venerdì 19 novembre 2010

I MENNONITI TRA BIBBIA E CORANO

28/01/2004


LA  BIBBIA
Fra Bibbia e Corano                                                                        

Una coppia canadese impara il Corano nella Città Santa dell’Iran
Due coniugi cristiani mennoniti , Wally e Wevely Shellenberger, si trovano a Qom in Iran grazie ad un programma di scambio di un istituto islamico di Educazione e Ricerca, finalizzato alla costruzione di rapporti di conoscenza e di collaborazione tra cristiani e musulmani.
Le persone della comunità centrale mennonita che sono tornate a casa non riescono a capire perché Wally e Wevely abbiano invece deciso rimanere nella città santa iraniana di Qom altri tre anni.
Tra le moschee turchesi dalle cupole d’oro ed i seminari cintati da mura, la coppia divide con predicatori barbuti e donne avvolte in chador neri le strade polverose di questa austera città, che è il principale centro del sapere religioso scita-musulmano nell’Iran ed una delle principali destinazioni dei pellegrini.
Non ci sono bar, fast-food o negozi di video cassette a Qom.
Gli occidentali sono noti solo per la loro assenza dalla città.
Qom fu l’epicentro ideologico della rivoluzione islamica del 1979. “La gente comune, una volta tornata a casa, pensa che sia un luogo pericoloso in cui vivere, ma in realtà è probabilmente un posto sicuro quanto ogni altro al mondo” dice il dottor Shellenberger, uno psichiatra in pensione, dalla voce piacevole con un'ordinata barba bianca senza baffi. “Siamo trattati molto bene, come ospiti.”
Fu una tragedia umana di ingenti proporzioni a causare il primo contatto tra l’Iran e la Comunità centrale mennonita (Mcc), un’organizzazione della Chiesa mennonita degli Stati Uniti e del Canada, coinvolta in opere di soccorso e di collaborazione.
La Mcc inviò degli aiuti alla Mezzaluna rossa iraniana nel 1990, dopo che un terremoto di magnitudo 7.7 colpì il nordovest dell’Iran, uccidendo trentacinquemila persone.
La relazione è continuata, con gli aiuti inviati per soccorrere la popolazione anche quando la terra tremò di nuovo, e si estese all'assistenza dei rifugiati iracheni in Iran.
Gli scambi fra studenti dell’Mcc ed Iran, finalizzati alla creazione di contatti faccia-a-faccia ed incoraggiando il dialogo tra cittadini americani ed iraniani, iniziarono nel 1998 e furono regolati sull’esempio di un progetto simile, esistente nei paesi dell’Europa orientale durante la guerra fredda.
Il soggiorno in Iran dei coniugi Shelleberger è coinciso non solo con l’attentato alle torri gemenlle dell’11 settembre, ma anche con le guerre condotte dagli Stati Uniti contro due paesi musulmani direttamente confinati con l’Iran: l’Afghanistan e l’Iraq.
A dispetto delle impressioni occidentali, gli iraniani si sono dimostrati molto meno anti-americani di tanti altri loro avversari . Per gli Shellenberger “Gli iraniani sono meravigliosi. Sono ospitali, amichevoli e servizievoli. Sono sinceri nella loro fede e li sento miei fratelli”, come dice Wally. La vita semplice praticata dai Mennoniti, ha evitato uno shock culturale agli ospiti occidentali. L’alcool in Iran è proibito, e questo non è stato un problema per i mennoniti che non bevono.
I coniugi Shellenberger non conducono una vita spartana a Qom. Come altri volontari del Mcc, che lavorano all’estero, avrebbero voluto vivere come gli abitanti del paese ospitante, ma l’istituto iraniano in cui studiano, che era responsabile della loro sistemazione, ha organizzato tutto alla grande. La loro casa è stata uno spazioso appartamento con soffitti ornati.
La coppia ha trascorso gran parte del primo anno e mezzo imparando il Farsi. Poi, lettura del Corano, con l’aiuto di un professore dell’Istituto di Educazione e Ricerca, l'Imam Khmeini, quattro volte la settimana.
Wally senza l'aiuto di nessuno, sta adesso divorando i lavori di Hafiz, un mistico sufi del XIV secolo e grande poeta lirico medioevale dell’Iran.
Ad Evelyn non dispiace indossare il copricapo ed il lungo soprabito, vesti obbligatorie, ma non si è mai sentita a suo agio nel chador , un indumento completamente coprente indossato dalle donne iraniane devote e conservatrici, che lei deve indossare durante le visite all’istituto.
Donne  iraniane
La parola chador letteralmente significa tenda: “ È una cosa ingombrante da indossare e poi non ha bottoni” spiega il marito.                                                                     
I coniugi credono che i cristiani possano imparare molto dall’Islam, con cui sono entrati in contatto in Iran. “C’è più stabilità familiare nella Repubblica Islamica e meno persone egoiste” egli afferma. La gente comune iraniana è sorpresa, quando scopre che gli Shallenberger hanno scelto di approfondire la loro conoscenza dell’Islam a Qom, per promuovere una migliore comprensione di questa fede una volta tornati a casa.
Alcuni iraniani chiedono loro se hanno intenzione di convertirsi all’islamismo. “No” racconta educatamente il signor Shellenberger, aggiungendo: “Comprendere meglio l’Islam mi aiuta ad essere un cristiano migliore.”

MOSCHEA
     Tratto da Peace Reporter                                                                                   

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