Di: MAURIZIO
Escludiamo la variante Pakistana e gli americani creduloni. In questi fatti le cose non possono che essere all'inverso dati i rapporti di forza e la relativa subordinazione.
Se si è liquidato il cadavere del presunto bin Laden è inequivocabile: non era lui! La spiegazione che si è distrutto il cadavere di bin Laden perchè nessun paese si sarebbe preso il rischio di prendere la salma è ridicola. In ogni caso, logica e convenienza voleva che la portassero in america per esibirla al mondo, tanto gli americani che lo avrebbero ucciso più responsabilità di così. Se questo non è stato fatto è ovvio che quel cadavere non era di bin Laden (cazzate indimostrabili sul DNA e testimonianze varie, non contano un cazzo).
E' stata una operazione di concerto tra servizi segreti e sviluppata poi dai mass media. Siamo a livello dei film di Spielberg. Ci considerano tutti dei beoti.
Questa operazione ha portato una serie di frutti inequivocabili, l'ordine non conta, tra cui i principali:
1. si è rilanciata la favoletta delle Torri gemelle a cui oramai non ci credeva più nessuno neppure la maggioranza degli americani. E comunque la pratica bin Laden prima o poi andava chiusa. E non è poco.
2. si è dato, in un particolare momento delicato, cruento e di rimaneggiamento per tutto il medio oriente, una dimostrazione di forza, e come sempre nella storia, gli indecisi andranno dietro al più forte (gli occidentali)
3. si è già provveduto al futuro, dove il terrorismo islamico deve ancora perdurare nelle menti terrorizzate dei popoli. Già si afferma infatti che ci saranno le vendette dei fondamentalisti. Morto un bin Laden se ne fa un altro: se non ci fosse andrebbero inventati: infatti.
Di una cosa possiamo essere certi: queste messe in scena clamorose e pacchiane possono reggere e divulgarsi a viva forza solo perchè tutti i mass media mondiali sono controllati dal mondialismo. Ma ancor più sono in qualche modo filtrati, attenuati e controllate le classi dirigenti delle altre Nazioni, che infatti, guarda caso tacciono.
Come già avvenne con l'11 settembre, dove sarebbe bastato che una Russia avesse denunciato la messa in scena di quegli attentati, per far crollare tutto il castello di carte costruito dagli Usa, così è oggi.
Chiedetevi: perchè una Cina, una Russia, ecc., preferiscono defilarsi?
Perchè in qualche modo sono "dentro" il modello di vita e gli organismi occidentali e quindi certe massonerie mondialiste riescono a controllarne le classi dirigenti.
A chi crede ancora che sarà possibile un ribaltamento mondiale basti questo:
Bob Dilan, recatosi in Cina, ha tenuto i suoi demenziali concerti osannato da folle oceaniche. Questo è il modello di vita occidentale a cui aspirano anche i cinesi!
Con buona pace della geopolitica!!
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martedì 3 maggio 2011
domenica 5 dicembre 2010
C.I.A. e MATTEI
Terrorismo, globalizzazione, U.S.A., wikileaks
Pubblicato il 5 dicembre 2010 da Stefano
Lo scontro mercantile trasformato in scontro di civiltà.
Proviamo a fare un percorso inverso,
La C.I.A. su Mattei
cioè, invece di continuare a smascherare come bufale e complotti i singoli episodi di terrorismo per scoprire inevitabilmente la mano di servizi segreti interessati e armate Brancaleone, proviamo una volta a dare un’occhiata a documenti e studi ufficiali di Governi e Ministeri, anche senza wikileaks, e vedere quali conseguenze questi studi hanno poi avuto sulla realtà.
Prendiamo un paio di esempi dal già molto abusato “Rebuilding American’s Defenses”.
Redatto nel settembre del 2000 da Robert Kagan, Devon Gaffney Cross, Bruce P. Jackson, John R. Bolton e Gary Schmitt (ho messo i Link per gli interessati).
Nelle circa novanta pagine del documento, oltre ad auspicare una nuova Pearl Harbour (pag. 51) per dare agli Stati Uniti la possibilità di schierare sullo scacchiere internazionale una serie di tecnologie e strategie militari avanzate (cosa avvenuta dopo l’undici settembre), elenca una serie di cambiamenti necessari nella strategia internazionale.
Alcuni esempi: cancellare il progetto Joint Strike Fighter, troppo costoso e non più adatto alle nuove tattiche di guerra asimmetrica (terrorismo). Benché i redattori siano tutti conservatori che hanno poi servito Bush nella sua avventura in Afganistan e Iraq, la cancellazione del progetto è stata definitivamente siglata da Obama.
Lo spiegamento di uno scudo spaziale sopra l’America e i paesi alleati (viene usato per la prima volta il nome Homeland Defense). Anche qui, il progetto non si ferma ai confini del partito di Bush e a realizzarlo è chiamato il partito di Obama.
La riduzione delle portaerei, l’aumento della spesa militare, l’alto impiego di nuove tecnologie e la possibilità di agire su più teatri di guerra contemporaneamente. Tutte cose avvenute e realizzate dopo la nuova Pearl Harbour dell’undici settembre.
Un altro documento interessante è senza dubbio il „Rapporto 2020 – Le scelte di politica estera“ realizzato dall’unità di Analisi e di Programmazione – Gruppo di riflessione Strategica del Ministero degli Affari Esteri Italiano con la prefazione di Massimo D’Alema.
Nel rapporto si fa un’analisi accurata di alcune caratteristiche dell’economia italiana e della sua dipendenza dalle forniture di energia. Interessante l’analisi per quel che riguarda le forniture di gas: le riserve di gas naturale sono piuttosto abbondanti. Tre soli paesi – la Russia, l’Iran e il Qatar – ne controllano oltre il 55%. Quasi l’80% del gas producibile nei prossimi decenni si trova in Russia e nelle ex-Repubbliche Sovietiche, in Medio Oriente, nell’Africa settentrionale e in Nigeria. Il gas naturale soddisfa all’incirca il 40% del fabbisogno energetico italiano, quasi il doppio rispetto al resto d’Europa e alla media mondiale. La dipendenza dal gas si traduce per il nostro paese in una profonda dipendenza energetica da un ristretto numero di paesi terzi, prevalentemente extra-europei. Nel caso dell’Italia, gli approvvigionamenti di gas provengono da un numero esiguo di grandi produttori in grado di raggiungere il paese via gasdotto: Russia, Algeria, Libia e Norvegia coprono all’incirca l’80% delle importazioni italiane. La situazione per l’intera Unione Europea è molto simile: Russia, Norvegia e Algeria coprono l’80% delle importazioni continentali. Questo ci obbliga a una politica di multilateralismo che preoccupa molto gli alleati d’oltre oceano.
La contrarietà dell’etablissement americano nei confronti delle politiche ispirate da Mattei è ormai storia (la foto sopra è parte del documento della C.I.A. NLK-99-71E #7) e la continuazione di tale contrarietà è probabilmente alla base dell’attentato di Nassiriya, dove i nostri carabinieri erano impiegati alla protezione degli impianti E.N.I.
Cosa ci insegna tutto questo e a quali considerazioni ci può portare?
La prima considerazione è che oggi, all’indomani della fine della guerra fredda, si scontrano due modelli di rapporti internazionali.
Uno basato sull’antica concezione mercantile che prevede quindi la superiorità di un modello o di una nazione sopra le altre. Nel progetto per il nuovo secolo americano è scritto: ”È nostro obiettivo è supportare la causa per la leadership globale americana … la storia di questo secolo deve averci insegnato di abbracciare la causa di una leadership americana”. Per questo é necessario di tanto in tanto definire “paesi canaglia” quei paesi che non si sottomettono alla pax americana come è necessario di tanto in tanto esportare la democrazia e invadere paesi lontani alla ricerca di ex agenti della C.I.A. improvvisamente passati dall’altra parte e in grado di minacciare la sicurezza mondiale, come nei film di James Bond.
L’altro modello è quello multilaterale o globale che, con le dovute correzioni, presuppone un’ulteriore apertura e liberalizzazione dei mercati internazionali e significa che gli attuali squilibri finanziari riusciranno a essere corretti nel momento in cui si troverà una soluzione condivisa per il forte disavanzo degli Stati Uniti e il corrispondente surplus dei maggiori paesi asiatici e di quelli esportatori di petrolio. Una soluzione senza trucchi finanziari come quello di stampare miliardi di dollari (600) senza contropartite o di propaganda contro un fantomatico “terrorismo internazionale” che minaccia la nostra civiltà e che si manifesta ogni volta che la nostra attenzione deve essere distratta da problemi che danneggiano l’immagine di un paio di nazioni occidentali.
Senza fare del complottismo, quando gli Stati Uniti manderanno in pensione gli agenti che in questi anni hanno diretto le operazioni di guerra asimmetrica su tutto il globo, avremo un mondo più pacifico e potremo tornare a dormire sonni tranquilli
Pubblicato su Il Derviscio di Stefano
lunedì 8 novembre 2010
I FALSARI DELLA FED
I soldi falsi della FED
Pubblicato il 7 novembre 2010 da Stefano
Uscire dalla crisi é facile: stampa i tuoi soldi fai-da-te.
Lo ammetto, da bambino ho fatto
Totó falsarioanch’io le mie brave raccolte di figurine Panini. La prima che mi ricordi era intitolata “Storia d’Italia”. Le bustine costavano dieci lire e dentro c’erano figurine su carta patinata da incollare all’album con la colla nei barattolini di plastica che aveva l’odore (e il sapore) delle mandorle. Il maestro, a scuola, un po’ si arrabbiava se nell’intervallo facevamo lo scambio delle doppie, ma, alla fine dei conti, la raccolta con le sue figure di epiche battaglie fra romani e barbari, fungeva un po’ da sussidiario alle lezioni di storia. Poi vennero le raccolte dei cantanti e dei calciatori e lì il conflitto con l’autorità scolastica divenne scontro aperto.
Ora, mi dicono, alcune di quelle raccolte sono vendute e comprate sui banchi dei collezionisti a prezzi esorbitanti. E questa è la seconda differenza con le banconote americane. La prima differenza fra banconote americane e le figurine Panini è che la differenza fra il prezzo di stampa e quello di mercato delle figurine è stabilito dal mercato, cioè dalla disponibilità finanziaria dei ragazzi per i quali il prodotto è stato pensato. Se stampare cinque figurine costa alla ditta Panini 30 centesimi di Euro e in edicola sono rivendute a 50 centesimi di euro, Panini ha guadagnato venti centesimi. Per le banconote, la differenza fra le spese di stampa e il loro valore nominale è virtuale e fantastica. La Banca Centrale (che non appartiene allo Stato, ma è di proprietà privata) spende pochi centesimi per la carta e per l’inchiostro e, una volta consegnate alle banche o allo Stato, le sue figurine valgono tanti miliardi quanti ne hanno scritti sulle figurine. Se per la figurina da dieci euro, la banca ha speso trenta centesimi, il guadagno è di 9,70 € e se la banconota è di 100 €, il guadagno è di 99,70 €.
È credenza comune che dietro ad ogni banconota in circolazione esista nel caveau di chissà quale banca, una corrispettiva quantità di oro. Anche questo è falso. La banca centrale di qualsiasi paese, è autorizzata dallo Stato a stampare quantità dieci volte superiori alle proprie riserve in oro, divise e valori finanziari. Ciò significa che nella regola, nei caveau delle banche centrali ci sono cumuli di cambiali firmate dagli Stati sovrani sotto forma di buoni del tesoro, una certa quantità di divise e qualche tonnellata di oro e che tutto questo messo assieme non coprirà mai MAI! la quantità di denaro in circolazione e, nella regola, nemmeno il dieci per cento dello stesso. Per dirne una, le riserve in oro della Banca d’Italia ammontano a 2.451,8 tonnellate, pari a 86.484.699,984 once (1 oncia = 28,3495231 g.) al prezzo di 1.400 $ l’oncia è uguale a 121.078.579.977,9468 $ (121, … miliardi $) pari a ca. 86.213.742.554,35006 € (86, … miliardi di €). Il debito pubblico dello Stato ammonta al 31/12/2009 a € 1.760,765 miliardi di €. Se domani i risparmiatori italiani andassero tutti a ritirare il controvalore dei loro B.O.T., B.T.P. e C.T.Z., alle 10 del mattino le riserve della Banca d’Italia sarebbero finite e ca. diciannove risparmiatori su venti resteranno a bocca asciutta.
Negli Stati Uniti, non da oggi, hanno fatto una scoperta geniale. Una grande parte del loro debito pubblico, cioè il corrispettivo dei nostri buoni del tesoro, è stato venduto all’estero, particolarmente in Cina (dai 750 ai 900 miliardi di dollari) ma anche in Germania.
Ora, trovandosi nella situazione di non poter più pagare i propri debiti, Ben Bernanke, attuale presidente dei governatori della FED (la banca centrale americana) ha deciso di stampare più soldi. Così, dal nulla, saranno creati 600 miliardi di dollari senza nessun controvalore. Totó non avrebbe saputo fare di meglio, con una piccola differenza: Totó sarebbe finito in galera, Ben Bernanke continuerà a essere Presidente dell’istituto finanziario più potente del mondo e questa è l’unica differenza fra Totó e Ben Bernanke. Va da sé che Cina e Germania are not amused. Immaginate di aver preso in pegno il Rolex del vostro vicino di casa a un prezzo di cento dollari e che durante la notte il dollaro abbia subito una svalutazione del 30% (600 miliardi di dollari equivalgono a circa un terzo dei dollari in circolazione, M1). Quando il giorno dopo dovete restituire il Rolex, i cento dollari che vi sono ridati valgono un terzo in meno del giorno prima. Un po’ vi sentirete presi per i fondelli.
Ecco che il termine “Stato Canaglia” acquista un significato del tutto nuovo.
Pubblicazione de Il Derviscio
lunedì 1 novembre 2010
Lo Yemen, gli amici e il pacco
Pubblicato il 31 ottobre 2010 da Stefano
Ciá vá, non ho meglio da fare e provo qui con un riassunto breve.
il pacco
Questa la prima notizia così come riportata dal Corriere:
“A far scattare l’allerta era stata la scoperta, avvenuta la notte tra giovedì e venerdì, di un toner apparentemente trasformato in ordigno a bordo di un velivolo della Ups, una compagnia di spedizioni, durante uno scalo a Londra. Il velivolo era partito dallo Yemen ed era diretto a Chicago. L’Fbi ha poi fatto sapere che il toner manipolato è risultato negativo ai controlli per l’esplosivo, ma nel frattempo sono scattati controlli su altri due aerei della Ups in arrivo negli Usa, a Newark e a Philadelphia”.
Ripetiamo al rallentatore: a Londra, su un cargo UPS la polizia non trova niente, tranne una cartuccia d’inchiostro per una stampante e nel mondo intero scatta l’allarme anti-terrorismo-al-kaida-al-qaida-al-qaeda.
Lo Yemen Post scrive che Mohammed al-Shaibah, direttore del settore cargo della Yemenia Airwais ha dichiarato che “nessun cargo UPS o DHL ha lasciato il Paese nelle ultime quarantotto ore. Tutte le accuse sono false e prive di fondamento. Nessun cargo UPS o DHL è partito nelle ultime quarantotto ore con direzione Chicago. Tutti i pacchi in transito dallo Yemen sono controllati accuratamente e non esiste nessuna prova che i pacchi in questione siano passati da qui”.
Mentre gli Stati Uniti annunciano che la minaccia dell’al-kaida-al-qaida-al-qaeda yemenita è superiore alla minaccia dell’al-kaida- …. pakistana, gli analisti locali sono stupiti da queste dichiarazioni. Gli attivisti yemeniti sono stimati a meno di un centinaio (sempre non si tratti di doppi agenti), meno del 5% dei militanti pakistani o sauditi. Perché allora a Washington pensano che questi costituiscano un pericolo mentre le autorità yemenite sono allibite di fronte all’improvvisa escalazione della situazione?
Napoleone (o Churchill?) diceva: “Guardate la carta geografica e saprete se c’è da aspettarsi una guerra in una determinata nazione”.
Ecco, guardiamo la carta geografica per capire che dallo Yemen si controlla l’accesso al mar Rosso e del Golfo di Aden. Si è accesa la prima lampadina? Proviamo adesso a guardare le notizie degli ultimi mesi riguardanti lo Yemen.
“Il primo ministro britannico Gordon Brown ha invitato i suoi principali partner internazionali ad una conferenza per discutere delle strategie con cui contrastare la radicalizzazione in Yemen, dopo il fallito attentato della scorsa settimana su un aereo diretto negli Usa. Lo ha detto oggi il suo ufficio.
Brown ospiterà l’evento a Londra il 28 gennaio. L’incontro ad alto livello si svolgerà in parallelo alla conferenza internazionale sull’Afghanistan, in calendario nello stesso giorno.
Umar Farouk Abdulmutallab, il nigeriano di 23 anni che ha detto di essere stato addestrato da al Qaeda in Yemen, è accusato di avere cercato di far esplodere un aereo passeggeri diretto a Detroit nel giorno di Natale”.
Umar Farouk è quello che si è fatto esplodere 80 grammi di tetra nitrato di penta eritrite fra le gambe e che fino ad oggi continua a proclamarsi innocente.
Bene, dopo questo fatto è nata, per iniziativa di Franco Frattini, l’associazione “Friends of Yemen” con lo scopo di aiutare il Paese nella “lotta al terrorismo”. La Gran Bretagna, gli Stati Uniti, la Francia, l’Italia hanno versato diversi milioni di dollari per potenziare controlli e addestramento di polizia. L’Italia in particolare ha inviato motovedette e istruttori.
Nonostante ciò, sembra che il presidente Ali Abdullah Saleh non prenda le cose troppo sul serio. Vuoi perché i kaidisti yemeniti assomigliano più all’armata Brancaleone, vuoi perché la sua permanenza al potere è condizionata dal volere dell’ala conservativa del suo Paese, più vicina all’islam che agli U.S.A.
Non da trascurare le prossime elezioni negli Stati Uniti dove, secondo gli esperti, la paura di al-kaida-alqaida- … porta voti ai repubblicani che accusano Obama di essere troppo vicino all’Islam.
Insomma, poco di nuovo sotto il cielo.
Forse non era nemmeno il caso di raccontarlo, ma così, tanto per aver messo un appunto che non si sa mai.
Pubblicato il 31 Ottobre 2010, su il Derviscio
domenica 5 settembre 2010
Le Icone del sistema
.La potenza della macchina propagandistica dell'Impero è davvero impressionante Non credo molto alla esistenza dei messaggi subliminali ma certamente è davvero strepitoso come pur sapendo tutti che la signora Sakineh non sarà lapidata si continuino a fare manifestazioni ed a raccogliere firme contro la lapidazione. La macchina della menzogna è in grado di travolgere la verità. E' molto difficile resistere quando tutti i telegiornali, tutte le radio, tutta la carta stampata portano l'immagine di una bella donna con il capo coperto da un velo nero e si fa appello al nostro buon cuore, ai sentimenti, alle nostre profonde convinzioni umanitarie: siete favorevoli o contrari alla pena di morte? Se siete contrari aderite, firmate questo appello. Financo Dario Fo e Franca Rame si sono arruolati a questa campagna che sta umiliando l'onore la dignità dell'Iran come Stato e che, in definitiva, è una campagna di odio, di scientifica denigrazione, per preparare l'opinione pubblica mondiale a quanto stanno tramando gli USA ed Israele che hanno navi, aerei, truppe acquartierate ai margini dell'Iran e pronte a sferrare un attacco mortale pari a quello sferrato contro l'Irak due volte e contro l'Afghanistan. La confezione del falso è financo rudimentale. Non ci vuole molto per comprendere che si tratta di un marchingegno preparato nel laboratorio della controinformazione Cia: la vicenda di Sakineh è quella di una persona che viene usata per una colossale campagna denigratoria contro l'Islam come religione e contro l'Iran come nazione. Nei giorni scorsi è stata orrendamente lapidata una giovane donna in Irak ma non se ne è occupato quasi nessuno. La lapidazione è avvenuto in un paese "liberato" dall'Occidente. Altre lapidazioni sono avvenute in varie parti del mondo delle quali quasi non si è data notizia. Certo lapidazione ed infibulazione sono pratiche barbariche che vanno abolite. Ma il problema oggi non è questo. La lapidazione fa comodo alla propaganda imperiale. Bisogna liberare l'Iran dai preti come si è liberato ieri l'Irak da Sadam Hussein impiccato dopo essere stato vilipeso in mondovisione. Mi aspetto domani di vedere la testa di Ahmadinjed penzolare da una forca magari con la signora Sakineh che aiuta il boia. L'Impero per giustificare le sue guerre di aggressione, per spingersi sulla strada del dominio del mondo ha bisogno di crearsi delle icone, delle figure che materializzano l'idea di ciò che bisogna difendere e di ciò che bisogna combattere e diventino eroine della grande battaglia di "valori". Ieri l'Icona dell'Iran era Neda, la ragazza uccisa durante una rivolta contro il Governo. Sulla sua morte ancora oggi, nonostante è stato provato da eminenti scienziati che il sangue che ne copriva la faccia non poteva essere vero, si continua a parlarne come di una martire. Questa icona viene sostituita oggi dalla signora Sakineh che viene griffata con uno slogan di grandissimo impatto: no alla lapidazione. Che cosa può suscitare in noi raccapriccio maggiore della lapidazione? Nonostante l'impupata storia faccia acqua da tutte le parti si continua imperterriti ad andare avanti. Chi se ne frega? Come dice Berlusconi, la verità è ciò che afferma la televisione!! In quanto ad Icone la storia è vecchia: si tratta di un trucco usato almeno da cinquanta anni. Si cominciò con la figlia di Stalin, Svetlana, che nel 1966 "scappò" da Mosca in Florida per respirare la libertà che mancava nella URSS del padre, sebbene defunto di anni. La sorella di Fidel Castro fu arruolata dalla Cia e trasferita pure lei in Florida dove organizza la Resistenza dei cubani anticastristi. Anche la signora San Suu Kuy candidata alla Presidenza della Birmania è una sorta di santino per ora tenuta in riserva. Si parlò di lei l'ultima volta l'anno scorso. Evidentemente gli USA non hanno urgenze particolari sulla Birmania anche se non saranno soddisfatti se non dopo avervi installato una base militare. Anche della signora Betancoort già prigioniera delle Farc e liberata dai militari colombiani proposta per il premio Nobel per la pace non si tiene gran conto. Evidentemente Obama si è acconciato molto bene con il regime colombiano e per il momento non abbisogna di una eroina. Altre icone sono i monaci buddisti. Mi riferisco al Dalai Lama ed al Grande Capo del Vietnam Tich Nhat Hanh. In questo momento non sono molto attivi, sono dormienti. Evidentemente la Cina ed il Vietnam del Nord non sono prioritari. Oggi è prioritario nei piani militari l'Iran! Queste eroine hanno una caratteristica in comune: sono piazzate in posti dove ancora l'influenza dell'Impero non è arrivata. Birmania, Cuba, Iran sono fuori dall'area di influenza e di condizionamento degli USA e delle multinazionali. Debbono essere "normalizzate" al più presto. L'impero deve aggiungere altre basi militari alle mille che ha sparse in un reticolato enorme in tutto il mondo. E' desolante l'adesione acritica della sinistra europea a tutte, indistintamente tutte le campagne organizzate dagli USA attorno a questi Santini, a queste Icone. La sinistra europea è interna agli interessi del capitalismo euroatlantico ed in qualche modo si è schierato contro se stessa e contro quanto nel pianeta é nei piani di annessione e di sottomissione degli USA. Non é una novità! Al dunque l'internazione Socialista ha sempre votato i crediti di guerra e si è sempre schierata dalla parte del colonialismo. Durante tutto il Novecento se non vi sembra poco!
Pietro Ancona - "Le Icone dell'Impero"
pubblicata da INFORMAZIONE SCORRETTA il giorno venerdì 3 settembre 2010 alle ore 17.11
lunedì 2 agosto 2010
HO VISTO MORIRE KÖNIGSBERG !
Il destino toccato alla città tedesca di Königsberg, antica capitale della Prussia Orientale, è il simbolo del tramonto del germanesimo ad Est ed anche di una certa idea di Europa. L’Europa delle nazioni, dei popoli, della cultura, della civiltà. La storiografia recente sta lentamente disseppellendo la verità che per più di cinquant’anni era stata segregata. Lentamente viene allo scoperto l’enorme crimine consumato sulla Germania alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando, in un’orgia di vendette primitive, venne fatta pagare alla povera gente, in gran parte donne, vecchi e bambini, la dura politica di occupazione tedesca dell’Unione Sovietica. La scelta tedesca del pugno di ferro ad Est, forzata dalla presenza di un movimento partigiano fortissimo e fortemente ideologizzato, e come noto tenuto in mano dai commissari politici del partito comunista, venne fatta scontare con gli interessi all’inerme popolo tedesco, che non aveva più le forze per ribellarsi e che era allo stremo delle forze.
Königsberg, il grande porto sul Baltico, la gloriosa città germanica capitale dell’Ordine Teutonico, famosa università, patria di alcuni tra i massimi geni tedeschi come Kant, Herder, Hoffmann, storico avamposto del germanesimo verso il mondo slavo, venne fatta a pezzi una prima volta da un selvaggio raid aereo britannico nell’agosto del 1944. Fu solo l’antipasto. Una piccola anticipazione della pratica degli angloamericani di impressionare i loro amici russi con spettacolari massacri, come con maggiore scientificità accadde mesi più tardi a Dresda. Königsberg, abitata per lo più da civili, ebbe così un primo assaggio del concetto democratico di “liberazione”. Ma con l’avvicinarsi del fronte orientale, che nell’autunno 1944 raggiunse le frontiere prussiane, la tragedia vera ebbe inizio.
Da Hitler dichiarata fortezza, come d’uso per tutte le maggiori città orientali, al fine di creare estremi frangiflutti militari in grado di arrestare la marea sovietica, non si ebbe il tempo di far sfollare che una minima parte della popolazione civile, ammassandola nei porti con le scene di panico, di morte, di disperazione che furono comuni a tutto l’Oriente tedesco. Alla fine del 1944 Königsberg venne accerchiata e, come tutta la Curlandia e la zona baltica, rimase tagliata fuori dal Reich.
Sola e abbandonata, con le poche unità della Wehrmacht e della milizia civile (il Volksturm) che ancora si trovavano al suo interno, la disgraziata città si preparò a un lungo assedio. La stessa storia di Breslavia, di Budapest, di Dresda, di Berlino. L’epopea sanguinosa della resistenza di Königsberg viene oggi alla ribalta grazie alla pubblicazione della memoria di un medico tedesco che visse tutte le fasi della lotta, e poi quelle dell’occupazione barbarica da parte della soldataglia russa, lasciata a se stessa, libera di infierire alla maniera mongola sugli inermi, con il lugubre seguito di eccidi di massa, stupri, violenze senza nome cui la popolazione venne sottoposta in una nuova edizione dell’inferno in terra.
Si tratta del libro Ho visto morire Königsberg:1945-1948: memorie di un medico tedesco di Hans Deichelmann (Mursia), praticamente un diario che va dal 4 aprile 1945 al 14 marzo del 1948, quando gli ultimi tedeschi rimasti vennero stipati sui treni merci ed espulsi a Ovest. Da allora la città natale di Kant si chiama Kaliningrad, in onore del presidente dell’Unione Sovietica che rimase in carica dal 1919 al 1946. Enclave russa sul Baltico dopo il 1991, questa “Fiume tedesca” è una delle tante cicatrici indelebili sul volto dell’Europa. Deichelmann stese il suo diario solo dopo che si trovò al sicuro nella Germania occidentale, a Gottinga, dove prima dell’assedio era riuscito a far sfollare la propria famiglia. Dopo l’occupazione di Königsberg, che iniziò verso il 9, 10 aprile 1945 – anche se alcuni settori continuarono a resistere ancora per giorni, e certi piccoli nuclei di armati riuscirono a sfilarsi verso Nord, dove si continuò a combattere anche dopo la morte di Hitler e, in alcuni casi, anche dopo la resa ufficiale dell’8 maggio – Deichelmann, godendo della sua condizione privilegiata di medico, fu dai russi lasciato lavorare nell’ospedale locale, ma nella situazione più catastrofica. Mancando di tutto, con una dose giornaliera di zuppa acquosa e un pezzetto di pane marcio, mentre infuriavano la fame, i pidocchi, il tifo, la scabbia, dormendo per terra o su panconi, senza riscaldamento, continuamente vessati dalle rapine dei soldati russi che privavano i tedeschi di tutto – ma specialmente degli orologi, una vera mania per gli orologi – dai maltrattamenti, dalle retate, dai violenti interrrogatori, dalle deportazioni ai lavori forzati, dalle semplici esecuzioni per i motivi più futili, dall’internamento in numerosi Lager allestiti nei dintorni…fino a quella bestiale sequela che erano gli stupri di massa delle donne, bambine di dieci anni e vecchie ottantenni comprese. Queste ricorrenti ondate di stupri, durante i quali trenta, quaranta asiatici si accanivano uno dietro l’altro sulla stessa donna, ubriachi, fetidi, resi ebbri dagli incitamenti omicidi di Ilija Ehrenburg di umiliare la femmina tedesca, di solito finivano o con lo sgozzamento della poveretta oppure con l’impazzimento di moltissime donne, non poche delle quali, a centinaia, si liberarono del trauma e dell’onta col suicidio.
Deichelmann descrive il comportamento di quei “liberatori”, visto coi suoi occhi: «In molti punti della città sono in azione efficientissime truppe speciali incendiarie che avanzano casa per casa dando sistematicamente fuoco con benzina, bombe incendiarie e lanciafiamme agli edifici e al loro contenuto, distruggendo così intere strade e interi isolati». Sotto la data del 9 aprile, vede e riporta: «Ovunque russi carichi di bottino. Nel corridoio, di nuovo colpi d’arma da fuoco. Le donne urlano, i bambini piangono, i russi imprecano. Un medico ausiliario francese presta senza sosta aiuto nell’occultare ai russi le nostre donne…A poco a poco la nostra gente si riunisce da noi. Ci mettiamo coricati per terra fittamente pressati. La schiavitù è iniziata». Dopo i consueti saccheggi, in un solo giorno i russi violentano le suore dell’ordine cattolico, appiccano il fuoco sotto i letti dei civili ricoverati, al reparto di ostetricia dell’ospedale stuprano chiunque trovino, dalla puerpera alla gestante. Mentre il professor Unterberger stava eseguendo un difficile parto col forcipe, irruppe una masnada di soldati, «ma non appena concluso i russi sbatterono giù la donna dalla poltrona operatoria e ne abusarono in maniera raccapricciante. Il professor Unterberger si ritirò quindi nel suo studio e si tolse la vita». Di questo tenore era l’alba della “liberazione”. Il bilancio di questa immane tragedia è presto fatto: dodici milioni di profughi tedeschi brutalmente espulsi a Ovest, due milioni – ma lo storico americano Giles MacDonogh ne conta due milioni e mezzo – di civili tedeschi massacrati dai sovietici, col consenso di illustri liberali come Churchill, Roosevelt e Truman, e con la benedizione delle “grandi democrazie” occidentali.
Luca Leonello Rimbotti
domenica 1 agosto 2010
Il Governo italiano attaccato dal massone Magaldi e soci: gli Stati Uniti questa volta hanno puntato su Fini e la sinistra?
Storie di normale subordinazione nazionale.
Da qualche tempo accadono fatti inquietanti nella politica italiana, davvero inquietanti. È di pochi giorni fa infatti l’intervista “bombastica” (la definizione è di Roberto D’Agostino) con cui l’ex “Maestro Venerabile” Gioele Magaldi ha sferrato un attacco senza precedenti[1] – da massone a massone – a Silvio Berlusconi. Magaldi ha poi rincarato la dose con una “lettera aperta” al premier ancora più “bombastica”[2].
Nella detta intervista mi ha colpito soprattutto il passaggio in cui Magaldi parla degli Stati Uniti e dice:
“Dalla prima democrazia massonica del Mondo, oltre-oceano, soffia un vento di rinnovamento e rigenerazione sia per la politica che per la massoneria internazionale. E l’Italia non potrà rimanerne indenne…”.
Il concetto è stato ribadito nella “lettera aperta”, dove Magaldi scrive:
“Intanto, come ben sai (o ti hanno tenuto all’oscuro?), proprio a partire d’oltre Atlantico, dalla Prima Repubblica Democratico-Massonica al mondo, è in atto un ambizioso progetto di rigenerazione e rivoluzione delle dinamiche (invero poco commendevoli) politiche e culturali dominanti nell’era del Figlio del Fratello Bush Senior (2000-2008). Basta con certi intrallazzi profittevoli ma vergognosi e basta con il supporto a regimi politici occidentali che tendano a trasformarsi in “Democrature” stile repubblica delle banane…”.
A questo punto, rilevo un altro fatto inquietante: questo duplice attacco cade negli stessi giorni in cui è in corso l’inusitata inchiesta della Procura di Roma sulla cosiddetta P3. Dico inusitata, perché certo non è normale che una Procura come quella di Roma, notoriamente e abitualmente filo-governativa, prenda di petto il governo con una delle sue inchieste.
Rilevo poi un terzo fatto inquietante: sempre in questi giorni (il 19 Luglio) gli americani sono tornati alla carica per ridimensionare l’ENI[3], quell’ENI da sempre malvista oltre Atlantico per la ben nota tendenza alla libertà imprenditoriale in un settore strategico come quello dell’energia.
Tutto ciò (in particolare i riferimenti al “vento d’oltreoceano”) mi ha fatto venire in mente, chissà perché, un articolo dell’anno scorso apparso sul quotidiano della Confindustria in cui – riferendo i giudizi sul premier italiano espressi dal Financial Times – si diceva che “Silvio Berlusconi è diventato un alleato «difficile» per i partner USA e UE”[4], specificando che “sotto tiro”, in particolare, era “l’accordo con la Russia per il gasdotto South Stream e le recenti aperture all’Iran”.
L’appoggio di Berlusconi al South Stream “sta provocando molta rabbia a Washington e a Bruxelles”, riferiva l’articolista. E ancora: l’Italia, è sempre il “Sole24Ore” che parla, “quest’anno ha fatto infuriare la Gran Bretagna cercando di stabilire un dialogo diplomatico con l’Iran”.
Chissà allora come si saranno arrabbiati, tutti costoro, quando hanno appreso che Berlusconi non solo si è permesso di appoggiare il South Stream ma ha osato promuovere anche il North Stream[5]!
Torniamo indietro di qualche mese. Dopo la rabbia degli americani e degli eurocrati per i - fruttuosi - rapporti dell’Italia con la Russia di Putin e l’Iran di Ahmadinejad, ecco un’altra “breaking news” apparire sui giornali: “E ORA GLI AMERICANI PUNTANO SU GIANFRANCO – A Febbraio viaggio in USA da «interlocutore privilegiato»”, titolava il 25 Novembre 2009 la Stampa[6]. Nel pezzo in questione si parlava anche di un curioso personaggio, il cui nome ai più non dice nulla: Alessandro Ruben, definito “il vero ministro degli esteri di Fini”. Ruben è dal 2004 il Presidente italiano[7] della ben nota Anti-Defamation League of B’nai B’rith. Guarda caso, pochi giorni prima – l’11 Novembre - dell’annuncio del feeling tra gli americani e Fini, quest’ultimo aveva incontrato Abraham Foxman, Direttore internazionale della medesima ADL[8].
Il viaggio di Fini negli USA, anche grazie a Ruben è un successo: gli americani sono soddisfatti, anche perché quando il presidente della Camera torna in Italia se ne esce con la frase seguente: “Non devono essere gli interessi delle imprese italiane che lavorano in Iran a dettare la politica estera italiana”[9]. E aggiunge: “Finmeccanica segua l’esempio dell’ENI”[10].
Berlusconi è costretto a inseguire Fini e a tarpare le ali all’ENI, almeno con l’Iran[11]. Ma ormai l’”uomo degli americani” è il presidente della Camera e il premier non può evitare la nascita della fronda interna[12].
Povero Silvio: anche il B’nai B’rith gli ha voltato le spalle!
Il resto è storia di questi ultimi giorni, con lo scoppio dello scandalo P3, le esternazioni massoniche e “finiane” e la “discesa in campo” di Niki Vendola quale “Obama italiano”. Berlusconi cerca di tamponare ma la situazione è critica: in troppi ormai stanno cercando di far fare a “Cesare” la fine di Piccolo Cesare, il gangster americano magistralmente interpretato da Edward G. Robinson.
A questo punto è lecito porsi qualche domanda: come mai la “sinistra” italiana, a cominciare da quotidiani come l’Unità, oltre a opporsi a Berlusconi, come è giusto che sia, si oppone anche[13] a quel minimo di politica energetica autonoma portata avanti da quest’ultimo? Come mai si discute tanto di mafia e di massoneria ma non si discute mai della perdurante sudditanza dell’Italia nei confronti degli Stati Uniti, da cui storicamente discende il duplice ceppo – massonico e mafioso[14] – del nostro paese? E non sarà che in tutto questo discorso sulle stragi del 1992-93, discorso che pur tante speranze di cambiamento ha suscitato e continua a suscitare, i “maestri del discorso” continuano ad essere sempre gli americani?
[5] http://www.iltempo.it/interni_esteri/2010/04/26/1152703-putin_incontra_berlusconi.shtml?refresh_ce
[12] http://www.ansa.it/web/notizie/photostory/primopiano/2010/04/22/visualizza_new.html_1765317810.html
[14] Sul rapporto governo degli Stati Uniti-mafia –massoneria, a partire dal 1945, vedi, in FRATELLI D’ITALIA, di Ferruccio Pinotti (BUR, 2007) il paragrafo Logge pulite e logge sporche tra Calabria e Sicilia (p. 524 e seguenti). Sul rapporto governo degli Stati Uniti-mafia, vedi anche, sul blog di Beppe Grillo, l’intervento di Nicola Biondo: http://www.beppegrillo.it/2010/03/1943_cosa_nostr.html
fonte: http://andreacarancini.blogspot.com/
giovedì 22 luglio 2010
OGM E CRIMINE ORGANIZZATO
Mercoledì 21 luglio 2010
OGM E CRIMINE ORGANIZZATO
Da: LIBERASTAMPA
Di: Silvia Ribeiro ( Ricercatrice del Grupo ETC)
OGM E CRIMINE ORGANIZZATO
Da: LIBERASTAMPA
Di: Silvia Ribeiro ( Ricercatrice del Grupo ETC)
Tutti i semi transgenici esistenti sono controllati da sei imprese: Monsanto, Syngenta, DuPont, Dow, Bayer e Basf. Sono multinazionali del settore chimico che si impadroniscono delle compagnie di grani per controllare il mercato agricolo, vendendo semi che si legano agli agrotossici che esse producono ( erbicidi, insetticidi, ecc.).
Oltre a Monsanto, oramai indicata come il “villano” globale, tutte hanno una storia criminale che include, tra gli altri reati, gravi disastri ambientali e contro la vita umana. Tutte, una volta scoperte, hanno cercato di rifuggire le proprie colpe, tentando di deformare la realtà con menzogne e/o con la corruzione. Il fatto che tutti gli OGM siano omologati e che la contaminazione è un delitto per le vittime significa che qualunque paese autorizzi gli OGM di fatto consegna la propria sovranità alle decisioni di alcune multinazionali che agiscono secondo loro esigenza di lucrare. Inoltre, trattandosi di queste imprese, autorizzare la semina di OGM vuol dire consegnare i semi, i contadini e la sovranità alimentare a un pugno di criminali in grande scala. Crimine organizzato, legale.
Recentemente un tribunale in India si è pronunciato, dopo circa venti anni di richieste della parte lesa, su un caso che riguarda una di queste imprese: Dow. Parliamo di uno dei peggiori incidenti industriali della storia: un’enorme fuga “accidentale” di gas tossico della fabbrica agrochimica Union-Carbide, nel Bhopal in India, nel 1984. I comitati dei sopravvissuti (www.bhopal.net) stimano che sono morte più di 22 mila persone e che 500 mila hanno avuto conseguenze permanenti. 50 mila sono così malate da non poter lavorare per mantenersi. Recenti studi confermano che anche i figli delle vittime hanno avuto danni. La percentuale delle deformazioni nelle nascite in Bhopal è di 10 volte superiore al resto del paese, la frequenza del cancro molto più elevata della media. L’acqua di oltre 30 mila abitanti del Bhopal è ancora contaminata dalla fuga dei gas. Le vittime e i familiari hanno lottato duramente per decenni perché venissero curate e fossero pagate le spese mediche delle persone colpite, per la ripulitura del luogo e per portare a giudizio i responsabili.
Dow ha comprato la multinazionale Union-Carbide nel 2001. È stata una succulenta espansione della lucrosa vendita di agenti tossici e un modo di proseguire gli affari liberandosi dalla cattiva reputazione causata dall’incidente. Secondo il contratto di acquisto, Dow si sarebbe fatta carico di tutte le responsabilità della Union-Carbide. Dow aveva preventivato 2 miliardi e 200 milioni di dollari per potenziali risarcimenti dovuti all’amianto negli Stati Uniti, ma nemmeno un dollaro per pagare le indennizzazioni dovute in India, dimostrando che per loro la vita della gente dei paesi del sud del mondo non conta nulla. Non si è mai presentata nei tribunali in India. Anzi, ha assunto un atteggiamento aggressivo nei confronti delle vittime, chiedendo risarcimenti per migliaia di dollari a chiunque avesse manifestato davanti alla sede dell’impresa per il disastro del Bhopal.
L’8 giugno 2010, un tribunale ha emesso un verdetto per 8 dirigenti della Union- Carbide. La sentenza per la morte di 22 mila persone è di un cinismo feroce: due anni di carcere e circa 2 mila dollari di multa per ognuno di loro, nonostante nessuno dei sei sistemi di sicurezza della fabbrica fosse in funzione per così poter ridurre i costi . Warren Anderson, presidente della Union-Carbide al momento dell’esplosione e principale responsabile dell’incidente, è fuggito negli Stati Uniti dove continua a vivere nel lusso, difeso dalle richieste di estradizione dagli avvocati della Dow.
Lungi dall’essere un caso isolato, “ di un’azienda diversa”, Dow già aveva familiarità col genocidio. Ha fabbricato il napalm usato in Vietnam e condivide con Monsanto la produzione dell’Agente Arancio, anche questa sostanza tossica è stata usata in Vietnam e tuttora causa deformazioni nei nipoti delle vittime. Anche in quel caso, Dow e Monsanto hanno cercato di evitare qualunque compensazione, pagando alla fine una minuzia. Più recentemente, Dow si trova sotto processo per vendita e promozione – pur consapevole delle gravi conseguenze – dell’agrotossico Nemagon (DBCP) in vari paesi latinoamericani, che ha provocato sterilità nei lavoratori delle piantagioni di banane e deformazioni congenite nei loro figli (www.elparquedelashamacas.org). Questi orrori non sono un’eccezione, ma all’ordine del giorno nelle imprese di OGM, che sistematicamente disprezzano la vita umana, la natura e l’ambiente per aumentare i propri profitti. È bene ricordare, ad esempio, che Syngenta ha coltivato illegalmente mais transgenico in aree naturali protette del Brasile e, in seguito alle occupazioni per protesta da parte del Movimento dei Senza Terra, ha assoldato una milizia armata che ha sparato a bruciapelo a Keno, del MST, ammazzandolo. Monsanto in questo momento sta cercando di sfruttare la tragedia provocata dal terremoto a Haiti per imporre la contaminazione e la dipendenza del paese dai suoi semi modificati. DuPont ha continuato a vendere gli agrotossici – già proibiti negli Stati Uniti, come il Lannate (merhomyl) – nell’Ecuador, Costa Rica e Guatemala dove ha provocato l’avvelenamento di migliaia di contadini. Basf E Bayer sono accusate di fatti simili.
Possiamo credere a queste imprese sul fatto che gli OGM non hanno conseguenze ambientali né sulla salute e che se ci dovesse essere una contaminazione transgenica di tutto il mais, loro sarebbero vigili e la terrebbero sotto controllo?
Di ipharra.over-blog.it - Pubblicato in : decrescita
lunedì 21 giugno 2010
Obama, le Elezioni ed Hollywood.
Obama, McCain e le banche.
Von Stefano Comi
9.November 2008
Chi sono stati i finanziatori delle elezioni presidenziali americane.
La maggioranza dei membri del Congresso Americano, Democratici e Repubblicani, ricevono la maggior parte dei loro contributi dai comitati di azione politica, i quali sono costantemente impegnati a raccogliere fondi presso le lobby d’affari. I democratici di solito ottengono grandi finanziamenti dai sindacati, cosa che succede di raro ai repubblicani.
Alcuni membri del Congresso, sopratutto gli indipendenti, ricevono a volte finanziamenti da gruppi fortemente ideologici come I movimenti ecologici o la lobby delle armi.
Quasi sempre, la configurazione dei mecenati cambia quando il candidato viene eletto. Ció è comprensibile, poiché le lobby preferiscono l’investimento sicuro su un senatore eletto piuttosto che l’incognita di un candidato.
La proporzione dei finanziamenti dei gruppi di interesse commerciale aumenta, per repubblicani e democratici quando la candidatura ha grosse possibilitá di trasformarsi in elezione o quando l’elezione è avvenuta.
Solo un candidato democratico molto liberale continuerà ad ottenere piú soldi dai sindacati che non dai gruppi industriali e finanziari.
Detto questo, vediamo quali sono state le principali risorse dei due candidati di queste elezioni, McCain e Obama, divise in due tabelle, la prima per categorie di interessi, la seconda dei donatori “privati”.
McCain
Tabella 1 per Categorie:
1 Retired $32,321,744
2 Lawyers/Law Firms $9,662,840
3 Real Estate $8,108,317
4 Securities & Investment $7,961,526
5 Misc Business $5,364,002
6 Health Professionals $4,929,819
7 Misc Finance $4,624,247
8 Republican/Conservative $3,977,805
9 Business Services $3,142,238
10 Commercial Banks $2,185,869
11 Insurance $2,156,892
12 Oil & Gas $2,119,516
13 General Contractors $1,902,869
14 Civil Servants/Public Officials $1,863,948
15 Misc Manufacturing & Distributing $1,656,803
16 Education $1,646,670
17 Computers/Internet $1,437,328
18 Construction Services $1,125,171
19 Lobbyists $1,102,583
20 Automotive $1,039,147
McCain
Tabella 2 donazioni private:
Merrill Lynch $359,070
Citigroup Inc $296,151
Morgan Stanley $262,777
Goldman Sachs $228,695
JPMorgan Chase & Co $215,042
US Government $195,505
AT&T Inc $185,063
Credit Suisse Group $178,053
PricewaterhouseCoopers $166,470
Blank Rome LLP $161,826
Wachovia Corp $159,107
US Army $158,170
UBS AG $147,465
Bank of America $143,026
Greenberg Traurig LLP $142,137
Gibson, Dunn & Crutcher $141,446
US Dept of Defense $129,725
FedEx Corp $125,654
Lehman Brothers $115,707
Bear Stearns $113,050
Obama
Donazioni per categorie:
1 Retired $40,053,318
2 Lawyers/Law Firms $36,755,162
3 Education $19,345,775
4 Securities & Investment $12,653,140
5 Misc Business $12,239,151
6 Business Services $10,104,393
7 Health Professionals $9,446,425
8 Real Estate $8,678,676
9 TV/Movies/Music $7,264,467
10 Computers/Internet $7,251,335
11 Civil Servants/Public Officials $6,949,758
12 Democratic/Liberal $5,512,685
13 Printing & Publishing $5,467,923
14 Misc Finance $5,153,537
15 Other $3,434,670
16 Hospitals/Nursing Homes $3,304,156
17 Commercial Banks $2,938,556
18 Non-Profit Institutions $2,502,689
19 Construction Services $2,329,996
20 Insurance $1,847,5
Obama
Donazioni private:
University of California $909,283
Goldman Sachs $874,207
Harvard University $717,230
Microsoft Corp $714,108
Google Inc $701,099
JPMorgan Chase & Co $581,460
Citigroup Inc $581,216
National Amusements Inc $543,859
Time Warner $508,148
Sidley Austin LLP $492,445
Stanford University $481,199
Skadden, Arps et al $473,424
Wilmerhale Llp $466,679
UBS AG $454,795
Latham & Watkins $426,924
Columbia University $426,516
Morgan Stanley $425,102
IBM Corp $415,196
University of Chicago $414,555
US Government $400,819
Ci vuole poco per notare che le somme a disposizione dei comitati elettorali di Obama sono state di gran lunga superiori alle somme a disposizione di McCain. Se per le elezioni valgono gli stessi parametri utili nelle guerre convenzionali, la vittoria di Obama era quindi scontata dall’inizio. Ma da questi elenchi si possono trarre anche altre conclusioni.
Intanto nelle liste dei donatori privati è interessante vedere che, soprattutto le banche, hanno finanziato, anche se in misura diversa, entrambi i candidati. È il caso di Goldman Sachs, JP Morgan, Citigroup, Morgan Stanley, Unione Banche Svizzere (UBS). Curiosa la presenza di Lehman Brothers fra i donatori di McCain. Lehman Brothers è la banca che ha raccolto tonnellate di “titoli spazzatura” (Junk Bonds) dai depositi delle immobiliari americane e le ha rivendute a banche pubbliche ed amministrazioni europee raccogliendo cifre astronomiche per poi “fallire”, lasciando partiti, governi e amministrazioni europee con le braghe di tela. Interessante anche uno spartiacque ancora visibile dalla presenza di gruppi industriali e interessi militari nella lista di McCain e da quella di Universitá (cinque!) fra i donatori di Obama. L’altra chicca è rappresentata dalla presenza di Time Warner (Warner Brothers – CNN) nella lista di Obama. Hollywood ha fatto la sua scelta e, probabilmente, ha contribuito non solo finanziariamente a costruire il mito di Obama.
Nei prossimi quattro anni, eventualmente otto, toccherà ad Obama saldare il suo debito coi suoi mecenati presenti e futuri.
Chi vivrá vedrá.
“ L’altra chicca è rappresentata dalla presenza di Time Warner (Warner Brothers – CNN) nella lista di Obama. Hollywood ha fatto la sua scelta e, probabilmente, ha contribuito non solo finanziariamente a costruire il mito di Obama”.
9.November 2008
Scritto da Stefano Comi su http://www.radio-utopie.de/ il 9.novembre 2008
Von Stefano Comi
9.November 2008
Chi sono stati i finanziatori delle elezioni presidenziali americane.
La maggioranza dei membri del Congresso Americano, Democratici e Repubblicani, ricevono la maggior parte dei loro contributi dai comitati di azione politica, i quali sono costantemente impegnati a raccogliere fondi presso le lobby d’affari. I democratici di solito ottengono grandi finanziamenti dai sindacati, cosa che succede di raro ai repubblicani.
Alcuni membri del Congresso, sopratutto gli indipendenti, ricevono a volte finanziamenti da gruppi fortemente ideologici come I movimenti ecologici o la lobby delle armi.
Quasi sempre, la configurazione dei mecenati cambia quando il candidato viene eletto. Ció è comprensibile, poiché le lobby preferiscono l’investimento sicuro su un senatore eletto piuttosto che l’incognita di un candidato.
La proporzione dei finanziamenti dei gruppi di interesse commerciale aumenta, per repubblicani e democratici quando la candidatura ha grosse possibilitá di trasformarsi in elezione o quando l’elezione è avvenuta.
Solo un candidato democratico molto liberale continuerà ad ottenere piú soldi dai sindacati che non dai gruppi industriali e finanziari.
Detto questo, vediamo quali sono state le principali risorse dei due candidati di queste elezioni, McCain e Obama, divise in due tabelle, la prima per categorie di interessi, la seconda dei donatori “privati”.
McCain
Tabella 1 per Categorie:
1 Retired $32,321,744
2 Lawyers/Law Firms $9,662,840
3 Real Estate $8,108,317
4 Securities & Investment $7,961,526
5 Misc Business $5,364,002
6 Health Professionals $4,929,819
7 Misc Finance $4,624,247
8 Republican/Conservative $3,977,805
9 Business Services $3,142,238
10 Commercial Banks $2,185,869
11 Insurance $2,156,892
12 Oil & Gas $2,119,516
13 General Contractors $1,902,869
14 Civil Servants/Public Officials $1,863,948
15 Misc Manufacturing & Distributing $1,656,803
16 Education $1,646,670
17 Computers/Internet $1,437,328
18 Construction Services $1,125,171
19 Lobbyists $1,102,583
20 Automotive $1,039,147
McCain
Tabella 2 donazioni private:
Merrill Lynch $359,070
Citigroup Inc $296,151
Morgan Stanley $262,777
Goldman Sachs $228,695
JPMorgan Chase & Co $215,042
US Government $195,505
AT&T Inc $185,063
Credit Suisse Group $178,053
PricewaterhouseCoopers $166,470
Blank Rome LLP $161,826
Wachovia Corp $159,107
US Army $158,170
UBS AG $147,465
Bank of America $143,026
Greenberg Traurig LLP $142,137
Gibson, Dunn & Crutcher $141,446
US Dept of Defense $129,725
FedEx Corp $125,654
Lehman Brothers $115,707
Bear Stearns $113,050
Obama
Donazioni per categorie:
1 Retired $40,053,318
2 Lawyers/Law Firms $36,755,162
3 Education $19,345,775
4 Securities & Investment $12,653,140
5 Misc Business $12,239,151
6 Business Services $10,104,393
7 Health Professionals $9,446,425
8 Real Estate $8,678,676
9 TV/Movies/Music $7,264,467
10 Computers/Internet $7,251,335
11 Civil Servants/Public Officials $6,949,758
12 Democratic/Liberal $5,512,685
13 Printing & Publishing $5,467,923
14 Misc Finance $5,153,537
15 Other $3,434,670
16 Hospitals/Nursing Homes $3,304,156
17 Commercial Banks $2,938,556
18 Non-Profit Institutions $2,502,689
19 Construction Services $2,329,996
20 Insurance $1,847,5
Obama
Donazioni private:
University of California $909,283
Goldman Sachs $874,207
Harvard University $717,230
Microsoft Corp $714,108
Google Inc $701,099
JPMorgan Chase & Co $581,460
Citigroup Inc $581,216
National Amusements Inc $543,859
Time Warner $508,148
Sidley Austin LLP $492,445
Stanford University $481,199
Skadden, Arps et al $473,424
Wilmerhale Llp $466,679
UBS AG $454,795
Latham & Watkins $426,924
Columbia University $426,516
Morgan Stanley $425,102
IBM Corp $415,196
University of Chicago $414,555
US Government $400,819
Ci vuole poco per notare che le somme a disposizione dei comitati elettorali di Obama sono state di gran lunga superiori alle somme a disposizione di McCain. Se per le elezioni valgono gli stessi parametri utili nelle guerre convenzionali, la vittoria di Obama era quindi scontata dall’inizio. Ma da questi elenchi si possono trarre anche altre conclusioni.
Intanto nelle liste dei donatori privati è interessante vedere che, soprattutto le banche, hanno finanziato, anche se in misura diversa, entrambi i candidati. È il caso di Goldman Sachs, JP Morgan, Citigroup, Morgan Stanley, Unione Banche Svizzere (UBS). Curiosa la presenza di Lehman Brothers fra i donatori di McCain. Lehman Brothers è la banca che ha raccolto tonnellate di “titoli spazzatura” (Junk Bonds) dai depositi delle immobiliari americane e le ha rivendute a banche pubbliche ed amministrazioni europee raccogliendo cifre astronomiche per poi “fallire”, lasciando partiti, governi e amministrazioni europee con le braghe di tela. Interessante anche uno spartiacque ancora visibile dalla presenza di gruppi industriali e interessi militari nella lista di McCain e da quella di Universitá (cinque!) fra i donatori di Obama. L’altra chicca è rappresentata dalla presenza di Time Warner (Warner Brothers – CNN) nella lista di Obama. Hollywood ha fatto la sua scelta e, probabilmente, ha contribuito non solo finanziariamente a costruire il mito di Obama.
Nei prossimi quattro anni, eventualmente otto, toccherà ad Obama saldare il suo debito coi suoi mecenati presenti e futuri.
Chi vivrá vedrá.
“ L’altra chicca è rappresentata dalla presenza di Time Warner (Warner Brothers – CNN) nella lista di Obama. Hollywood ha fatto la sua scelta e, probabilmente, ha contribuito non solo finanziariamente a costruire il mito di Obama”.
9.November 2008
Scritto da Stefano Comi su http://www.radio-utopie.de/ il 9.novembre 2008
domenica 20 giugno 2010
La Politica americana con l'aiuto di Hollywood
Dal Washington consensus all’Hollywood consensus
Matteo Pistilli // 18 giugno 2010
Matteo Pistilli // 18 giugno 2010
Conosciamo bene l’importanza che hanno sempre avuto i vecchi e nuovi mass media nella gestione anglo-americana del mondo. Sin dai tempi del colonialismo inglese infatti il ruolo della cultura dominante (e di massa) era fondamentale nel dare significati etici al dominio (missione di civiltà) e dopo, quando nel momento in cui l’impero inglese perdeva le proprie colonie, si mirò a creare un “impero della mente” (formula di Aldous Huxley) così da tentare di continuare a gestire il mondo tramite stati d’animo collettivi, quindi la cultura ed il potere finanziario…probabilmente con l’imperialismo americano in decadenza stiamo assistendo alla stessa operazione.
Oggi, dopo il crollo dell’Unione Sovietica degli anni novanta, passata la sbornia da “fine della storia”, la costruzione di vere e proprie credenze condivise dall’intera umanità è fondamentale per gli Usa, superpotenza che seguendo quello che considera il proprio “destino manifesto”, ha l’obiettivo di controllare e tutelare il mondo intero. Infatti se l’uso del “soft power” cinematografico e informativo è stato ben presente nelle ultime decine di anni, ora si sta assistendo ad un vero e proprio giro di vite, collegato alle nuove sfide poste in essere all’unipolarismo Usa e anche alle nuove possibilità che le nuove tecnologie, internet per prima, pone. E’ quindi evidente l’uso che si è fatto negli ultimi anni di piattaforme del web, caratterizzate dalla proprietà statunitense, come Facebook, Twitter, Youtube che sebbene siano coperte da un manto di democraticità, in realtà sono le maggiori protagoniste di un digital divide molto pericoloso, che riguarda non solo gli utenti che raggiungono internet, ma proprio il dominio dei siti internet planetari. E’ infatti poco etico che piattaforme informative come queste, siano diffuse in tutto il mondo, ma allo stesso tempo siano controllate e rispondano a regole etiche, ideologiche e ad interessi che sono caratterizzati da un’origine geografica e politica statunitense: non è un caso che molte cosiddette “rivoluzioni colorate” sponsorizzate da Washington siano teleguidate attraverso questi mezzi. Ed è quindi naturale che spesso alcuni Stati tentino di controllarne i contenuti, è semplicemente una forma di difesa verso lo strapotere Usa sui mass-media. Strapotere che si può rintracciare anche nella censura dei satelliti televisivi: quelli utilizzati maggiormente nella sfera d’influenza americana (nord-atlantica) oscurano infatti le televisioni non gradite (come per esempio alcune in lingua araba), così da controllare fermamente la pluralità dell’informazione. Tutto questa costruzione cinematografica della realtà ha come simbolo maggiore ovviamente Hollywood e la costruzione del consenso ad una specifica cultura attuata attraverso questo (da leggere i lavori di John Kleeves al riguardo). Quello che ci dovrebbe far pensare è che se i films girati in questo vero e proprio centro culturale globale sono solo il 5 o 6% del totale, i film americani proiettati nel mondo corrispondono invece al 50% del totale; se si tiene presente che le multinazionali dell’informazione che operano a livello globale non sono che quattro, il quadro comincia ad essere evidente.
Ma non ci vuole molto a rendersi conto di questo vero e proprio dominio “culturale” e dell’importanza che riveste il collegamento fra politica Usa e mass media per l’odierno dominio globale: solo negli ultimissimi giorni abbiamo assistito a scelte di “politica interna” americana che hanno dell’incredibile per chi, come noi, aspira al ritorno del Politico: per tentare di chiudere la falla petrolifera nel Golfo del Messico è stato chiamato niente meno che il regista di Titanic James Cameron, dopodichè è stato ascoltato l’attore Kevin Costner al congresso sullo stesso problema; per chiudere in bellezza si può citare la nomina dell’attore George Clooney a membro a vita del Council on Foreign Relations potentissimo think thank capace di influenzare, anzi di dettare, la politica estera degli stati Uniti, e che, detto per inciso, ospita anche Michael Douglas e Warren Beatty.
E’ per tutti questi motivi che provocatoriamente si può parlare di un passaggio dal Washington consensus all’Hollywood consensus: se il primo stava a significare le politiche comuni portate avanti da Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale concertate ovviamente col governo statunitense di Washington, dove hanno sede comune e dal quale quindi partivano le direttive politiche ed economiche dirette a tutto il globo, ora, con l’emergere di nuove potenze che mettono in discussione (per ora solo teoricamente) l’egemonia nord-americana su queste agenzie mondiali, il centro del sistema atlantico si sta definitamene spostando sul “soft power”, sul dominio del cuore e delle menti dei diversi popoli del pianeta ed è in questo senso possiamo parlare di Hollywood consensus. E’ infatti giunto il momento in cui quel dominio degli stati d’animo, torna ad essere l’unica azione che, grazie alla totale egemonia sui mezzi informativi, può ancora garantire l’attuale status quo unipolare e unilaterale, ma chiaramente al prezzo della diffusione di concetti falsati, stili di vita non adeguati ai vari popoli e conseguenti distorsioni etiche, culturali, comportamentali. La consapevolezza della situazione mondiale, continentale e nazionale è l’unico mezzo per opporsi ad un tale sterminato sistema di forze, per non cadere nei tranelli dell’informazione, troppo spesso accettata acriticamente, pilotata a fini strategici; fini deleteri per la libertà ed il benessere dell’Europa e dell’Asia (Eurasia), dell’Africa e dell’America Indiolatina.
Matteo Pistilli
martedì 25 maggio 2010
USURA
1 24 /05 /2010 18:04
Il Signoraggio
Facciamo di nuovo chiarezza sull’annoso problema del signoraggio…
Da: Cogito ergo sum...Penso dunque sono, su Facebook
Sulla rete sono in corso numerosissimi dibattiti sul signoraggio; purtroppo prevale la logica del muro contro muro, anche fra persone sicuramente "oneste e disinteressate".
Risulta evidente la presenza di due paradigmi inconciliabili fra loro:
1) è inammissibile che il proprietario di un bene si indebiti per averlo (coloro che sostengono l'esigenza della vera sovranità pubblica della moneta);
2) è inammissibile che venga creato del denaro libero da debito; se venisse violato questo principio l'inflazione non sarebbe controllabile, ecc. (la scuola austriaca, il mondo finanziario, quello accademico e quello politico).
Con questi paradigmi opposti è veramente difficile comprendere il problema, ma questo intervento chiarisce le ragioni di coloro che la pensano diversamente, nonostante il secondo paradigma non sia dimostrato in quanto negli USA di Lincoln l'inflazione non c'era (22) e nell'isola di Guernsey non c'è! (23)
Il Signoraggio
Lino Rossi – 24 agosto ’07
Esistono due tipi di persone:
1) quelli che riscontrando una determinata “stortura” cercano di risolverla con i mezzi che hanno;
2) quelli che per svariati motivi negano l’esistenza stessa della medesima oppure la difendono a spada tratta.
La spaventosa ed evidentissima truffa che in altri paesi ha assunto il nome di “rete del debito” (http://www.webofdebt.com/) o “spirale del debito”, in Italia viene sinteticamente individuata con "signoraggio".
Le persone tipo 2), una parte delle quali avrebbe il bagaglio culturale e l'obbligo (perchè stipendiati dallo Stato – alludo ovviamente ai professori universitari di macroeconomia) di individuare tutti i giusti cavilli tecnici e la terminologia più appropriata per evidenziare al meglio la stortura, si affannano, non tanto a cercare di comprendere le ragioni delle persone tipo 1), ma ad additarle come ignoranti, visionarie, ecc..
Ora emerge sempre più chiaramente che la truffa non consiste tecnicamente nel vero e proprio signoraggio come è stato inteso finora (l'insieme dei redditi derivante dall'emissione di moneta) ma in una accezione più generale, comprendente anche tutti gli interessi (signoraggio) relativi alle monete "creditizie", per loro natura esclusivamente pubbliche, in quanto "emesse" su concessione "pubblica". Ad esempio, se pago il 6% per un mutuo fatto esclusivamente da moneta creata dal sistema bancario, il 4% (costo del denaro interbancario) dovrà andare allo Stato ed il 2% alla banca (21).
Vediamo come se la cava wikipedia.
a) Il signoraggio è la differenza fra il valore nominale di una banconota (o moneta) ed il costo della sua produzione. L'insieme dei redditi derivante dall'emissione di moneta prende il nome di reddito da signoraggio.(1)
b) Bagliano e Marotta, in Economia monetaria, il Mulino, definiscono il signoraggio (pag. 18) come segue:
«In linea di principio, la creazione di base monetaria in condizioni di monopolio dà la possibilità alla banca centrale di ottenere redditi (il cosiddetto signoraggio) pari alla differenza tra i ricavi ottenibili dagl'investimenti in attività finanziarie e reali e i (trascurabili) costi di produzione. Poiché questi redditi derivano dalla condizione di privilegio concessa dallo Stato, i profitti sono in genere incamerati in misura prevalente da quest'ultimo, sotto forma di imposte. Un limite alla produzione, potenzialmente illimitata di base monetaria è posto dall'obiettivo del mantenimento di un livello dei prezzi relativamente stabile, data la relazione diretta che storicamente si è osservata tra inflazione e offerta di moneta.» (1)
c) Nei paesi dell'area euro, il reddito da signoraggio viene incassato dai paesi membri per il conio delle monete, e dalla Banca Centrale Europea (BCE) che emette le banconote in condizioni di monopolio. Tali redditi sono poi ridistribuiti dalla BCE alle BCN (banche centrali nazionali) in ragione della rispettiva quota partecipazione, es. bankitalia 14,57%. In molti casi, fra cui l'Italia, gli utili della Banca Centrale vanno comunque in massima parte allo stato. (1)
d) Si può quindi distinguere il reddito derivante dal diritto di emettere in esclusiva moneta in due grandi categorie: il reddito derivante dall'emissione di monete metalliche dal reddito derivante dall'emissione di altre forme di moneta. Questo viene incassato solitamente dalla banca centrale, il primo dallo Stato. (1)
e) Apprendiamo ancora, questa volta dal prof. Rovelli (2):
“.. tre concetti di signoraggio sono stati usati nella letteratura:
- costo opportunità, ossia l’interesse (netto) ricavato dalle riserve della banca centrale;
- signoraggio monetario, ossia il cambiamento della base monetaria;
- tassa da inflazione.”
La definizione di base monetaria è la seguente: (3)
È l'elemento di base dell'offerta di moneta di un sistema economico, ed è composta dalla valuta nazionale in circolazione (circolante) e dalle riserve detenute presso la Banca centrale.
Nel bilancio bankitalia è ben visibile il “costo opportunità”. Lo troviamo nel conto economico a pag. 280, 285 e 286 dell’ultima relazione annuale (4).
Bankitalia introita 3,13 miliardi di €, paga imposte per 0,67 miliardi di € e ripartisce gli utili dando allo Stato altri 0,08 miliardi di €. Il reddito monetario è trascurabile.
Il signoraggio monetario delle banconote create tipograficamente nell’anno non va considerato perché la banca centrale detiene una adeguata riserva fruttifera i cui proventi vanno allo Stato, già considerati nel costo opportunità. In sostanza questo signoraggio acquista significato concreto quando l'emissione monetaria avviene senza un corrispondente indebitamento; nell’attuale procedura, è come congelato nella riserva.
Il signoraggio “tassa da inflazione” è compreso nei primi due.
Quindi tutto regolare! Possiamo stare tranquilli e continuare a tirare il carretto. Tutti coloro che hanno messo in dubbio la bontà dell’attuale procedura dell’approvvigionamento monetario, come Allais (5), Auriti (6), Cook (7), ecc., sono degli “ignoranti”. (8)
Ma visto che “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca” e che i conti della serva non tornano, è meglio cercare di capire bene la questione a costo di passare per ignoranti e malfidati.
Innanzitutto si tratta di inquadrare in che razza di sistema siamo capitati.
Ci sono due modelli, secondo l’attuale paradigma: (9)
1. Economia monetaria pura - non esiste credito
2. Economia creditizia pura - le transazioni sono svolte attraverso il credito
Con l’economia monetaria pura vale perfettamente l’equazione di Fisher (24) e la velocità di circolazione della moneta è costante nel medio periodo.
Con l’economia creditizia pura, in astratto, una piccola quantità di moneta può servire a sorreggere tutti gli scambi.
- Tutti i pagamenti sono fatti attraverso il credito
- La velocità di circolazione tende all’infinito
Le banche creano moneta (depositi)
- Le banche non hanno limiti (teorici) alla creazione di credito
- L’offerta di moneta viene creata dalla domanda stessa
Viviamo in un sistema che è una via di mezzo fra questi due ma con netta prevalenza della parte creditizia, pur non avendone mai avuto coscienza e men che meno avendolo scelto democraticamente.
Lo Stato ha divorziato dalla banca centrale (10); tale divorzio ha avuto le conferme del trattato di Maastricht e della costituzione “bancaria” europea, ma non, grazie a Dio, dei Popoli francese ed olandese.
Inoltre siamo chiamati ad infiniti atti di fede per ritenere che i bilanci delle banche centrali siano sempre veritieri, per poi scoprire che necessitano di “condoni”. (11) “E troppa premura è stata mostrata dalla Banca d’Italia nel sollecitare il condono fiscale, per sé e per tutte le altre banche. L’impressione che ne è scaturita è che l’intero sistema creditizio avesse più di un peccato da farsi perdonare dal fisco.”
Non solo; viviamo in un sistema nel quale la società per essere monetizzata deve SEMPRE fare ricorso al debito. (12)
Lo Stato paga per interessi circa 70 miliardi di euro all’anno ed incassa per “signoraggio”, comprese le imposte, meno di 1 miliardo di euro all’anno.
Il circolante è circa 113 miliardi di euro, dei quali 105 cartacei e 8 metallici (13).
L’aggregato monetario (17)
- M1 (circolante + depositi a vista) il 31 dicembre ’06 era 667 miliardi di euro,
- M2 (M1 + depositi con scadenza fissa fino a 2 anni + depositi rimborsabili con preavviso fino a 3 mesi) era 941 miliardi di euro
- M3 (M2 + pronti contro termine + quote di fondi di investimento monetario e titoli di mercato monetario + obbligazioni con scadenza fino a 2 anni) era 1.124 miliardi di euro.
La procedura fa sì che lo Stato, proprietario della moneta, si indebiti sempre di più (a nostro discapito) per rincorrere gli interessi sul debito e percepisca gli interessi (quello che secondo loro è il signoraggio) solo di una minima parte delle monete in gioco (le riserve della banca centrale).
Ma gli interessi (signoraggio) da far pervenire allo Stato (collettività) non sono solo quelli; vanno aggiunti TUTTI quelli relativi alle monete creditizie.
È come se un autore (Stato) di un brano musicale di successo venisse pagato per la sola interpretazione dal vivo ed il suo impresario (sistema bancario e finanziario) percepisse legalmente i diritti per tutte le riproduzioni. L’autore vive di stenti e l’impresario ingrassa.
Fintantoché l’establishment dirà che và tutto bene dovremo rassegnarci a vedere l’impresario prosperare e l’autore deperire.
Una volta emersa la debolezza del sistema sarà facile individuare una soluzione per uscirne fuori.
La proposta di Ron Paul (14) di eliminare le banche centrali sembra la più assennata, visti i risultati del loro operato (15), checchè paolo savona ne dica ("Libero" – sabato 18 agosto ’07 – "maggiori poteri alla BCE").
Chi dovrebbe denunciare tutto ciò? A mio modesto avviso dovrebbero essere gli uomini della cultura e della politica con la precedenza dei primi, per ovvi motivi, volendo concedere ai politici l'alibi dell'ignoranza.
Fatte queste osservazioni risulta abbastanza chiaro che le definizioni fatte da wikipedia possono essere veritiere o errate in funzione del contesto nel quale ci collochiamo.
I due passaggi del punto a) sono assai diversi fra loro; il primo nell’attuale sistema è privo di significato pratico, mentre l’avrebbe se NON ci fosse riserva; il secondo invece è una definizione generale sempre valida.
La definizione di Bagliano e Marotta punto b) è corretta, ma sembra più preoccupata a non scoprire gli altarini piuttosto che a fare chiarezza. Lascia intendere: è bene che non siano gli Stati a fare direttamente moneta perchè quando l’hanno fatto si è riscontrata l’inflazione.
I punti c) e d) sono sapienti dosaggi di parole atti ad ottenere un potentissimo rimedio soporifero.
Il punto e) è l’esempio di cosa NON deve fare un professore universitario degno di questo nome.
Si spiega la nozione senza fare nulla per far comprendere il problema fino in fondo. (25)
Ma da un ateneo che ha deciso di infangare la propria gloriosa storia dando la laurea honoris causa a Soros (ottobre ‘95) cos’altro ci si può attendere? (16)
Veniamo ora al protagonista principale del conferimento della suddetta laurea: il prof. Romano Prodi.
L’11 luglio 2005 era su un Eurostar Bologna-Roma; una persona informata sulla questione monetaria lo riconosce e gli chiede; "Professore! Vorrei mostrarle una cosa: questo è un Simec (20). E' una moneta di proprietà del portatore, a differenza di quelle stampate dai banchieri privati".
"E qual 'è la differenza ?" RP.
"Come qualè la differenza? ... all'atto della emissione di questa moneta nessuno si indebita, al contrario di ciò che succede con l'euro".
"Non capisco la differenza tra i due sistemi" RP.
"Se il valore della moneta non sta nell'oro - come lei sa benissimo la convertibilità è stata abolita da 30 anni - allora sta nella sua accettazione da parte dei cittadini. Questo vuol dire che la moneta va accreditata e non addebitata all'atto dell'emissione, il valore siamo noi..."
"Non capisco proprio che vantaggi ci sarebbero" RP.
"Ci si può liberare dalla schiavitù del debito [risatine del Prodi e dei portaborse]. Non sarebbe meglio che lo stato stampasse banconote invece di indebitarsi facendole stampare ad aziende private come Banca d'Italia, che è posseduta dai privati che dovrebbe controllare ? Poi potrebbe distribuire questo denaro ai cittadini".
"Ma no... la quantità di moneta è controllata... dalla Banca Centrale..." RP. (18)
Vediamo ora di capire il motivo dell’incomprensione fra i due interlocutori.
La 4 risposte dell’attuale presidente del consiglio dei ministri sottolineano che, secondo gli attuali paradigmi, non cambia nulla perché:
a) i Simec si creano senza indebitarsi e con le sole spese tipografiche;
b) con gli euro cartacei ci si indebita, ma gli interessi che si pagano vengono restituiti allo Stato attraverso il “costo opportunità”;
a meno di qualche difformità, se tutto funzionasse correttamente, effettivamente non ci sarebbero differenze.
Fatto quindi l’atto di fede che tutti bilanci bancari (centrali e non centrali) siano corretti (11) e che paghino tutti regolarmente le tasse e le imposte (19), la domanda da fare al professore sarebbe: “perché il signoraggio (interessi) relativo alle monete creditizie non viene fatto pervenire allo Stato?”, oppure, in alternativa: “perché non ci collochiamo in una economia monetaria pura (senza credito), in modo che tutti gli interessi su TUTTE le monete “pubbliche” giungano allo Stato?”.
Così facendo rimarremmo entro i confini dell’attuale paradigma (moneta in cambio di debito - per paura dell'inflazione), ma NON alimenteremmo l’attuale spirale perversa del debito.
Ovviamente il sistema finanziario dovrebbe trovare un nuovo equilibrio perchè avrebbe molte meno entrate di oggi, ma non mi sembra questa una argomentazione valida per NON farlo, lasciando inalterate nel contempo le attuali condizioni al contorno.
Non è facilissimo fare i calcoli per stimare quanto ritornerebbe agli italiani ogni anno se si prendesse questa via; la stima è assai elevata (fra costo opportunità ed imposte, almeno 300 miliardi di euro all’anno; 10 volte l’ultima finanziaria); più che sufficiente per ridurre drasticamente l’imposizione fiscale oggi a nostro totale carico.
A questo punto vien da chiedersi cosa intendono i politici quando dicono: “pagare tutti (le imposte) per pagare di meno”. Quel “tutti” non è proprio CHIARO!
Concludendo, sia che si prenda la strada dell’emissione monetaria diretta da parte dello Stato senza indebitamento, sia che si rimanga entro i confini dell’attuale paradigma (moneta in cambio di debito) è possibile pervenire ad una Società degna di questo nome, nella quale gli Stati sarebbero TUTTI quasi esclusivamente liberi dal debito. È solo una questione politica, non tecnica.
E' quindi corretto che la BC ponga al passivo le banconote in circolazione, perchè pone corrispondentemente all'attivo dello Stato Patrimoniale una congrua riserva, ma non è corretto che al popolo sovrano vengano sottratti gli interessi sulle monete creditizie. Così come l'acqua che scorre nei canali irrigui privati è "pubblica", la moneta creditizia creata dai sistemi finanziari privati è "pubblica". Così come la BC corrisponde il "costo opportunità" della moneta circolante allo Stato (o della corrispondente riserva, che è la stessa cosa), il costo opportunità della moneta creditizia creata dai sistemi finanziari deve essere corrisposto allo Stato.
(1) http://it.wikipedia.org/wiki/Signoraggio
(2) http://www.signoraggio.com/pdf/signoraggio_rovelli2002.pdf
(3) http://www.unicreditbanca.it/ait/glossario/?idc=725
(4) http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/relann
(5) http://www.disinformazione.it/schiavidellebanche.htm
(6) http://www.maza.it/simec/ordinamento/ordin.monetario.htm
(7) http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3614
(8) http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Signoraggio
(9) http://www.economiamc.org/repo/81/Wicksell.ppt
(10) http://www.disinformazione.it/divorzio_stato_bankitalia.htm
(11) http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=12026
(12) http://www.disinformazione.it/cesare.htm
(13) http://www.ecb.int/bc/faqbc/figures/html/index.it.html
(14) http://www.signoraggio.com/signoraggio_abolirelafed.html
(15) http://www.disinformazione.it/camelot_crollata.htm
(16) http://www.movisol.org/soros1.htm
(17) http://www.univ.trieste.it/~podrecca/Appuntimacro/La_moneta.pdf
(18) in teleconferenza da Bruxelles ad un Convegno Nazionale della ACLI, disse: "Quando sento parlare di Europa dei banchieri mi viene da ridere. Se c'è una decisione politica è proprio quella di creare una moneta comune"
(19) http://www.effedieffe.com/rx.php?id=2197
"Possiamo classificare i soggetti che non pagano o pagano meno tasse degli altri in virtù di apposite Leggi come segue (il termine sarebbe evasione fiscale, ma siccome in questo caso le imposte non si pagano per Legge, non si può dire):
- il sistema politico;
- il sistema bancario;
- i grossi gruppi industriali"
(20) http://www.maza.it/simec
(21) Oggi quel 4% dove va?
(22) "I creatori di moneta" – Gertrude M. Coogan – Edizioni di Ar – - pagg. 13, 15, 19, 41, 46, 130-135, 144-145, 151-153, 287.
(23) http://it.wikipedia.org/wiki/Guernsey - http://en.wikipedia.org/wiki/Guernsey
(24) teoria quantitativa della moneta di Irving Fisher, che espone la sua soluzione contro la finanza "creativa" nel suo "100% Money" - pag. 13 de "I creatori di moneta".
(25) http://www.altalex.com/index.php?idnot=36463
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