perchè noi siamo diventati l'Islam all'incontrario, dove viene chiesta in tv la castrazione fisica degli stupratori, ma ci si indigna per la legge del taglione islamico, solo se ovviamente ne fanno spese le donne, dove se l'uomo è tradito deve pure tirare fuori i soldi per mantenere lei e il suo amante...che una donna invece di ricevere soldi per questo debba ricevere pietre è una bestemmia inaccettabile...
ma tu prova a fare questi ragionamenti in televisione...verrai lapidato mediaticamente dalle nostre ayatollah. Eccoci nel nostro, di regime, mentre ci chiedono di mobilitarci per abbattere quello altrui, che nemmeno conosciamo.

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Aggiungo soltanto che anche la storia delle lapidazioni in Iran è una bufala. Per quanto la lapidazione sia formalmente prevista dai codici, l’Iran ha posto fin dal 2002 una moratoria su questo tipo di pena capitale, tant’è vero che – come perfino i nostri media ogni tanto sono costretti ad ammettere, tra una lacrimevole sbrodolata e l’altra sui “diritti delle donne in Iran” – la pena cui Sakineh sarebbe condannata in caso di verdetto di colpevolezza per concorso in omicidio (non per semplice adulterio, come favoleggiato dai nostri giornali) sarebbe l’impiccagione, non la lapidazione. Tutte le notizie di lapidazioni in Iran dopo il 2002 vengono da fonti occidentali e non sono mai state confermate (e anzi sono state ripetutamente smentite) dalle autorità iraniane. Inoltre, nel 2008 è stato presentato al Parlamento iraniano un progetto di legge che chiede di eliminare anche formalmente la menzione della lapidazione dai codici penali. La revisione del sistema penale iraniano, in corso dal giugno 2009, mira, tra le molte altre cose, anche a questo obiettivo.
Paesi in cui la lapidazione è effettivamente praticata sono l’Afghanistan e l’Arabia Saudita (che prevede per le adultere anche la pubblica decapitazione), ma raramente vengono citati dalle cronache, trattandosi di “protettorati” o di alleati degli Stati Uniti. Anche Israele non scherza: qui potete vedere (se ve la sentite) le immagini della lapidazione di una donna palestinese ad opera di alcuni soldati dell’esercito israeliano.
En passant, ricordo anche che negli Stati Uniti, in Virginia, sta per essere giustiziata Teresa Lewis, per crimini non troppo dissimili da quelli di Sakineh (anche lei aveva organizzato l’omicidio del marito, insieme a quello del figliastro). Curiosamente, i giornali occidentali non hanno dedicato alla sua vicenda neppure un millesimo dello spazio dedicato a Sakineh, niente petizioni pubbliche, niente accorate rimostranze contro la disumanità del sistema penale americano. I riflettori della propaganda, evidentemente, non sono programmati per accendersi sulla barbarie dei dominanti.

http://blogghete.blog.dada.net/archivi/2010-09-06





domenica 5 settembre 2010

An Iranian Basic Income?

L'Iran è sul punto di diventare il primo Paese al mondo ad introdurre un reddito di base da versare a tutti i cittadini.

.pubblicata da INFORMAZIONE SCORRETTA il giorno lunedì 30 agosto 2010 alle ore 16.21.L'Iran è sul punto di diventare il primo Paese al mondo ad introdurre un reddito di base da versare a tutti i cittadini. Tagliando sussidi statali inefficienti, come per esempio quello sui carburanti, ridistribuirà tale ricchezza direttamente ai cittadini versandogli quasi un quinto dell'attuale reddito pro capite. Complimenti!


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This article by Karl Widerquist, editor of the US Basic Income Guarantee (USBIG) e-newsletter - http://www.usbig.net/.
Iran: On the verge of introducing the world’s first national basic income

Iran is on the verge of becoming the first country to introduce a basic income. This dramatic development is happening with little international attention and for reasons that have little to do with the international discussion of basic income.
Iran is trying to get rid of a horribly inefficient system of implicit fuel subsidies. As one of the world’s largest oil producers, the Iranian government makes about $70 billion per year from the oil exports, but it loses an estimated $100 billion dollars per year (30% of its GDP) by directing its state-owned enterprises to sell various products, mostly gasoline, far below their international price. Thus, Iran’s system of subsidizing the consumption of fuel at home actually costs more than Iran makes exporting fuel abroad.
This system of subsidies is one of the main benefits Iranians receive from their government, and many Iranians have grown dependent on cheap fuel and other commodities. The government cannot get rid of the subsidies without providing something else for the people to cushion the blow. After several years of debate, basic income has emerged as the only realistic form of compensation for the withdrawal of subsidies.
Thus, basic income has arrived in Iran through the backdoor, sidestepping most of the issues usually discussed in the international debate. The money will come from eliminating obviously inefficient subsidies. The money should go to everyone, because everyone will suffer from the loss of the subsidies, and everyone has equal claim to own the state enterprises. The money can’t be targeted because the government doesn’t have the ability to collect the necessary information to ensure that targeting is accurate.
According to the new law, the government will use half of the increased revenue for other government services, and it will distribute the other half of the money directly to the people as a grant to all who apply. When fully phased in, that amount has the potential to provide a basic income of $60 per person per month ($720 per year) or more. This figure is still well below the poverty line, but it is a very significant amount. Iran has a per capita income of only $3,500 per year, less than one-tenth of Alaska’s per capita GDP of $42,000. Nearly 70 million people will be eligible for the Iranian basic Income, more than 100 times the number who receive the Alaska dividend. Considering also the enormous difference in the cost of living in the two places, it is clear than a $720 basic income in Iran will be more significant than the existing $1000 to $2000 dividend in Alaska.
There are drawbacks to the current plan. Although every citizen of Iran is entitled to the grant, the money will be paid to “heads of households,” who are overwhelmingly male. Thus, some men may have the power to keep their wives, children, and other dependents from benefiting from the grant. Also, foreigners living in Iran (mostly Iraqi and Afghan refugees) will not receive the grant even though they will suffer as much as other residents from the loss of the subsidy.
The phase-in is scheduled to begin sometime between September 2010 and March 2011. There is no clear word on how long the phase-in will take. The law has been passed; more than 90% of Iranians have already applied for their grants, but the Iranian political system is chaotic, and there could yet be substantial changes. We can’t be sure exactly what will happen until it happens. We can only wait and see.
The source for this article is “The ‘Basic Income’ Road to Reforming Iran’s Subsidy System,” by Hamid Tabatabai, paper presented at the 13th International Congress of the Basic Income Earth Network (BIEN), June 30 – July 2, 2010. There is much more to this issue than I have had room to discuss here. For more information, or for a copy of that paper, please contact Hamid Tabatabai at hamtab@gmail.com.

sabato 28 agosto 2010

Lady ( Michele ) Renouf in Teheran

Invitata, senza preavviso, a tenere un discorso rivolto al Presidente Ahmadinejad e ai mille ospiti internazionali presenti alla sede presidenziale, a Teheran il 3 giugno 2010, il giorno dopo la conferenza a commemorazione dell’Imam Khomeini,
Lady (Michèle) Renouf ha voluto contribuire con le seguenti considerazioni.
(trascrizione tradotta dall’inglese)
Invited to give an impromptu address to President Ahmadinejad and a thousand international guests at the Presidential Headquarters in Teheran on 3rd June 2010, the day after the Commemoration Conference for Imam Khomeini,
Lady (Michèle) Renouf made the following comments.
(transcript below)

Eccellentissimo, Presidente – senza pari nella nostra epoca.
Ammirevoli ospiti, fortunati colleghi.

Most Excellent President – unparalleled in our time.
Our admirable hosts; and fellow lucky colleagues.

L’Imam Khomeini è il nostro modello di comportamento. E’ indubbiamente un modello di comportamento per l’Occidente, e il nostro dovere è senz’altro di far comprendere all’Occidente perché ciò sia vero. Alla domanda, che cos’è la giustizia?, l’Imam Khomeini risponde con un consiglio: “Chiedilo al Raziocinio di cui sei dotato, perché il Raziocinio è l’occhio della Giustizia.” L’Iran e l’Occidente condividono la tradizione dell’antica Grecia classica dell’approccio-vocazione scientifico: mentre l’Imam Khomeini l’ha sostenuto, l’Occidente è stato fuorviato; a causa del fenomeno che considero il linguaggio predatorio dell’inganno l’Occidente ha smarrito questa via. La tradizione classica greca si basa su Quattro Virtù inseparabili: la Temperanza, la Saggezza (accompagnata dall’approccio-vocazione scientifico), la Giustizia ed il Coraggio.
Imam Khomeini is our role model. Indeed he is a role model for the West, and it surely is our duty to make the West aware of why. For Imam Khomeini answers the question of what is Justice, to advise: “Ask your Reason, for Reason is the eye of Justice.” Iran and the West share the Ancient Classical Greek tradition of scientific attitude, which Imam Khomeini has sustained whilst the West has been led astray and fallen prey to what I call predatory ‘swindle-speak’. The Classical Greek tradition is based on the four inseparable Virtues, namely Temperance, Wisdom (with scientific attitude), Justice and Courage.

In questi due giorni mi è stata rivolta la domanda: delle qualità dell’Imam Khomeini, quale ammiro maggiormente?: se, sia per l’Iran che per l’Occidente, egli è un modello di comportamento è perché nutre tutte e quattro le Qualità virtuose, che, se scisse l’una dalla’altra, non valgono nulla. Perché, come lui ci dimostra, e come ci dimostra il Presidente Ahmadinejad – lui stesso un modello di comportamento, esemplificato nella Conferenza di Teheran del 2006, da lui voluta – “la verità storica va sostenuto con evidenze, e non emotivamente” [le parole appartengono all’ultimo vescovo cristiano coraggioso, Richard Williamson]: e, senza verità storica, non ci sarà giustizia internazionale.
In the last two days I have been asked which quality I most admire in Imam Khomeini, yet the reason why he is a role model for both Iran and the West is because he sustains all four Virtuous qualities which are useless if separated. For, as he and President Ahmadinejad - himself a role model as exemplified in his Teheran Conference in 2006 - show us, “historical truth goes by evidence not emotion” [to quote the last courageous Christian Bishop, Richard Williamson], and that without historical truth there can be no international justice.

L’Imam Khomeini era un grande difensore della Palestina: capì che la Lega delle Nazioni come la più recente ONU rappresentavano iniziative sionistiche che si scontravano con la verità storica e dunque andavano creando il privilegio del potere di veto, antidemocratico, pro-sionistico. Le fondamenta stesse dell’ONU partecipano della natura speciosa dei processi di Norimberga del 1945-1946. All’epoca, cinque giudici della Corte Suprema americana condannarono i processi come una “farsa giuridica” degna di chi cerca il “linciaggio. Questi giudici dimenticati dichiararono che le testimonianze ottenute ‘per sentito dire’ o de auditu ed altre testimonianze ottenute con la tortura non costituivano strumenti ammissibili, e che offendono la giustizia naturale quelle parti che si costituiscono congiuntamente giudice e giuria.
Imam Khomeini was a great champion of Palestine and understood that the League of Nations and later the U.N. were Zionist initiatives which defied historical truth and thereby created the anti-democratic, pro-Zionist, privileged veto. The very basis of the U.N. is the self-same specious nature of the Nuremberg Trials of 1945 and 1946. At the time five Supreme Court judges in America denounced the Nuremberg show-trials, conducted by the so-called victorious Allies, as a “judicial farce” by a “lynch mob”. These forgotten Judges declared that hearsay evidence and testimony obtained by torture are illegitimate instruments and that parties who act both as judge and jury fly in the face of natural justice.

L’Imam Khomeini vorrebbe sicuramente da noi che svelassimo le due truffe fondamentali operate da chi crea e controlla i mezzi di comunicazione di massa nonché la narrativa dei fatti che trova diffusione a livello pubblico. Le truffe si incentrano in primo luogo sul fatto che l’Entità Sionista non ha mai avuto in nessun momento alcun diritto morale di saccheggiare la Palestina; in secondo luogo, gli ebrei europei non necessitavano di una tale soluzione. Nel 1895, cinquant’anni prima della Seconda Guerra Mondiale (e dunque la Seconda Guerra Mondiale non ha nessuna rilevanza in merito) il disegno di Theodor Herzl d’uno Stato Ebraico aveva già istituito la politica di genocidio da applicarsi nei confronti dei palestinesi indigeni, che, per usare il suo eufemismo, dovevano “sparire”, cedendo il loro posto agli ebrei.
Imam Khomeini would surely wish us to make known the two fundamental swindles by those who create and control the media and public information narrative. These refer to the fact firstly that the Zionist Entity had no moral right at any time to pirate Palestine, and secondly that European Jewry had no such necessity. Half a century before World War II (and therefore making World War II irrelevant to the issue) Theodor Herzl’s 1895 blueprint for The Jewish State instituted the genocidal policy towards the indigenous Palestinians, who to use his euphemistic term were to “disappear”, to be replaced by Jews.

La politica genocida di Herzl, del 1895, ci insegna che gli ebrei non sono stati le vittime bensì i malfattori, e dunque non hanno mai avuto alcun diritto sulla Palestina. Anzi, dopo il 1928, gli ebrei europei non avevano alcuna necessità di saccheggiare la Palestina, e fino ai nostri giorni troviamo la pacifica Regione Autonoma di Birobidjan sita sulla frontiera sudorientale della Russia con la Cina, la quale regione nel fondarsi non ha espulso nessun popolo indigeno. Oggigiorno troviamo degli ebrei che dicono che si trattasse di un atto di antisemitismo da parte di Stalin quando egli ha regalato agli ebrei questa zona di 30.000 km2 (grande come la Svizzera). La verità era che Stalin voleva dare una regione autonoma ad ogni gruppo etnico dell’Unione Sovietica, e il Birobidjan non mai subìto minacce di tipo “antisemitico”. Inoltre, nel 1945, quando gli ebrei europei dicevano, “Non abbiamo patria, abbiamo bisogno della Palestina; la meritiamo”, dichiaravano, nuovamente, il falso, perché nel 1945 non c’era alcuna barriera di tipo politico che avrebbe impedito loro l’arrivo nella propria Regione Autonoma di Birobidjan, vasta e da lungo tempo consolidata.
Herzl’s 1895 genocidal policy means that the Jews were the culprits not the victims, and thus had no moral right at any time to Palestine. Indeed after 1928 European Jews had no need to pirate Palestine, and to this day a Jewish Autonomous Region called Birobidjan exists peacefully and available on Russia’s south-east border with China, having never displaced an indigenous people for its creation. Today some Jews try to claim that it was an act of anti-semitism when Stalin gave this region of 30,000 sq. km (the size of Switzerland) to Jews. The truth is that Stalin was providing every ethnic group comprising the Soviet Union with its own autonomous region, and nothing “anti-semitic” has ever endangered Birobidjan. Furthermore in 1945 when European Jews were crying “We have no homeland, we need and deserve Palestine” – again they lied, for in 1945 there was no political impediment to prevent European Jewry heading for the welcome arms of their vast and long-established Jewish Autonomous Region in Birobidjan.

Tali circostanze vigono tuttora, ma i mezzi di comunicazione, nel loro conformismo, non parlano mai di Birobidjan. Qualche rara menzione di Birobidjan arriva dalla Jewish Telegraphic Agency, e quando ne parla usa il termine volutamente falso di “distretto”. Quali distretti ci sono nel mondo grandi come la Svizzera? Invero, dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica, ogni regione etnicamente autonoma ha potuto rivendicare lo status di repubblica, eppure la JTA ci informa che, a causa di ciò che si vuole chiamare la “sensibilità” nei confronti di Israele, e per non attrarre l’attenzione dei gentili, il Birobidjan rinuncia − per quest’area, la prima patria ebraica − allo status di repubblica e di stato.
The same is true today, yet in our mainstream media we hear not a word of Birobidjan. Only rarely does the Jewish Telegraphic Agency mention Birobidjan, and when it does it refers to it disingenuously as a “district”. Which district in the world is the size of Switzerland? The fact is that since the dissolution of the Soviet Union its ethnically autonomous regions have been entitled to republic status, yet the JTA lets us know that due to so-called “sensitivity” to Israel, Birobidjan has declined, due to fear of raising gentile public awareness of its existence, to acknowledge this first Jewish homeland, and all but state and republic.

E’ la mia speranza che il nostro Presidente Ahmadinejad, che con coraggio riporta la verità nella sua integrità, diffonderà notizie su, e farà conoscere, questa prima patria ebraica, e che egli chiarirà che non c’è nessun motivo per cui gli ebrei europei debbano tornare in Germania, in Polonia o in Austria quando hanno un proprio stato la cui prima lingua è l’Yiddish. Visitate il mio sito dedicato a questa prima patria: www.birobidjan.co.uk perché, nello spirito dell’Imam Khomeini, troverete a questo indirizzo una campagna per l’etica e il riarmo morale. I palestinesi – i votanti coraggiosi che democraticamente hanno eletto Hamas, un’organizzazione da lungo tempo eroica –, la cui Nakba costituisce la più grande tragedia del ventesimo secolo, meritano di vedere restituito a loro ogni pollice di quella terra sofferente, senza alcuna speciosa proposta-farsa del tipo ‘uno stato / due stati’. Attendiamo ormai da troppo tempo la partenza immediata degli ebrei europei da ogni angolo della Palestina e la compensazione erogata al popolo indigeno arabo, a chi, da più di un secolo, lotta dalla parte del Raziocinio, in prima linea, sul fronte della verità storica e della giustizia internazionale per noi tutti.
My hope is that our President Ahmadinejad, who speaks the whole truth bravely, will promote awareness of the first Jewish homeland and that there is no need for European Jews to go back to Germany, Poland or Austria when they have their own state whose first language is Yiddish. Please view my first homeland option website at www.birobidjan.co.uk for, in the spirit of Imam Khomeini, there you will find a campaign for moral and morale rearmament. The Palestinians whose Nakba constitutes the greatest tragedy of the 20th century – those brave voters who democratically elected the long heroic Hamas - deserve the return of every inch of their tormented land, and not any part in the specious “one-state two-state” farce. The immediate vacation of European Jews from all of Palestine and compensation to the indigenous Arab people is more than overdue to those who, for more than a century, continue to fight for Reason at the front line of historical truth and international justice for all of us.

Signor Presidente, grazie, sono felice di trovarmi in questa compagnia esemplare ed entusiasmante, tra i coraggiosi votanti a sostegno del Raziocinio internazionale di Khomeini e della Giustizia storica di Ahmadinejad!
Mr President, thank you, I am happy to be in this uplifting company among the courageous voters for Khomeini’s international Reason and Ahmadinejad’s historical Justice!

Oh… e Signor Presidente, dimenticavo... Ho portato con me, per Lei, un DVD che racconta dei veterani britannici che erano di servizio in Palestina nel 1945-48. La storia che raccontano è ben lontana da quella raccontata dal loro governo, oberato dai debiti di guerra, ed è ben lontana dalle bugie che ci raccontano sulla fondazione di Israele. Infatti, la loro testimonianza sta per essere rimossa dalla pagine della storia: perciò non sono mai stati invitati al cenotafio, mai hanno ricevuto le loro medaglie e hanno addirittura dovuto finanziare di tasca propria la costruzione del monumento ai loro compagni d’armi caduti. In questa breve anteprima della trilogia “Israel in Flagrante: Caught in Acts of Twist-speak” (Israele colto in flagrante mentre distorce con il proprio falso linguaggio la realtà), cito la saggezza del re Ibn Saud che prevedeva con precisione il disastro che avrebbero causato nel Medio Oriente quei terroristi ed occupanti ebraici. In quel re, Ibn Saud, i sauditi hanno un modello di comportamento, ma, purtroppo, hanno seguito la strada degli occidentali: quella della collusione e del clientelismo, alimentati dagli imbrogli dell’usuraio.
Oh and Mr President, I almost forgot to mention that I have brought a DVD for presentation to you. It is about the British veterans who served in Palestine 1945-48, who tell a very different story (unlike their war debt-mortgaged government) to the lies we hear about the founding of Israel. Indeed their witness is to be removed from the pages of history, for they were never invited to the Cenotaph, were denied their medals, and even the war memorial to their dead comrades they had to pay for themselves. In this trailer for my trilogy “Israel in Flagrante: Caught in Acts of Twist-speak”, I quote the wisdom of King Ibn Saud who predicted precisely the disaster that these Jewish terrorist occupiers have brought to the Middle East. The Saudis also have a role model in King Ibn Saud, but alas like the West they too have fallen prey to colluding and coat-tailing on the usurer’s swindlespeak.

Claudio Mutti http://www.birobidjan.co.uk/renouf-teheran-2010-italian.html

martedì 24 agosto 2010

La Saga iraniana di Bushehr

Fonte: Strategic Culture Foundation

http://en.fondsk.ru/print.php?id=3220 20/08/2010              

Segnando la conclusione della saga che ha avuto inizio a metà del secolo XX, il 21 agosto l’Iran avrà ufficialmente avviato il reattore nucleare di fabbricazione russa della centrale nucleare di Bushehr. L’accensione del reattore nucleare è un punto culminante in qualsiasi paese, ma nel caso dell’Iran è un ulteriore fattore per la situazione, secondo cui l’avvio possa essere considerato una sconfitta della politica internazionale di Washington. Recentemente, l’ex ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite, John Bolton, provocatoriamente ha chiesto a Israele di attaccare Bushehr prima del 21 agosto, termine ultimo, quando le barre nucleari saranno caricate nel nocciolo del reattore.
J. Bolton è famoso per le sue opinioni da falco estremista. Ha sostenuto attivamente il mito scorte s delle armi di distruzione di massa di S. Hussein, nell’escalation della guerra in Iraq, e nel mese di agosto 2008, ha affermato che la Russia era l’aggressore nel conflitto con “la piccola e totalmente innocua” Georgia.
Il cinismo non è raro nelle file dei politici statunitensi. Al momento, gli Stati Uniti sostengono accuse contro l’Iran – così come contro la Russia – e cercano di convincere il mondo che, dopo l’avvio della centrale di Bushehr, avrà di fronte un nuovo mostro dotato di armi nucleari. E’ opportuno ricordare, nel contesto, le forze che hanno aiutato l’Iran ad acquisire reali ambizioni nucleari, in passato.
L’Iran guidato dello shah pro-USA si messo in contatto con gli Stati Uniti per l’accesso alle tecnologie dell’energia nucleare, ben prima dei progetti nucleari congiunti con la Russia. Nel 1957, Washington e Teheran firmarono un accordo sull’energia nucleare, in cui gli Stati Uniti avrebbero fornito materiale nucleare all’Iran e contribuito a formare ingegneri nel paese, e l’Iran, da parte sua, acconsentì agli Stati Uniti di monitorare i suoi impianti nucleari. Washington e Teheran hanno firmato un altro accordo, con l’assistenza dell’IAE, nel 1967 e gli Stati Uniti fornirono un reattore nucleare di piccola potenza (5 MW), per il centro di ricerca dell’Iran. Il reattore è stato avviato un anno più tardi che utilizzava uranio arricchito al 93% come combustibile. Successivamente, gli Stati Uniti hanno venduto all’Iran le camere per l’estrazione del plutonio dal combustibile nucleare esaurito. In netto contrasto, il combustibile nucleare (82 tonnellate) per il piano di Bushehr, che è stato fornito nel 2008 e attualmente è conservato in un sito speciale monitorato dall’IAE, è arricchito solo all’1,6-3,6%.
Per tutto il regno dello scià iraniano, gli Stati Uniti non espressero obiezioni nei confronti dell’Iran, per l’attuazione del ciclo completo del combustibile nucleare che poteva essere utilizzato per generare plutonio e, tecnicamente, poteva servire come base per la creazione di armi nucleari. Inoltre, Washington e Teheran hanno discusso la fornitura di un massimo di 8 reattori nucleari, del valore di 6,5 miliardi dollari, all’Iran. Gli Stati Uniti non hanno avuto problemi con le operazioni in Iran degli altri paesi della Nato – in particolare, con la Germania e la Francia – nel quadro del programma nucleare. L’ultimo Scià dell’Iran, Mohammad Reza Pahlavi, impostò l’energia nucleare come una priorità del suo programma di riforma. Nel 1974, l’Iran ha adottato un programma a lungo termine, volto a costruire 23 reattori nucleari con una capacità totale di oltre 20 MW, basandosi su tecnologie occidentali (e non sovietiche!). L’Iran ha firmato contratti con Stati Uniti, Germania e Francia, e in quest’ultimo caso ha anche acquistato una partecipazione del 10% nell’impianto di arricchimento dell’uranio di Tricastin. L’accordo ha aperto l’accesso dell’Iran alle tecnologie di arricchimento dell’uranio, e ha dato al paese il diritto di acquistare la produzione dell’impianto.
Per quanto riguarda la centrale nucleare di Bushehr, in origine il contratto per la costruzione si concluse nel 1974 con la Kraftwerk Union. La società tedesca avrebbe costruito due reattori da 1.300 MW, addestrato gli ingegneri nucleari iraniani e organizzato la produzione e l’uso degli isotopi del sito. Il primo e il secondo reattori dovevano essere avviati nel 1980 e nel 1981.
La Francia ha avuto anche un contatto 2 miliardi di dollari per la costruzione di una centrale nucleare in Iran. Situata ad Ahwaz, doveva comprendere due reattori da 950 MW che sarebbero stati avviati nel tardo 1983 – inizio 1984. Inoltre, nel 1974 la Francia iniziò la costruzione di un centro di ricerca con un reattore nucleare sperimentale a Isfahan, in Iran, l’avvio era previsto per il 1980.
Ovviamente, l’Occidente non ha battuto ciglio sul programma nucleare dell’Iran – almeno per quanto riguarda l’Iran come un potenziale mostro dotato di armi nucleari – in un’epoca in cui il paese rimaneva nell’orbita degli Stati Uniti e della NATO. La situazione ha preso una piega diversa dopo la Rivoluzione islamica del 1979 in Iran, quando il paese ruppe con l’Occidente. I contratti nucleari furono annullati e la costruzione degli impianti nucleari – congelata. Secondo diverse stime, al momento i reattori della centrale di Bushehr erano completi al 70-90% e 40-75%. Il cantiere era pronto ad Ahwaz, ma all’Iran venne rifiutato l’accesso alle tecnologie e ai prodotti dello stabilimento di Tricastin.
Per molto tempo, dopo la Rivoluzione Islamica, l’Iran ha dovuto affrontare problemi più pressanti che costruire centrali nucleari. L’incompiuta centrale di Bushehr finì sotto le bombe 9 volte, durante la lunga guerra con l’Iraq, e subì notevoli danni, di conseguenza.
Teheran rianimò il suo programma di energia nucleare dopo la guerra, ma numerosi tentativi di raggiungere accordi con la Spagna, Argentina, Brasile, Pakistan, e persino con la Cina non hanno prodotto alcun risultato. Sotto la pressione degli Stati Uniti, i potenziali partner evitarono di farsi coinvolgere da Teheran. Immune alle pressioni di Washington, nel 1992 la Russia stipulò un accordo sul nucleare civile con l’Iran, che prevedeva la costruzione della centrale di Bushehr. Il contratto russo-iraniano per costruire la sua prima unità fu – dopo degli abbastanza difficili colloqui sui dettagli – firmato il 5 gennaio 1995 a Teheran. Le società russe hanno dovuto ricostruire l’impianto per adattarlo al reattore acqua-acqua russo VVER-1000, da 1000 MW. I contratti con la Russia prevedono la costruzione di altri tre reattori a Bushehr, in futuro. Mosca e Teheran hanno firmarono un accordo con cui la Russia avrebbe fornito 2.000 tonnellate di uranio all’Iran e addestrato ingegneri iraniani negli istituti russi.
A quel tempo e al momento, il contratto di Bushehr era di grande importanza per la Russia. Il costo del primo reattore è stato fissato a 800-850 milioni di dollari, e il totale della costruzione è stato stimato a circa 1 miliardo. L’Iran avrebbe pagato l’80% dell’importo in contanti e il 20% sotto forma di forniture varie. L’elenco degli appaltatori russi conta oltre 300 imprese e il contratto ha creato 20.000 nuovi posti di lavoro. Inizialmente, il piano era che la centrale elettrica di Bushehr sarebbe divenuta operativa nel 2003, ma la scadenza è stata più volte rinviata a causa di vari motivi. Gli Stati Uniti hanno esercitato una pressione permanente su Mosca affinché quest’ultima abbandonasse il contratto, e in un certo numero di casi, l’Iran non ha rispettato il calendario dei pagamenti. Tuttavia, la saga di Bushehr, si spera si concluda il 21 agosto 2010. L’Iran avrà la sua prima centrale nucleare e la Russia dimostrerà la sua capacità di attuare importanti contratti internazionali ad alta tecnologia. Per quanto riguarda le accuse che la Russia stia giocando dalla parte di un paese aggressivo, è un punto importante che il contratto della Russia con l’Iran – in contrasto con quelli che Stati Uniti, Francia e Germania hanno firmato con il paese, in passato – non implichi il trasferimento all’Iran di tecnologie di arricchimento dell’uranio, la costruzione di un impianto autofertilizzante o per la rigenerazione di plutonio. Quello che l’Iran avrà – in piena conformità con il diritto internazionale e senza minacciare la pace e la sicurezza internazionale – è uno una semplice infrastruttura civile per l’industria elettrica. Le minacce alla pace e alla sicurezza internazionale, come ad esempio, le affermazioni di John Bolton mostrano chiaramente, sono poste da un altro paese.
Traduzione di Alessandro Lattanzio

http://sitoaurora.xoom.it/wordpress/                                         

sabato 3 luglio 2010

Intervista all’Ambasciatore iraniano in Italia M. A. Hosseini

“Nessuno potrà mai isolare l’Iran”.
Iran :::: Tiberio Graziani, Matteo Pistilli :::: 2 luglio, 2010 ::::

Venerdì 25 giugno, Matteo Pistilli e il direttore Tiberio Graziani hanno incontrato per Eurasia Sua Eccellenza l’Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iràn presso lo Stato italiano, Seyyed Mohammad Alì Hosseini.


                                                                 
Nel corso dell’incontro, l’Ambasciatore ha espresso il giudizio di Teheran sulle recenti sanzioni ONU ed esposto il ruolo della Repubblica Islamica nell’ambito regionale e mondiale con particolare riferimento ai rapporti che intrattiene con la Turchia, la Cina, la Russia e il Brasile.
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Su iniziativa degli USA, la Repubblica islamica dell’Iràn è stata recentemente sottoposta a nuove sanzioni da parte dell’ONU. A queste sanzioni hanno aderito anche la Cina e la Russia, due paesi generalmente non ostili all’Iràn. Come valuta Teheran la nuova posizione internazionale di Mosca e Pechino? Quali gli effetti a medio e lungo termine sulle relazioni tra questi due paesi e la Repubblica dell’Iran?
Nel nome di Dio Clemente e Misericordioso.

Innanzitutto dovrei fare delle precisazioni in merito all’ultima risoluzione 1929 del Consiglio di Sicurezza. L’interferenza del Consiglio di Sicurezza nella questione nucleare iraniana sin da subito è stata un’azione illegittima e in contrasto con lo statuto delle Nazioni Unite. Il compito principale del Consiglio di Sicurezza è quello di occuparsi della pace e della sicurezza qualora dovessero subire delle minacce. Però il programma nucleare iraniano è un programma pacifico, civile, da sempre monitorato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica o attraverso i sopralluoghi dei suoi ispettori, oppure e contemporaneamente, attraverso le istallazioni di telecamere a circuito chiuso in tutti i luoghi dei siti iraniani. Sempre l’Agenzia ed i suoi ispettori sin dal primo momento e in più di 20 occasioni, hanno pubblicato dei rapporti in cui chiariscono che il programma nucleare iraniano non ha nessuna deviazione verso un uso militare. Questo significa che il programma nucleare iraniano – sottolineo pacifico, sotto controllo dell’Agenzia, con la certificazione della stessa Agenzia dell’inesistenza di alcuna violazione delle regole e dei regolamenti internazionali – non può essere considerato una minaccia alla pace ed alla sicurezza internazionale. Perciò qualsiasi interferenza del Consiglio di Sicurezza riguardo al nostro programma nucleare civile e pacifico è da considerarsi illegale, faziosa, priva di valore. Pertanto le risoluzioni approvate dal Consiglio di Sicurezza per imporre delle sanzioni alla Repubblica Islamica dell’Iràn sono da considerarsi in contrasto con lo statuto delle stesse Nazioni Unite, perché queste risoluzioni mirano a privare gli iraniani dai loro diritti naturali. Sappiamo tutti che lo statuto dell’Onu non permette al Consiglio di agire in modo tale da privare le nazioni ed i popoli dai loro diritti naturali. Lo stesso Consiglio di Sicurezza non agisce invece laddove esistono effettivamente delle minacce reali e concrete, a livello sia regionale sia internazionale, nei confronti della pace e della sicurezza. L’ultimo esempio è la mancanza di una adeguata reazione nei confronti del barbaro massacro perpetrato dal regime sionista in acque internazionali, a danno di pacifisti della Flottiglia pacifista che portava aiuti umanitari alla Striscia di Gaza. Oppure la mancanza di una seria ed adeguata reazione da parte de Consiglio di Sicurezza per togliere l’assedio alla Striscia di Gaza che da più di tre anni sta privando la popolazione della Striscia stessa dei più elementari diritti naturali, ossia avere il cibo, l’acqua, l’assistenza sanitaria e così via. Purtroppo il silenzio, l’indifferenza e la debolezza del Consiglio di Sicurezza di fronte a questi crimini permette la perpetuazione della situazione oggi esistente. Ancora a questo proposito, prendiamo atto di quella che è un’azione frettolosa e sconsiderata degli Stati Uniti d’America per imporre tali sanzioni. Perché gli statunitensi hanno agito in questa direzione proprio in corrispondenza dell’accordo di Teheran, ossia l’accordo trilaterale fra l’Iràn, il Brasile e la Turchia sulla questione nucleare. La dichiarazione dell’accordo di Teheran è stata resa pubblica in data 17 maggio 2010 dopo sette mesi di negoziati; abbiamo visto il Brasile e la Turchia adoperarsi veramente con molta serietà e, di conseguenza, anche l’Iran ha dimostrato la necessaria flessibilità. Questo è stato un passo da parte iraniana per creare fiducia, anche a dimostrazione della possibilità di una costruttiva interazione fra le parti. La cosa interessante è anche che lo stesso presidente nordamericano aveva chiesto ai presidenti del Brasile e della Turchia di cercare d’arrivare ad un risultato positivo. Ma subito dopo che l’accordo è stato reso pubblico abbiamo osservato gli americani accelerare l’approvazione della risoluzione 1929 che non vuole fare altro che rafforzare le sanzioni contro il popolo iraniano. Qui siamo di fronte ad una politica ipocrita nei confronti della questione nucleare iraniana. Per quanto riguarda Cina e Russia devo dire che la Repubblica Islamica dell’Iran ha ampi rapporti con ambedue i paesi, in base ai reciproci interessi; naturalmente l’ampiezza di queste relazioni tra l’Iran e la Cina e tra l’Iran e la Russia comporta anche delle aspettative da parte iraniana; la maggior parte di quelle riguardanti il programma nucleare iraniano sono rimaste disattese . Un esempio ne è il fatto che i due paesi, la Cina e la Russia, hanno approvato l’ultima risoluzione nei confronti dell’Iran. Questa decisione ha scosso in qualche modo l’opinione pubblica iraniana ed ha messo sotto pressione alcune autorità del nostro paese. Ciò nonostante noi pensiamo che per questi due paesi sia ancora aperta la porta; ovviamente l’auspicio che noi formuliamo è che si adoperino per correggere l’errore appena compiuto.
Dunque Teheran lascia uno spiraglio per Mosca e Pechino. Pochi giorni fa (il 21 giugno), il sito del Ministero degli Esteri russo ha rilasciato una dichiarazione ufficiale per criticare la decisione degli USA e d’alcuni paesi europei d’inasprire unilateralmente le sanzioni contro l’Iràn. Queste sanzioni sono focalizzate sui cosiddetti “beni a duplice uso”; Mosca ha mostrato delusione per le ulteriori sanzioni contro l’Iràn, approvate da Washington, che vanno ben oltre il già esistente regime di sanzioni Onu contro Teheran. Questa dichiarazione ufficiale del Ministero degli Esteri russo a mio avviso si inserisce proprio in quella strategia di rettifica e di correzione di cui parlava prima, o sbaglio?
Quello che ho capito ascoltando le sue parole è che i russi sono d’accordo con le sanzioni approvate nel quadro del Consiglio di Sicurezza ma sono contrari ad un loro ampliamento da parte degli USA e dei paesi europei. Però noi riteniamo che la risoluzione del Consiglio nei confronti del programma nucleare pacifico iraniano sia una decisione ingiustificata. Però nello stesso tempo quanto lei mi leggeva dimostra la contrarietà di Mosca ad un inasprimento unilaterale delle decisioni del Consiglio voluto sia dagli Stati Uniti d’America sia da alcuni paesi europei. Perciò, da questo punto di vista, posso dire che sì, si tratta di una presa di posizione positiva.
I rapporti economici tra l’Iràn e l’Italia sono sempre stati molto buoni. La Farnesina, tuttavia, negli ultimi tempi, allineandosi alle direttive di Washington volte ad isolare Teheran, ha espresso regolarmente posizioni antiraniane: come valuta il governo iraniano l’atteggiamento di Roma?
Alcune posizioni espresse da parte di talune autorità italiane sono posizioni poco amichevoli e non corrispondenti alla realtà ed allo spirito di amicizia che ha da sempre caratterizzato i rapporti fra l’Iràn e l’Italia. Sono dell’idea che una maggiore conoscenza della realtà iraniana, ovvero un maggiore realismo, aiuterebbero a correggere incomprensioni di questo genere. Le relazioni economiche fra l’Iràn e l’Italia sono da sempre buone e sono improntate ad alcuni fattori, per esempio gli interessi reciproci, le collaborazioni in molti settori, la complementarietà delle due economie. Si fondano anche sul fatto che l’Iràn è un mercato di 70 milioni di consumatori e insieme ai suoi paesi confinanti raggiunge quota 300 milioni: è interesse degli imprenditori italiani trovare sempre nuovi mercati, ed è interesse dell’Iràn potersi avvalere delle tecnologie italiane. Questi ed altri fattori, da sempre, costituiscono la cornice ed i pilastri su cui si fondano i nostri rapporti commerciali. Vorrei comunque sottolineare che l’Iràn, data la sua posizione unica, le sue dimensioni, non è un Paese che qualcuno riuscirà mai ad isolare. Parliamo di un Paese e di una nazione con 7 mila anni di storia alle spalle; un Paese che oltre ad avere la fortuna di un così ricco ed enorme bagaglio di cultura e civiltà ha anche la fortuna di avere il futuro costituito dai suoi giovani; un Paese altrettanto fortunato perché ricco di molte ricchezze naturali; un Paese con sbocco sul mare aperto, che oramai ha raggiunto e superato l’autosufficienza in molti settori industriali; un Paese che può essere considerato capofila nella propria regione. Pertanto vedete che gli sforzi trentennali di Washington per isolare l’Iràn e per imporgli le sanzioni hanno fino a questo momento sortito degli effetti assolutamente contrari. Basti leggere più approfonditamente i sondaggi di opinione (non parlo tanto di quelli condotti a livello internazionale, quanto di quelli riguardanti le popolazioni mediorientali) per capire quali sono i Paesi più amati e quali sono i Paesi più odiati dall’opinione pubblica nella nostra regione; forse finalmente si capirà quali sono gli Stati realmente isolati in questo momento.
Recentemente alcuni quotidiani legati al governo italiano, hanno espressamente evidenziato il coinvolgimento di Israele, in particolare attraverso il Mossad, nell’addestramento e finanziamento della guerriglia curda nel nord dell’Iraq con lo scopo di destabilizzare le confinanti regioni curde in Turchia e Iran. L’attacco curdo alla base di Iskenderun, avvenuto in contemporanea con l’assalto alle navi della Flottiglia verso Gaza, sembra essere un avvertimento e una azione di depistaggio per impedire la reazione turca all’azione di guerra compiuta da Israele ai danni dei cittadini e delle navi turche. La volontà di combattere il terrorismo curdo e gli indipendentismi della regione possono costituire un punto di intesa e collaborazione tra Turchia e Iran?
La Repubblica Islamica d’Iràn e la Turchia hanno preoccupazioni ed interessi comuni nella regione. Ciò ha comportato una collaborazione molto efficace tra l’Iràn e la Turchia per contrastare il terrorismo. Gruppi terroristici sono costituiti ed appoggiati da alcune potenze al di fuori della nostra regione. Questi stessi gruppi sono attivi nelle zone di frontiera fra Iràn, Turchia e Iràq e stanno cercando di compiere attività di spionaggio e destabilizzanti. Il regime sionista da sempre ha avuto una parte attiva nell’incoraggiare gruppi terroristici a creare instabilità nella regione. Ma nello stesso tempo, come dicevo poc’anzi, le buone collaborazioni tra i Paesi della regione hanno impedito finora a questi gruppi terroristici ed ai loro sostenitori di avere successo.
Le nuove relazioni tra l’Iràn e la Turchia sembrano prefigurare un nuovo orientamento geopolitico del quadrante vicino e mediorientale. Considerando che la Turchia è un paese membro della NATO, ritiene che lo “strappo” di Ankara avrà ripercussioni nell’ambito dell’alleanza atlantica, e se sì quali?
Per quanto concerne la seconda parte della sua domanda, dovrebbero essere gli amici turchi a rispondere, perché sono loro a conoscere le logiche interne all’alleanza atlantica. Però debbo dire che gli ultimi avvenimenti a livello regionale e internazionale fanno pensare che forse questo secolo vedrà la nascita di nuove potenze. Ci saranno grandi cambiamenti a livello internazionale e il mondo finalmente uscirà dall’unipolarismo. Tra le potenze emergenti possiamo nominare appunto l’Iràn, la Turchia, il Brasile, l’India; questo significa che ci sarà un nuovo Medio Oriente dove il ruolo e l’influenza delle potenze egemoniche esterne sarà ridotto al minimo, ed il ruolo dei paesi islamici nella regione sarà rafforzato molto di più.
Una delle questioni più controverse all’ordine del giorno è quella della consegna all’Iràn dei sistemi di difesa aerea S-300 da parte della Russia. Negli ultimi mesi si sono susseguite voci che alternativamente confermano o smentiscono il congelamento dell’accordo, anche se dopo l’ultimo giro di sanzioni sembra che la Russia propenda verso la decisione di non consegnare all’Iran questa importante tecnologia militare che può scongiurare l’attacco da parte di Israele. Come considera questa marcia indietro della Russia, unita al voto favorevole alle nuove sanzioni contro l’Iran? Ci saranno ripercussioni nei futuri rapporti tra Iran e Russia?
Effettivamente ci sono state delle dichiarazioni contrastanti da parte delle autorità russe: i ritardi accennati hanno di volta in volta avuto motivazioni politiche o tecniche. Malgrado ciò, la collaborazione tra i due paesi in generale avviene nel quadro di normali relazioni. Se fosse vero che i russi avessero deciso di non consegnare all’Iràn questo sistema S-300, tale decisione sarebbe una violazione rispetto agli accordi presi precedentemente tra i due Paesi. Ricordiamo che il prestigio, il credito degli Stati deriva dalla loro fedeltà agli impegni contratti con gli altri. Perciò sicuramente una eventuale inadempienza da parte russa nei confronti di un accordo di così vecchia data susciterebbe la grande sfiducia degli iraniani nei confronti di Mosca, e noi non lo auspichiamo. Vorrei però precisare che se l’Iràn non avrà questo sistema di difesa non subirà, credetemi, grandi danni, perché abbiamo la nostra industria di difesa molto sviluppata ed i nostri tecnici giovani ma molto bravi sono al lavoro; siamo in grado di produrre quello di cui abbiamo bisogno per assicurarci la nostra difesa. Nonostante le ingiuste sanzioni imposte al nostro Paese in questi anni l’Iràn non ha mai cessato di andare avanti anche sulla strada dello sviluppo scientifico e tecnologico. E come dicevo prima siamo veramente autosufficienti, possiamo pensare ai nostri diversi fabbisogni nei vari settori senza dover dipendere dall’estero. Comunque ci auguriamo che i russi siano adempienti verso l’accordo già firmato e non permettano che i rapporti tra i due Paesi vengano danneggiati da episodi come questo.
L’Iràn è un paese osservatore dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (OCS). Al recente vertice dell’Organizzazione, tenutosi a Tashkent il 10 e 11 giugno, Teheran ha inviato una sua delegazione. Qual è l’attuale ruolo dell’Iràn nell’Organizzazione eurasiatica?
L’Iràn ha partecipato a questo vertice con una delegazione iraniana capeggiata dal nostro Ministro degli Esteri.
In tutte le consultazioni avviate fino a questo momento, i membri della conferenza di Shanghai sono concordi sull’importanza del ruolo della presenza iraniana. Voi sapete che la conferenza di Shanghai ha come priorità gli obiettivi della lotta al narcotraffico, della lotta al crimine organizzato, nonché lo sviluppo economico. E proprio qui vediamo come ci siano molteplici interessi e preoccupazioni comuni tra i Paesi della regione. Sicuramente questi interessi e queste preoccupazioni porteranno ad una sempre maggiore convergenza tra i membri dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. Comunque l’Iràn è un Paese in prima linea in quegli obiettivi primari dell’Organizzazione, perciò la presenza iraniana alla conferenza sicuramente aiuterà altri membri ad un più veloce raggiungimento degli obiettivi previsti.
Mohammad Alì Hosseini è ambasciatore della Repubblica Islamica d’Iràn in Italia.
L’intervista – a cura di Tiberio Graziani, Antonio Grego e Matteo Pistilli – è stata rilasciata venerdì 25 giugno 2010, presso l’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iràn in Italia.




venerdì 2 luglio 2010

Intervista a Maurizio Blondet, giornalista e scrittore italiano, sul coinvolgimento d’Israele nel progetto islamofobia in Occidente.


Sul suo sito abbiamo letto un articolo sul coinvolgimento della società israeliana di sicurezza aeroportuale, la ICTS, negli attentati terroristici e dirottamenti come il caso di del nigeriano, Umar Farouk Abdulmutallab, e non solo. Secondo l’articolo in questione, che cita il giornale Haarez, la ICTS fornisce la sicurezza negli aereoporti negli undici paesi europei fra cui Francia, Gran Bretagna, Spagna, Ungheria, Romania, Russia ecc. Israele sarebbe coinvolto in questi attentati? Perché?
Perché qui c'è una strategia della tensione, strategia anti islamica, per creare uno stato d'animo collettivo in Occidente contro i cosiddetti terroristi islamici. Nel caso di questo Abdulmutallab, il cosiddetto terrorista a bordo di un aereo nel giorno di Natale, possiamo dire che questo giovanotto nigeriano è riuscito a salire su questo aereo che partiva da Amsterdam, diretto per gli Stati Uniti. La sicurezza dell'aeroporto di Amsterdam, Schiphol, è affidata a questa ditta israeliana, ICTS, che impiega gli ex agenti di Shin Bet e Mossad, quindi diciamo che sono degli esperti. Ma questo ragazzo, secondo un testimone - un'altro passeggero - è stato apparentemente fatto salire sull'aereo senza il passaporto. È stato accompagnato all'imbarco da un uomo, sulla cinquantina, elegantemente vestito, che diceva ai controllori che ritirano la carta dell’imbarco: “Voi fatelo salire perché è del Sudan. E noi facciamo sempre così”! Ma questi noi chi saranno? Mah! La testimonianza è molto credibile perché il passeggero che l’ha raccontata è un famoso avvocato americano e quindi ci fa pensare al peggio. C'è stato qualcosa di creare un attentato False flag, cioè un’operazioni sotto falsa bandiera. Del resto questo ci fa pensare: cosa faceva la ICTS che ha il compito di controllare, considerando i ripetuti insuccessi avvenuti nella sorveglianza di diec10-11 aeroporti in tutta Europa. In passato sempre la CTIS ha lasciato passare, ad esempio, a Charles de Gaulle di Parigi quel terroristo islamico che in realtà è un inglese Richard Reid, convertitosi all'Islam, che indossava le scarpe con una piccola quantità di esplosivo e cercò di fare esplodere sull'aereo. Anche questa volta un'aereo diretto verso l’America. In realtà chiunque abbia viaggiato negli Stati Uniti sa che da l'11 settembre in poi partire su un'aereo senza mostrare il passaporto è veramente impossibile e quindi la cosa è veramente strana. Naturalmente ulteriori notizie non si hanno perché tutto è stato poi messo a tacere.
Lei nel suo articolo sostiene che già anche nell'attentato dell'11/9, gli aerei che colpirono le Twin Towers,  erano gestiti dalla ICTS.
 All’aeroporto di Boston Logan International c'era sempre la ICTS, che è praticamente una multinazionale, il cui direttore generale, si chiama Ezra Harel, è un israeliano anche se abita in Olanda. La cosa più interessante è che subito dopo l'11 settembre, George Bush, allora presidente USA, emanò un decreto d’urgenza che metteva al riparo la ICTS, da ogni futura causa per danni in relazione ai fatti dell'11/9. Cioè la metteva al riparo da accuse di negligenza che fossero state fatte, come mai? Perché aveva così al cuore questa azienda israeliana il presidente Bush? Non lo so. Le risposte sono possibili però lascio agli ascoltatori la conclusione.
Sempre su quest'articolo Lei parla di un'altro episodio in cui il 14 dicembre del 2009, il Times di Londra ha pubblicato un servizio con molte foto, con documento in farsi, in cui l'Iran viene accusato di fabbricare l’iniziatore a neutroni. Si può palare un pò di più?
Sì, c'è stata questa mal informazione con un documento in farsi giunto al Times,che però subito anche gli alti agenti della CIA l’hanno semplicemente definito come falso, anzi uno di questi agenti, di cui ora mi sfugge il nome, ha detto che queste false informazioni le fanno di solito gli inglesi oppure il Mossad d’Israele. È chiaro che c'è una strategia al fine di creare tensioni che probabilmente in questa fase addirittura è diretta contro il debolissimo presidente Obama che ha dei guai interni. Con il suo tentativo molto debole che poi è fallito ha chiesto ad Israele un pò di ragionevolezza nei rapporti coi palestinesi. Fatto questo che lo ha fatto odiare dai dirigenti israeliani attualmnete al governo.
Quindi possimo dire che questa è stata una mossa sempre nella direzione di influenzare l'opinione pubblica per quanto rigurada il programma nucleare iraniano?
Sì certo. Adesso è chiaro che c'è questa idea che sembra avere successo perché se si chiede in giro che la gente è convinta che l'Iran si stia facendo una bomba atomica grazie appunto alla propaganda, però in realtà non è così. Perché l'arricchimento dell'uranio è ben lontano dal punto in cui ci si può fare la bomba atomica. Queste informazioni all'innesco per una bomba atomica iraniana, che sono state definite false e nessuno le dà più credito nei giorni seguenti, indica che c'era la volontà di falsare, di creare uno stato di allarme contro l'Iran, ingiustificato. Questo giustifica la strategia di tensione che è manovrata da Israele.
Molti analisti parlano di un progetto israeliano di islamofobia. Facendo riferimento a tutto quello che abbiamo detto finora, possiamo dire che la guerra israeliana contro l'Iran ma anche contro tutto il mondo islamico, adesso viene combattuta soprattutto sul piano mediatico?
Per il momento sì. Perché effettivamente a loro (israeliani) interessa che in questa fase l'Occidente imponga delle sanzioni ancora più dure sull'Iran, perché probabilmente non è così facile fare giustificare un'attacco aereo contro le installazioni nucleari iraniane e quindi guadagnano in qualche modo tempo politicamente, inducendo i paesi importanti, come la Russia, ad approvare le punizioni economiche contro Teheran.
A cura di Amani

mercoledì 5 maggio 2010

VIA ARMI USA DALL' ITALIA

Mondo Percorso:ANSA.it > Mondo > News Nucleare, Iran: "Via armi Usa dall'Italia"

Il presidente iraniano all'assemblea generale dell'Onu. Escono le delegazioni occidentali

04 maggio, 11:01
NEW YORK     Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha chiesto oggi che le armi nucleari americane "in Italia" e in altri Paesi occidentali, tra cui Germania e Olanda, vengano eliminate. Ahmadinejad, parlando all'assemblea generale dell'Onu, ha detto: "vanno smantellate le armi nucleari nelle basi militari degli Stati Uniti e dei loro alleati in altri Paesi, compresa la Germania, l'Italia, il Giappone e l'Olanda". Le delegazioni occidentali, tra cui quelle di Usa, Francia, Gran Bretagna e Italia, hanno lasciato l'aula durante il discorso del presidente iraniano.
ESCE DELEGAZIONE ITALIANA- Come Usa, Gran Bretagna e Francia, anche la delegazione italiana è uscita dall'Aula dell'assemblea generale dell'Onu mentre stava parlando il presidente dell'Iran, Mahmoud Ahmadinejad.
BAN A AHMADINEAD, CHIARITE DUBBI - Il presidente dell'Iran, Mahmud Ahmadinejad, deve "chiarire dubbi e preoccupazioni", dimostrando che il programma nucleare della repubblica islamica non punta all'arma atomica. Lo ha detto all'Onu il segretario generale Ban Ki-moon, aprendo i lavori della Conferenza internazionale sul Trattato di non proliferazione nucleare.
"Fateci essere chiari - ha detto il segretario generale nel discorso al Palazzo di Vetro - il compito di chiarire dubbi e preoccupazioni sul programma nucleare spetta all'Iran". Ban ha "incoraggiato Teheran ad accettare la proposta dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea)" di trasferire il materiale nucleare iraniano all'estero, in modo da dimostrare che il suo uso sarà soltanto pacifico. Rivolgendosi al presidente Ahmadinejad, arrivato ieri a New York per partecipare alla Conferenza, Ban ha detto che bisogna "impegnarsi in maniera costruttiva" con la comunità internazionale. L'Iran, ha continuato il segretario generale, "deve seguire pienamente le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e cooperare pienamente con l'Aiea".
OBAMA, CHI VIOLA OBBLIGHI E' MENO SICURO - Con chiaro riferimento all'Iran e alla mancata collaborazione della repubblica islamica alle richieste dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, ma senza mai fare il nome dell'Iran, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha dichiarato oggi a Washington che "i Paesi che non onorano i loro obblighi sulla non-proliferazione si troveranno ad essere meno sicuri". "I Paesi che ignorano i loro obblighi si troveranno meno sicuri, meno prosperi e più isolati. Questa è la scelta che le Nazioni devono fare" ha dichiarato Obama. Il presidente americano, che non ha mai nominato l'Iran, ha diffuso la sua dichiarazione dopo che la delegazione americana aveva lasciato l'aula della conferenza dell'Onu sul Trattato di non proliferazione nel corso dell'intervento del presidente dell'Iran, Mahmud Ahmadinejad.
H.CLINTON, ACCUSE IRAN FALSE E FURIOSE - Sono "accuse stanche, false e furiose" quelle che l'Iran muove nei confronti degli Stati Uniti. Lo ha detto il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, nel corso del suo intervento alla conferenza dell'Onu sul Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp). "L'Iran - ha detto la Clinton - sta facendo di tutto per distrarre l'attenzione da quelle che sono le sue responsabilità. Ma tutti noi saremo giudicati dai fatti". Respingendo le "accuse deliranti" mosse dal presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad nei confronti degli Stati Uniti, il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha sottolineato che con il suo comportamento "l'Iran mette a rischio il futuro della non-proliferazione nucleare". I Paesi che violeranno le regole previste dal Trattato di non proliferazione nucleare sono destinati a pagare "a caro prezzo" il mancato rispetto dei loro obblighi. Questo il monito che il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha rivolto oggi all'Iran alla conferenza all'Onu sul Tnp.
COREA NORD: BAN, SI TORNI A NEGOZIATI - La Corea del Nord deve tornare "al più presto" e "senza precondizioni" ai negoziati a sei (tra Usa, Russia, Cina, Giappone e le due Coree) sul programma nucleare di Pyongyang, sospesi l'anno scorso. L'appello arriva dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha aperto i lavori della Conferenza dell'Onu per la revisione del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp). Durante il suo intervento, Ban ha detto che "dovrebbe essere inaccettabile che i Paesi usino il Trattato come copertura per sviluppare armi nucleari, e poi ritirare la firma". Era un riferimento, pur se indiretto, a quanto ha fatto la Corea del Nord nel 2003, uscendo dal Tnp. Pyongyang ha successivamente condotto diversi test missilistici, alzando la tensione per la possibilità di un attacco ai Paesi confinanti come il Giappone.
APPELLO BAN, ELIMINARE TUTTE LE ARMI ATOMICHE - Il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) deve essere sottoscritto "il prima possibile" dai Paesi che non lo hanno ancora fatto, con l'obiettivo di "eliminare tutte le armi atomiche". Lo ha detto oggi il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, nel corso del suo intervento di apertura alla Conferenza per la revisione del Tnp. Pur senza nominarli direttamente, Ban ha lanciato un appello ad Israele, India, Pakistan e Corea del Nord, che non hanno aderito al Trattato. Il segretario generale ha anche sottolineato che, dopo la firma, è fondamentale ratificare il documento internazionale, cosa che non tutti i Paesi hanno fatto. Ban ha inoltre ribadito la richiesta di "iniziare immediatamente i negoziati per un trattato che vieti la produzione di materiale fissile usato per gli armamenti". Il segretario generale si è detto pronto a dare "un impeto più forte" sul dossier relativo al materiale fissile, convocando una riunione ministeriale della Conferenza sul disarmo, a margine della prossima Assemblea Generale dell'Onu, in settembre.
AHMADINEJAD, IRAN HA ACCETTATO SCAMBIO AIEA - L'Iran "ha accettato lo scambio" di materiale nucleare da trasferire all'estero, come proposto a suo tempo dall'Aiea, e in materia nucleare "ha passato la palla ad altri". Lo ha detto il presidente Mahmud Ahmadinejad, rispondendo in questi termini oggi alle Nazioni Unite al segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon che aveva chiesto all'Iran di accettare la proposta dell'agenzia nazionale per l'energia atomica (Aiea). "Quello scambio noi l'abbiamo accettato fin dall'inizio, per noi è un affare fatto - ha detto il presidente all'inizio del suo intervento alle Nazioni Unite -. Abbiamo passato la palla, ora tocca ad altri". Gli Stati Uniti "usano la minaccia nucleare contro altri Paesi, compreso l'Iran", ha detto Ahmadinejad.
Alcune delegazioni occidentali, tra le quali quella degli Usa, hanno lasciato la sala del Palazzo dell'Onu durante la conferenza per la revisione del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) mentre parlava il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad. Come Usa, Gran Bretagna e Francia, anche la delegazione italiana è uscita dall'Aula dell'assemblea generale dell'Onu mentre stava parlando il presidente dell'Iran, Mahmoud Ahmadinejad.
PENTAGONO PRONTO A SVELARE COMPOSIZIONE ARSENALE - Il Pentagono dovrebbe svelare oggi la composizione dettagliata del suo arsenale nucleare, proprio il giorno in cui si apre al Palazzo di Vetro di New York la conferenza sul Tnp, il trattato di non proliferazione. Lo ha annunciato un portavoce del Dipartimento di difesa americano. L'impegno americano a rendere pubblici i dati sulle sue testate nucleari, scrive il New York Times, sarà contenuto nel discorso che Hillary Clinton terrà oggi nel primo giorno della conferenza al Palazzo di Vetro sul Tnp, trattato di non proliferazione. Nella stessa occasione, Clinton annuncerà anche lo stanziamento dei fondi destinati all'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica. Il Pentagono renderà nota la distribuzione delle testate atomiche suddivise attualmente in tre categorie: quelle schierate, quelle 'in fase di riserva attiva' e infine quelle inattive, nei depositi.
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