sabato 18 settembre 2010

Invidiosi di Dio


Scritto da SILVIA VALERIO
4 settembre 2010



Lo so: la questione è aspra. C’è una donna che rischia di morire di una morte non certo dolce e ce n’è un’altra che è la consorte di uno degli uomini più potenti della terra, il presidente della Francia. La prima donna è Sakineh, accusata di omicidio e adulterio e perciò condannata alla lapidazione. Intorno, c’è lo sdegno del mondo occidentale, cui il giornale dell’area più rigorosa dell’islamismo iraniano ha dato uno schiaffo non da poco, definendo Carla Bruni (se possiamo prestare fede ai traduttori) “puttana italiana” e poi sentenziando che meriterebbe anche lei di morire per la condotta sentimentale non proprio limpida di cui si è illustrata. Lo so: correrò un rischio enorme a dire ciò che penso anche stavolta, ma non mi pare decente e giusto non farlo.
C’è un paese, nel mondo globalizzato e disumanato (dal consumismo, dal materialismo, dal poco onorevole gioco del “futti compagni”), che ancora palpita di spiritualità, di misticismo, di fervore per il divino, l’Iran.
Certo anche lì vi saranno sacche di corruzione, di indifferenza, di sciatteria interiore, di brutalità intemperante, ma la sua propensione, antimoderna, allo spirituale è innegabile, evidente. Soprattutto per contrasto. Guardate il nostro paese, dove una partoriente è appena rimasta vittima di una rissa tra medici. Guardate l’America, dove un’intera cittadina è stata tenuta all’oscuro della fuoriuscita di benzene dalla raffineria locale, fino a che una persona per famiglia si è ammalata. Guardatevi intorno, leggete tra le righe, ammettiamolo una buona volta che, tra corruzione, clientelismo, le mafie delle amicizie, delle raccomandazioni, tra padrini senza scrupoli e padroni senza qualità, non ce la passiamo troppo bene. Si è già esaurita l’eco delle risate con cui faccendieri ben ammanicati hanno salutato il terremoto in Abruzzo? La ‘battaglia della memoria’, a questo proposito, non è stata condotta con efficacia? Gli intellettuali zelanti avevano altro a cui pensare? Era troppo poco chic, troppo poco utile, troppo da vergognarsi come battaglia? Perché, in fondo, nessuno è perfetto?…
Ecco: questo è il punto. Qui si recita in continuazione questo mantra osceno, “nessuno è perfetto”, e si pretende che la norma ne tenga conto, che la legge ne sia rispettosa, che anche Dio si conformi, che smetta di essere perfetto, che sia discutibile, emendabile. In Iran no: non si sono ancora rassegnati. Hanno una norma che Dio ha dato loro e quella rispettano, e quella norma vuole che il pudore, la lealtà, la splendida differenza tra i viventi siano i cardini dell’esistenza. E della politica. Io non ho la grazia di credere in un Dio, non so come si fa, non ho avuto forse la fortuna di vivere in un mondo e in un tempo che me la ispirassero, ma riesco a immaginare che gioia profonda, inarrivabile sarebbe destinare la vita alla venerazione di un Dio, al rispetto dei suoi precetti, al ricordo della sua fulgida potenza, della sua totale e trepidante benevolenza. Come ci permettiamo noi occidentali di intrometterci nell’amore dell’Iran per il suo Dio? Come abbiamo potuto diventare così cinici, così cupi, così disumani da non tollerare che il mondo ospiti più nazioni concentrate intorno al proprio Dio? Come possiamo accettare che vengano messi sullo stesso piano i discorsi del Profeta Maometto e i sofismi di Bernard-Henri Lévy? Come possiamo bandire così violentemente la verità dai nostri cuori e dal nostro paese, rinunciando a dire che la condotta sentimentale della première dame di Francia è, quanto meno, discutibile? Come possiamo non poter sospettare ad alta voce che il suo per Sarkozy non sia esattamente ‘vero amore’? O sospettare lo stesso di una Elisabetta Tulliani? Come possiamo non ricordare che dove c’è l’adultero c’è la vittima dell’adulterio? Per dirla più volgarmente: dove c’è il cornificatore, c’è il cornificato? Vi piace tanto vivere nell’incertezza continua della fedeltà del vostro compagno, amico, consorte, presidente, capo? Non vi rendete conto che, di questo passo, rendiamo la lealtà una cosa fuori moda? La schiettezza un peccato di ingenuità? E che così agevoliamo l’ascesa dei più spregiudicati, di più meschini, dei più cinici e bari? Che così ridiamo ancora sulle spalle dei terremotati dell’Aquila, della partoriente di Messina mutilata dai capricci del personale medico, sui polmoni devastati dal benzene di quegli americani tenuti all’oscuro della fuoriuscita di sostanze tossiche?
Noi occidentali siamo diventati chiassosi da quando non sappiamo più ascoltare la musica delle sfere; siamo diventati ciarlieri, invadenti. Ora vorremmo fare irruzione in Iran e portare, insieme, la nostra più fortunata invenzione, la democrazia, e l’altra, di cui non ci vantiamo troppo, l’oblio. Vorremmo insegnare all’Iran a dimenticare il suo Dio, a perderlo per strada come è successo a noi con tutti gli dèi minori, gli dèi che presiedono all’etica, vorremmo che anche l’Iran non fosse perfetto. Siamo gelosi del suo amore per Allah, siamo invidiosi della grandezza di Allah. E cianciamo e cianciamo, per dimenticare anche questo: quanto siamo maligni, quanto siamo bari.
Pubblicato da Silvia Valerio sul suo Blog.


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