domenica 29 novembre 2009

FINE DELLA LIBERTÀ DI RELIGIONE IN SVIZZERA = BOICOTTO DI CHI ODIA L'ISLAM


29.11.2009                          Isa Nur al- Din Frithjof Schuon


Nie wieder Schweiz!
Ende der Religionsfreiheit in der Schweiz =
Boykott der Islamhasser!
                                                                            *****
Nach der Ablehnung der Religionsfreiheit für Muslime durch das schweizer Stimmvieh, pardon: Stimmvolk, symbolgerecht am höchsten islamischen Feiertag durchgeführt, hoffen wir darauf daß mit Allahs Hilfe die Mehrheit der Welt den Feinden Gottes die richtige Antwort erteilen wird:
Dopo il rifiuto della libertà religiosa per i Musulmani ottenuto con il voto di mandria,pardon: Voto Popolare, simbolicamente tenuto nella festività più alta dell'Islam,noi speriamo con l'aiuto di Allah (t.)che venga impressa alla maggioranza del Mondo dei nemici di Dio,la giusta risposta:



Für einen Totalboykott der Schweiz:
Per un totale boicotto della Svizzera:

Keine Minarette in der Schweiz - kein schweizer Käse im Einkaufswagen!
Nessun Minareto in Svizzera- nessun formaggio svizzero nel carrello degli acquisti!

Lieber persische Pistazien als schweizer Schokolade!
Meglio Pistazi persiani che cioccolato svizzero!

Keine Religionsfreiheit in der Schweiz - kein Urlaub in der Schweiz!
Nessuna libertà di religione in Svizzera - niente ferie in Svizzera!

Kein Kontakt zu den schweizer Islamophobikern - verstärkte Unterstützung für die unterdrückte muslimische Minderheit!
Nessun contattocon gli svizzeri islamofobici - solidarietà rafforzata per la minoranza musulmana soppressa!

Wünschenswert - wenn auch wenig wahrscheinlich - wäre es, wenn alle muslimischen Millionäre, Staatsoberhäupter und "Könige" ihre Gelder von den schweizer Banken abziehen würden.
Desiderabile - anche se poco probabile - sarebbe, che tutti i musulmani milionari, Capi di Stato e "Re" togliessero i loro soldi dalle Banche svizzere!





Nun zeichnet sich in der Schweiz ein Erfolg der rechtspopulistischen Volksinitiative „Gegen den Bau von Minaretten“ ab. Eine Mehrheit der Stimmberechtigten befürwortet offenbar das landesweite Bauverbot. Mit der fadenscheinigen Begründung, sich gegen Überfremdung wehren zu müssen, wird ein Menschenrecht, die Religionsfreiheit, mitten in Europa grob verletzt.
Si manifesta in Svizzera il successo della iniziativa popolare della destra populistica "Contro la costruzione di minareti".Una maggioranza degli aventi diritto al voto patrocinerà il divieto di costruzione su tutto il territorio. Con il logoro motivo di doversi difendere dalla penetrazione eccessiva di elementi stranieri,un diritto umano quale quello della Libertà di Religione, nel mezzo dell'Europa viene grossolanamente ferito.

... Die Schweizer haben am Sonntag offenbar mehrheitlich die Idee der Freiheit und das Prinzip der Menschenrechte mit Füßen getreten. Sie haben die Weltsicht Osama bin Ladens übernommen, der zufolge ein gedeihliches Zusammenleben von Christen und Muslimen kaum möglich ist. Und sie haben einer monotheistischen Weltreligion den Kampf angesagt. Es ist ein schwarzer Tag für Europa, für den Westen und die Freiheit.
.....Gli svizzeri hanno questa domenica sicuramente in maggioranza calpestato con i piedi l'Idea di Libertà ed il Principio dei Diritti Umani. Essi hanno ripreso la visione mondiale di Osama bin Laden che rende impossibile un vivere in comune fra Cristiani e Musulmani. Ed hanno dichiarato guerra ad una religione monoteistica mondiale.È un giorno buio per l'Europa, per l'Occidente e la Libertà. 

(Ein schwarzer Tag, Tagesspiegel)



Mehrheit bestimmt über Minderheit - Schweiz wird den Bau von Minaretten verbieten (Islamische Zeitung)

Anti-Minarett-Initiative "Gefahr für Schweizer Wirtschaft" (Die Presse)

Switzerland Votes to Ban Minarets (Islam Online)

Minaret ban 'wins Swiss support' (Al Jazeera)



Prominente schweizer Muslime:

Sidi Ibrahim Titus Burckhardt

Isa Nur al-Din Frithjof Schuon

Ahmed Huber
Sidi Ibrahim Titus Burckhardt

Eingestellt von eisernekrone um 13:21



venerdì 27 novembre 2009

EID MUBARAK





26/nov/2009


BAJRAM SERIF MUBAREK OLSUN SVIM MUSLIMANIMA. Ecco come si festeggia la festa musulmana.



ESSELAMU ALEIKUM A TUTTI. PRIMA VI AUGURO E POI VI FACCIO ARRABBIARE CON CAFFE BOSNIACO E BAKLAVA UN DOLCE ANTICO PORTATO DALLA TURKIA DURANTE L'IMPERO OTTOMANO.










pubblicato da muamer hasanagic muamera a 20.05


mercoledì 25 novembre 2009

Un giorno sorprendente a Trieste.Il 9 Novembre 2009.


ERNT NOLTE
Trieste, 9 novembre 2009




L’assessore alla cultura della città di Trieste mi aveva invitato per la sera del 9 novembre 2009 ad aprire le celebrazioni dedicate ai vent’anni della caduta del muro di Berlino con un discorso nella Sala Revoltella intitolato “I presupposti storici della costruzione e della caduta del muro”.
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L’8 novembre, giorno del mio arrivo, il “Piccolo”, il giornale locale, pubblicò un’intervista con me su questo tema che avevo dato da Berlino. Era ben presentata ed aveva il titolo triviale: “Con la caduta del muro di Berlino sono i comunisti che hanno subito una sconfitta.” Nelle pagine interne del giornale si poteva però leggere un articolo intitolato: “I giovani democratici: una propaganda di bassa lega. Racovelli (Verdi): il Comune ha invitato un revisionista.” Il suo unico argomento consisteva nel rilevare che Nolte aveva interpretato il nazismo come “risposta al bolscevismo”. Il membro del consiglio comunale non dava però alcun peso al fatto che una “risposta” (o, come dicevano tutti gli autori comunisti degli anni venti e trenta, la “reazione”) potrebbe essere intesa come sproporzionata o inadeguata. Nell’articolo comunque veniva annunciato per la serata un “sit-in” davanti alla “casa della cultura”.
Quando arrivai la Sala continuò a riempirsi molto al di là del numero di posti disponibili. Si vedeva facilmente che la maggior parte dei giovani non era venuta per ascoltare e poi discutere sul contenuto della conferenza. In effetti alle 18 e un quarto, quando l’assessore alla cultura aveva appena incominciato con la sua introduzione, scoppiò un frastuono indescrivibile senza che avessi potuto dire anche una sola parola. Tra le parole articolate chiaramente si percepiva soprattutto il grido “Vergogna”. Frattanto dopo un momento più lungo di sorpresa si alzò anche una gran parte di coloro che erano venuti per ascoltare, che a loro volta gridarono a gran voce: “E’ una vergogna! Uscite dalla sala!” All’incirca dopo un quarto d’ora gli intrusi, spintonati dalla polizia, avevano abbandonato la sala ed io potei cominciare la mia conferenza che finì un’ora dopo tra i forti applausi dei presenti che occupavano ancora completamente tutti i posti a sedere.
Non so se i protestari avessero mai pensato seriamente a quel che è un “revisionista” e se la “caduta del muro” non costituisce una potente testimonianza per un revisionismo pratico, cioè per le vicissitudini impreviste della storia che si discostano dalle supposizioni abituali e chi aveva letto qualche pagina dei miei libri, le cui traduzioni sono molto diffuse in Italia, doveva sapere che sono ben lontano da un revisionismo “politico”, poiché attribuisco allo storico in quanto tale la disponibilità alla revisione permanente dei dati di fatto e delle interpretazioni, che non si concilia con la volontà di mantenere un’immagine della storia dogmatica e immutabile. Evidentemente quei giovani uomini e quelle giovani donne “democratici” erano però degli “assolutisti” dogmatici che volevano negare e screditare il “relativismo” (o meglio: il “relazionismo”) caratteristico e ovvio per la “democrazia occidentale” proprio nel momento della celebrazione del suo (forse soltanto temporaneo) trionfo sul pensiero “totalitario”. In questo senso il piccolo episodio, a quanto pare isolato di Trieste, può dar molto da pensare a tutti coloro che credevano di poter celebrare contenti la caduta del muro.


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TRIEST 9.November 2009
Ein überraschender Tag.


Für den Abend des 9 November 2009 war ich von der Stadt Triest durch den Assessor für die Kultur eingeladen worden, die dem Fall der Berliner Mauer vor zwanzig Jahren gewidmeten Feierlichkeiten mit einer Rede in der Sala Revoltella unter dem Titel “Die historischen Voraussetzungen der Errichtung und des Falls der Mauer” zu eröffnen.
Am Tag meines Eintreffens, dem 8 November, publizierte die lokale Zeitung, der “Piccolo”, ein Interview mit mir über dieses Thema, das ich von Berlin aus gegeben hatte. Es war gut dargeboten und hatte die triviale Überschrift erhalten: “Es sind die Kommunisten, die durch den Fall der Mauer eine Niederlage erlitten haben.” Im Inneren der Zeitung war aber ein Artikel zu lesen, der in der Überschrift sagte: “Die demokratische Jugend: eine Propaganda niedriger Art. Racovelli (die Grünen): die Gemeinde hat eine Revisionisten eingeladen.” Dessen einziges Argument bestand in der Feststellung, Nolte habe den Nazismus als “Antwort auf den Bolschewismus” interpretiert. Dafür, das eine “Antwort”(oder, wie alle kommunistischen Autoren der zwanziger und dreißiger Jahre sagten, “die Reaktion”) als über-proportional oder als inadäquat verstanden werden könnte, legte das Mitglied des Stadtrats kein Verständnis an den Tag. Jedenfalls wurde in dem Artikel für den Abend ein “sit in” vor dem “Haus der Kultur” angekündigt.
Als ich eintraf, füllte sich der Saal immer mehr, weit über die Anzahl der vorhandenen Sitze hinaus. Man sah leicht, dass der größere Teil der Jugendlichen nicht gekommen war, um zuzuhören und dann über den Inhalt des Vortrags zu diskutieren. In der Tat brach um 18,15 Uhr, als der Assessor für Kultur gerade mit seiner Einführung begonnen hatte, ein unbeschreiblicher Lärm los, ohne dass ich auch nur ein einziges Wort hätte sagen können. An klar artikulierten Wörtern war am ehesten der Ruf “Schande” zu vernehmen. Nach einem längerem Augenblick der Überraschung erhob sich indessen auch ein großer Teil derer, die zum Zweck des Hörens gekommen waren, und diese riefen ihrerseits mit großer Lautstärke: “Unverschämtheit! Verlasst sofort den Saal!” Nach etwa einer Viertelstunde hatten die Eindringlinge , von der Polizei gedrängt, den Saal verlassen, und ich konnte mit meinem Vortrag beginnen, der eine Stunde später unter starkem Beifall der Anwesenden, welche die Sitzplätze des Saales noch vollständig füllten, zu Ende ging.
Ob die Protestler sich jemals ernsthafte Gedanken darüber gemacht hatten, was ein “revisionista” ist und ob nicht der “Fall der Mauer” ein machtvolles Zeugnis für einen praktischen Revisionismus darstellt, nämlich für die unvorhergesehenen, von den üblichen Annahmen abweichenden Wechselfälle der Geschichte, weiß ich nicht, und wer ein paar Seiten und wer ein paar Seiten meine Bücher gelesen hatte, deren Übersetzungen in Italien weit verbreitet sind, der musste wissen, dass ich von einem “politischen” Revisionismus weit entfernt bin, weil ich dem Historiker als solchem die Bereitschaft zu permanenter Revision von Tatbeständen und Interpretationen zuschreibe, die mit dem Willen zur Aufrechterhaltung eines dogmatischen und unveränderbaren Geschichtsbildes nicht vereinbar ist. Offenbar aber waren jene jungen “demokratischen” Männer und Frauen als dogmatischen “Absolutisten” zu bezeichnen, die für die “westliche Demokratie” kennzeichnenden und selbstverständlichen “Relativismus” (oder besser: “Relationismus”) gerade im Augenblick der Feier seines (vielleicht nur temporären) Sieges über das “totalitären” Denken verneinen und herabsetzen wollten. Insofern mag das kleine allem Anschein nach isolierte Ereignis in Triest all denjenigen viel Stoff zum Nachdenken geben, die fröhlichen Mutes den Fall der Mauer feiern zu dürfen glaubten.






Pubblicato da Antonio Caracciolo a 18.03 su CIVIUM LIBERTAS


martedì 24 novembre 2009

SAUDI ZERSTÖREN RESTE DES ISLAMISCHE MEKKA


04.08.2005

Unter dem Vorwand, Hotels für Hajj- und Umra-Pilger zu errichten, sollen die letzten Gebäude aus der Zeit des Propheten für immer vernichtet werden, wie Al Jazeera berichtet:
"Con la scusa di costruire Hotels per Hajj- e Pellegrini Umra, le ultime costruzioni risalenti al tempo del Profeta (s.a.s.) dovranno essere distrutti per sempre come riferisce Al Jazeera":

"Some of Makka's most historic sites, possibly including a home of the Prophet Muhammad, are under threat from Saudi real estate developers and an influential Muslim group that view them as promoting idolatry. Sami Angawi, an expert on the region's Islamic architecture, said 1400-year-old buildings from the early Islamic period risk being demolished to make way for high rise towers for Muslims flocking to perform the annual pilgrimage to Islam's most revered city. "We are witnessing now the last few moments of the history of Makka," Angawi said on Thursday. "Its layers of history are being bulldozed for a parking lot," he added."
Dahinter verbergen sich jedoch nicht nur massive ökonomische Profitinteressen. Es handelt sich um einen beharrlichen und kontinuierlichen Krieg, den der Wahhabismus gegen den Islam unternimmt.
("Dietro a tutto ciò si nascondono non solo ingenti profitti economici.Si tratta in effetti di una continua e costante guerra che il Wahabismo intraprende contro l'Islam").

Die Wahhabiten und damit die jetzigen Saudis lehnen jede Verehrung Muhammads und seiner Nachkommen ab. Die Baufirma Bin Ladin war in den letzten Jahrzehnten emsig damit beschäftigt, die letzten Reste aus Muhammads Zeit zu zerstören. In einem vielbeachteten Brief zweier islamischer Gelehrter an die Gelehrten von Najd (Zentrum der wahhabitischen Geistlichkeit) werden 57 Freveltaten bzw. ganze Gruppen von Freveltaten aufgelistet: von der Zerstörung von historischen Gedenkstätten bis zum Aufzwingen des wahhabitischen Gebetsstils für alle Mekkapilger.

Yusuf ibn as-Sayyid Haschim ar-Rifai, Aufrichtiger guter Rat an unsere Brüder die Gelehrten von Najd:

"Ihr habt die Grabsteine, an denen die Gräber der Gefährten, der Mütter der Gläubigen und der edlen Familienangehörigen des Propheten erkennbar waren, zerstört. Ihr habt eine öde Fläche voller verstreuter Grabsteine hinterlassen, so daß sich nicht mehr erkennen läßt, wessen Grab an welcher Stelle ist, ja, ihr habt sogar einige mit Benzin überschüttet, so das Grab von Amina bint Wahb, der Mutter des Propheten." (S.28) "Ihr wart ohne jeden Widerspruch einverstanden mit der Zerstörung des Hauses der Mutter aller Gläubigen, der ersten geliebten Ehefrau des Propheten des Herrn aller Welten, as-Sayyida Khadija al-Kubra. Dies war der Ort, an dem er die ersten Offenbarungen vom Herrn der Macht und Majestät erhielt. Und ihr habt keinen Ton gesagt zu dieser Zerstörung und wart froh darüber, als nach dem Abriß an diesem Ort Toiletten und Waschräume errichtet wurden. Wo ist die Gottesfurcht? Und wo ist die Scham vor Seinem hohen Gesandten?" (S.43) "Ihr habt versucht und hört nicht auf zu versuchen und setzt Euren ganzen Ehrgeiz daran, den letzten Rest der noch verbliebenen historischen Baudenkmäler des Gesandten Allahs zu zerstören, diesmal das edle Denkmal seines Geburtshauses, welches zuerst abgerissen und zu einem Viehmarkt gemacht wurde. (...) O Wehe und Elend für eine Sekte, die ihren Propheten geringschätzt, die ihn verächtlich macht und sich anstrengt, seine Spuren zu vernichten" (S. 43f.) "Ihr habt mit Euren Abrißwerkzeugen das Haus des bedeutenden Prophetengefährten Abu Ayyub al-Ansari, in dem er den Propheten nach dessen Ankunft in al-Madina al-Munawwara und vor der Errichtung seiner edlen Gemächer beherbergte, dem Erdboden gleichgemacht. Alle vorangegangen Generationen einschließlich Eurer direkten Vorgänger hatten diese historische Stätte bewahrt. Ihr jedoch habt dieses edle Denkmal mit dem Hinweis zerstört, die ‚götzenanbetenden‘ Muslime würden dort Segnungen (barakah) suchen." (S. 59) Usw. usw. (englische Fassung online)
Es ist leicht erkennbar, daß es sich um einen tiefsitzenden, geradezu dämonischen Haß auf den Propheten und seine Familie und seine Gefährten handelt.

Der schottische Sufi-Scheich Dr. Abdalqadir as-Sufi berichtet in seinem "Letter to an Arab Muslim" (Madinah Press 2002) über die Hintergründe dieses Hasses:
("Lo Sceicco Sufi scozzese Dott.Abdalqadir as-Sufi nella sua "Letter to an Arab Muslim" (Madinah Press 2002) ci informa circa i retroscena di questo odio), http://www.shaykabdalqadir.com/ :
"A resident of Madinah told me that his father was witness to an incident so appalling that it had haunted him for the rest of his life. In their old mud palace Abdalaziz Ibn Saud was impatiently and uncomfortably trying to bring to an end the visit of a delegation of ‘ulama from the Subcontinent of India. Before he could bring the meeting to an end one of the ‘ulama confronted Saud and asked openly, ‘I still do not understand. What is the cause of your hatred of the Rasul, may Allah bless him and grant him peace?’ Fixing his gimlet eyes on the ‘alim he replied, ‘He started it!’ Stunned, the ‘ulama took their leave. He was of course referring to the renowned Hadith which recent Arabian editions have removed from the Sahih. The Hadith recounts that during a visit in the Year of the Delegations the Rasul, may Allah bless him and grant him peace, made du’as on the different lands whose representatives were present. ‘And Najd!’ said the visitor from Najd. May Allah bless him and grant him peace remained silent. He repeated his statement, which was again greeted with silence. The third time the Messenger, may Allah bless him and grant him peace, declared that from there would come Shaytan! As the ‘ulama returned to their residence the almost unthinkable truth dawned upon them. The primitive tribes of Najd saw themselves locked in an ancient tribal rejection which set them forever against the Quraish. Here in fact lies the root of the implacable enmity to the Hijazi families which resulted in the mass slaughter of the ‘Utayba after the uprising that tried to seize the Haram of Makkah, the ‘Utayba being the purest of the Quraishi Arabs. In every aspect of the record of this dreadful family their primary passionate evils can be seen planing out into a rigid and total post-Islamic set of doctrines in the service of the kafir system and authoring a terrorism to ensure the marginalisation and rejection of resistance by young intellectual Muslims."

Pubblicato da EiserneKrone



domenica 22 novembre 2009

SANTA di CHÈ


 Le bugie di Daniela Santanché (ma c’era bisogno di dirlo?)


Daniela Garnero, separata grazie ad una sentenza della Sacra Rota
dal chirurgo estetico Paolo Santanché (ma allora perché continua a chiamarsi cosí?), ci riprova. Dopo le buffonate davanti al teatro Ciak di Milano a fine Ramadan, le bugie sulla fatwa nei suoi confronti, si ripresenta quale esperta dell’Islam su canale cinque per insultare, esasperare e provocare la comunità islamica. Che questo squallido personaggio da fumetto venga continuamente riciclato quale “esperto” dell’Islam assieme all’altro pinocchietto Allam non fá nemmeno meraviglia. Non siamo forse nell’Italia del Ministro degli Interni xenofobo? Del Ministro della Difesa ex militante del Fronte della Gioventú e di Topo Gigio testimone del Ministero della Sanitá?
Un quadretto di famiglia perfetto.
Smontare di volta in volta il castello di bugie di questi moderni paladini difensori della civiltá occidentale diventa un esercizio noioso tanto banali sono i loro “argomenti”.
Dunque, vediamo cosa c’è nella “nuova” accusa della Garnero/Santanché.

1) Nella societá araba di millequattrocento anni fa, il conteggio degli anni era alquanto approssimativo, specialmente per quanto riguarda l’anagrafe. Gli anni venivano generalmente computati riferendosi ad avvenimenti importanti anziché al conteggio delle lune. Nella biografia del Profeta Mohammed (la pace sia su di Lui) sono ad esempio noti i fatti avvenuti nell’anno dell’elefante, nell’anno dell’Egira o quelli avvenuti nell’anno del lutto.

2) Il matrimonio precoce era alquanto diffuso e, se accettiamo le tradizioni secondo le quali Aisha (la pace sia con Lei) venne sposata all’etá di nove anni, le stesse tradizioni ci tramandano che il matrimonio venne consumato all’etá di quindici, secondo altre tradizioni diciannove, anni.

3) Contrariamente al pensiero moderno dettato da necessitá sociali rispettabilissime, quali la necessitá dell’istruzione, in natura è il mestruo a segnare il confine fra infanzia e maturitá. Vale a dire che in natura, come del resto ancora in molte culture, la ragazza mestruata è matura per il matrimonio.

4) Se ci scandalizziamo di fronte al matrimonio di una ragazza e di un uomo maturo avvenuto millequattrocento anni fa e poi ci schieriamo dalla parte dei protagonisti del gossip odierno al quale partecipa la signora Garnero/Santanché, comproprietaria con Flavio Briatore e Lele Mora del club Billionaire, siamo degli ipocriti.

5) La signora Garnero/Santanché, paladino della difesa dei valori occidentali, avrebbe dovuto, prima di dare fiato alle sue strampalate teorie, studiare non solo il Corano, l’esegesi coranica e la Sīrah Rasūl Allāh, la biografia del Messaggero di Dio, ma anche un po’ dei vangeli della tradizione cristiana. Quando Maria, madre di Gesú (la pace su entrambi) raggiunse l’etá di dodici anni, il sommo sacerdote cercò in un consesso di vedovi il suo futuro marito. La scelta cadde su Giuseppe il falegname che si schernì dicendo: “Ho già figli e sono vecchio, mentre essa è una fanciulla! Che io non abbia a diventare oggetto di scherno per i figli di Israele!” (Protovangelo di Giacomo, VIII e succ.) http://www.intratext.com/IXT/ITA0446/_P8.HTM

6) Fonti altrettanto importanti della tradizione islamica arrivano a conclusioni diverse da quelle autorevolissime di Buchari e Muslim:
a) il matrimonio avvenne, secondo la tradizione, nel primo anno dell’Egira (ca. 622 d.C.). Secondo la tradizione tramandata da Buchari e Muslim, ció avvenne quando Aisha (*) aveva nove anni. La catena di trasmissione (silsila) di questa tradizione peró viene fatta risalire a Hischam ibn Urwa, considerato dagli esegeti “fonte debole” (da’if).
b) Secondo la versione breve di Ibn Hisham della Sirah di Ibn Ishaq, Aisha (*) si convertì all’Islam poco prima di Omar ibn al-Khattab(*). Questo significa che nel primo anno dell’Egira doveva avere almeno quattordici anni.
c) Tabari riferisce che Abu Bakr al Siddiq (*) sul punto di emigrare per l’Abissinia, otto anni prima dell’Egira, si recò da Mutam proponendogli il matrimonio fra Aisha (*) e suo figlio col quale era giá fidanzata. Mutam respinse l’offerta poiché Aisha era giá convertita all’Islam. Se il matrimonio col Profeta (*) fosse avvenuto all’etá di nove anni, al momento del fidanzamento col figlio di Mutam non sarebbe ancora nata.
d) Tabari scrive anche che tutti e quattro i figli di Abu Bakr al Siddiq (*) nacquero prima dell’avvento dell’Islam, quindi nell’anno dell’Egira Aisha (*) non poteva essere piú giovane di quattordici anni.
e) Secondo Ibn Hadschar, Fatima (*) era di cinque anni piú grande di Aisha (*). Fatima (*) nacque quando il Profeta (*) aveva 35 anni. Nell’anno dell’Egira ne aveva 52, vale a dire che al matrimonio Aisha (*) era quattordicenne.
f) Secondo numerose fonti, fra le quali Ibn Kathir, Aisha (*) era dieci anni piú giovane della sua sorellastra Asma (*). Ibn Kahtir tramanda che Asma (*) dovette assistere alla morte del proprio figlio nel settantatreesimo anno dell’Egira e morì pochi giorni dopo all’etá di cento anni, per cui nell’anno del matrimonio di Aisha (*) doveva avere 27 o 28 anni e di conseguenza Aisha(*) 17 o 18. Quando andó ad abitare col Profetá (*) doveva quindi averne 19 o forse venti.
g) Aisha (*) partecipò alla battaglia di Badr nel secondo anno dell’Egira, cioè un anno dopo il matrimonio, soccorrendo i feriti. Secondo Buchari, il Profeta (*) aveva proibito a tutti i minori di quindici anni di partecipare alle battaglie e non c’è motivo di credere che avesse fatto un’eccezione per sua moglie.
h) Secondo una testimonianza di Buchari, Aisha (*) avrebbe una volta detto: “Ero una ragazza (dscharia) quando venne annunciata la sura della Luna”. Questa sura venne annunciata otto anni prima dell’Egira. Se Aisha (*) fosse stata sposata all’etá di nove anni, a quel punto avrebbe avuto un anno e avrebbe dovuto usare il termine sabiyya. Il termine dscharia invece, è riservato alle ragazze fra i sei e i tredici anni. Al matrimonio avrebbe quindi avuto un’etá fra i quattordici e i ventuno anni.
i) Non esiste nel Corano alcun verso che giustifica il matrimonio di ragazze non mestruate e ragazzi non ancora sessualmente maturi.
Valeva la pena di raccontarlo?
Spero di sí.
Vogliamo aspettare insieme le teorie del prossimo “esperto” dell’Islam che ci racconterà che la carne di maiale fu vietata perché allora non c’erano i frigoriferi?
E allora aspettiamo, sono curioso di vedere chi arriverá primo al traguardo.

Pubblicato il 22 Novembre 2009 su "Il Derviscio" da Stefano (Hairuddin)




mercoledì 18 novembre 2009

Sull’età del matrimonio nell’Islâm, e poi sul significato della parola “pedofilo”




Novembre 17, 2009 di ummusama




A cura di di Kārih Faransā cabd al-Mumīt Misogallo
Novembre 17, 2009 di ummusama


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I due piú felici matrimonî del Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) furono quelli con Hadīja e cĀ’iša (che Allah abbia misericordia di entrambe): ciò dimostra che l’unione coniugale di un musulmano è lecito tanto con una donna piú anziana, quanto con una donna piú giovane. Non esiste nessuna limitazione relativa all’età: è necessario che l’uomo e la donna siano nel pieno possesso delle loro facoltà mentali, e diano l’assenso al matrimonio; per quanto riguarda specificamente le donne, bisogna che, al fine di iniziare la vita coniugale, superato il menarca abbiano iniziato i cicli mestruali regolari. Il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) mise in evidenza quali virtú la moglie di un musulmano debba possedere piú di ogni altra cosa.
Egli disse: “Un uomo sposa una donna per quattro qualità: perché è ricca, perché ha una buona famiglia, perché è bella, perché è devota. Prediligi la devozione, altrimenti perderai la tua fortuna”. (Buhārī, volume 7, libro LXII, detto 27).
Egli sposò un certo numero di donne che erano rimaste vedove, avendo perso mariti i quali erano stati compagni del Profeta stesso: la poligamia nell’Islam serve anche e soprattutto per dare sicurezza alle donne ed evitare quindi prostituzione, concubinato e mendicità.
E in merito al fascino ed alla grazia che le ragazzine, ovverosia coloro che sono appena diventate donne, portano al loro consorte chiese a Jābir ibn cabd Allāh: “Hai sposato una vergine o una matrona?”. Costui rispose: “Una matrona”. E il Profeta (pace e benedizioni su di lui) disse: “Perché non hai sposato una ragazzina, affinché tu giocassi con lei ed ella con te?” (Buhārī, 7, LXII, 16). D’altra parte non si può nemmeno affermare che il Profeta (pace e benedizioni su di lui) riservasse grande attenzione a ciò: fu la straordinaria cĀ’iša l’unica sua moglie molto giovane.

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Qual è la posizione dell’Occidente?
Se consideriamo quel che si legge sur un qualsivoglia esame ecografico, il rischio di trisomia 21 per il primo trimestre è statisticamente compreso fra 0,06% e 0,10% per le quindicenni, sfiora il 20% per le ventenni, e via via cresce con l’aumentare dell’età, impennandosi già prima dei trent’anni. Questa è una statistica, e non bisogna ovviamente mai dimenticare che alcune ventenni sono biologicamente piú anziane di certe trentenni: età biologica ed età anagrafica sono concetti ben differenti. Il grafico presenta come estreme i quindici e i cinquant’anni d’età; in realtà, come taluni medici confermano, il rischio di trisomia 21 diminuisce ancora se la madre è piú giovane, ma non lo ritrova nei diagrammi giacché sarebbe politicamente scorretto e interpretabile quale “invito a gravidanze indesiderate di giovanissime”: ciò è normale per una società in cui, come dice il presentatore televisivo Giletti, “Da noi l’adulterio ormai è una cosa che fa ridere”.
(Ridono meno quelle decine e decine di donne, e in misura minore uomini e bambini, che ogni anno sono ammazzati per motivi di gelosia e contrasti matrimoniali.)


Come si vede, ogni scienza moderna, a distanza di secoli e secoli, dimostra inesorabilmente ed esattamente la veridicità di ciò che affermano il Corano e la Sunna, e ch’è alla base della Legge islamica: ciò, fra l’altro, volle insegnarci il Profeta (pace e benedizioni su di lui) mediante il suo matrimonio con cĀ’iša (che Allah abbia misericordia di lei).
Secondo la legge di molti stati, compreso quello italiano, un uomo e una donna possono sposarsi soltanto se hanno compiuto il diciottesimo anno d’età. In Italia serve l’assenso del Tribunale dei minorenni allorché desiderino sposarsi sedicenni e diciassettenni; chi è piú piccolo può sposarsi con un altro minorenne soltanto se è già nato un figlio, ed è proibito qualsiasi rapporto sessuale a chi ha meno di quattordici anni. La conseguenza è che quando una donna tredicenne ha un figlio, il suo compagno, qualora sia piú grande di lei, è punito dalla legge, ma la pena diventa simbolica se la donna afferma di essere stata consenziente.
Quanto sia imbecille una legge cosí innaturale è confermato dagli avvenimenti di tutti i giorni, e lo stesso discorso vale per i reati commessi dai minorenni: quando una coppia di rapinatori è arrestata, un criminale di diciassette anni e undici mesi è punito in maniera diversa dal complice che ha un mese di piú, per il solo fatto ch’è nato dopo. Di conseguenza la criminalità organizzata si serve di dodicenni e tredicenni che non sono perseguibili dalla legge.
Si noti dunque quanto sia disgustosamente ipocrito l’atteggiamento diffuso in Occidente su questi temi: da una parte si presentano le quindicenni quali bambine, dall’altra si afferma che elle sarebbero non solo piú sveglie ed emancipate rispetto alle quindicenni delle generazioni passate, ma addirittura fisicamente piú mature; da una parte si impone per legge che elle non possono sposarsi, dall’altra si distribuiscono loro preservativi e pillole antiabortive; da una parte si sostiene che siano piccine e si occulta la loro faccia quando compaiono alla televisione, dall’altra, sempre per mezzo della televisione e pure della pubblicità, le si fa arricchire e maggiormente le si sfrutta come ballerine, attrici e cantanti, nel dorato mondo dello spettacolo.
Un uomo musulmano, seguendo l’esempio del migliore degli uomini, ossia il Profeta (pace e benedizioni su di lui), anche ai nostri giorni può essere poligamo ed anche sposare una donna di nove anni, nei rari casi in cui a tale età si raggiunga la maturità. Se i miscredenti capiscono che in ciò non esiste alcun male, meglio per loro, ma in caso contrario per i musulmani non cambia niente: la Sciaria è Legge valida sino alla fine dei tempi, i musulmani hanno la loro morale, e sono assolutamente indifferenti a ciò che di loro pensano i miscredenti, giacché sono semmai questi ultimi a doversi vergognare di ciò che fanno.
I musulmani sono orgogliosi di qualsiasi aspetto della loro religione, e non devono giustificarsi di niente con nessuno.
Nessun aspetto della religione deve essere rinnegato: chi lo fa diventa miscredente. Chiese infatti il Profeta (pace e benedizioni su di lui) a ibn Hātim: “A-laysa yuharrimūna mā ahalla ’Llāhu fa-tuharrimūnahu, wa-yuhillūna mā harrama ’Llāhu fa-tuhillūnahu? (E dunque essi, i miscredenti, proibiscono quello che Allah ha permesso, quindi voi lo proibite; e permettono quello che Allah ha proibito, quindi voi lo permettete?)” “Balā (Veramente sí)” fu la risposta. Ed egli “Fa-tilka cibādatuhum (E ciò significa adorarli)”.
I musulmani devono lottare per ottenere uno statuto giuridico collettivo autonomo nelle società in cui vivono come minoranze: qualcosa si è già conseguito in Gran Bretagna, luogo nel quale lo stato comincia a riconoscere corti islamiche che si occupano di diritto familiare. Ciò avviene poiché il sistema giuridico della Gran Bretagna è legato ancora all’epoca medievale, e non si basa sul diritto positivo alla francese: la Gran Bretagna è uno stato dinastico, che in passato fu organizzato quale impero. Il peggior modello, per i musulmani, è quello francese, che nel suo laicismo tende a escludere ogni religione dalla vita pubblica e a relegarla nella sola sfera privata del singolo individuo. Quando si sarà ottenuto lo statuto giuridico collettivo autonomo si potranno celebrare anche matrimonî di fuori dagli odierni stupidi limiti d’età.


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Il vocabolo pedofilo deriva dall’aggettivo greco παιδόφιλος (si pronunzia paidòphilos), formato da paido- ‘fanciullo’ e -philo ‘caro, amorevole’, che in greco classico compare sporadicamente: lo si trova nei tardi Inni Orfici (IV secolo d.C.), e in forma comparativa femminile in Saffo (VII-VI secolo a.C.), la poetessa di Lesbo nota per le sue infatuazioni nei confronti delle allieve della scuola (il termine lesbica si deve a lei); nella forma paidophìlēs fu adoperato dall’elegiaco Teognide di Megara Nisea (VI sec. a.C.). Questo vocabolo era usato soltanto per indicare specifiche tendenze omosessuali.
Molto diffusa era invece la parola παιδεραστής (paiderastḕs), che significava ‘amante appassionato di fanciulli’, e si usava anch’esso solamente in relazione ad amori omosessuali: da essa proviene l’italiano pederasta. Questo vocabolo indicava propriamente il maschio che superasse i limiti comunemente accettati per le pratiche sodomitiche di quella società.
Nell’Antica Grecia e poi a Roma, infatti, all’omosessualità era attribuito carattere pedagogico: il maschio divenuto adulto, prima di iniziare la vita matrimoniale, e per un certo numero di anni anche dopo, di norma ma non obbligatoriamente stabiliva un legame affettivo, sentimentale e pure carnale, con un adolescente (efebo), il quale era cosí guidato alla conoscenza dell’erotismo da un uomo piú grande di lui; tutto ciò, da parte di un adulto, era ritenuto complementare alla regolare vita matrimoniale. Di questo si può trovare un esempio nella storia dell’eroe Eracle e del giovinetto Ila, rapito dalle ninfe e perciò causa di grande dolore per lo stesso Eracle (l’Hercules latino): trattarono questo tema nel III secolo d.C. Apollonio Rodio nel poema Argonautiche e Teocrito di Siracusa nel poemetto mitologico intitolato appunto Ila. Di tale sorta furono gli amori dei grandi personaggi storici greci e romani.
Se l’amore per i fanciulli diventava esagerato, l’adulto in questione era reputato paiderastḕs; quando poi un uomo ignorava i rapporti eterosessuali e si dedicava alla sola sodomia, era considerato un invertito ed era disprezzato dalla società.
Per quanto riguarda le donne, esse si sposavano nella maggior parte dei casi subito dopo essere diventate mature: di solito a tredici o quattordici anni.
In epoca contemporanea la parola pedofilia indica un’attrazione morbosa verso bambini e bambine da parte di un adulto, per esempio la si definisce “perversione sessuale caratterizzata da attrazione verso i bambini, indipendentemente dal loro sesso” (Enciclopedia Medica Garzanti, anno 1975, volume II, pagina 1170). Piú articolata la definizione dell’Enciclopedia Medica per la Famiglia (Fabbri editori, anno 1964, volume XII, pagina 3020, sotto la voce Aberrazioni sessuali): “La pedofilia è frequente e consiste nell’avere rapporti sessuali con i bambini, questa però rientra nel quadro dell’omosessualità (talvolta si tratta di rapporti con persone dell’altro sesso, ma sono sempre relazioni incomplete e ispirate dalla paura della donna adulta e del rapporto sessuale autentico)”. Nella pagina summentovata, insieme con la pedofilia, sono elencate le voci omosessualità, sadismo, masochismo, esibizionismo, voyeurismo, feticismo, necrofilia, transvestitismo e zoofilia.
Come si capisce bene, in tali definizioni si tratta di bambini, non di donne che abbiano già avuto il menarca e iniziato i normali cicli mestruali, e la suddetta attrazione morbosa non ha niente che fare con un matrimonio regolare fra un uomo e una donna: chi sostiene il contrario non soltanto è intellettualmente disonesto, ma è anche un emerito ignorante.
Inserisco l’immagine di un matrimonio islamico celebrato in Afghanistan all’inizio del 2007: la sposa ha undici anni, suo marito quaranta. Questo è ciò che avverrà anche nell’Europa musulmana prossima ventura, col permesso di Allah l’Onnipotente.

Pubblicato da Umm Usama su AmatAllah (Il Blog biblioteca di Umm Usama)











martedì 17 novembre 2009

BANCHE E DEMOCRAZIA



Caro Derviscio, scrivo a te perché non so a chi rivolgermi.

Ho 85 anni e, per motivi famigliari, mi sono trasferito da quasi un anno all’estero.
In realtá tutto è andato bene: nel giro di due ore mio figlio con la mia carta di identitá ha ottenuto il documento di residenza del comune. Pensa, io non ho dovuto nemmeno presentarmi personalmente! In pochi minuti ho aperto un conto corrente senza dover depositare un solo centesimo. Nel giro di pochi giorni la mia mutua italiana è stata assorbita da una delle (circa) 150 mutue tedesche. Ho trovato un medico che parla italiano e tutte le (numerose) analisi alle quali mi devo sottoporre regolarmente vengono effettuate nell’ambulatorio medico senza appuntamento.
Qualche giorno fa ho festeggiato con i miei (nuovi) amici il mio ottantacinquesimo compleanno. Il parroco della chiesa cattolica del quartiere (che non conosco e che non ho mai incontrato) mi ha mandato una lettera di auguri. Alla porta ha suonato un’impiegata del comune che mi ha portato un mazzo di rose e gli auguri del sindaco con l’invito per un pomeriggio in comune dedicato ai pensionati con una tazza di caffè e una fetta di torta.
Sembra il paradiso.
Purtroppo a turbare questo idillio c’è un piccolo neo.
Continuo ad avere un conto corrente in Italia presso una banca della quale sono cliente e socio della prima ora, una banca “di responsabilità sociale, (…) e, soprattutto, nel concetto di banca fatta di persone, per le persone”. (Dal sito della banca in questione)
Ebbene, dopo aver fatto tre prelievi regolari col mio bancomat, questo mi è stato bloccato senza preavviso. Ho telefonato in banca dove sono cascati dalle nuvole. Dopo avermi passato tre diversi “responsabili”, il quarto mi ha suggerito di passare alla filiale per mettere le cose a posto. Gli ho fatto presente che dalla filiale mi separano circa millecento chilometri e che il motivo della mia telefonata era in realtá quello di continuare a poter prelevare il mio denaro all’estero. Dopo qualche tentennamento mi è stato suggerito di mandare un fax, cosa che ho fatto immediatamente, e la cosa si sarebbe risolta in pochi giorni.
Passate sei settimane senza nessun risultato ho ritelefonato. Mi hanno passato il vice direttore che mi ha suggerito di mandare in banca una persona con una delega, cosa alla quale ho provveduto immediatamente.
La persona da me incaricata ha chiesto un giorno di permesso al lavoro, si è recata alla banca con la delega per sentirsi dire che questa non è valida per la richiesta di un nuovo bancomat! La soluzione proposta allo sportello è stata quella di scrivere una lettera con la richiesta dell’invio mezzo posta di un nuovo bancomat a rischio mio. Ho scritto la lettera e dopo nemmeno sei settimane mi è arrivato il bancomat … all’indirizzo sbagliato.
Fortunatamente le poste tedesche hanno ricercato sui loro computer fra i nominativi comunali e il tutto mi è stato recapitato con la preghiera di comunicare il mio indirizzo esatto al mittente per facilitare il recapito di missive future.
Cosa che ho fatto, fino ad oggi, sei volte.
È come lanciare una bottiglia col messaggio nel mare!
Regolarmente la posta della “mia” banca mi arriva all’indirizzo sbagliato, senza C.A.P. e indirizzata nella “Repubblica Federale Tedesca”.
Non mi serve farlo presente a te che hai scritto qui un articolo sul muro di Berlino, ma la Repubblica Federale Tedesca non esiste piú da quando, in mondovisione, il tre ottobre 1990 a Berlino si è celebrata la riunione delle due Germanie che ora si chiamano semplicemente “Germania” (Deutschland).
Ho scritto anche direttamente al direttore della banca ma niente, persistono imperterriti con una pervicacia che ormai ha i contorni dell’incubo.
Cosa devo pensare degli impiegati e del direttore della mia “banca”, la banca tradizionale degli abitanti autoctoni di un opulento paese della zona est di Milano?
Che siano analfabeti? Non credo.
Ignoranti? Possibile.
Arroganti? Probabile.
Facce di palta? Ecco, non volevo scadere nella volgarità ma, onestamente, credo che ignoranti, arroganti, facce di palta sia alla fine diventato la normalitá in un paese dove la dignitá dell’uomo ha come riferimenti le bolge televisive delle urla e degli insulti impuniti di chi riveste un qualche ruolo pubblico appena al di sopra di quello dello stradino comunale.
Caro Derviscio, sono uno di quelli che la resistenza l’hanno fatta prima del venticinque aprile e che sono convinti che la democrazia non si esaurisca la sera delle elezioni, quando vengono chiusi i seggi.
La democrazia significa, in prima linea, rispetto della dignitá umana. Ti pare che impiegati, vice direttore e direttore di questa banca assolvano questo principio elementare e fondamentale della convivenza fra gli uomini?
Caro Derviscio, non scrivo il nome della banca di questo bel paese che si affaccia sulle sponde del Naviglio della Martesana, ma spero che qualcuno, leggendo questo mio sfogo, sia in grado di riconoscerla e che in qualche modo faccia arrivare questo messaggio alle persone coinvolte perché si vergognino almeno un po’ quando, alle ricorrenze paesane e alle riunioni con giacca e cravatta, qualcuno chiederá loro conto di quello che ho scritto qui.
Ti mando tutta la documentazione di quanto ho scritto perché ne faccia buon uso e a testimonianza della mia buona fede.

Grazie dello spazio
G.C.
(Nominativo noto alla Redazione

Pubblicato su "Il Derviscio" il 16 Novembre 2009 da Stefano



mercoledì 11 novembre 2009

IL MIO 9 NOVEMBRE 2009 AL MURO DI BERLINO






RICORDI SPARSI 

No, non il 9 novembre delle celebrazioni, ma proprio il nove novembre 1989, la notte in cui un paradigma della convivenza in Europa e nel mondo crollò come un castello di sabbia. La notte in cui gli armamenti piú terribili che il mondo abbia mai visto non servirono né a difendere né ad offendere e nel giro di poche ore l’assetto dell’intero pianeta cambiò.
Era giovedí, io ed Ellen eravamo riusciti ad avere lo stesso giorno libero per mettere mano alla nostra camera da letto che andava tappezzata e imbiancata di nuovo. La sera, stanchi ma senza aver finito il lavoro, decidiamo di andare a cenare dal cinese un paio di isolati piú in lá.
Sono le nove e mezza quando torniamo a casa percorrendo la Schloßstraße ormai deserta. I materassi sono stesi in sala e, mentre ci prepariamo per andare a dormire decido di accendere la TV per vedere le notizie della ZDF delle 21,45. Sono giorni intensi, Erich Honecker è stato destituito in seguito alle fughe di massa dei cittadini della DDR attraverso la Cecoslovacchia e l’Ungheria, il parlamento è in seduta permanente da giorni ed ogni sera Günther Shabowsky, presidente dell’assemblea risponde alle domande dei giornalisti.
Accendo e non capisco subito. Quello di cui stanno parlando non rientra nel quadro che rappresenta la realtá tedesca. I cittadini orientali hanno la possibilitá da subito di recarsi nella Germania occidentale. Devo aver capito male. Cambio canale: “Sender Freies Berlin”. La voce di Berlino libera. C’è una tavola rotonda col sindaco di Berlino ovest, Walter Momper, e una serie di altri politici e giornalisti. Da dietro le quinte un personaggio si avvicina al sindaco per sussurrargli qualcosa all’orecchio. Momper spalanca gli occhi come se avesse visto la strega. Si alza e, rivolto al moderatore dice qualcosa come: “Scusate, migliaia di cittadini di Berlino est stanno attraversando il muro, è necessaria la mia presenza”. Balzo in piedi e comincio a rivestirmi. Ellen si rigira e mi chiede cosa sto facendo. “Hanno aperto il muro! HANNO APERTO IL MURO!!!”
Venti minuti piú tardi sono al Checkpoint Charlie, il punto piú rappresentativo della guerra fredda a Berlino. Il 27 ottobre 1961 decine di carri armati russi e altrettanti carri armati americani erano rimasti qui ore ed ore a poche decine di metri gli uni dagli altri, i cannonieri col dito sul grilletto. Un gesto improvviso e una reazione affrettata avrebbero potuto scatenare la terza guerra mondiale.
Quando arrivo la polizia blocca giá l’incrocio Friederichstraße – Kochstraße al traffico automobilistico. Abbandono la macchina non so dove e faccio gli ultimi metri a piedi.
Oltrepasso la casamatta americana nel momento in cui una troupe televisiva militare al comando di una donna di colore in tuta mimetica stá piazzando la sua telecamera. La donna, col grado di sergente è alta almeno un metro e novanta e ha il fisico di un lottatore di wrestling. Mi vien da pensare che da sola sia in grado di stendere con un destro almeno dieci Vopos (gli agenti della famigerata Volkspolizei).
Passo oltre e calpesto la linea bianca sull’asfalto all’altezza del cartello “You are leaving the american sector”. Incredibile! Lo avessi fatto ieri i Vopos dalla torretta di osservazione avrebbero sparato! Invece niente. Ormai siamo un centinaio ad accalcarci direttamente a ridosso dell’ultima fila di blocchi di cemento del checkpoint dietro ai quali una decina di Vopos ci osservano perplessi e con l’aria della rassegnazione e dell’impotenza. Il checkpoint Charlie è riservato al passaggio dei possessori di passaporto diplomatico. Da questa parte, ad una decina di metri, la pizzeria “da Teresa”, noto covo di spie, contrabbandieri, traditori e farabutti della peggior risma. Dal checkpoint passano alla spicciolata personaggi dall’aspetto equivoco e schivo che evitano la folla che si è radunata e strisciano in fretta lungo il muro per sparire in fretta. Per un po’ non succede nulla. Cerco di guardare dall’altra parte, dietro le spalle dei Vopos, ma il checkpoint consiste in un lungo percorso a serpente fra blocchi di cemento e al momento è poco illuminato.
Poi all’improvviso succede qualcosa. Due, tre persone escono dal checkpoint agitando le braccia. È il segnale. Si alza un boato, la gente corre agitando bottiglie di spumante, ci si abbraccia, si urla, si ride e si piange. Adesso riesco anche a vedere la folla dall’altra parte dietro la sbarra bianca e rossa che aspetta impaziente di passare. Un ragazzo esce dal posto di controllo con due valigie in mano, le alza al cielo urlando Scheeeeeiiiißeeee e la folla gli risponde scandendo “Die Mauer muß weg” (il muro deve sparire). Lo stillicidio di persone che passano il posto di controllo diventa un flusso regolare e poi un fiume in piena. I Vopos vengo ritirati in sordina e al loro posto prendono posizione i militari in tuta mimetica. Qui non si fronteggiano due settori di una cittá divisa, questo è il punto di contatto piú sensibile di due imperi in guerra fra loro da trent’anni. Faccio qualche passo indietro per farmi un’idea panoramica di questo avvenimento ancora incredibile. Ai lati del piazzale ormai è presente una folla che, a differenza delle “prime file”, osserva ammutolita e incredula quello che sta succedendo. A convivere col muro ci si abitua, come ci si abitua all’idea di avere un cancro mortale. Poi, dopo trent’anni, all’improvviso ti dicono che Dio o uno dei suoi Santi ha avuto misericordia di te e il cancro è sparito. Ecco, questo è il clima qui, al checkpoint Charlie la notte fra il nove e il dieci novembre 1989…

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Sono passati pochi mesi, ho cambiato lavoro e aspetto davanti a casa mia Giorgio che passa a prendermi in macchina. Giorgio si chiama in realtá Djordje ed è jugoslavo della Dalmazia. Sua nonna era italiana, ma è rimasta di lá dalla cortina dopo la fine della guerra. Per questo Giorgio parla ancora un po’ di italiano. Percorriamo poche centinaia di metri e ci fermiamo a raccogliere Ronnie, il nostro collega tedesco. Ronnie è un collega un po’ speciale. Di giorno viene a lavorare con noi e la sera rientra in carcere dove sta scontando una pena per reati come vandalismo, oltraggio, danni fisici. Ronnie ha una grossa croce uncinata tatuata sulla caviglia ed è quello che qui chiamano un “schwerer Jung” un giovane pesante, difficile, brutale. Un duro. E un nazista. A vederlo non si direbbe. È giovane, il viso glabro, gli occhi azzurri e limpidissimi, i modi gentili, riservati, quasi timido.
Ieri il cancelliere Kohl ha presentato il suo piano per la riunione delle due Germanie in dieci punti. I francesi tacciono, gli inglesi sono apertamente contrari, Russia e America temporeggiano. La Polonia ha paura: un terzo del suo territorio attuale prima della guerra era tedesco… Discutiamo in macchina dei possibili scenari politici e territoriali. Ronnie è sprofondato nel sedile posteriore e sembra disinteressato, come sempre. Poi, all’improvviso, si sporge in avanti, fa capolino con la testa fra i due sedili e in tutta tranquillità, senza segni di emozioni particolari dice: “La caduta del muro non è un fatto eccezionale. Fra qualche mese (siamo giá nel 1990) scadono i termini del trattato di Potsdam e le quattro super potenze (usa, Russia, Francia, Gran Bretagna n.d.a.) avrebbero dovuto rinegoziare l’assetto dell’Europa. Se la Russia non avesse permesso un percorso di pacificazione sarebbe scoppiata la guerra con conseguenze inimmaginabili”.
Rabbrividisco. Guardo Ronnie senza riuscire a pronunciare una parola. “Rifletti” mi dice tranquillo.
Ci sto riflettendo da vent’anni.

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Passa il tempo. In ditta vengono assunti i primi colleghi di Berlino est e della regione del Brandenburgo. Agli imprenditori conviene. Una legge federale ha stabilito tariffe piú basse per i residenti nell’ex DDR. Sui posti di lavoro la convivenza non è facile. Gli ex-orientali ci guardano come privilegiati arroganti che per lo stesso lavoro guadagnano fino al trenta per cento in piú e gli occidentali guardano agli orientali come concorrenti sleali che conquistano un posto di lavoro dopo l’altro grazie alle loro paghe a prezzi stracciati.
Uno dei miei nuovi colleghi orientali, Dieter, non si tira indietro di fronte a nessuna discussione e, dal suo modo di argomentare, mi è subito chiaro che è stato militante del partito.
Discutiamo spesso di politica, soprattutto della politica di riunificazione delle due Germanie.
Un giorno mi butto e lo metto a confronto con l’idea che se la Russia non avesse permesso un percorso di pacificazione, lo scadere dei trattati di Potsdam avrebbe aperto la strada alla guerra.
Mi guarda con diffidenza.
Poi a fatica e centellinando le parole comincia a parlare scoprendo a mano a mano le sue carte.
“Fino giú ai quadri intermedi, dice, sapevamo tutti che lo Stato era sull’orlo della bancarotta e a tutti era chiaro che erano necessari cambiamenti radicali. Gli unici ad opporsi erano le teste di cemento (betonköpfe) della vecchia guardia stalinista e dei loro tirapiedi. Quando è arrivato Gorbatchow con la sua Perestroika e Glasnost abbiamo sperato che l’ondata riformista raggiungesse anche Berlino (est). I gruppi di opposizione hanno continuato ad essere controllati ma la repressione si è allentata. Una parte notevole dell’apparato era per le riforme ma poi gli eventi sono precipitati. Le fughe di massa, le manifestazioni di Lipsia, Gorbatchow che avverte Honecker alle celebrazioni del quarantesimo anniversario della fondazione della repubblica democratica (“chi arriva tardi viene punito dalla storia” n.d.a.). Alla fine Honecker è stato costretto ad andarsene, ma era ormai troppo tardi. Ad un cambiamento eravamo pronti e pensavamo già ad uno Stato federale con la Germania dell’ovest, ma tutto sarebbe dovuto avvenire in tempi piú lunghi cosí da permettere una pari dignitá storica fra Germania est e ovest.
Poi, visto che ormai tutto era perduto, si è deciso in un pomeriggio di aprire il muro. È stata l’ultima vendetta del Politbüro nei confronti dell’occidente. Ecco, è stato il pensiero delle betonköpfe, allora gestitevi la patata bollente da soli”.
Sono passati vent’anni. Il proprietario della ditta dove lavoro adesso è berlinese da generazioni, sua moglie è greca, la direttrice è tedesca orientale ex membro del partito socialista di Honecker, lo chef del ristorante è rumeno, in altri reparti lavorano ragazzi e ragazze turche e polacche. A mezzogiorno alla mensa dei dipendenti c’è sempre un’alternativa halal per i colleghi di fede islamica. Ecco, nonostante la storia della “rivoluzione dal basso” che ha fatto crollare il muro di Berlino sia una bufala, il mondo va avanti. Muri e barriere crollano e termini di nazionalitá, culture o religioni diverse diventano una nota a piede di pagina del curriculum vitae di ognuno di noi.
Ovunque?
No, purtroppo non ovunque.
Guardo all’Italia dove i programmi televisivi sono una lunga serie di arene dentro le quali vomitare insulti contro tutti e contro tutto ció che non è uguale a noi. Dove la questione della razza e della religione si involvono in ragione di conflitto permanente. Un’Italia dove il cittadino che bussa allo sportello dell’ente pubblico è un soggetto fastidioso e importuno. L’Italia dove il malcostume politico, sociale e istituzionale sono norma di vita e il cuore mi si stringe pieno di amarezza.
Sará questa l’Italia che hanno sognato i nostri padri partigiani?
Sará questa l’Italia che hanno sognato gli studenti del 68’?
Sará questa l’Italia alla quale vogliamo venire associati individualmente quando viaggiamo in Europa e nel mondo?
In un’Europa e in un mondo che abbattono un muro dopo l’altro e un confine dopo l’altro, in Italia diamo spazio e visibilitá a chi promuove l’odio razziale e religioso, a chi santifica l’edonismo e il vizio e a chi fa della prostituzione fisica e intellettuale il motore della scalata sociale.
Che amarezza.
Mi risuonano nella mente le parole del Profeta:
“Molte nazioni passeranno presso questa città, e ognuno dirà all’altro: “Perché l’Eterno ha trattato così questa città?”
(Geremia, 22; 8 )

Pubblicato su http://ilderviscio.wordpress.com/ il 10 Novembre 2009 da Stefano

Stefano un italiano ritornato all'Islam insieme alla Moglie lo conobbi più o meno in Ottobre-Novembre del 1994, nel Febbraio del 1995 volavamo in Londra per partecipare alla fase finale del Ramadan insieme allo Sceicco della Nasqbandiya,parlammo tante volte del Muro e della DDR, ma mai di quella notte....forse passai davanti a loro senza sapere che sarebbero diventati i miei "amici" migliori, ora commentando questo suo ricordo, posso aggiungere che certamente non fu un caso che Rudolf Heß fosse assassinato,sarebbe stato un grande incomodo dopo la caduta del muro ed il ritiro dei sovietici dalla DDR.Il rifiuto di Gorbatchiov di dare la libertà al Delfino di Hitler fu una scusa  spietata per liberarsi dell'incomodo relitto! La caduta del Muro e del Comunismo non fu una rivoluzione dal basso, negli anni settanta circolava in Italia un libretto dal titolo "Sopravviverà l'UDSSR al 1985?
Luciano Abdel Nûr Cabrini



martedì 10 novembre 2009

COMUNICATO STAMPA DEL 9 NOVEMBRE 2009


COMUNICATO STAMPA


L' ASSOCIAZIONE SHAHRAZAD LA VOCE DELL'ISLAM

il giorno 9 novembre 2009



In merito al programma Domenica 5, andato in onda ieri, e riguardo alle dichiarazioni o per meglio dire accuse ed offese di Daniela Santanchè verso il nostro Profeta pbdl, come associazione ci sentiamo ancora una volta particolarmente offese e indignate da tale comportamento, le accuse fatte ieri al nostro Profeta sono da parte nostra inaccettabili e vergognose a dir poco, mirate per scatenare reazioni e polemiche a catena cercando cosi di far cadere nella provocazione i credenti di fede islamica, portandoli ad offendere Gesù o Mosè, forse proprio perchè da parte musulamana c'è stata la reazione di difesa del crocefisso personaggi come la Santanchè cercano di creare un ambiente ancora più ostile e difficile per il dialogo tra le religoni, sperando forse con ignoranza che qualcuno cadrà nella provocazoione vorrei inoltre ricordare come per noi musulmani invece tutti i profeti e tutti i simboli religiosi vadano ripsettati, e sempre di rispetto parlando inviterei le persone come la Santanchè a non offendere e infangare il nome di una religione, di cui non si è a conoscenza dimostrando cosi al mondo la propria ignoranza storica e religiosa. Invitiamo pertanto qualsiasi altro esponenente religioso a dissociarsi immediatamente dalle affermazioni della signora.

il presidente

Deborah Callegari Hasanagic



JANUA COELI si associa e risponderà dettagliatamente all'ignoranza della Santachè.
Luciano Abdel Nûr Cabrini

lunedì 9 novembre 2009

L'ABBATTIMENTO DEL MURO DI BERLINO


Il 18 Giugno 1983 mi fu vietato di entrare nella Deutsche Demokratische Republik, se volevo andare nella Bundes Republik o in Italia potevo transitare solo sul Transit, naturalmente controllato sino a quando non avevo lasciato il territorio della Germania Orientale.Assolutamente vietato era l‘abbandono del Transit, se lo avessi fatto sarei stato arrestato dopo di che avrei potuto abbandonare West Berlin solo con l‘aereo! Feci qualche tentativo per vedere se il divieto era stato tolto....invano!Per incontrarmi a Praga con Helga dovevo andare all‘aeroporto di Frankfurter am Main e da lì volare in 55 minuti con la Lufthansa sino a Praga!Fu un collega di lavoro che nell‘estate del 1989 mi disse di provare per vedere se era cambiato qualcosa.Lo feci e con mio stupore mi lasciarono passare,impreparato feci una passeggiata in Ost Berlin e mi informai sui recenti cambiamenti politici in atto nella Repubblica Democratica.In Settembre ritornai a Brandenburg an der Havel dopo poco più di sei anni e rividi Helga che non vedevo dall‘86, in Praga, molto era cambiato tra noi, il fuoco del nostro amore si era trasformato in una fiamma da accendino.Le promisi di ritornare a trovarla per il suo compleanno:l‘8 Novembre.Quando fui da lei quel giorno erano già scoppiati i fatti di Ungheria e Cecoslovacchia era chiaro ormai che qualcosa di decisivo stava mutando dopo l‘avvento di Gorbatchov al potere.Avevo programmato di restare da lei sino al 10 novembre di mattino e di rientrare in Berlino Ovest per andare a lavorare alla sera.

Ma poco dopo le 18 sentimmo alla televisione l‘annuncio che era possibile da subito uscire dalla DDR senza il Visto!A scanso di equivoci nel caso di una contro azione che mi avrebbe potuto bloccare a lungo termine in Brandenburg an der Havel, decisi di rientrare subito in Berlino Ovest, riuscii a prendere l‘ultimo treno per Berlin-Schönefeld e da lì la SBahn sino ad Alexander Platz,trovai fortunatamente un tassista disposto a portarmi sino a Check Point Charlie ed attraversai a piedi il posto di frontiera, una folla numerosa stava passando il famoso punto di controllo e con essa molti cittadini direttamente con le loro Trabant, pianti e commozzione ovunque, io stesso ne fui vittima un‘ora più tardi prendevo l‘UBahn di Koch Strasse ed in breve tempo mi trovai in Ku‘damm io abitavo in una trasversale,nella Uhland Strasse, non molto lontano. La strada era bloccata al traffico e molta gente in gran parte Berlinesi dell‘Ost, si toglievano finalmente lo sfizio di farsi una passeggiata nella famosa Ku‘damm.

La fine di un incubo. Il mio e quello di una intera Nazione era giunto al suo termine,travolto dai sentimenti andai a bere qualcosa nel mio posto di lavoro, nella Litzenburgerstrasse, duecento metri da casa e cento dalla K'udamm, tutti erano felici della fine della mia storia, ed il locale era pieno di „ossi” così venivano chiamati i tedeschi orientali da quelli occidentali che a loro volta venivano chiamati "wessi"ai quali il mio datore di lavoro offriva gratuitamente una pizza ed una birra, poi seppi che lo fecero tutti i locali!

Tornai a casa e stressato mi buttai a letto in un sonno profondo, il giorno dopo era iniziato un tempo nuovo, anche nella mia storia d‘amore! Circa un anno dopo, il 16 Ottobre 1990, sarei ritornato all'Islam! Sarei diventato Harun Abdel Nûr!
Scritto da Luciano Cabrini

martedì 3 novembre 2009

TURCHIA : UN NUOVO ACCORDO PER LA POLITICA GLOBALE






:::: Eva-R Siston :::: 3 novembre, 2009

Fonte: Mondialisation.ca 28 ottobre 2009, blog di Eva-R Siston (http://r-sistons.over-blog.com/)
:::: Eva-R Siston :::: 3 novembre, 2009
Casualmente, senza il rumore dei media, un grande evento in termini di geopolitica, con pesanti conseguenze per l’equilibrio del mondo, è appena accaduto. La Turchia si stanca…

Si è a lungo parlato dell’ ingresso della Turchia nell’Unione europea. Ma alcuni stati sono particolarmente riluttanti, in particolare Francia e Germania che, tuttavia, ospitano una grande comunità turca (1). E le cose si trascinano, gli anni passano, la Turchia molla. Tuttavia, Erdogan ricorda costantemente che è interesse dell’Unione europea includere la Turchia tra i suoi membri, in modo che tenda un ponte tra il mondo musulmano di oltre 1,5 miliardi di persone, e, attraverso l’Europa, il resto del mondo (2). Niente da fare.
L’Europa è l’architetto dello spostamento della Turchia
Il 29 gennaio al World Economic Forum di Davos, Erdogan sbatte la porta, criticando gli organizzatori per non aver potuto rispondere a Shimon Peres, nel corso del dibattito sul Medio Oriente. Per il primo ministro turco, l’ultima operazione militare israeliana a Gaza, “Piombo fuso”, particolarmente mortale, era insostenibile (3).
Segurono una serie di decisioni e dichiarazioni: “Erdogan ha appena alzato un altro tassello nelle sua accuse contro Israele. In un congresso a Istanbul, ha chiesto a Israele “di porre immediatamente fine al blocco imposto alla Striscia di Gaza, perché ciò che accade lì non è inferiore a una cosa terribile che non si può fare passare sotto silenzio”. “Il primo ministro turco ha voluto precisare” che non ha reagito perché è musulmano, “ma semplicemente perché è un essere umano.” Poi ha lanciato l’accusa più grave: “Da un punto di vista giuridico, il blocco di Gaza è un crimine contro l’umanità, e la comunità internazionale deve intervenire per farlo finire, perché è una tragedia umana.” Ha anche accusato Israele di “impedire la ricostruzione delle zone distrutte durante l’Operazione ‘Piombo forgiato’, che vieta il passaggio di materiali nella Striscia di Gaza.” (4)
La Turchia marca sempre più la sua indipendenza
Inoltre, la Turchia ha recentemente sospeso la partecipazione della sua aviazione nelle esercitazioni militari congiunte con la NATO, in Anatolia (5). Chiaramente, il paese non ha digerito l’operazione israeliana contro la Striscia di Gaza, né i traccheggi dell’Europa nei suoi confronti. Non volge più le sue critiche allo Stato di Israele, e si avvicina all’Iran e alla Siria, la riannodando le sue radici orientali, compresa la conclusione di diversi accordi di partnership con Baghdad e con Damasco (6). Erdogan è stato anche uno dei primi a congratularsi con Ahmadinejad dopo la sua rielezione, lo scorso giugno (7).
Dopo aver indurito la sua posizione nei confronti di Israele (8), in particolare ha sostenuto la relazione Goldstone che, ecco una nuova tappa, la Turchia si avvicina sempre più all’Iran. Sull’arsenale nucleare del regime israeliano, il Primo Ministro turco chiede un dibattito internazionale (9). Egli non supporta più il trattamento preferenziale accordato allo Stato ebraico, ha denunciato la parzialità dell’occidente verso l’Iran e il suo programma nucleare: “In un’intervista al quotidiano britannico ‘The Guardian’, Erdogan ha detto che le accuse occidentali mosse contro l’Iran, sospettato di voler costruire una bomba nucleare, sono basate sulla ‘calunnia’.” Ha detto che “qualsiasi attacco militare contro gli impianti nucleari iraniani sarebbe una follia (…) Da un lato si dice di volere la pace nel mondo, ma dall’altra si ha un approccio distruttivo verso uno Stato che ha 10.000 anni di storia“, ha detto… (10).
Riavvicinamento con l’Iran
La crisi cova tra Israele e la Turchia, una crisi ancora sorda, ma può diventare acuta, mentre con l’emergere di un intervento contro l’Iran Israele, giustamente, avrebbe tanto più la necessità della benevola neutralità della Turchia, per condurre le proprie operazioni militari, mentre è sempre più isolata nella regione e posta di fronte alla disapprovazione dell’opinione pubblica internazionale (11).
Nuovo test per Israele, Erdogan ha visitato Teheran in compagnia di 200 politici ed economici turchi, tra cui i ministri del commercio, degli affari esteri e dell’energia, oltre a 18 deputati (12) e il primo ministro turco ha definito il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, un amico, in attesa di accordi commerciali con colui che l’Occidente demonizza.
Il presidente Ahmadinejad ha accolto positivamente le pese di posizione del suo nuovo amico, dicendo che le sue dichiarazioni hanno avuto effetti positivi nel mondo. Ha detto: “Il regime sionista minaccia tutte le nazioni e fa di tutto in modo che non vi sia nessun’altra potenza nella regione. Prendiamo atto che l’uso della forza nella Striscia di Gaza non gli è sufficiente, e attacca anche Gerusalemme la Santa“. I due leader hanno parlato di relazioni più strette tra i loro paesi ed hanno discusso la questione nucleare iraniana. Ahmadinejad ha detto che “l’Iran e la Turchia hanno interessi comuni e affrontano minacce simili. Se collaboriamo, possiamo superare tutti i nostri problemi per il bene dei nostri due popoli“. Per quanto riguarda il ministro israeliano Lieberman, Erdogan l’ha accusato anche di aver minacciato di usare armi nucleari contro Gaza. (13)
Un punto di svolta decisivo, nel lungo termine
Questo cambiamento d’indirizzo nella politica turca apporterà, a lungo termine, importanti modifiche nel partenariato US-israeliano, e alla comunità in generale. Infatti, la Turchia occupa una posizione strategica sulla scena internazionale, al crocevia di due mondi, Oriente e Occidente, cristiano e musulmano. Alle tergiversazioni dell’UE, Erdogan risponde chiaramente giocando la carta dell’Oriente, riavvicinandosi all’Islam e al passato ottomano. Sarà in grado di alzare la posta in gioco e di influenzare le decisioni internazionali, in modo da danneggiare gli interessi atlantisti nella regione. Come? Per esempio vietando il sorvolo della sua regione in tempi di conflitto, di guerra. O rifiutando di aiutare la NATO nello svolgere i suoi programmi in Medio Oriente.. Basti dire che l’Occidente, probabilmente, sta perdendo una carta vincente in questa parte del mondo. E questa incarnazione della politica imperiale può avere conseguenze molto gravi, soprattutto se Ankara rafforza i legami con l’Iran, nemico dichiarato dalla coalizione occidentale.
Nessuna rottura improvvisa, certo, ma dei piccoli passi inquietanti, in una direzione che ha tutto per preoccupare la NATO nel momento, senza dubbio, in cui si prepara l’offensiva contro l’Iran. Il campo dei non allineati si rafforza, e non abbiamo finito di vederne le conseguenze, se non a breve termine, almeno nel lungo termine.

Note e Riferimenti:
(1) Tra i leader europei, alcuni, come in Francia o in Germania, hanno pregiudizi nei confronti della Turchia. Sotto Chirac, abbiamo avuto rapporti molto buoni [con la Francia] ed è stato molto positivo nei confronti della Turchia. Ma sotto Sarkozy non è la stessa cosa. http://www.actu.co.il/2009/10/erdogan-accuse-israel-de-%C2%AB-crimes-contre-l%E2%80%99humanite-%C2%BB

(2) E’ un atteggiamento sleale. L’Unione europea sta violando le proprie regole. Essere nell’UE ci permetterebbe di costruire ponti tra il mondo musulmano, che ha 1,5 miliardi di persone, e il resto del mondo. Devono rendersene conto. Se l’ignoreranno, indeboliranno l’Unione europea. http://www.actu.co.il/2009/10/erdogan-accuse-israel-de-%C2%AB-crimes-contre-l%E2%80%99humanite-%C2%BB
(4) http://www.actu.co.il/2009/10/erdogan-accuse-israel-de-%C2%AB-crimes-contre-l%E2%80%99humanite-%C2%BB/

(5) Israele incassa un colpo diplomatico molto grave. La Turchia, l’unico paese musulmano legato da un accordo di cooperazione militare con lo Stato ebraico, ha posto il veto alla partecipazione di aerei israeliani alle manovre che avranno luogo questa settimana, nel suo spazio aereo (…) Per i funzionari israeliani, questa iniziativa è un fischio d’allarme. Fino ad ora, la Turchia è stata infatti considerata un alleato strategico di primaria importanza (…) a questo quadro, si devono aggiungere gli scambi tra servizi di intelligence e la vendita di armi israeliane alla Turchia (…) Ma questi rapporti sono, tuttavia, “fratturati”. Negli ultimi mesi, Recep Tayyip Erdogan, primo ministro e leader del partito islamico, ha indurito i toni. Ma finché la cooperazione militare non è stata alterata, gli israeliani non s’adombravano. L’annullamento della partecipazione di Israele nelle manovre, invece, sembra segnare un cambiamento nelle regole del gioco.
http://www.lefigaro.fr/international/2009/10/13/01003-20091013ARTFIG00301-la-turquie-annule-des-man339uvres-militaires-avec-son-allie-israelien-.php

(6) http://chiron.over-blog.org/article-avant-son-voyage-erdogan-denonce-les-calomnies-de-l-occident-contre-teheran-38308279.html;
 http://www.alterinfo.net/Avant-son-voyage,-Erdogan-denonce-les-calomnies-de-l-Occident-contre-Teheran_a38465.html
(7) http://chiron.over-blog.org/article-avant-son-voyage-erdogan-denonce-les-calomnies-de-l-occident-contre-teheran-38308279.html;
http://www.alterinfo.net/Avant-son-voyage,-Erdogan-denonce-les-calomnies-de-l-Occident-contre-Teheran_a38465.html
(8) C’è stata successivamente la campagna contro l’ambasciatore Edelman, degno del Stürmer e della Pravda. Poi le massicce ristampe di Kavgam, la traduzione turca di Mein Kampf, seguite da Hitler’in Liderlik Sirlari (le qualità di leadership di Hitler), e Metal Firtina (Metal Storm), un romanzo di fantapolitica che descrive l’aggressione militare americana contro la Turchia (450000 copie vendute in meno di un anno). Poi Kurtlar Vadisi (La Valle dei Lupi), una serie televisiva in cui l’operazione americana in Iraq è presentata come un genocidio anti-turco, dove gli ebrei e gli americani sono già coinvolti nel traffico di organi, un argomento che sarà ripreso nel 2009, da un giornale svedese di grande tiratura. E infine, il recente film del primo canale della televisione pubblica turca, sulle cosiddette atrocità israeliane a Gaza.

(http://www.rebelles.info/article-turquie-la-regression-erdogan-37970885.html)

(9) Il primo ministro turco chiede un dibattito internazionale sull’arsenale nucleare del regime israeliano. Recep Tayyip Erdogan ha detto, Sabato, al II Congresso del suo partito, “Giustizia e Sviluppo” che se la questione nucleare iraniana è stata discussa sulla scena internazionale, si deve farlo anche per le armi nucleari del regime israeliano. “La Turchia chiede una politica basata su una maggiore giustizia nel mondo, e se parliamo di armi di distruzione di massa, dobbiamo anche ricordare le bombe al fosforo usate dal regime israeliano a Gaza”, ha detto. Il Primo Ministro turco Recep Tayyip Erdogan, ha affermato l’opposizione del paese alla proliferazione delle armi nucleari in Medio Oriente, aggiungendo che il regime israeliano è l’unico paese della regione che possiede armi nucleari. Erdogan ha detto che il mondo dovrebbe essere equo, se desidera la pace, sottolineando che l’Iran non ha fatto nulla, mentre il regime israeliano ha commesso crimini a Gaza. Ha descritto come follia qualsiasi azione militare contro l’Iran, dicendo che dovrebbero imparare dall’invasione statunitense contro l’Iraq, dove un’intera civiltà è stata distrutta e più di un milione di iracheni sono stati uccisi.
(11) La minaccia di una crisi acuta con la Turchia, preoccupa al punto più alto i funzionari israeliani, nel momento in cui la neutralità “benevola” di Ankara sarebbe la benvenuta nella prova di forza nei confronti dell’Iran. Israele si trova sempre più isolato nella regione. Le relazioni con l’Egitto e la Giordania, gli unici paesi arabi mantenere relazioni diplomatiche con Israele, si sono notevolmente raffreddate. Barack Obama, nonostante tutti i suoi sforzi, non è riuscito a convincere i paesi del Golfo ad accettare di fare un qualsiasi gesto nei confronti di Israele. Sul fronte palestinese, George Mitchell, inviato speciale statunitense, è partito all’inizio della settimana a mani vuote. In breve, ancora non c’è nessuna ripresa in vista …

http://www.lefigaro.fr/international/2009/10/13/01003-20091013ARTFIG00301-la-turquie-annule-des-man339uvres-militaires-avec-son-allie-israelien-.php

12) http://www.alterinfo.net/Avant-son-voyage,-Erdogan-denonce-les-calomnies-de-l-Occident-contre-Teheran_a38465.html
13) http://www.actu.co.il/2009/10/erdogan-accueilli-a-bras-ouverts-a-teheran
http://r-sistons.over-blog.com/article-turquie-lettre-ouverte-aux-38318294.html



Traduzione di Alessandro Lattanzio
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