mercoledì 26 agosto 2009

RAMADAN MUBARAK


É iniziato il Ramadan, quattro settimane nelle quali i musulmani si ritirano in un esercizio spirituale di purificazione interiore aiutandosi con l’astensione dal cibo, dal sesso e dalle attivitá non indispensabili durante il giorno.
Anche il Derviscio partecipa a questo processo e, nelle prossime quattro settimane ridurrá l’attivitá del blog al minimo.
A tutti i musulmani e ai non musulmani auguro il meglio sul cammino della propria esperienza di vita.
A rileggerci, insch’allah, a fine settembre.




Postato da "il Derviscio" in Dunya e Spirit il 22 Agosto 2009

RAMADAN KARIM


Nel Nome di Dio Clemente e Misericordioso !












Il volto fulgido del mese di Dio risplende, il mese di Ramadan, il mese del Corano, il mese del digiuno e dell'adorazione di Dio. Milioni di musulmani ne accolgono la venuta a braccia aperte e lo amano. Trascorrono i giorni nel digiuno e la notti si dedicano a fervide e sommesse preghiere.In quel mese per comandamento divino la vita dei musulmani si trasforma, nell'alimentazione, nel sonno, nei rapporti individuali e sociali e, più importante di tutti, nel carattere morale, nel comportamento e negli atti di adorazione. Le abitazioni dei musulmani assumono un aspetto differente e le città dell'Islam acquistano una maggiore spiritualità.Il Nobile Profeta dell'Islam (su di lui e sulla sua famiglia la pace e la benedizione di Dio) quando diede per la prima volta ai musulmani la buona novella dell'arrivo del mese di Ramadan disse: "Vi appare con grazia, pietà e misericordia il mese di Dio, il mese che presso Dio è il migliore fra i mesi, i cui giorni sono i migliori fra i giorni, le cui notti sono le migliori fra le notti, le cui ore sono le migliori fra le ore". Poi disse: "E' il mese nel quale siete stati chiamati al convito di Dio, in cui avete ricevuto la misericordia divina, i vostri respiri in questo mese divengono lode di Dio, il vostro sonno diviene atto di adorazione, le vostre opere sono gradite da Dio e le vostre preghiere sono esaudite" (1).Il mese di Ramadan è il mese dell'impegno per migliorarsi (2) e del servigio al prossimo. Come disse il Nobile Profeta: "Aiutate i bisognosi e gli umili, non volgete il pensiero a ciò che vi è stato prescritto come illecito, non prestate ascolto a ciò che è proibito (come la menzogna e la maldicenza), siate generosi con gli orfani affinché essi mostrino generosità ai figli vostri che vi sopravviveranno, pentitevi dei vostri peccati" (3).Nel mese di Ramadan, secondo i precetti coranici, i musulmani praticano il digiuno durante il giorno e si astengono da determinati atti.La filosofia del digiuno: la filosofia del digiuno meriterebbe un lungo discorso. Il digiuno rafforza l'uomo di fronte al peccato e lo rende puro e devoto al cospetto di Dio. Il digiuno ricorda all'uomo i bisognosi e accresce in lui il sentimento di amore per i suoi simili. Inoltre il digiuno è benefico per la salute del corpo, fa meglio comprendere all'uomo il piacere del cibo e lo rende riconoscente verso le grazie di Dio.Il timore di Dio: il Sacro Corano spiega l'essenza e la filosofia del digiuno attraverso il timore di Dio e l'astinenza recitando:"O voi che credete, vi è prescritto il digiuno come era stato prescritto a coloro che vi hanno preceduto. Possiate divenire timorati" (4).Come il corpo dell'uomo si trova a fronteggiare svariati microbi e malattie, il suo spirito è esposto all'aggressione delle passioni interiori e dei vizi morali. Il corpo che possieda una maggiore forza di resistenza sarà immune rispetto a microbi e malattie. Allo stesso modo lo spirito forte di maggiore timore di Dio e devozione sarà maggiormente immune da passioni e vizi morali. In questo senso l'Islam, raccomandando intensamente il devoto timore di Dio, offre all'uomo molti fattori che ne accrescono l'intensità.Fra i fattori che accrescono la resistenza dell'uomo di fronte al peccato e alla trasgressione vi è il digiuno. Quando l'uomo per alcune ore si astiene dal cibo e da altri atti determinati facendo questo per Dio, trova la forza per resistere ai peccati, e allora non si corrompe con essi, non mente, non pratica la maldicenza, non commette tradimento, eccetera. Quando l'uomo secondo il comandamento divino sopporta per ore la fame, trova la forza per non appropriarsi dei beni altrui. Quando per tutto il giorno in nome di Dio riesce a controllare i propri istinti passionali, anche quelli leciti, trova la forza di astenersi, nei restanti momenti, dalle passioni illecite. Quando nel momento della sete può chiudere la bocca di fronte a buona acqua, trova poi la forza di non prestare la bocca alla menzogna per interesse e di astenersi dall'offendere e ingiuriare il prossimo per ira.La purezza: il digiuno rende l'uomo più puro ed è esso stesso segno della purezza dell'uomo. La Nobile Fatima Zahra (su di lei la pace), stimata figlia dell'Inviato di Dio, a proposito del senso e della filosofia del digiuno disse:"Dio Altissimo ha prescritto il digiuno al fine di rinsaldare la purezza dell'uomo" (5). Perché nel digiuno non esiste la dimensione dell'ipocrisia e della finzione e l’uomo per tutto il giorno, anzi, per tutto il mese, pratica l’astinenza per Dio. Per questo motivo, Dio Altissimo, in un hadith del Profeta dell’Islam dice:“Solo per Me è il digiuno e solo Io ne do la ricompensa” (6).Un individuo che pratica il digiuno e, preso dai morsi della fame, si trovi solo in una stanza vicino ad ogni genere di alimenti e di bevande, pratica l’astinenza e sopporta la fame e la sete solo per Dio. Un giovane appena sposato che nel mese di Ramadan durante il giorno pur trovandosi accanto alla moglie sappia controllare il proprio istinto, si astiene dal piacere solo per Dio. E per tutto il mese di Ramadan durante il giorno rispetta le proibizioni divine.Lo stato interiore e spirituale che per effetto del digiuno viene suscitato nell’uomo puro è indescrivibile. Nelle ore in cui l’uomo pratica per Dio l’astinenza, con labbro assetato, ventre affamato, sguardo distolto dalla passionalità, orecchio precluso al futile piacere, esistono momenti in cui lo spirito dell’uomo spicca il volo verso la sommità dei cieli e con cuore ricolmo di amore grida a Dio che tutto questo è fatto per Lui e solo per Suo precetto.L’aiuto ai bisognosi: il digiuno è l’esperienza della fame. Nella vita di ogni individuo il digiuno è testimonianza, anzi, esperienza diretta della povertà e dell’indigenza. E non per un solo giorno, ma per un mese intero. Il digiuno ravviva negli uomini il ricordo degli umili e dei bisognosi, dell’orfano che vive nella povertà e nell’indigenza, dell’anziano bisognoso che non ha la forza di lavorare o è disoccupato, delle genti che hanno subito il colonialismo e le cui ricchezze sono state depredate, dei popoli portati all’indigenza che vivono nelle peggiori condizioni di povertà.Domandarono all’Imam Hosein (su di lui la pace) perché Dio avesse imposto il digiuno. L’Imam rispose:“Affinché il ricco provi la fame e provveda ai bisognosi” (7).Simili argomenti sono stati tramandati a nome dell’Imam Reza (su di lui la pace) e dell’Imam ‘Askari (su di lui la pace) (8).Il Nobile Profeta raccomandò ai musulmani di aiutare i poveri e i bisognosi in particolare durante il mese di Ramadan (9).- Il digiuno espiatorio è peccato. Il Nobile Profeta (S) disse: “Ogni cosa prevede un’imposta rituale, l’imposta dei corpi è il digiuno” (10).- Il digiuno salva l’uomo dall’inferno. Disse l’Imam Sadeq (su di lui la pace): “Il digiuno è uno scudo contro le fiamme dell’inferno” (11).- Il digiuno procura all’uomo la migliore delle condizioni. Come disse il Nobile Profeta (S): “Colui che digiuna si trova in stato di adorazione, anche dormendo nel suo letto, finché non faccia maldicenza nei confronti di un musulmano” (12).





Gradi del digiuno.










Il digiuno possiede tre gradi: 1) il digiuno della moltitudine dei musulmani; 2) digiuno degli individui preminenti; 3) digiuno degli individui eccellenti.




1- Il digiuno della moltitudine: questo tipo di digiuno consiste nell’astensione dal mangiare, dal bere e da atti ben definiti previsti dai precetti di giurisprudenza islamica. Questo digiuno è necessario e doveroso per tutti e ogni musulmano è tenuto ad osservarlo, tanto che la sua interruzione comporta il giudizio di Dio e ne rende inevitabile il castigo. Questo tipo di digiuno, entro i suoi limiti, gode di importanza e porta con sé la ricompensa divina.




2- Il digiuno degli individui preminenti: questo digiuno, oltre alle condizioni precedenti, prevede l’astensione dai peccati. L’individuo deve trattenere la lingua dal pronunciare menzogna, l’occhio dal guardare con passionalità ciò che non sia per lui legittimo, l’orecchio dall’udire cose proibite da Dio e in generale tutte le membra da ciò che è illegittimo. Questo tipo di digiuno riguarda i musulmani preminenti che oltre ad osservare l’astinenza, curano di migliorare se stessi. Disse il Nobile Profeta (su di lui e sulla sua famiglia la pace di Dio):“Quando osservi il digiuno, anche il tuo orecchio, il tuo occhio e il tuo corpo devono osservare il digiuno” (13).Il Nobile Profeta dopo avere elencato altri argomenti disse: “Il giorno in cui siete a digiuno non deve essere uguale al giorno in cui mangiate”. L’Imam Sajjad (su di lui la pace), nella sua orazione pronunciata in occasione dell’inizio del mese di Ramadan, diceva: “O Dio, aiutaci nel digiuno del mese di Ramadan, affinché noi possiamo trattenere le nostre membra dal disobbedirTi e usarle solo per avere il Tuo compiacimento. Fai che non ascoltiamo alcun discorso vano, che non rivolgiamo lo sguardo a cose futili, che non commettiamo alcun atto proibito, che non ci avviciniamo ad alcuna cosa illecita, che non introduciamo nei nostri ventri se non ciò che hai reso lecito, che la nostra lingua pronunci solo la Tua parola, che non ci imponiamo sofferenza se non quella che ci avvicina alla Tua ricompensa, che non commettiamo opera se non quella che ci preservi dal Tuo castigo” (14).




3- Il digiuno degli individui eccellenti: il digiuno di costoro, oltre alle condizioni precedenti, prevede l’astensione dalla cura di qualsiasi cosa all’infuori di Dio e da qualsiasi atto all’infuori della Sua adorazione. Si tratta di coloro nei cui cuori altro non è impresso se non l’amore di Dio e che non sono legati ad altro se non a Dio, il cui cuore è privo di ogni vizio e turpitudine e del minimo rancore ed è puro da ogni turpitudine morale e da ogni attaccamento terreno. Come recita il Sacro Corano a proposito del Nobile Abramo (su di lui la pace: “Si presentò al cospetto di Dio con cuore immacolato” (15).Come si è già detto il dovere collettivo è di osservare il primo grado del digiuno, che costituisce una premessa ai due gradi successivi ed è una rampa che permette agli individui eccellenti di raggiungere la sommità del grado più elevato. Ogni grado possiede in sé una propria importanza.Per concludere vogliamo citare due tradizioni appartenenti al sesto Imam sciita, il quale disse:1- “Colui che digiuno è due volte felice: quando termina il digiuno e quando incontra Dio” (16);2- “L’inverno è la primavera del credente perché le sue notti sono lunghe e può dedicarsi maggiormente all’adorazione di Dio e i suoi giorni sono brevi e può così trovare un conforto nel momento del digiuno” (17).Dott. M. H. Abdekhoda’i




NOTE




1) Vasa’elo’l-shi’e, Libro sul digiuno, p. 227.




2) Sahife-ye Sajjadiye, XLIV orazione.




3) Vasa’elo’l-shi’e, Libro sul digiuno, p. 227.




4) Il Sacro Corano, sura II, versetto 183.




5) Beharo’l-anwar, vol. 96, p. 368.




6) Beharo’l-anwar, vol. 96, p. 254, citato in Mesbah al-Sharife.




7) Beharo’l-anwar, vol. 96, p. 375 citato in Manaqeb.




8) Ibidem.




9) Vasa’elo’l-shi’e, Libro sul digiuno, p. 227.




10) Beharo’l-anwar, vol. 96, p. 254, citato in Al-Mahasen e da Nahjo’l-Balaghe, detto 136.




11) Beharo’l-anwar, vol. 96, p. 256 citato in Majales-e sheykh.




12) Beharo’l-anwar, vol. 96, p. 293, citato in Al-ekhtesas.




13) Beharo’l-anwar, vol. 96, p. 292.




14) Sahife-ye Sajjadiye, XLIV orazione.




15) Il Sacro Corano




16) Beharo’l-anwar, vol. 96, p. 248 citato in Khesal di Saduq.




17) Ibid., p. 242 citato in Emali di Saduq.






Il Banchetto di Dio






Secondo un detto del venerabile Profeta (S), dedotto da un sermone a lui attribuito, tutti i servi di Dio, durante il mese benedetto di Ramadan, sono tenuti a presenziare al Banchetto di Dio Onnipotente, della cui ospitalità godono: “O gente, per voi è arrivato il mese di Dio alla cui Tavola siete invitati”.In questi pochi giorni che mancano all’inizio del mese benedetto di Ramadan, dovete pensare a riformare voi stessi, rivolgendo la vostra mente a Dio Onnipotente; dovete chiedere perdono delle vostre cattive azioni e se, Dio non voglia, commesso peccato, dovete pentirvi e rivolgere preghiere a Dio. Nel santo mese di Ramadan non dovete offendere, calunniare o commettere altri peccati poiché dovete presentarvi puri al cospetto di Dio, al cui Banchetto siete chiamati. In questo santo mese siete invitati alla Mensa dell’Onnipotente. Preparatevi a questo grande invito, ottemperando almeno alle prescrizioni esteriori del digiuno. Ottemperare al precetto del digiuno, cogliendone la vera sostanza, infatti è ben altra cosa e necessita di attenzione e di impegno continuo. Tale prescrizione non consiste soltanto in un’astensione dal cibo e dalle bevande, bensì in quella più grande dal peccato. Queste tuttavia non sono che le prime indicazioni e costituiscono solo un inizio. Gli amici di Dio, coloro che vogliono giungere alla Fonte infinita, devono seguire ben altre regole. Quanto a voi attenetevi almeno a queste prime prescrizioni. Astenetevi non solo dal cibo ma anche dal peccato. Sin da ora proponetevi di evitare la maldicenza, la calunnia, la menzogna. Allontanate dai vostri animi l’odio, la gelosia, l’invidia e tutte le altre suggestioni diaboliche. Se potete, cercate di arrivare a un completo distacco dal mondo. Agite onestamente e senza ipocrisie; non date ascolto al diavolo.Tuttavia, se disperate di giungere a questa somma felicità, sforzatevi almeno di far si che il vostro digiuno sia puro. In caso contrario, anche se esso esteriormente sia conforme alle norme prescritte, non sarà gradito a Dio e non avrà un grande valore. C’è una grande differenza fra un digiuno gradito a Dio e un digiuno compiuto rispettando semplicemente le disposizioni canoniche. Se, trascorso il mese di Ramadan, non avviene nessun cambiamento nel vostro comportamento e il vostro modo di vita rimane quello di prima, è chiaro che non avete compiuto quel digiuno che Dio vi aveva chiesto, bensì un semplice digiuno materiale. In questo santo mese in cui siete stati invitati alla Mensa di Dio, se non accrescete la vostra conoscenza delle sublimi verità, significa che non avete presenziato nella maniera giusta al Festino e non avete compiuto il vostro dovere. Non dovete dimenticare che, durante il Ramadan – che è il “Mese di Dio”, le porte della misericordia divina sono aperte ai Suoi servi, e i diavoli, secondo quanto dice la Tradizione, sono incatenati. Se in questo mese non potete riformare e purificare voi stessi, esercitando il dominio dei sensi, eliminando le passioni, le ambizioni e l’attaccamento alle cose di questo mondo, è difficile possiate realizzare tutto questo quando questo periodo favorevole sarà trascorso.Approfittate di questo momento propizio prima che esso giunga al termine, migliorando e purificando voi stessi. Preparatevi dunque a compiere i doveri del mese di Ramadan. Non abbia a succedere che, proprio nel mese di Ramadan in cui i diavoli sono incatenati, voi commettiate peccati e azioni contrarie all’Islam. Talvolta l’uomo, quando commette peccato e si allontana quindi dalla Verità, sprofonda talmente nelle tenebre dell’ignoranza che non v’è più bisogno delle tentazioni di satana, in quanto egli stesso assume le caratteristiche del diavolo. Tali caratteristiche sono opposte a quelle divine. Colui che segue le proprie passioni e si sottomette al diavolo, assume gradualmente le caratteristiche demoniache. Decidete almeno in questo mese di vigilare su voi stessi; astenetevi da quelle azioni e da quelle parole sgradite a Dio. Sin da ora in questa riunione fate un patto con Dio e proponetevi di evitare in questo santo mese la calunnia e la maldicenza. Ponete sotto il controllo della volontà la vostra lingua, gli occhi, le mani, le orecchie e le altre membra del corpo; disciplinate il vostro modo di agire e di parlare. Forse proprio queste azioni virtuose attireranno su di voi la grazia divina così che, quando il mese del digiuno giungerà a termine e i diavoli si libereranno dalle catene, voi, purificati, non vi farete più ingannare dal demonio. Ripeto ancora una volta: in questi trenta giorni del santo mese di Ramadan proponetevi di controllare la lingua, gli occhi, le orecchie e tutte le membra del vostro corpo. Vigilate affinché le azioni che volete compiere, le parole che volete proferire, i discorsi che ascoltate, siano conformi ai precetti islamici.Queste sono le prime regole da osservare durante il digiuno. Rispettate almeno queste prescrizioni esteriori. Se notate che qualcuno vuol fare della maldicenza, impeditelo, ricordando che vi siete ripromessi, durante questi trenta giorni, di non commettere nulla che sia proibito dalla legge islamica. Se non riuscite in questo lodevole intento, avete il dovere di lasciare quel posto e di non prestare ascolto (i musulmani non devono nutrire motivi di apprensione nei vostri confronti. Chiunque, con la lingua, con gli occhi, con le azioni, crei i presupposti di tale apprensione, in realtà è musulmano solo a parole e solo superficialmente ha recitato: “Non c’è altro Dio all’infuori di Dio”). Se vi proponete di danneggiare, offendere o calunniare qualcuno, ricordate che siete in presenza di Dio, che siete Suoi ospiti e che di fronte all’Onnipotente volete oltraggiare un Suo servo. Offendere un servo di Dio significa offendere Dio stesso, specialmente se si tratta di un religioso che percorre la via della virtù e della conoscenza.A volte l’uomo giunge al punto di rinnegare Dio nel momento della morte e di smentirNe le parole. “Poi, brutta fu la fine di quelli che facevano il male e negavano i Segni di Dio e li schernivano” (Corano, 30: 10). Ciò si verifica gradatamente: oggi un’opinione sbagliata, domani una maldicenza e un altro giorno un’offesa ai musulmani. Piano piano questi peccati s’accumulano nell’anima e la rendono oscura. Gradatamente l’uomo viene privato della conoscenza di Dio, fino a che giungerà al punto di negare tutto e di rinnegare Dio stesso.Secondo il commento conforme alla Tradizione di alcuni versetti del Corano, le azioni degli uomini vengono sottoposte al giudizio del Profeta e dei puri Imam. Forse che quando essi, esaminando le vostre azioni, vedono tutti i vostri peccati, non si affliggono? Non avvenga che il Profeta di Dio si addolori e che l’animo suo si rattristi. Quando egli constata che nel Libro delle vostre azioni sono registrate maldicenze, calunnie e menzogne nei riguardi dei musulmani, che non avete fatto altro che pensare a questo mondo e alle cose materiali, che i vostri animi traboccano di rancore, di odio, di gelosia, è possibile che provi vergogna di fronte a Dio e ai Suoi angeli, del fatto che la comunità musulmana è stata così ingrata nei confronti della misericordia divina tradendo con la dissolutezza il pegno dato da Dio.Se un individuo commette un peccato, causa la vergogna di tutta l’umanità. Voi, che appartenete a Dio, voi che, entrando a far parte di questi centri di studi religiosi, vi siete intimamente legati al Profeta e al Corano, se commettete un’azione indegna, offendete e disonorate l’Islam, ed è possibile che Dio vi maledica. Fate in modo che il Profeta di Dio ed i puri Imam non abbiano a rattristarsi.L’animo dell’uomo è come uno specchio terso e limpido che, in seguito alla troppa attenzione alle cose di questo mondo e ai peccati, si offusca. L’uomo, qualora adempia alle prescrizioni del digiuno in nome di Dio e con purezza (non voglio con questo dire che le altre pratiche di culto non debbano essere compiute con animo puro, giacché ogni pratica devota richiede purezza di intenzioni), forse otterrà dal favore divino che il suo animo torni ad essere terso come uno specchio. C’è speranza che egli riesca a staccarsi dai piaceri di questo mondo, così che quando giungerà la notte di Qadar (3) scenderà su di lui la luce dei santi e dei credenti.Il premio del digiuno è Dio stesso: “Il digiuno è dedicato a Me ed Io sono il premio”. Null’altro può costituire il premio. Il paradiso stesso è ben poca cosa e non può rappresentare un premio adeguato. Se l’uomo chiude la bocca al cibo, ma la apre alla maldicenza e approfitta delle notti di Ramadan, nelle quali si veglia riuniti, per calunniare e offendere i musulmani, non ne avrà nessun frutto. Egli, agendo in questo modo, non rispetta le regole della Mensa a cui Dio lo ha invitato e offende il suo Benefattore.Dio prima di creare l’uomo, ha predisposto i mezzi necessari alla sua vita e al suo perfezionamento, ha inviato i profeti affinché lo guidassero, ha fatto scendere i Libri celesti, gli ha dato la forza di giungere fino alla Fonte di Luce, gli ha fatto la grazia dell’intelletto, gli ha concesso i Suoi favori e ora lo invita a partecipare al Suo Festino, a sedersi alla Mensa della Sua grazia e a porgere ringraziamenti nei limiti delle capacità umane. E’ forse giusto che i servi di Dio godano della Sua Mensa e si servano dei mezzi che Egli ha messo a disposizione per la loro felicità e nello stesso tempo insorgano contro il loro Signore, contro il loro Ospite usando i mezzi da Lui forniti contro di Lui e contrariamente ai Suoi voleri? Non è forse ingratitudine che l’uomo sieda alla Mensa del suo Signore e offenda con azioni indegne il Suo Ospite, il Suo Benefattore? Che commetta azioni turpi o volgari? L’inviato deve essere consapevole di quanto il Suo Ospite sia eccelso. Gli siano d’esempio i grandi profeti ed i puri Imam che speravano di arrivare alla Fonte di Grandezza proprio grazie alla consapevolezza che avevano acquisito. La Mensa di Dio è proprio quella Fonte di Grandezza. Dio ha invitato i Suoi servi a godere di essa. Se, tuttavia, il servo non ne è degno, non può accedere a quel luogo sublime. Dio invita tutti a godere dei Suoi favori, della Sua carità e delle gioie spirituali, tuttavia coloro che non hanno la preparazione sufficiente, non possono accedere ad esse. Senza una purezza morale e spirituale, l’animo ed il corpo macchiati dal peccato, come si può godere della presenza divina e sedere alla mensa del Signore Assoluto, Fonte di Luce e magnificenza? Bisogna esserne degni, bisogna essere preparati; con l’animo oscurato dalle tenebre dei peccati, non si arriva a capire il profondo significato di queste realtà spirituali. Bisogna rompere i veli che coprono gli animi e impediscono di congiungersi a Dio, così da poter presenziare alla Sua luminosa Mensa.(3)



(3) Notte in cui è iniziata la rivelazione del Sacro Corano.



da: Imam Khomeyni "La guerra più grande"






La Preghiera Mustahab




Le Salah Mustahab non sono obbligatorie ma procurano ai Credenti che le eseguono grandi benefici in questa vita e nell’altra. Tale pratica nel Mese Santo di Ramadan ha meriti ancora maggiori: se si pensa che una Salah Wajib (obbligatoria) vale come 70 Salah (negli altri mesi), quanto varrà allora una Salah Mustahab?"Chiunque offra Preghiere raccomandate nel periodo di Ramadan vedrà che Allah lo preserverà dall’Inferno e chiunque osservi quelle obbligatorie avrà come premio quello di 70 Salah obbligatorie osservate negli altri mesi. Chiunque nel Mese di Ramadan implori la benedizione su di me (il Profeta), Allah renderà il fardello delle sue buone azioni pesanti (nel Giorno del Giudizio) mentre il fardello degli altri sarà sempre più leggero…" (WAASA ‘IL ASH-SHIA, AL HUR AL AMILI).


E’ consigliato recitare nel Mese di Ramadan il Tahaggiud, la Preghiera dopo mezzanotte che per i suoi enormi benefici è detta ONORE DEI CREDENTI. Essa può essere recitata fino alla chiamata per il Fajr. Nel Mese Santo del Ramadan, il Profeta soleva dedicare gran parte della notte alla Preghiera. In questo Mese le Salah mustahab vanno a compensare tutte le Salah omesse in precedenza e hanno la funzione di richiedere misericordia e salute ad Allah a favore dei nostri parenti, genitori ed amici. Oltre alle Salawat (Preghiere) è meritorio recitare alcune Duà (suppliche, invocazioni) durante il Ramadan : "Oh Altissimo, oh Grande, oh Perdonatore, oh Misericordioso,Tu sei il Sommo Signore al Quale niente può rassomigliare, Colui che tutto ode e tutto vede. E questo è il Mese che Tu hai reso onorevole, hai esaltato, hai glorificato e reso eccelso sopra gli altri mesi. E questo è il Mese nel quale Tu hai prescritto per me il Digiuno. E questo è il Mese di Ramadan,nel quale tu hai fatto scendere il Corano come guida alle genti e quale segno chiaro di giustizia e di Furqan (distinzione tra il bene e il male). Tu hai fatto accadere in tale Mese la Notte del Destino, rendendola meglio di 1000 mesi. Oh Colui che elargisce favori a tutti e che non è favorito da nessuno, donami il Tuo favore salvandomi dall’Inferno così come hai favorito altri.Ammettimi nel Paradiso grazie alla Tua Pietà. Oh il più Misericordioso dei Misericordiosi. Oh Allah, garantisci abbondanza a tutti i poveri, oh Allah, soddisfa la fame di tutti gli affamati, oh Allah, vesti tutti coloro che sono nudi, oh Allah, aiuta i debitori a pagare i loro debiti, oh Allah, solleva i sofferenti da tutti i loro malanni, oh Allah, aiuta i viaggiatori a ritornare salvi a casa, oh Allah, libera tutti i prigionieri, oh Allah, elimina tutti i difetti che esistono nelle questioni dei Musulmani, oh Allah, restituisci la salute agli infermi, oh Allah, allevia la nostra miseria con la Tua infinita ricchezza, oh Allah, aiutaci a pagare i nostri debiti e liberaci dalla povertà. Sicuramente, Tu sei capace di ogni cosa."


PRATICHE RELIGIOSE PER RAMADAN


Durante il Santo Mese di Ramadan è particolarmente consigliato, in via delle eccezionali benedizioni che Iddio riversa su questo mondo e su chi Lo invoca, recitare il Sacro Corano. Insieme alla recitazione e lettura del Libro di Dio, è particolarmente consigliato il ricordo costante d'Iddio, il compiere preghiere meritorie (cfr. "la preghiera di 1000 rak'at" per esempio e gli hadith a riguardo), il passare la notte in adorazione ed il recitare particolari do'a, dedicati proprio a questo mese. * * * Il Santo Profeta (S) ha consigliato ai musulmani di alzarsi al mattino presto, prima del sorgere dell'alba, e mangiare qualcosa prima dell'inizo del tempo del digiuno (suhur). Dopo aver compiuto l'intenzione di digiunare, recitare la Sura Al-Qadr, il do'a dell'Imam Muhammad ibn Alì al-Baaqir (as) chiamato appunto "Du'a dell'Alba" ed un particolare tipo di "Tasbihat". * * * E' raccomandato fare le preghiere prima d' iniziare l'iftar (mangiare dopo il tempo prescritto per il digiuno)eccetto quando qualcuno aspetta noi prima di rompere il digiuno o se non si è predisposti ad aspettare. Nella sua opera Al-Tahtheeb Shaikh al-Suduq riporta l' Imam Al-Baqir (ºa) dire: “durante il mese di Ramadhan fate le vostre preghiere e poi rompete il digiuno eccetto se siete con altri che aspettano voi per rompere il loro digiuno. Non costringeteli a fare ciò che non avrebbero fatto e rompete il digiuno con loro. Poi fate le vostre preghiere; altrimenti fate le preghiere prima". Gli fu poi chiesto il motivo, ed egli rispose: “avete la scelta di due opzioni, rompere il digiuno o fare la preghiera, dovete scegliere la migliore delle due e la migliore e fare la preghiera". Poi aggiunse: “se fate le vostre preghiere obbligatorie mentre state ancora digiunando e la vostra preghiera conclude il vostro digiuno, certamente questo è meglio per voi”.E' consigliato compiere "Iftar" con acqua, latte o datteri. Al tempo dell'"Iftar", recitare la seguente invocazione: "Allahumma laka s'umtu wa a'laa rizqika aft'artu wa 'alayka tawakkaltu" (O Mio Dio, per Te io digiuno, con il cibo che ci doni rompo il mio digiuno ed a Te mi abbandono). Amir al Muminin Alì ibn Abi Talib (as) era solito recitare la seguente invocazione prima di Iftaar: "Bismillah allahumma laka s'umnaa wa a'laa rizqika aft'arnaa fa-taqabbal minnaa innaka antas samee-u'l a'leem" (Nel Nome di Dio, Mio Dio, per Te digiuniamo, e con il cibo che ci hai donato rompiamo il digiuno, accettalo da noi, in verità Tu sei Colui che tutto ode, l'Onnisciente). * * * Quando si prende il primo boccone, recitare: "Bismillahir Rah'manir Rah'eem Yaa Waasi-a'l maghfirati ifhgir lee" (Nel Nome di Dio, Il Clemente, Il Misericordioso, O Colui la cui Indulgenza è illimitata, perdonami). Recitare sura al-Qadr e compiere la carità in nome di Dio. * * * Ogni notte compiere le seguenti azioni: - Recitare Sura al-Qadr 1000 volte - Recitare Sura al-Dukhaan 100 volte - Recitare il seguente do'a: "Allahumma rabba shahri Ramadan alladi anzalta fihil Qur'an waftaraz'ta a'laa ibadika fihis siyyam salli alaa muhammadin wa ali Muhammad warzuqni hajja baytikal haraam fi a'ami haad'aa wa fi kulli a'am waghfir li tilkad dunubal izam fa innaho la yaghfiruha ghayruka Ya Rahman Ya A'llam" (O Mio Dio, il Signore, [questo è] il mese di Ramadan, in cui Tu hai rivelato il Qur'an, ed hai reso doveroso il digiuno per i Tuoi servi, le benedizioni siano su Muhammad e la famiglia di Muhammad, e procuraci i mezzi per recarci alla Casa Sacra per il "Hajj"; e in questo mese perdona i miei peccati, in realtà oltre Te nessuno può liberarmi dalle loro conseguenze, o Clemente o Onnisciente).


E' inoltre consigliato recitare ogni notte il celebre "Do'a Iftitah"


BREVI DU'A PER OGNI GIORNO DI RAMADAN


Invocazione per il 1° giornoدعاءاليوم الاوّل :اَللّـهُمَّاجْعَلْ صِيامي فيهِ صِيامَالصّائِمينَ،وَقِيامي فيهِ قيامَ الْقائِمينَ، وَنَبِّهْني فيهِ عَنْ نَوْمَةِالْغافِلينَ،وَهَبْ لى جُرْمي فيهِ يا اِلـهَ الْعالَمينَ، وَاعْفُ عَنّي ياعافِياًعَنْ الُْمجْرِمينَ Allahumma aj°al Siyami fihi Syama as-Sa’imin, wa qiyyami fihi qiyyama-l-qa’imiina,wa-nnabihini fihi °an nawmatil-ghafiliina, wa habli-jurmii fihi ya ilaha al°alamiina, wa °afuw°annii, ya °afiyan °an al-mujrimiin."Oh Allah, accetta il mio Digiuno come per coloro dei quali hai accolto il Digiuno. Accetta i miei atti di adorazione come accetti quelli dei tuoi sinceri devoti. Risvegliami, in questo mese, dal sonno dell’oblio, dimentica i miei peccati o Signore dell’Universo; perdonami, oh Perdonatore dei peccatori".


Invocazione per il 2° giornoاليومالثّاني :اَللّـهُمَّقَرِّبْني فيهِ اِلى مَرْضاتِكَ، وَجَنِّبْنيفيهِمِنْ سَخَطِكَ وَنَقِماتِكَ، وَوَفِّقْني فيهِ لِقِرآءَةِ ايـاتِكَبِرَحْمَتِكَيا اَرْحَمَ الرّاحِمينَAllahumma qarribni fihi ila mardhatika wa jannibni fihi min sakhatika wa naqimatika, wa waffiqni fihi liqira°ti ayatika, bi-rahmatika ya arham ar-rahiminaOh Allah, rendimi vicino al Tuo Compiacimento in questo mese {Ramadhan} e tienimi lontano dalla Tua Ira e dal Tuo Dispiacere. Guidami a recitare i Tuoi versetti {il Corano} attraverso la Tua Misericordia, oh più Misericordioso dei misericordiosi.


"Invocazione per il 3° giornoاليومالثّالث :اَللّـهُمَّارْزُقْني فيهِ الذِّهْنَ وَالتَّنْبيهَ،وَباعِدْنيفيهِ مِنَ السَّفاهَةِ وَالَّتمْويهِ، وَاجْعَلْ لى نَصيباً مِنْ كُلِّخَيْرتُنْزِلُ فيهِ، بِجُودِكَ يا اَجْوَدَ الاَْجْوَدينَ.Allahumma rziqni fihi-th-thihina wa-t-tanbiha, wa ba°adni fihi min assafahati wa-t-tamwihi wa aj°al li nasiban min kulla khayr thunzilo fihi bi judika ya ajwad al-ajwadin"Oh Allah, garantiscimi saggezza e consapevolezza durante questo mese. Tienimi lontano dall’ignoranza e dall’ostentazione. Rendimi partecipe della Benedizione che Tu elargisci {nel Ramadan}, oh più Benevolo dei benevoli."


Invocazione per il 4° giornoاليومالرّابع :اَللّـهُمَّقَوِّني فيهِ عَلى اِقامَةِ اَمْرِكَ،وَاَذِقْنيفيهِ حَلاوَةَ ذِكْرِكَ، وَاَوْزِعْني فيهِ لاَِداءِ شُكْرِكَبِكَرَمِكَ،وَاحْفَظْني فيهِ بِحِفْظِكَ وَسَتْرِكَ، يا اَبْصَرَ النّاظِرينَ.Allahumma qawwini fihi°ala iqamati amrika, wa athiqni fihi halawati thikrika, wa awzi°ni fihi li-ada°i shukraka bi-karamika, wa ahfidhni fihi bi-hifdhika wa satrika, ya absar an-nadhiriin."Oh Allah, donami la forza di osservare i Tuoi Precetti. Incoraggiami, attraverso la Tua Gentilezza, ad offrirti ringraziamenti, proteggimi, sotto la Tua ala protettiva, oh Colui che vede ogni cosa.


"Invocazione per il 5° giornoاليومالخامس :اَللّـهُمَّاجْعَلْني فيهِ مِنْ الْمُسْتَغْفِرينَ،وَاجْعَلْنيفيهِ مِنْ عِبادِكَ الصّالِحينَ اْلقانِتينَ، وَاجْعَلني فيهِ مِنْاَوْلِيائِكَالْمُقَرَّبينَ، بِرَأْفَتِكَ يا اَرْحَمَ الرّاحِمينَAllahumma j°alni fihi min al-mustaghfirina, wa aj°alni fihi min °ibadaka as-salihin al-qanitina, wa aj°alni fihi min awliya’ik al-muqarrabina, bi-ra’fatika ya ar-ham ar-rahimina."Oh Allah, garantiscimi in questo mese un posto nelle schiere dei pentiti e rendimi uno dei Tuoi fedeli servitori. Rendimi uno dei più devoti attraverso la Tua Misericordia; oh più Generoso dei generosi.".


Invocazione per il 6° giornoاليومالسّادس :اَللّـهُمَّلا تَخْذُلْني فيهِ لِتَعَرُّضِمَعْصِيَتِكَ،وَلاتَضْرِبْني بِسِياطِ نَقِمَتِكَ، وَزَحْزِحْني فيهِ مِنْمُوجِباتِسَخَطِكَ، بِمَنِّكَ وَاَياديكَ يا مُنْتَهى رَغْبَةِ الرّاغِبينَ .Allahumma la takh-thilni fihi lita°arrodhi ma°siyatika, wa la tadhribnii bisiyati naqimatika, wa zahzihnii fihi min mujibati sakhatika bi-mannaka wa ayadika ya montaha raghbati-r-raghibiina"Oh Allah, non lasciarmi solo, così da essere sopraffatto dai peccati. Non mi colpire, in questo mese, col furore della Tua collera. Garantiscimi rifugio dalla Tua maledizione. Io faccio appello alla Tua Gentilezza e Bontà. Oh ultimo Rifugio per coloro che chiedono soccorso."


Invocazione per il 7° giorno


اليومالسّابع :اَللّـهُمَّاَعِنّي فِيهِ عَلى صِيامِهِ وَقِيامِهِ،وَجَنِّبْنيفيهِ مِنْ هَفَواتِهِ وَآثامِهِ، وَارْزُقْني فيهِ ذِكْرَكَبِدَوامِهِ،بِتَوْفيقِكَ يا هادِيَ الْمُضِلّينَAllâhumma a°innî fîhi °alâ siyâmihi wa qiyâmihi, wa jannibnî fîhi min hafawâtihi wa âthâmihi, wa-rzuqnî fîhi thikrika wa shukraka bi-dawâmihi, bi-Tawfîqika, yâ Hâdiy-al-modhillîn-a"Oh Allah, aiutami a rispettare il Digiuno e ad offrire le Preghiere in questo mese. Proteggimi dall’errore e dal peccato. Riversa su di me il Tuo ricordo e la Riconoscenza attraverso la Tua continua guida.. Oh Guida dei Credenti."


Invocazione per l’8° giornoاليومالثّامن :اَللّـهُمَّارْزُقْني فيهِ رَحْمَةَ الاَْيْتامِ،وَاِطْعامَاَلطَّعامِ، وَاِفْشاءَ السَّلامِ، وَصُحْبَةَ الْكِرامِ، بِطَولِكَ يامَلْجَاَالاْمِلينَAllâhumma ar-zuqnî fîhi rahmat-il-aytâmi, wa it°âm-it-ta°âmi, wa ifshâ° is-salâmi, wa suhbat-il-kirâmi, bi-Tawlika, yâ Malja'-al-âmilîna"Oh Allah, fa che io sia gentile con gli orfani e che nutra gli affamati e risponda ai saluti. Garantiscimi la compagnia dei giusti {e fa che io eviti i peccatori}, grazie alla Tua Benevolenza. Oh Sostegno dei soccorritori."


Invocazione per il 9° giornoاليومالتّاسع :اَللّـهُمَّاجْعَلْ لي فيهِ نَصيباً مِنْ رَحْمَتِكَالْواسِعَةِ،وَاهْدِني فيهِ لِبَراهينِكَ السّاطِعَةِ، وَخُذْ بِناصِيَتي اِلىمَرْضاتِكَالْجامِعَةِ، بِمَحَبَّتِكَ يا اَمَلَ الْمُشْتاقينَ Allâhumma aj°al lî fîhi nasîban min Rahmatik-al-wâsi°ati, wa-hdinî fîhi li-Barâhînaka as-sâti°ati,, wa khuth bi-nâsiyatî ilâ mardhâtika-l-jâmi°ati, bi-mahabbatika yâ amal-al-mushtâqîna"Oh Allah, riversa su di me, in questo mese, una parte della Tua Immensa Misericordia. Guidami nella comprensione delle Tue chiare prove {Muhammad e la sua pura progenie} e guidami attraverso il Tuo Compiacimento e il Tuo Amore. Oh Conforto di chi cerca aiuto."


Invocazione per il 10° giornoاليومالعاشر :اَللّـهُمَّاجْعَلْني فيهِ مِنَ الْمُتَوَكِّلينَعَلَيْكَ،وَاجْعَلْني فيهِ مِنَ الْفائِزينَ لَدَيْكَ، وَاجْعَلْني فيهِ مِنَالْمُقَرَّبينَاِلَيْكَ، بِاِحْسانِكَ يا غايَةَ الطّالِبينَ Allâhummaaj°alnî fîhi min al-mutawakkilîna °aleyka, wa-j°alnî fîhi min al-fâ'izîna ladayka, wa-j°alnî fîhi min al-muqarrabîna ilayka, bi-Ihsânika yâ ghâyat-at-tâlibîna "Oh Allah, fa che io sia tra coloro che credono in Te, che hanno meritato la Tua stima, che si sono avvicinati a Te. O Sostegno dei bisognosi."


Invocazione per l’11 ° giornoاليومالحادي عشر :اَللّـهُمَّحَبِّبْ اِلَيَّ فيهِ الاِْحْسانَ،وَكَرِّهْاِلَيَّ فيهِ الْفُسُوقَ وَالْعِصْيانَ، وَحَرِّمْ عَلَيَّ فيهِالسَّخَطَوَالنّيرانَ بِعَوْنِكَ يا غِياثَ الْمُسْتَغيثينَ .Allâhumma habbib ilayya fîhi-l-ihsâna, wa karrih ilayya fîhi-l-fusûqa wa-l-°isiyâna, wa harrim °aleyya fîhi-l-sakhta wa-n-nîrana, bi-°awnika, yâ Ghiyâth al-mostaghîthîna"Oh Allah, fa che io sia propenso alle buone azioni e fa che io aborrisca la trasgressione e la disobbedienza. Proteggimi dal Tuo castigo e dal fuoco attraverso il Tuo Potere. O Sostegno di coloro che chiedono soccorso.”


Invocazione per il 12° giornoاليومالثّاني عشر :اَللّـهُمَّزَيِّنّي فيهِ بِالسِّتْرِوَالْعَفافِ،وَاسْتُرْني فيهِ بِلِباسِ الْقُنُوعِ وَالْكَفافِ، وَاحْمِلْني فيهِعَلَىالْعَدْلِ وَالاِْنْصافِ، وَآمِنّي فيهِ مِنْ كُلِّ ما اَخافُ، بِعِصْمَتِكَياعِصْمَةَ الْخائِفينَ .Allâhumma zayyinnî fîhi bi-s-sitri wa-l-"afâfi, wa-sturnî fîhi bi-libâs-il-qonû°i wa-l-kafâfi,wa-hmilnî fîhi °alâ-l-°adli wa-l-insâfi, wa âminnî fîhi min kulli mâ akhâfu, bi-°ismatika yâ °ismat-al-khâ'ifîna“Oh Allah, in questo mese, ornami di discrezione e castità,avviluppami nella veste dell’appagamento e della soddisfazione di me stesso, e salvami da ciò che temo attraverso la Tua protezione. O Rifugio dei diseredati”


Invocazione per il 13° giornoاليومالثّالث عشر :اَللّـهُمَّطَهِّرْني فيهِ مِنَ الدَّنَسِوَالاَْقْذارِ،وَصَبِّرْني فيهِ عَلى كائِناتِ الاَْقْدارِ، وَوَفِّقْني فيهِلِلتُّقىوَصُحْبَةِ الاَْبْرارِ، بِعَوْنِكَ يا قُرَّةَ عَيْنِ الْمَساكينَ Allâhumma tahhirnî fîhi min ad-danasi wa-l-aqthâri, wa sabbirnî fîhi °alâ kâ'inât-il-aqdâri, wa waffiqnî fîhi li-t-toqâ wa sohbat-il-abrâri, bi-°awnika yâ qorrata °ayn-il-masâkîna“Oh Allah, purificami da ogni impurità e da ogni abitudine deviante; donami la forza di sopportare ogni evento che Tu mi hai riservato. Guidami verso la pietà e la compagnia dei giusti attraverso il Tuo sostegno. Oh Pupilla degli occhi degli indigenti”


Invocazione per il 14° giornoاليومالرّابع عشر :اَللّـهُمَّلا تُؤاخِذْني فيهِ بِالْعَثَراتِ،وَاَقِلْنيفيهِ مِنَ الْخَطايا وَالْهَفَواتِ، وَلا تَجْعَلْني فيهِ غَرَضاًلِلْبَلاياوَالاْفاتِ، بِعِزَّتِكَ يا عِزَّ الْمُسْلِمينَAllâhumma lâ tu'âkhithnî fîhi bi-l-°tharâti, wa aqilnî fîhi min-al-khatâyâ wa-l-hafawâti, wa lâ taj°alnî fîhi gharadhan li-l-balâyâ wa-l-âfâti, bi-°izzatika yâ °Izza-l-muslimîna"Oh Allah, fa che le indecisioni e la confusione non regnino in me, e fa sì che io non cada vittima di peccati ed azioni irrazionali. Fa in modo che io non sia vittima del male e succube degli eventi, per la tua Potenza, Oh, Colui che rende forti coloro che gli si sottomettono”.


Invocazione per il 15° giornoاليومالخامس عشر :اَللّـهُمَّارْزُقْني فيهِ طاعَةَ الْخاشِعينَ،وَاشْرَحْفيهِ صَدْري بِاِنابَةِ الُْمخْبِتينَ، بِاَمانِكَ يا اَمانَ الْخائِفينَ .Allâhumma ar-zuqnî fîhi tâ°at al-khâshi°îna, wa-shrah fîhi sadrî bi-inâbat il-mokhbatîna, bi-Amânika yâ Amân-al-khâ'ifîna“Oh Allah, riserva su di me la sincerità dei devoti adoratori. Inspira nel mio cuore un sincero pentimento. O Rifugio dei derelitti”.


Invocazione per il 16° giornoاليومالسّادس عشر :اَللّـهُمَّوَفِّقْني فيهِ لِمُوافَقَةِالاَْبْرارِ،وَجَنِّبْني فيهِ مُرافَقَةَ الاَْشْرارِ، وَآوِني فيهِ بِرَحْمَتِكَاِلىدارِ الْقَـرارِ، بِاِلهِيَّتِكَ يا اِلـهَ الْعالَمينَ Allâhumma waffiqnî fîhi li-mowâfaqat-il-abrâri, wa jannibnî fîhi morâfaqat-il-ashrâri, wa âwinî finî bi-Rahmatika ilâ dâr il-qarâri, bi-Ilâhiyyatika yâ Ilâh-al°'âlamîna “Oh Allah, guidami verso l’agire delle persone giuste e tienimi lontano dalla compagnia dei deboli (peccatori). Ammettimi, grazie alla Tua Misericordia nella dimora eterna, o Signore dei Mondi”.


Invocazione per il 17° giornoاليومالسّابع عشر :اَللّـهُمَّاهْدِني فيهِ لِصالِحِ الاَْعْمالِ،وَاقْضِلي فيهِ الْحَوائِجَ وَالاْمالَ، يا مَنْ لا يَحْتاجُ اِلَى التَّفْسيرِوَالسُّؤالِ،يا عالِماً بِما في صُدُورِ الْعالَمينَ، صَلِّ عَلى مُحَمَّد وَآلِهِالطّاهِرينَ Allâhumma ahdinî fîhi li-sâlih-il-a°mâli, wa-qdhi lî fîhi-l-hawâ'ija wa-l-âmâla, yâ man lâ yahtâju ilâ-t-tafsîri wa-s-so'âli, yâ °âliman bimâ fî sudûdr -il-°âlamîna, salli °alâ Mohammadin wa âlihi at-tâhirîna“Oh Allah, guidami verso le buone azioni. Garantiscimi soddisfazione dei miei bisogni e desideri. O Colui che non necessita nessun rammentatore. O Colui che è consapevole di ciò che passa nei cuori degli esseri viventi”


Invocazione per il 18° giornoاليومالثّامن عشر :اَللّـهُمَّنَبِّهْني فيهِ لِبَرَكاتِاَسْحارِهِ،وَنَوِّرْ فيهِ قَلْبي بِضياءِ اَنْوارِهِ، وَخُذْ بِكُلِّ اَعْضائياِلَىاتِّباعِ آثارِهِ، بِنُورِكَ يا مُنَوِّرَ قُلُوبِ الْعارِفينَ Allâhumma nabbihnî fîhi li-barâkâti as-hârihi, wa nawwir fîhi qalbî bi-dhiyâ’i anwârihi, wa khoth bi-kulli a°dhâ'î, ilâ-t-tibâ°i âthârihi , bi-Nûrika yâ Monawwira qulûbi il-°ârifîna.“Oh Allah, risvegliami affinché ottenga i benefici del Suhur {l’alba del giorno, prima che entri il tempo del Digiuno} e colma il mio cuore della sua luce. Fa che ogni mio organo segua i suoi precetti {del Digiuno}. O Colui che illumina i cuori degli gnostici”.


Invocazione per il 19° giornoاليومالتّاسع عشر :اَللّـهُمَّوَفِّرْ فيهِ حَظّي مِنْ بَرَكاتِهِ،وَسَهِّلْسَبيلي اِلى خَيْراتِهِ، وَلا تَحْرِمْني قَبُولَ حَسَناتِهِ، يا هادِياًاِلَىالْحَقِّ الْمُبينِ Allâhumma waffir fîhi hadh-dhî min barkâtihi, wa sahhil sabîlî ilâ khayrâtihi, wa lâ tahrimnî qabûla hasanâtihi, yâ Hâdiyan ilâ-l-Haqq-il-mubîni.“Oh Allah, lascia che io goda di un’ampia porzione dei benefici di questo Mese e rendi agevole per me il sentiero che porta ai suoi benefici, non privarmi della sua generosità {del Ramadhan}, oh, Colui che guida verso la Chiara Verità”.


Invocazione per il 20° giornoاليومالعشرين :اَللّـهُمَّافْتَحْ لي فيهِ اَبْوابَ الْجِنانِ،وَاَغْلِقْعَنّي فيهِ اَبْوابَ النّيرانِ، وَوَفِّقْني فيهِ لِتِلاوَةِالْقُرْآنِ،يا مُنْزِلَ السَّكينَةِ فى قُلُوبِ الْمُؤْمِنينَ Allâhumma af-tah lî fîhi abwâb-aj-jinâni, wa aghliq °annî fîhi abuâb-an-nîrâni, wa waffiqnî fîhi li-tilâwat-il-Qur'âni, yâ Munzil-as-sakînati fî qulûb-il-mo'minîna.“Oh Allah, apri per me in questo mese le porte del Paradiso e chiudi davanti a me le porte dell’Inferno. Donami la forza di recitare il Corano. Oh Colui che suscita la tranquillità nei cuori dei Credenti”.


Invocazione per il 21° giornoاليومالحادي والعشرين :اَللّـهُمَّاجْعَلْ لى فيهِ اِلى مَرْضاتِكَدَليلاً،وَلا تَجْعَلْ لِلشَّيْطانِ فيهِ عَلَيَّ سَبيلاً، وَاجْعَلِ الْجَنَّةَلىمَنْزِلاً وَمَقيلاً، يا قاضِيَ حَوائِجِ الطّالِبينَ Allâhumma aj°al lî fîhi ilâ mardhâtika dalîlan, wa lâ taj°al li-sh-shaytâni fîhi °aleyya sabîlan, wa-j°al-il-jannati lî manzilan wa maqîlan yâ qâdhiya hawâ'ij-it-tâlibîna“Oh Allah, conducimi in questo mese a guadagnare il Tuo compiacimento, fai in modo che il male {Shaytan} non abbia accesso in me, e fai sì che il Paradiso sia per me una dimora di lieto riposo. Oh Colui che soddisfa le necessità dei bisognosi”.


Invocazione per il 22° giornoاليومالثّاني والعشرين :اَللّـهُمَّافْتَحْ لى فيهِ اَبْوابَفَضْلِكَ،وَاَنْزِلْ عَلَيَّ فيهِ بَرَكاتِكَ، وَوَفِّقْني فيهِ لِمُوجِباتِمَرْضاتِكَ،وَاَسْكِنّي فيهِ بُحْبُوحاتِ جَنّاتِكَ، يا مُجيبَ دَعْوَةِالْمُضْطَرّينَ .Allâhumma aftah lî fîhi abwâbi fadhlika wa anzil °aleyya fîhi barakâtika, wa waffiqnî fîhi li-mûjibâti mardhâtika, wa askinnî fîhi buhbûhâti jannâtika, yâ mujîbu da°wat-il-mudh-tarrîna. “Oh Allah, apri per me in questo mese le porte della Tua Generosità e riserva su di me le Tue Benedizioni. Incoraggiami a guadagnare il Tuo Benvolere e ammettimi ad entrare nel Tuo Paradiso. Oh Colui che risponde alle suppliche degli oppressi”


Invocazione per il 23° giornoاليومالثّالث والعشرين :اَللّـهُمَّاغْسِلْني فيهِ مِنَ الذُّنُوبِ،وَطَهِّرْنيفيهِ مِنَ الْعُيُوبِ، وَامْتَحِنْ قَلْبي فيهِ بِتَقْوَى الْقُلُوبِ،يامُقيلَ عَثَراتِ الْمُذْنِبينَ.Allâhumma agh-silnî fîhi min-ath-thonûbi, wa tahhirnî fîhi min al-°oyûbi, wa am-tahin qalbî fîhi bi-taqwâ-l-qolûbi, yâ moqîla °atharât-il-mothnibîna“Oh Allah, purificami in questo mese da ogni peccato e alleggeriscimi da tutti i difetti. Metti alla prova il mio cuore e verifica se mi astengo da ciò che è proibito. O Colui che cancella gli errori dei peccatori”.


Invocazione per il 24° giornoاليومالرّابع والعشرين :اَللّـهُمَّاِنّي اَسْأَلُكَ فيهِ مايُرْضيكَ،وَاَعُوذُبِكَ مِمّا يُؤْذيكَ، وَاَسْأَلُكَ التَّوْفيقَ فيهِ لاَِنْاُطيعَكَوَلا اَعْصيْكَ، يا جَوادَ السّائِلينَ .Allâhumma innî as'aloka fîhi mâ yurdhîka, wa a°ûtho bika mimma yo'thîka, wa as'aloka-t-tawfîqa fîhi li-'an utî°aka wa lâ a°sîka, yâ Jawâd as-sâ'lîna. “Oh Allah, Ti chiedo, in questo mese, fa che io aneli ciò che Ti è gradito e fa sì che io abbia la Tua protezione contro ciò che Ti è sgradito. Insegnami ad ubbidire ai Tuoi comandi e frenami dalla disobbedienza. Oh Colui che è Generoso verso i supplicanti”.


Invocazione per il 25° giornoاليومالخامس والعشرين :اَللّـهُمَّاجْعَلْني فيهِ مُحِبَّاًلاَِوْلِيائِكَ،وَمُعادِياً لاَِعْدائِكَ، مُسْتَنّاً بِسُنَّةِ خاتَمِاَنْبِيائِكَ،يا عاصِمَ قُلُوبِ النَّبِيّينَ .Allâhumma aj°alnî fîhi mohibban li-awliyâ'ika, wa mo°âdiyan li-°a'dâ'ika, mostannan bi-sunnati khâtami anbiyâ'ika, yâ °âsiman qulûb an-nabiyyîna.“Oh Allah, fa che io ami coloro che Ti sono prossimi e nemico di coloro che sono i Tuoi nemici. Fa che io segua le impronte dell’Ultimo Profeta. Oh Esaltato nei cuori di tutti i Profeti”.


Invocazione per il 26° giornoاليومالسّادس والعشرين :اَللّـهُمَّاجْعَلْ سَعْيي فيهِ مَشْكُوراً،وَذَنْبيفيهِ مَغْفُوراً وَعَمَلي فيهِ مَقْبُولاً، وَعَيْبي فيهِ مَسْتُوراً، يااَسْمَعَالسّامِعينَ .Allâhumma aj°al sa°yî fîhi mash-kûran, wa thanbî fîhi magh-fûran, wa °amalî fîhi maqbûlan, wa °aybî fîhi mastûran, yâ Asma°a-s-sâmi°îna.“Oh Allah, fa che tutti i miei sforzi inquesto mese siano fruttiferi e che i miei peccati siano perdonati, le mie buone azioni accettate e i miei difetti cancellati. Oh Colui che ascolta più di ogni altro”.


Invocazione per il 27° giornoاليومالسّابع والعشرين :اَللّـهُمَّارْزُقْني فيهِ فَضْلَ لَيْلَةِالْقَدْرِ،وَصَيِّرْ اُمُوري فيهِ مِنَ الْعُسْرِ اِلَى الْيُسْرِ، وَاقْبَلْمَعاذيري،وَحُطَّ عَنّيِ الذَّنْبَ وَالْوِزْرَ، يا رَؤوفاً بِعِبادِهِالصّالِحينَ.Allâhumma ar-zoqnî fîhi fadhla laylati-l-qadri, wa sayyir umûrî fihi min al-°usri ilâ-l-yosri, wa-qbal ma°âthîrî, wa hutta °annî ath-thanba wa-l-wizra, yâ Ra'ûfan bi-°ibâdihi-s-sâlihîna“Oh Allah, riversa su di me le benedizioni della Notte del Destino. Fa che le mie difficoltà e i miei problemi siano superati. Accetta il mio pentimento e liberami dai miei peccati e azioni malvagie. Oh Colui che è Misericordioso verso i Suoi buoni servitori”.


Invocazione per il 28° giornoاليومالثّامن والعشرين :اَللّـهُمَّوَفِّرْ حَظّي فيهِ مِنَالنَّوافِلِ،وَاَكْرِمْني فيهِ بِاِحْضارِ الْمَسائِلِ، وَقَرِّبْ فيهِ وَسيلَتىاِلَيْكَمِنْ بَيْنِ الْوَسائِلِ، يا مَنْ لا يَشْغَلُهُ اِلْحـاحُ الْمُلِحّينَAllâhumma waffir hadh-dhî fîhi min an-nawâfili, wa akrimni fîhi bi-ihdhâr-il-masâ'ili, wa qarrib fîhi wasîlati ileyka min bayna-l-wasâ'ili, yâ man lâ yash-ghalaho ilhâhu al-molihhîna “Oh Allah, lascia che io mi sforzi maggiormente nel compiere atti Nawafil (supererogatori) in questo mese. Garantiscimi attraverso la Tua Gentilezza di compiere buone azioni. Guidami al cammino che conduce verso di Te, Oh Colui che non smette mai di ascoltare i Suoi supplicanti”.


Invocazione per il 29° giornoاليومالتّاسع والعشرين :اَللّـهُمَّغَشِّني فيهِ بِالرَّحْمَةِ،وَارْزُقْنيفيهِ التَّوْفيقَ وَالْعِصْمَةَ، وَطَهِّرْ قَلْبي مِنْ غَياهِبِالتُّهْمَةِ،يا رَحيماً بِعِبادِهِ الْمُؤْمِنينَ .Allâhumma ghash-shinî fîhi bi-r-rahmati, wa ar-zuqnî fîhi at-tawfîqa wa-l-°ismati, wa tahhir qalbî min ghayâhib-t-tuhmati, yâ Rahîman bi-°ibâdihi-l-mo'minîna. “Oh Allah, in questo mese ricoprimi con la Tua Misericordia. Riversa su di me la Tua Benedizione e tienimi lontano dai peccati. Monda il mio cuore dalle tenebre delle impurità. O Colui che è Misericordioso con i suoi pii servitori”.


Invocazione per il 30° giornoاليومالثّلاثين :اَللّـهُمَّاجْعَلْ صِيامى فيهِ بِالشُّكْرِوَالْقَبُولِعَلى ما تَرْضاهُ وَيَرْضاهُ الرَّسُولُ، مُحْكَمَةً فُرُوعُهُبِالاُْصُولِ،بِحَقِّ سَيِّدِنا مُحَمَّد وَآلِهِ الطّاهِرينَ، وَالْحَمْدُ للهِرَبِّالْعالَمينَ Allâhumma aj°al siyâmî fîhi bi-shukri wa-l-qabûli, °alâ mâ tardhâho wa yardhâho ar-rasûlu mohkamatan forû°oho bi-l-usûli, bi-haqqi sayyidinâ Mohammadin wa âlihi at-tâhirîna, wa-l-hamdo lillâhi Rabbi-l-°âlamîna “Oh Allah, fa che il mio digiuno sia l’espressione di ringraziamento e di accettazione di ciò che rende contento Te e il Tuo Messaggero, sia per i fondamenti {della religione} che per i suoi corollari, in modo che i risultati {dei miei sforzi}possano condurmi ad una vita di purezza e rettitudine, per l’amore di Muhammad e della sua pura progenie. La lode appartiene ad Allah, il Signore dei mondi”.


La Preghiera dell'alba Du'à As-sahar.


Questa preghiera, trasmessa dall'Imam Baqir (as), è da recitare prima dell'alba durante le notti del mese di Ramadan: per il suo valore particolarmente elevato, l'Imam Khomeyni decise, nel 1929, di consacrarvi un commento (1). Essa infatti racchiude al suo interno i più bei attributi divini e i più sublimi esempi (al-amthal al-'ulya) attinenti alla Signoria (2); in essa si trova il Nome supremo (ism a'zam) e la manifestazione più completa e più antica (aqdam) (nell'ordine ontologico delle manifestazioni puramente metafisiche, e non secondo un ordine temporale a cui queste cose non sono sottomesse) (Sharh pp.19-20). Il commento presenta un lessico completamente gnostico, cosparso qua e là di temi ed espressioni di matrice filosofica; il tono, vivo e ricco di slancio, lascia intravedere un giovane e dotto gnostico (arif) nell'ardore dei suoi ventisette anni. Colpisce particolarmente l'onnipresente preoccupazione - che le opere ulteriori confermeranno - per la realizzazione spirituale in quanto fonte di ogni autentica dottrina, insieme a quella per il passaggio alla gnosi operativa, unica finalità che conferisca un senso a questo genere di speculazioni. A illustrazione parziale di quanto detto, faremo seguire alla traduzione della preghiera quella della spiegazione che l'Imam fornisce della sua particolare struttura.ascolta on line1. O mio Dio, a Te io chiedo per il Tuo splendore più splendido; ora tutto il Tuo splendore è splendido: o mio Dio, io a Te chiedo per il Tuo splendore tutto intero.2. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua bellezza più bella; ora tutta la Tua bellezza è bella: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua bellezza tutta intera.3. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua maestà più maestosa; ora tutta la Tua maestà è maestosa: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua maestà tutta intera.4. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua immensità più immensa; ora, tutta la Tua immensità è immensa: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua immensità tutta intera.5. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua luce più luminosa; ora, tutta la Tua luce è luminosa: o mio Dio a Te chiedo per la tua luce tutta intera.6. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua misericordia più misericordiosa; ora tutta la Tua misericordia è misericordiosa: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua misericordia tutta intera.7. O mio Dio, io a Te chiedo per la più compiuta delle Tue parole; ora, tutte le Tue parole sono compiute: o mio Dio, io a Te chiedo per la totalità delle Tue parole.8. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua perfezione più perfetta; ora, ogni Tua perfezione è perfetta: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua perfezione tutta intera.9. O mio Dio, a Te io chiedo per il più grande dei Tuoi nomi; ora, tutti i Tuoi nomi sono grandi: o mio Dio, io a Te chiedo per la totalità dei tuoi nomi.10. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua onnipotenza più onnipotente; ora, tutta la Tua onnipotenza è onnipotente: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua onnipotenza tutta intera.11. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua volontà più eseguita; ora, ogni Tua volontà è eseguita: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua volontà tutta intera.12. O mio Dio, io a Te chiedo per il potere col quale Tu hai autorità su ogni cosa; ora, tutto il Tuo potere manda autorità: o mio Dio, io a Te chiedo per il Tuo potere tutto intero.13. O mio Dio, io a Te chiedo per il Tuo sapere più penetrante; ora ogni Tuo sapere è penetrante: o mio Dio, io a Te chiedo per il Tuo sapere tutto intero.14. O mio Dio, io a Te chiedo per il Tuo parere più gradito; ora, ogni Tuo parere è gradito: o mio Dio, io a Te chiedo per la totalità dei Tuoi pareri.15. O mio Dio, io a Te chiedo per quella tra le domande che a Te si indirizzano che più Tu ami; ora, tutte le domande a Te rivolte sono da Te amate: o mio Dio, io a Te chiedo per la totalità delle domande a Te rivolte.16. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua dignità più degna; ora, ogni Tua dignità è degna: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua dignità tutta intera.17. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua sovranità più durevole; ora, ogni Tua sovranità è durevole: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua sovranità tutta intera.18. O mio Dio, io a Te chiedo per il Tuo regno più splendente; ora, ogni Tuo regno è splendente: o mio Dio, io a Te chiedo per il Tuo regno tutto intero.19. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua elevazione più sublime; ora, ogni Tua elevazione è sublime: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua elevazione tutta intera.20. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua grazia più antica; ora, tutte le Tue grazie sono da sempre: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua grazia tutta intera.21. O mio Dio, io a Te chiedo per il più nobile dei Tuoi segni; ora, tutti i Tuoi segni sono nobili: o mio Dio, io a Te chiedo per la totalità dei Tuoi segni.22. O mio Dio, io a Te chiedo per l'Importanza e il Dominio che Ti competono, e a Te io chiedo per ogni cosa importante e ogni dominio singolarmente presi.23. O mio Dio, io a Te chiedo per ciò che farà sì che Tu abbia a rispondermi quando io a Te chiedo: rispondimi, allora, o Dio!Considerazioni dell'Imam Khomeyni sulla struttura della "Preghiera dell'Alba""Quando il pellegrino spirituale giunge alla Presenza della Divinità (al-hadrat al-ilahiyya) e vede col suo sguardo interiore la Presenza dell'Unicità (al-hadrat al-wahidiyya), allora il suo Signore si manifesta a lui con i Suoi Nomi e Attributi, ed egli si rende così conto che alcuni Nomi e Attributi sono comprensivi ed altri compresi, e che alcuni sovraeccellono su altri: può così, in un linguaggio adeguato alla sua condizione spirituale e conveniente al grado di presenza in cui si trova, rivolgere domanda e preghiera al suo Signore mediante il più bello e splendido degli Attributi, e il più degno e perfetto dei segni. Ciò si propaga dal suo stato interiore alla sua parola…facendogli dire: "Io a Te chiedo con il Tuo splendore più splendido" (v. I) et. (…) Quando poi il pellegrino, lasciata dietro di sé la Presenza della Divinità, perviene alla Presenza della Unità sintetica (ahadiyya dam'iyya), ecco che in questa le Presenze (dei Nomi e degli Attributi) s'annientano, e svaniscono le determinazioni e le molteplicità: Egli, allora, gli si manifesta mediante il Possesso assoluto, come quando Egli dice "A CHI IL REGNO IN QUESTO GIORNO?" (Corano 40: 16). E poiché in questo giorno non sussistono né creatura, né ordine, né forme o forma, si riporta che nessuno Gli risponde, tranne Lui stesso quando dice "A Dio, l'Unico, l'Imperioso!" (Corano 40: 16). In questa stazione non c'è davvero posto per la domanda, né si trova a chi indirizzarla, né qualcuno per indirizzarla; siamo in quell'"ebbrezza" che è un perdere se stessi, sotto l'effetto di uno stupore e di un turbamento causati dalla improvvisa contemplazione della bellezza del Beneamato.Se le grazie del suo Beneamato gli consentono di rimettersi dal proprio smarrimento e stupore e di riprendere i propri spiriti dopo averli perduti (saha 'ani l 'mahw) egli può allora operare distinzioni e differenziazioni: ciò avviene a causa del consolidarsi in lui della contemplazione, della sua rettitudine, del suo stato stabile e del rispetto delle cinque Presenze (3). Egli intuisce che gli Attributi - che nel primo stato di lucidità (as-sahw al-awwal) vedeva differenti tra di loro in splendore e perfezione - sono, nella loro totalità, le manifestazioni di una Essenza puramente Una e i fulgori di bellezza d'una pura Luce di verità: in questa stazione non c'è sovraeccellenza e superiore dignità, ma tutti gli attributi sono visti come dignità, splendore, beltà e lucentezza (nel loro senso assoluto). Così, quando si dice che "tutto il Tuo splendore è splendido" (v. I) e che "ogni Tua dignità è degna" (v. 16), ciò significa che non ha luogo alcun differenziarsi in dignità: tutti gli attributi sono, infatti, le onde dell'oceano della Tua esistenza e i bagliori di luce della Tua essenza, totalmente identici tra di loro e altrettanto identici all'Essenza. Si stabilisce dunque una (relativa) gerarchia di superiorità tra di loro quando vengono considerati nel primo stato di coscienza, mentre si nega ogni distinzione in quello stato di coscienza che succede a una perdita della coscienza medesima; contemporaneamente, ogni molteplicità viene a Lui ricondotta.Il discorso fatto vale per le manifestazioni che avvengono attraverso i Nomi e gli Attributi. Ma se si considerano le manifestazioni creaturali e le più belle apparenze che dipendono dall'Attività (divina), allora l'ascensione fino al realizzarsi della stazione della Volontà (mashi 'a) nella quale si annientano le determinazioni dell'Attività - è resa possibile solo con un progredire attraverso i gradi delle determinazioni. (…) Pertanto, prima di conseguire questa stazione, il pellegrino vede alcuni Nomi Divini - come le Intelligenze immateriali e gli Angeli smarriti per amore - dotati di maggior splendore che gli altri: così, pone la sua domanda sotto il segno di ciò che è più splendido, bello e perfetto. Ma quando raggiunge la stazione della prossimità assoluta, egli vede la Misericordia onnicomprensiva.




Inviatomi da Sufi_ Rumi il 25.08.2009

domenica 9 agosto 2009



Von Yavuz Özoguz am 21. Juni 2009 12:06:07:

Panikartiger Rückzug der Westpropaganda öffnet Weg zur Vernunft.


Nach dem epochalen Freitagsgebet von Imam Chamene´i in Teheran hat die Westliche Welt sowohl in der Politik als auch in den Medien jegliche Masken von Menschlichkeit fallen lassen, unterstützt offen Terrorismus und weiß sich nicht mehr zu helfen, wie sie aus der selbstgeschaufelten tiefen Grube der Unwahrheit, in die sie gestürzt ist, wieder herauskommen soll.
Bis zum Freitag war es unklar, welche Position die Anhänger des Präsidentschaftskandidaten Mousawi gegenüber der Islamischen Revolution einnehmen. Seit Freitag ist klar, dass die allermeisten Anhänger lediglich Mitläufer waren, die sich ganz und gar nicht gegen Imam Chamene´i stellen wollten und daher nunmehr aufgehört haben zu demonstrieren. Die wenigen Verbliebenen aber greifen zunehmend zu terroristischen Maßnahmen, wie das Anzünden von Gebäuden und Bombenanschläge! Und hier zeigt sich das wahre Bild des westlichen Journalismus. Kein Wort darüber, dass Demonstranten Gebäude, in denen sich unschuldige Menschen aufhalten, mit Brandsätzen angreifen, darunter inzwischen Krankenhäuser und Moscheen, kein Wort darüber, dass der Bombenanschlag im direkten Zusammenhang mit den Präsidentschaftswahlen steht. Kaum ein Wort darüber, dass nur noch wenige Dutzend auf den Straßen waren! Stattdessen Bilder aus den Tagen zuvor mit neuen aktualisierten Lügengeschichten, die alle aufzuzählen den Rahmen eines Artikels sprengen würden.
Manche Lügengeschichten sind derart absurd, dass man sich nur wundern kann. So ist davon die Rede, dass mit Wasserwerfen kochend heißes Wasser auf die Demonstranten gesprüht worden sein soll. Ist es nicht von großem geheimdienstlichem Interesse, dass der Iran eine neue Art von Wasserwerfer entwickelt haben muss, in dem über eine längere Zeit eine so große Menge Wasser aufgeheizt werden kann, ohne zusätzliche Heißeinrichtungen!? DA wird angezweifelt, dass es im Iran möglich ist an 46.000 Wahlurnen 8 Millionen Stimmen innerhalb von zwei Stunden zu zählen. Wenn es an jeder Wahlurne nur zwei Zähler gäbe (was schon absurd wenig wäre) brächte jeder Zähler nur 87 Stimmzettel innerhalb von zwei Stunden zu zählen!! In welchem Land der Erde soll das nicht möglich sein? Dass in der gleichen Zeit in Deutschland z.B. 10 Mal so viele Stimmzettel bei Bundestagswahlen ausgezählt werden können, glauben westliche Herrenmenschen wohl an der Überlegenheit des Westmenschen selbst beim Zählen auszumachen. Dabei sind die Zählmethoden in beiden Ländern identisch!
Dass diese verfälschende und manipulatorische Einstellung westlicher Journalisten – diese Mal bedauerlicherweise allen voran deutsche Journalisten – nicht so sein muss, konnte man im CNN sehen, bis heute kann Frau Christiane Amanpour von CNN völlig frei und ungestört von der Straße berichten und war stets inmitten der Demonstranten. Die für einige deutsche Sender berichtende Antonia Rados hat, nachdem sie von einigen Demonstranten für Imam Chamene´i als Berichterstatterin vom “Feindsender“ beschimpft wurde, sich selbst darüber beklagt, dass die Sicherheitskräfte sie zu wenig “beschützt“ haben. Ansonsten trägt sie weiterhin ihre Unwahrheiten in die westliche Welt, auch von der iranischen Straße. In diese Verlegenheit kommen die Korrespondenten von ARD und ZDF nicht. Die dürfen überhaupt nicht mehr berichten. Denn in ihren Sendern wird nunmehr faktisch offen zum Umsturz im Iran aufgerufen. Es kommen nicht nur Exil-Iraner zu Wort, die das System stürzen wollen, sondern ganze Terrororganisationen, wie die so genannten Volkmudschahedin, die ein “Exilparlament“ gegründet haben. Der Schahsohn wird wieder in die Öffentlichkeit getragen. Und in Deutschland wird von iranischen Demonstranten auf deutschen Straßen berichtet, die sich angeblich für “freie“ Wahlen einsetzten würden. Mit keinem Wort wird erwähnt, dass jenen Demonstranten die iranische Flagge vergewaltigt und das Emblem des Glaubensbekenntnisses herausgeschnitten haben! Was würden deutsche Bürger von einem iranischen Sender halten, der von Demonstrationen deutscher Bürger im Iran berichten würden, die mit der Reichskriegsflagge auftreten und einen Umsturz fordern und diese als “Freiheitsvertreter“ vorstellen würde?
Die gegenüber der Islamischen Republik Iran am feindseligsten gesonnen westlichen Regierungen haben sich inzwischen – nach anfänglicher Zurückhaltung – allesamt geoutet. Mit unverschämten Forderungen und der offenen unverblümten Einmischung in die Wahlen und damit innere Angelegenheiten der Islamischen Republik Iran haben sie ihren eigenen Wählerauftrag vergewaltigt. Das wird ihnen die Bevölkerung der Islamischen Republik Iran und deren legitime Regierung sicherlich nicht so bald vergessen.
Kernangriffspunkt von Journalisten und systemfeindlichen Kräften innerhalb des Iran ist – wie es inzwischen deutlich wurde – die Position des Geistigen Oberhauptes. Die Statthalterschaft des Rechtsgelehrten, das Prinzip Welayet-e-Faqih ist der große Dorn im Auge der Westlichen Welt. Daher wird in der Westlichen Welt immer lauter versucht, Imam Chamene´is ansehen zu demontieren. Aber je deutlicher sie es versuchen, desto mehr Bürger der Westlichen Welt fangen an, Interesse an diesem heiligen Mann zu bekunden. Immerhin ist er bereits 20 Jahre lang der Imam des Islamischen Staates, das ist doppelt so lange, wie Staatsgründer Imam Chomeini Imam war. Und 20 Jahre lang konnte man dieses lichterfüllte Gesicht der westlichen Welt größtenteils vorenthalten. Aber jetzt war es nicht mehr möglich! CNN (aber kein deutscher Sender) hat die Freitagsansprache in voller Länge mit Live-Synchronisation gesendet!
Es ist wohl an der Zeit, dass die Bürger der Westlichen Welt diese Heiligkeit unserer Zeit besser kennen lernen. Das dahinsiechende Ableben des Kapitalismus macht es notwendig, dass die Menschen neue Chancen erhalten, sich mit alternativen ganzheitlichen Systemen zu beschäftigen. Und da sind gerade die äußerst merkwürdigen Nachrichten der öffentlich-rechtlichen Anstalten für jeden halbwegs wachen Menschen ein Fingerzeig. Als z.B. gestern ein mit Brandsätzen angreifender Demonstrant im Iran sehr ruhig abgeführt wurde, hieß es dass die Staatsmacht mit aller Gewalt zuschlagen wurde. Als nur wenige Minuten danach eine Demonstration in Deutschland von Polizisten geradezu niedergeknüppelt wurde und Polizisten mit der Faust auf ruhig herumstehende Demonstranten einschlugen, wurde das gar nicht thematisiert.
Bei aller Heuchelei des US-Präsidenten, so haben die USA – offenbar hinreichend informiert durch funktionierende Geheimdienste – erkannt, dass das System der Islamischen Republik Iran aus dieser Situation gestärkt und noch mehr als zuvor vom Volk getragen heraustreten wird. Und sowohl der iranische Präsident als auch und vor allem Imam Chamene’i werden gestärkter denn je zuvor ein Bollwerk gegen den westlichen Hegemonialwahn stellen. Entsprechend agieren die Politiker und Journalisten der USA erheblich sachlicher, als es so manche Europäer tun. Die Verblendung der Europäer dürfte im eigenen Machtwahn, der nur das unterdrückerische System “Wachstum“ kennt, zu suchen sein.
Wie wird es weitergehen, ist die am meisten gestellte Frage dieser Tage. Tatsache ist, dass Mousawi nach wie vor auftritt mit der Behauptung, er sei nicht gegen das islamische System. Aber seit Freitag glaubt ihm das niemand mehr! Diejenigen, die Imam Chamene´i als oberste religiöse Instanz verehren, haben sich von ihm getrennt und unterstützen ihn nicht mehr. Und diejenigen, die von vornherein einen Systemumsturz angestrebt haben, missbrauchen lediglich seine nunmehr als Heuchelei dastehende Agitation. Er hat – im Gegensatz zu einem andere Präsidentschaftskandidaten – die von Imam Chamene´i für ihn beim Freitagsgebet errichtete Brücke nicht genutzt, sondern diese gleich wieder zerstört. Die Konsequenzen wird er ganz alleine tragen müssen.
Sicherlich kann man mit großem Aufwand und Einsatz von enormen finanziellen und sonstigen Mitteln Teile einer Bevölkerung manipulieren. Das hat die Westliche Welt scheinbar erfolgreich demonstriert. Aber der Statthalter der Rechtsgelehrten ist nicht zu bezwingen. Die Logik der Anhänger dieser Statthalterschaft des verborgenen Zwölften Imams mag aus Westlicher Sicht schwer nachvollziehbar sein, aber sie ist so: Wenn jene Heiligkeit unserer Zeit der Stadthalter des Zwölften Imams ist, dann wird der Zwölfte Imam ihn höchstpersönlich schützen und mit ihm den Islamischen Staat, dessen eigentlicher Herrscher er aus der Verborgenheit heraus ja ist. Nur so kann man die Schlusspassage der Freitagsansprache Imam Chamene´is verstehen, die für westliche Ohren völlig unverständlich geklungen haben muss.
Und wenn er nicht das gerechte Oberhaupt ist, dann wird ihn ohnehin niemand schützen können, auch seine Anhänger nicht! Seine Anhänger – und die gibt es auch im ehemaligen Mousawi-Lager – sind davon überzeugt, dass er die Heiligkeit unserer Zeit ist. Durch die Freitagsansprache ist es erstmalig auch der Bevölkerungen der Westlichen Welt möglich, die Worte eines wirklichen islamischen Gelehrten zu hören. Alle Möchtegernturbanträger mit Möchtegerntiteln dieser Tage, die die westliche Welt als Paten ihrer Ansicht bringt, erscheinen hingegen geradezu absurd! Wem sollen solche Westmullahs nützen? Im Iran glaubt ohnehin niemand ihren Worten und in der Westlichen Welt wird ein Mullah ja auch nicht dadurch glaubhafter, dass er die westliche Position vertritt.
Westliche Journalisten werden die abflauenden “Proteste“ damit begründen, dass die Staatsmacht mit aller Gewalt gegen die Demonstranten vorgehe. Dann werden irgendwelche Schickimicki-Puppen aus Nordteheran, die den Import westlicher Kosmetikartikel sicher stellen, interviewt werden als “repräsentative“ Meinung des Volkes, und dann wird der Eindruck erweckt werden, als wenn eigentlich das gesamte Volk einen Umsturz wünsche, es aber in der “Gewalt“ der Staatsmacht gescheitert sei. Die Journalisten vermitteln das absurde Bild, das die Politiker zu ihren noch absurderen Äußerungen hinreißen lässt. Dass es auch anders gehen kann, zeigt dieser Tage ausgerechnet der Sender des Staates, unter dem Iran am meisten zu leiden hatte. CNN befragt Befürworter und Gegner – wenn auch nicht gleichermaßen – aber lässt seine Zuhörerschaft zumindest ein gewisses Maß an eigener Urteilsfindung.
Ahmedinejat wird – so Gott will - weitere vier Jahre Präsident sein! Und Imam Chamene´i wird – so Gott will – noch viele Jahre Imam sein. Eine kluge die Interessen des eigenen Volkes berücksichtigende Politik findet einen Weg der Kooperation mit den realen Verhältnisse im Iran, die von der absoluten Mehrheit des Volkes getragen ist. Eine Politik, die aber den Interessen des Kapitals, des Hegemonialwahns, dem Imperialismus, der Waffenlobby und den Interessen von Besatzern zu nützen sucht, wird auch weiterhin eine unlogische und stets auf Konfrontation ausgerichtete Politik verfolgen. Die Vertreter des Imperialismus mögen es nicht glauben, aber die Anhänger des Imams sind fest davon überzeugt: Wer immer sich feindlich gegen den Imam der Zeit stellt, der wird genau mit dem getroffen werden, womit er seine Feindseligkeit ausgedrückt hat. Wer Wind sät … stand bereits n der Bibel. Wäre angebracht, wenn eine sich auf ein christlich-jüdisches Erbe berufende Politik ab und zu an die Bibel erinnert.
Irregeleitete Orientalisten werden in obigen Formulierungen “Drohungen“ gegen die Westliche Welt herauslesen wollen, aber der Schaden der gegenüber dem Imam feindlich gesonnen Staaten wird weder von Imam Chamene´i, noch vom Iran, noch von Anhängern des Imam Chamene´i noch von irgendwelchen gläubigen Muslimen ausgehen! Den Schaden bewirken jene Herrschaften in Politik und Medien selbst, indem sie an Ungerechtigkeit festhalten und jeden Ansatz zur weltweiten Gerechtigkeit zu verhindern suchen. Und es sind nicht die Bürger der Islamischen Republik Iran, die die Auswirkungen der weltweiten Finanzkrise zu spüren bekommen, denn Irans Finanzsystem ist aufgrund von törichten Sanktionen der Westlichen Welt vom Raubtierkapitalismus weitestgehend abgekoppelt.
Nach wie vor sollte jeder Bundesbürger sich für eine Welt der Kooperation statt Konfrontation einsetzen; Muslime wie Nichtmuslime Hand in Hand! Und das gilt nicht nur für den Iran, sondern auch für Afghanistan, Irak, Palästina und viele andere Länder und Regionen der Welt. Konfrontation erfolgt mit Waffen und Soldaten, Kooperation mit dem Einsatz für Gerechtigkeit. Und auch darüber hat Imam Chamene´i gesprochen beim Freitagsgebet. Der Segen, den die Westliche Welt erhalten hat, dass sie diese Rede live verfolgen durfte, ist eine einmalige Chance, die die ganze Welt seit über 1000 Jahren in dieser Form nicht mehr hatte! Nutzen wir sie durch eine auf Gerechtigkeit basierende Kooperation.


Tratto da "Muslim-Markt!

Chameneis Rede



Muslim-Markt feiert Chameneis Rede
Montag, 22. Juni 2009 um 11:17 Uhr


Der Muslim-Markt ist eines der bekanntesten „muslimischen“ deutschsprachigen Internetportale. Er bietet seinen Nutzern Informationen zu „islamischen“ Dienstleistungen – vom Friseur bis zur Partnersuche - sowie ein Forum zur Ankündigung von Veranstaltungen oder für politische Positionen meist aus dem islamistisch-schiitischen Spektrum in Deutschland. In außenpolitischen Fragen folgt der Muslim-Markt dabei in der Regel der Linie der iranischen Staatsführung. So begrüßte jetzt einer der Betreiber des Portals, Yavuz Özoguz, überschwenglich die Rede, die der oberste religiöse Führer des Iran, Ali Chamenei, am vergangenen Freitag gehalten hatte. In dieser Rede hatte Chamenei die Vorwürfe massiver Wahlmanipulation zurückgewiesen und den Demonstranten sowie der politischen Opposition gedroht. Deren Proteste führte er dabei unter anderem auf den Einfluss und die Manipulationen westlicher Medien zurück, die, so Chamenei, „zum Feind, zu den Zionisten“ gehörten.
In seinem Kommentar greift auch Özoguz „westliche“ Politik und Medien an, denen er Imperialismus und Hegemoniestreben vorwirft. Angesichts der aktuellen Krisenerscheinungen des Kapitalismus stellt er zudem das „Islamische System“ als weltweite Alternative heraus. Die Rede von Ali Chamenei bezeichnet Özoguz, dementsprechend als „epochal“. Die Anhänger des Oppositionskandidaten Moussawi seien dagegen lediglich „Mitläufer“, die eigentlich weiterhin hinter Chamenei und der Islamischen Revoluion stünden. Anders als es die westlichen Medien berichteten, würden ohnhehin nur noch „wenige Verbliebene“ demonstrieren und dabei zunehmend zu „terroristischen Maßnahmen“ greifen.
Die westlichen Medien würden „Lügengeschichten“ über die Stimmung im Iran verbreiten, meint Özoguz:
„Kaum ein Wort darüber, dass nur noch wenige Dutzend auf den Straßen waren! Stattdessen Bilder aus den Tagen zuvor mit neuen aktualisierten Lügengeschichten.“ Und wenn demnächst die Proteste nachlassen würden, so Özoguz, dann würden die Medien das mit der Gewalt begründen, mir der der Staat vorgehe: „Dann werden irgendwelche Schickimicki-Puppen aus Nordteheran, die den Import westlicher Kosmetikartikel sicher stellen, interviewt als 'repräsentative' Meinung des Volkes, und dann wird der Eindruck erweckt werden, als wenn eigentlich das gesamte Volk einen Umsturz wünsche, es aber an der 'Gewalt' der Staatsmacht gescheitert sei.“
Dass die Korrespondenten von ARD und ZDF nicht mehr aus dem Iran berichten dürfen, hätten sie sich selber zuzuschreiben, erklärt Özoguz, denn: „In ihren Sendern wird nunmehr faktisch offen zum Umsturz im Iran aufgerufen. Es kommen nicht nur Exil-Iraner zu Wort, die das System stürzen wollen, sondern ganze Terrororganisationen, wie die so genannten Volkmudschahedin, die ein 'Exilparlament' gegründet haben. Der Schahsohn wird wieder in die Öffentlichkeit getragen. Und in Deutschland wird von iranischen Demonstranten auf deutschen Straßen berichtet, die sich angeblich für 'freie' Wahlen einsetzen würden.“
Özoguz vergleicht die Demonstranten dann mit Neonazis in Deutschland:
„Mit keinem Wort wird erwähnt, dass jene Demonstranten die iranische Flagge vergewaltigt und das Emblem des Glaubensbekenntnisses herausgeschnitten haben! Was würden deutsche Bürger von einem iranischen Sender halten, der von Demonstrationen deutscher Bürger im Iran berichten würde, die mit der Reichskriegsflagge auftreten und einen Umsturz fordern und diese als 'Freiheitsvertreter' vorstellen würde?“
Ausdrücklich nimmt Özoguz an mehreren Stellen die Berichterstattung von CNN von seiner Kritik aus. Den „westlichen Regierungen“ wirft er hingegen vor, sich in die Wahlen und „damit in innere Angelegenheiten der Islamischen Republik Iran“ einzumischen. Ihr Kernangriffspunkt sei – ebensowie der von „systemfeindlichen Kräften innerhalb des Iran“ - die Position des Geistigen Oberhauptes (Ali Chamenei) und dem Staatsprinzip der „Statthalterschaft des Rechtsgelehrten“, die Welayet-e-Faqih. Aber, so Özoguz, tatsächlich wachse das Interesse der Bürger in der westlichen Welt am „lichterfüllten Gesicht“ Chameneis und dem Islamischen Staat, denn angesichts der Krise des Kapitalismus suchten die Menschen nach Alternativen:
„Es ist wohl an der Zeit, dass die Bürger der Westlichen Welt diese Heiligkeit unserer Zeit besser kennen lernen. Das dahinsiechende Ableben des Kapitalismus macht es notwendig, dass die Menschen neue Chancen erhalten, sich mit alternativen ganzheitlichen Systemen zu beschäftigen.“ Das „System der Islamischen Republik Iran“ werde aus der aktuellen Situation gestärkt hervorgehen, behauptet Özoguz, und mehr denn je ein „Bollwerk gegen den westlichen Hegemonialwahn“ darstellen. Dabei würden die „Bürger der Islamischen Republik Iran“ die Auswirkungen der weltweiten Finanzkrise kaum zu spüren bekommen, erklärt er, weil das Finanzsystem des Irans aufgrund der „törichten Sanktionen der Westlichen Welt“ vom „Raubtierkapitalismus“ weitestgehend abgekoppelt sei.
Auch aus religiösen Gründen würden der Islamische Staat und dessen oberster Repräsentant sich durchsetzen, meint Özoguz:
„Sicherlich kann man mit großem Aufwand und Einsatz von enormen finanziellen und sonstigen Mitteln Teile einer Bevölkerung manipulieren. Das hat die Westliche Welt scheinbar erfolgreich demonstriert. Aber der Statthalter der Rechtsgelehrten ist nicht zu bezwingen. Die Logik der Anhänger dieser Statthalterschaft des verborgenen Zwölften Imams (der nach schiitischem Glauben seit dem 10. Jahrhundert verborgene 12. Imam, in dessen Stellvertretung der oberste Rechtsgelehrte der Staatsdoktrin zufolge agiert; d. Red.) mag aus Westlicher Sicht schwer nachvollziehbar sein, aber sie ist so: Wenn jene Heiligkeit unserer Zeit (Chamenei; d. Red.) der Stadthalter des Zwölften Imams ist, dann wird der Zwölfte Imam ihn höchstpersönlich schützen und mit ihm den Islamischen Staat, dessen eigentlicher Herrscher er aus der Verborgenheit heraus ja ist. Nur so kann man die Schlusspassage der Freitagsansprache Imam Chamenei´s verstehen, die für westliche Ohren völlig unverständlich geklungen haben muss. (…)“.
Vertreter anderer, ebenfalls religiös legitimierter Positionen diskreditiert Özoguz als „Westmullahs“:
„Durch die Freitagsansprache ist es erstmalig auch der Bevölkerungen der Westlichen Welt möglich, die Worte eines wirklichen islamischen Gelehrten zu hören. Alle Möchtegernturbanträger mit Möchtegerntiteln dieser Tage, die die westliche Welt als Paten ihrer Ansicht bringt, erscheinen hingegen geradezu absurd! Wem sollen solche Westmullahs nützen? Im Iran glaubt ohnehin niemand ihren Worten und in der Westlichen Welt wird ein Mullah ja auch nicht dadurch glaubhafter, dass er die westliche Position vertritt.“
Zusammenfassend erklärt Özoguz:
„Ahmedinejat wird – so Gott will - weitere vier Jahre Präsident sein! Und Imam Chamene´i wird – so Gott will – noch viele Jahre Imam sein. Eine kluge die Interessen des eigenen Volkes berücksichtigende Politik findet einen Weg der Kooperation mit den realen Verhältnisse im Iran, die von der absoluten Mehrheit des Volkes getragen ist. Eine Politik, die aber den Interessen des Kapitals, des Hegemonialwahns, dem Imperialismus, der Waffenlobby und den Interessen von Besatzern zu nützen sucht, wird auch weiterhin eine unlogische und stets auf Konfrontation ausgerichtete Politik verfolgen. Die Vertreter des Imperialismus mögen es nicht glauben, aber die Anhänger des Imams sind fest davon überzeugt: Wer immer sich feindlich gegen den Imam der Zeit stellt, der wird genau mit dem getroffen werden, womit er seine Feindseligkeit ausgedrückt hat. (…) Der Segen, den die Westliche Welt erhalten hat, dass sie diese Rede live verfolgen durfte, ist eine einmalige Chance, die die ganze Welt seit über 1000 Jahren in dieser Form nicht mehr hatte! Nutzen wir sie durch eine auf Gerechtigkeit basierende Kooperation.“




Tratto da "Muslim-Markt" 

sabato 8 agosto 2009

Testi sufi sul Tawhid



Raccolti da Giuseppe Scattolin [1]
pubblicati in "In Quiete" 
1. Il tawhiîd nel Corano e nella tradizione del Profeta


Per comprendere il senso del tawhîd sufi occorre rifersi al testo coranico, essendo questo, come abbiamo visto, la prima fonte dell’esperienza sufi. Qui mi limito ad alcuni cenni generali. Le formule del tawhîd ritornano con insistenza (circa 82 volte) nel testo coranico e sotto le forme piu’ diverse.[2] Il testo fondamentale per il tawhîd islamico e’ senz’altro il capitolo coranico chiamato ‘Sura dell’ikhlâs ‘, cioe’ la sura della ‘fede pura’ (C 112). Essa e’ la piu’ semplice ed anche la piu’ completa espressione dell’assoluto monoteismo islamico, e luogo preferito nella recitazione del testo coranico. Essa recita:


"Di’: Egli e’ il Dio (Allâh) - l’Uno (ahad) -
il Dio (Allâh) il Permanente-Immutabile (samad) -
Egli non e’ stato generato - ne’ e’ stato generato - nulla e’ simile a Lui".


E’ interessante notare come il termine samad, che noi traduciamo come il ‘Permanente-Immutabile’, corrisponde in realta’, secondo una lettura intertestuale assai convincente, al termine ‘roccia’ nella Bibbia, in espressioni come ‘Yahweh e’ la roccia di Israele’, cioe’ la base solida e permanente sostegno del suo popolo. [3]
Un altro testo importante e’ quello tratto dalla ‘Sura al-shûrâ’ (42, 11); esso recita :


"Nulla e’ simile a Lui; ed Egli e’ Colui che sente e vede”.
(laysa ka-mithli-hi shay'un; wa-huwa al-samî’u l-basîr)


Il peso di tali formule nel contesto coranico deve essere compreso alla luce del suo assoluto teocentrismo. Lo studioso giapponese, Toshihiko Izutsu, che ha dedicato ampi studi all’analisi semantica del testo coranico afferma in modo categorico:
"... dal punto di vista semantico Allâh e’ la parola-focale al grado piu’ alto nel vocabolario del Corano; essa presiede sopra tutti i campi semantici e, conseguentemente, sopra tutt il sistema [linguistico coranico”. [4]
La ripetizione continua di queste formule coraniche hanno il piu’ profondo impatto sulle menti e sui cuori dei credenti, e permeano i loro sentimenti con la piu’ profonda e forte fede di assoluto monoteismo. L. Massignon nel suo studio sull’origine del vocabolario sufi, Essai sur les origines du lexique technique de la mystique musulmane' (Paris, 1922), ha giustamente messo in rilievo l’importanza della tecnica dell’instinbât come mezzo di formazione del vocabolario sufi.[5] Il termine instinbât (letteralmente ‘trarre l’acqua da un pozzo profondo’) significa cercare il senso profondo di un testo. Questo avviene normalmente mediante la ripetizione, anzi la manducazione continua del testo che porta ad una immersione totale nel suo senso profondo. Questa pratica sufi ha un evidente parallelo nella lectio continua praticata negli ambienti del monachesimo orientale. Occorre aggiungere anche che questa tecnica raggiunge il suo effetto piu’ efficace e profondo proprio nelle formule del tawhîd. Mediante la loro incessante ripetizione l’interno del sufi (anima, mente e cuore) e’ come invaso dalla presenza divina fino a perdere la coscienza personale di se’, immergendosi e perdendosi sempre piu’ in Lui. Questa pratica della ripetizione di formule religiose si chiama anche nella terminologia sufi ‘ricordo’ (dhikr) di Dio. Anche tale pratica ha molti parallelismi in altre religioni.
Dopo il Corano, anche il hadîth, la seconda fonte della fede islamica, riporta molte affermazioni sul tawhîd che ripetono in generale il contenuto delle formule coraniche, pure con qualche sviluppo semantico. [6]
 
2. Il tawhiîd nella storia del sufismo


Non si puo’ sviluppare qui in modo dettagliato tale tema che e’ vasto quanto la storia del sufismo. Ricordiamo solo alcuni testi di alcuni sufi famosi, che illustrano in breve lo sviluppo del tawhîd nella storia del sufismo e i nuovi sensi che e’ venuto acquistando coll’approfondirsi ed ampiarsi dell’esperienza sufi. Con alcuni brevi commenti si mette in luce il punto originale dei vari testi.

2-1. Râbi’a al-’Adawiyya (m.185/801): Dio e’ il solo Amato.[7]
Amare Dio solo.


Diceva Râbi’a:
O mio Dio! Tutto il bene che hai decretato per me in questo mondo donalo ai tuoi nemici. Tutto quello che hai preparato per me in Paradiso donalo ai tuoi amici. Io invece non cerco che Te solo”.
E diceva pure :“O mio Dio! Se Ti ho adorato per paura dell’Inferno, bruciami nel suo fuoco. Se Ti ho adorato per speranza del Paradiso, privami di esso. Ma se non Ti ho adorato che per Te solo, non privarmi della contemplazione del Tuo volto”.


L’amore perfetto.


Ti amo di due amori: uno di passione
e uno di cui Tu solo sei degno.
L’amore di passione consiste
nell’occuparmi con il ricordo di Te (escludendo) ogni altra cosa.
L’amore di cui Tu solo sei degno è
che tu tolga i veli sicchè io Ti veda.
Non a me va la lode in questo (amore) o in quello,
ma a Te la lode e in questo e in quello.
[Notiamo in questi semplici testi l’amore assoluto di Râbi’a per Dio solo , con l’esclusione di ogni altro interesse. Râbi’a segna il passaggio dalla tappa della rinuncia assoluta a quella dell’amore assoluto per Dio].


2-2. Dhû l-Nûn al-Misrî (m. 245/859): il vero gnostico [8]


Dio si puo’ conoscere solo mediante Dio
Ho conosciuto il mio Signore
per mezzo del mio Signore,
senza il mio Signore,
mai avrei conosciuto il mio Signore. (25)
O Dio, davanti alla gente ti invoco: O mio Signore!
Ma nella solitudine ti chiamo: O mio Amato (habîb)!
Le creature proclamano il tawhîd
O mio Dio,
non ho mai inteso il grido di un animale, né il fruscio delle fronde degli alberi
né il mormorio dell’acqua né il soave canto degli uccelli,
né percepito il dolce invito dell’ombra, o il sibilo del vento,
o il fragore del tuono,
senza constatare che essi testimoniano della tua Unicità,
che nulla al mondo è uguale a Te, che Tu domini e non sei dominato,
che Tu sai tutto e niente ignori, che Tu sei misericordioso e non opprimi
con i tuoi rimproveri, che Tu sei giusto e non commetti ingiustizia,
che Tu sei veritiero e non menti mai.


[Dhû l-Nûn al-Misrî introduce il tema della vera conoscenza di Dio (ma’rifa-gnosi). Solo Dio puo’ farsi conoscere direttamente dal sufi che acquista cosi’ una conoscenza speciale di Dio e diventa un ‘conoscitore di Dio’, uno gnostico (‘ârif). Lo gnostico allora ha una percezione nuova delle cose. Egli sente le loro voci segrete che proclamano l’unita’ trascendente del loro Creatore].

2-3. Abû Yazîd al-Bistâmî (m. 261/874): l’ebbrezza dell’identita’ [9]
L’ascensione spirituale (mi’râj)
 
Si ricorda che Abû Yazîd raccontò:
 
“Una volta Dio mi elevò e mi pose davanti a Sé e mi disse: “Abû Yazîd, le mie creature amerebbero vederti!”.
Risposi: “Ornami della Tua Unità, rivestimi della Tua Identità, elevami alla Tua Unicità, cosicchè, quando le Tue creature mi vedranno, diranno: “Abbiamo visto Te”. E Tu sarai quello (che vedono) ed io non sarò più là”.
Si ricorda ancora che Abû Yazîd raccontò:
“Quando mi fece arrivare alla testimonianza dell'Unita' (tawhîd) mi separai da me stesso e corsi verso il mio Signore. E lo invocai in mio soccorso e dissi: “O mio Signore, Ti invoco come colui cui null’altro resta”.
Quando conobbe la sincerità della mia preghiera e il mio disperare di me stesso, la prima risposta che Egli mi diede fu di farmi dimenticare me stesso completamente e di farmi dimenticare le creature e i regni (celesti)”.
Poi Abû Yazîd continuò:
“Così fui liberato da ogni preoccupazione e fui sollevato da ogni altro pensiero. E continuai ad attraversare regno dopo regno. Arrivando ad essi dicevo: “Levatevi di mezzo, affinchè io passi!”. E io li toglievo di mezzo per passare, ogni qualvolta li trovavo sulla mia corsa.
Poi Dio mi fece avvicinare a Se stesso, più vicino dello spirito al corpo e mi disse:
“O Abû Yazîd, essi tutti sono mie creature: ma tu no!”
Allora esclamai: “Quindi io sono Te, Tu sei me, io sono Te”.
b. La vera identita’ sufi
Disse Abû Yazîd:
“Io non sono Io, Io sono Io perchè Io sono Lui;
Io sono Lui, Io sono Lui: Io sono Lui, Lui”.
[Al-Bistâmî e’ il primo sufi che esprime lo stato di annullamento in Dio (fanâ’). Mediante un’ascensione spirituale tremenda, il sufi si spoglia completamente delle sue qualita’ personali, e ridotto a nulla assoluto puo’ essere rivestito delle qualita’ divine. Allora scopre la sua realta’ e identita’ vera: Io sono Te, Tu sei me!]


2-4. Abû l-Qâsim al-Junayd (m. 298/910): il maestro del tawhîd [10]


La vera professione del tawhîd

Il primo aspetto esoterico (sufi) della professione dell' Unita' (tawhîd) e' affermare l'unita' (di Dio) negando tutto cio' che e' stato ricordato (cioe' associare a Dio altri esseri pari a Lui); mettendo in pratica il suo comando sia esteriormente che interiormente; rigettando ogni speranza o paura che non sia Lui; e tutto questo come risultato della profonda coscienza della presenza di Dio a lui, e della presenza della chiamata di Dio a lui e della sua risposta a Lui;
Il secondo aspetto esoterico (sufi) della professione dell' Unita' (tawhîd) invece e' essere come un'ombra davanti a Lui senza che vi sia un terzo fra i due, di modo che su di lui si attuino i Suoi decreti, secondo le disposizioni della Sua onnipotenza, poiche' egli (il sufi) e' sommerso nei mari del Suo tawhîd, completamente annullato a se stesso e alla chiamata di Dio a lui e al suo rispondere a Lui.
Siccome egli ha raggiunto le realta' della Sua Unita'nella realizzazione della Sua prossimita', egli ha perso il proprio percepire ed il proprio movimento, poiche' Dio compie in lui cio' che vuole da lui. Questo significa che lo stato finale del servo e' tornato allo stato iniziale: cioe' egli e' ora come era allora quando era prima di esistere.
E la prova di questo e' la parola di Dio , l'Altissimo e l'Eccelso:
"E quando il tuo Signore prese i discendenti dei figli di Adamo, dai loro lombi, e li fece testimoniare su se stessi:'Non sono Io il vostro Signore?' Quelli risposero:'Si', certamente!". (C 7, 172).
Chi esisteva allora? E come esisteva prima di esistere? Chi poteva rispondere se non spiriti puri, semplici, santi in accordo con la Sua efficace onnipotenza e la Sua perfetta volonta'? Ora la sua esistenza e' come era allora prima che fosse.
Questo e' il supremo grado di realizzazione della professione dell' Unita' dell' Uno (tawhîd ), in cui chi lo compie perde se stesso.
[Al-Junayd, detto ‘il maestro dei sufi’, e’ il primo a dare una spiegazione teorica all’esperienza del tawhîd sufi, sempre piu’ comune fra i sufi del suo tempo. In tale stato il sufi e’ completamente invaso dall’azione di Dio, completamente annullato a se stesso tanto da non essere che un’ombra inconsistente nel mare dell’azione divina. Allora il sufi esperimenta la sua esistenza reale che e’ quella che aveva in Dio, prima della creazione].


2-5. Al-Hallâj (m. 309/922): il martire del tawhîd [11]


Vieni in me per elevare il grazie a Te stesso.
Arrivato al monte ‘Arafat, culmine del pellegrinaggio, al-Hallâj esclamo':
O Guida dei perplessi, accresci la mia perplessita' (in Te) (hayra )!
Se sono infedele, rendimi ancora piu' infedele!
O mio Dio, glorioso Sovrano! Io Ti riconosco puro, esente
da tutto cio' che i Tuoi adoratori fanno per avvicinarsi a Te;
e da tutto cio' che dicono coloro che professano la Tua unita', affermando che Tu sei Uno.
Tu sei al di la' di ogni immagine di coloro che dicono: "Gloria a Te!",
e della proclamazione di coloro che dicono: "Non c'e' Dio se non Allâh",
e dei concetti di coloro che ragionano du di Te;
Tu sei al di la' di cio' che dicono i Tuoi amici e i Tuoi nemici.
Tu sai che sono impotente ad offrirti l'azione di grazie che sia degna di Te:
Vieni Tu dunque in me, perche' sia Tu ad innalzare il grazie a Te:
questo e' il vero ringraziamento, non altro!
Il Tuo radioso Mistero!
Quanto e' sublime Colui la cui umanita' ha rivelato
il Mistero radioso della sua divinita'che tutto penetra.
Quindi si e' manifestato alle sue creature
nella forma di uno che mangia e beve (= umano);
Tanto che esse Lo hanno potuto intravvedere
come in un lampo, in un battere di occhi.
Il vero tawhîd
Fammi uno con Te, o mio Unico, nella vera attestazione della Tua Unita':
a cio'nessun sentiero umano puo' condurre!
Io sono un Reale testimone, ma solo il Reale e' Reale testimone del Reale,
rivestendosi di Se stesso: fra noi ormai piu' non c'e' separazione!
Ecco che il tutto si illumina di raggi splendenti,
scintillanti nel baleno del fulmine.
Io sono Colui che amo
Io sono Colui che amo, e Colui che amo e' me;
Siamo due spiriti che abitano un solo corpo.
Se tu mi vedi, vedi Lui:
se tu vedi Lui, vedi Noi.
Tutte le religioni sono Uno
Ho riflettuto sulle religioni, cercando di comprenderle;
ho trovato che sono rami diversi di un solo tronco.
Non chiedere a nessuno di abbracciare una certa religione,
lo allontaneresti cosi' dal suo Principio.
Lui, il Principio, e' alla sua ricerca,
in Lui si rendono chiari tutti i simboli e sensi;
e allora comprendera'.
[Al-Hallâj ha espresso la sua scoperta del tawhîd sufi in modo appassionato ed esaltato fino al martirio. Questa trasformazione profonda, operata dalla presenza di Dio che rapisce il sufi da se stesso, e’ per lui la vera religione. Amore ed unione sono mirabilmente coniugati nella sua esperienza. Alla fine egli puo’ esclamare : Io sono Colui che amo. Questa e’ la vera vita, quella eterna che supera la morte]


2-6. Abû l-Qâsim al-Qushayrî (376/986-465/1074): il maestro delle tappe spirituali
Al-Qushayrî e’ uno dei piu’ imporanti trattatisti sufi. Scrisse un famoso Trattato sulla scienza del sufismo (Al-risâla fî ‘ilm al-tasawwuf). Dal capitolo ‘La professione dell'unita' di Dio (tawhîd)’, riportiamo alcuni detti sul tawhîd sufi. [12] La numerazione dei detti e’ quella del testo tradotto.
La professione dell'unita' di Dio (tawhîd)
5. La professione dell'unita' di Dio (tawhîd) e' di tre specie:
a
- (Il primo) e' la professione dell'unita' di Dio nei confronti di Dio stesso: esso consiste nella realta' che (Dio) sa (‘ilm) di essere Uno e rende noto che egli e' Uno .
b -
Il secondo e' la professione dell'unita' di Dio nei confronti del creato: esso consiste nel fatto che (Dio) dichiara che un suo servitore e' uno che professa l'unita' di Dio (muwahhid) e che Egli stesso crea l'atto della professione dell' unita' di Dio del suo servitore.
c -
Il terzo e' la professione dell'unita' di Dio delle creature nei confronti di Dio: esso consiste nel fatto che il servitore sa (‘ilm) che Dio e' uno, dichiara e professa che Dio e' uno (wâhid).
6. Interrogato a proposito della professione dell'unita' di Dio, Dhû l-Nûn al-Misrî rispose:
"E' che tu sappia che l’onnipotenza divina nelle cose e' senza mescolanza (non ha soci), che la sua azione nel produrre le cose si effettua senza intermediari, che il suo fare e' la causa (‘illa) di ogni cosa senza essere esso stesso causato; e infine (che tu sappia) che Dio e' totalmente differente da tutto quanto tu puoi immaginare nel tuo spirito".
8. Interrogato a proposito della professione dell'unita' di Dio, al-Junayd rispose:
"Essa consiste nell'affermazione della singolarita' assoluta (ifrâd) dell'unita' (di Dio) con la vera comprensione e realizzazione (tahqîq) del suo 'essere uno' (wahdâniyya) nella perfezione della sua unicita' assoluta (ahadiyya) e cioe' che Egli e' l’Uno (al-wâhid) ‘che non genera ne' e' generato’ (C 112 , 3).
Il tawhîd significa negare assolutamente che esistano degli oppositori (addâd) a Dio, o dei suoi pari (andâd) o simili (ashbâh), evitando nel discorso ogni genere di similitudini (tashbîh), modalita', immagini e paragoni (con le creature): ‘Nulla e' simile a Lui, ed Egli e' colui che tutto ode e tutto vede’ (C 42, 11).
9. Al-Junayd ha pure detto:
"Quanto piu' le menti dei pensatori si inoltrano nella professione dell'unita' di Dio, tanto piu' esse si inoltrano nella perplessita' e nello smarrimento (hayra)".
17. Interrogato a proposito dell’essenza (dhât) di Dio, Sahl b. ‘Abd Allâh rispose:
"L’essenza di Dio e' descritta mediante le scienze, senza pero' essere circoscritta dalla comprensione (umana) o essere vista da occhi (umani) in questa dimora terrena. Essa e' percepita esistente a livello delle realta' credute (haqâ’iq) per fede, senza essere limitata ne' circoscritta ne' fatta abitare (in un luogo) (hulûl). Gli occhi Lo (Dio) contempleranno nella vita futura manifestamente nella sua sovranita' ed onnipotenza.
Egli ha velato alle sue creature la visione della profondita' della sua essenza (dhât), pero' mediante i segni li ha orientati verso di esso. Quindi i cuori (qulûb) lo conoscono (ma’rifa), ma le menti (‘uqûl) non lo possono raggiungere: i credenti guardano verso di Lui con i loro occhi senza circoscriverlo ne' arrivar alla fine (del suo mistero)".
18. Al-Junayd ha detto:
"La piu' sublime espressione sulla professione dell’unita' di Dio e’ quella pronunciata da Abû Bakr al-Íiddîq:"Lode a Colui che non ha dato alle sue creature altre vie per conoscerlo se non la loro incapacita' di conoscerlo".
E il maestro Abû l-Qâsim (al-Qushayrî) ha detto:
"Al-Íiddîq non ha voluto dire che Dio non e' conosciuto. Infatti per i dotti in religione (muhaqqiqûn, i teologi) l’incapacita' e' incapacita’ per qualcosa che e’ presente (esistente), non per qualcosa che e’ assente (non esistente). Allo stesso modo che il paralitico e' incapace di sedersi, e questo fatto non e' ne' una cosa acquisita ne' una cosa prodotta in lui, dato che la capacita' di sedersi e’ presente in lui (per natura). Allo stesso modo colui che conosce e' incapace di conoscere Dio, sebbene la facolta' conoscitiva sia presente in lui essendo una facolta' necessaria (della sua natura).
Secondo l’opinione di questo gruppo di sufi la conoscenza di Dio (ma’rifa) e' in definitiva una cosa che deriva necessariamente (dalla natura umana).
La conoscenza acquisita, invece, anche se si tratta della conoscenza dei dotti, sta all’inizio (della conoscenza di Dio). Ma al-Siddîq l’ha considerata un nulla in paragone alla conoscenza necessaria (proveniente dalla natura), come una lampada di fronte al sorgere del sole e al diffondersi dei suoi raggi sopra di essa".
19. Al-Junayd ha detto:
"La professione dell’unita' di Dio che e' esclusiva dei sufi e' isolare in modo assoluto (ifrâd) l'eterno (qadîm) dal temporale (hadath), allontanarsi dai luoghi familiari, separarsi dalle cose amate, negare tutto cio' che si conosce e che non si conosce; sicche' Dio occupi il posto di tutto".
21. Al-Junayd ha detto:
"La scienza dell’unita' di Dio (‘ilm al-tawhîd) e' diversa dalla sua esperienza (wujûd), e la sua esperienza e' diversa dalla sua scienza".
28. E' stato detto:"La professione dell’unita' di Dio significa fare cadere gli "-î" (pronome suffisso della prima persona), in modo che tu non dica piu': a me, attraverso di me, da me, per me".
33. Abû Sa’îd al-Kharrâz ha detto:
"La prima stazione di chi ha trovato la scienza (‘ilm) della professione dell’unita' di Dio e ne ha raggiunto la realta' (tahaqqaqa) e' che il ricordo degli esseri sparisca (fanâ’) dal suo cuore ed egli rimanga solo con Dio (infirâd)".
35. Ibn ‘Atâ' ha detto:
"Il segno della realizzazione (haqîqa) della professione dell’unita' di Dio (tawhîd) e' il dimenticare (nisyân) la professione stessa: questo significa che colui che la compie e' uno solo".
[In questi detti sul tawhîd il nome del al-Junayd, riconosciuto come ‘il dottore del tawhîd’ predomina chiaramente. In questi detti prevale l’idea che una vera conoscenza di Dio, e quindi una sua contemplazione diretta e’ impossibile. Conoscere Dio significa in realta’ conoscere di non conoscerlo. Una simile teologia negativa e’ certamente prevalente in Islam, come pure in altre teologie orientali, vedi ad esempio Dionigi l’Aeropagita. La ragione di questo va ricercata nel fatto che solo Dio conosce il mistero della sua Unita’; i pensieri e le immaginazioni degli esseri umani non potranno mai avvicinarsi ad esso. Per questo, conclude Ibn ‘Atâ’, il vero tawhîd e’ la dimenticanza di esso, perche’ chi lo compie in realta’ e’ uno solo, cioe’ Dio, essendo l’essere umano ormai completamente annientato in Lui. Questo pensiero introduce la problematica radicale del tawhîd islamico, ben illustrata anche dal sufi che segue].
 
5. ‘Abd Allâh al-Harawî al-Ansârî (m.481/1089): il sufi delle cento dimore.
Al-Ansârî, sufi del Khorâsân, hanbalita, cioe’ della piu’ stretta ortodossia islamica, descrive nel suo libro Le dimore dei viandanti (i sufi) cento tappe del cammino sufi, che si concludono col tawhîd, che e’ da lui espresso nei termini seguenti.[13]
“Nessuno ha proclamato che l’Uno e’ Uno:
chiunque lo abbia fatto e’ un negatore di Dio.
Chi parla della Sua Unita’ come di una qualita’,
dice delle parole inconsistenti che Lui, l’Uno, rende vane.
Che l’Uno proclami se stesso Uno, questa e’ la professione dell'Unita' (tawhîdu-hu iyyâ-hu tawhîdu-hu);
chiunque voglia attribuire a Lui la qualifica di uno, qualifica se stesso di empieta’”.
[Al-Ansârî esprime chiaramente in questo testo la problematica profonda del tawhîd islamico in generale e di quello sufi in particolare, problematica ormai chiara dal tempo di al-Junayd e al-Hallâj: chi puo’ proclamare il vero tawhîd? La risposta e’ categorica: solo Dio puo’ proclamare il suo tawhîd. E allora che parte ha l’uomo? La risposta e’ il silenzio].
2-6. Muhammad b. ‘Abd al-Jabbâr al-Niffarî (meta’ del IV/X sec. ): il sufi della visione massima. [14]
‘Abd al-Jabbâr al-Niffarî, sufi solitario dell’Iraq del quarto secolo islamico, ha espresso una delle piu’ singolari esperienze del sufismo. In esso si percepisce l’esperienza dell’incontro bruciante con il ‘Tu’ divino che trascende tutto, perfino le sue manifestazioni, poiche’ Egli mai si identifica con esse né mai è da esse condizionato. C’e’ in questo sufi una forte esigenza di incontrare Dio a tu per tu, a faccia a faccia, di contemplarlo al di la’ di tutti i veli cosmici, psicologici e religiosi. La rivelazione di Dio in forma di lettere rimane pur sempre per questo sufi singolare un velo alla pura contemplazione della sua realta’ in se stessa. E’ la visione diretta di Dio che egli cerca, al di la’ di ogni intermediario, anche della divina rivelazione stessa. Siamo qui senza dubbio in presenza di una delle piu’ alte espressioni della spiritualita’ islamica.
Riportiamo un brano tratto dal suo Il libro delle stazioni (Kitâb al-mawâqif ), diviso in 77 stazioni o stasi interiori.
“E mi disse: Io ti guardo ed amo che tu guardi a Me. Ogni atto di manifestare [di creare le cose] ti vela a Me: la tua anima è un velo, la tua scienza è un velo, la tua gnosi è un velo, i tuoi nomi sono un velo, la Mia auto-rivelazione a te è un velo. Espelli quindi dal tuo cuore ogni cosa, e espelli la scienza di ogni cosa, e il ricordo di ogni cosa. E tutte le volte che Io manifesto al tuo cuore qualcosa che si manifesta [nella creazione], rigettala all’inizio del suo manifestarsi: svuota il tuo cuore per Me, affinché tu possa guardare a Me senza fare prevalere nulla su di Me” (Mawâqif 15, 14)”. [15]
2-7. Abû Hâmid al-Ghazâlî (450/1058-505/1111): il teologo sufi.
Al-Ghazâlî rappresenta il sommo dello sforzo di riconciliazione tra esperienza sufi e dottrina ortodossa sunnita. Per tale motivo fu chiamato ‘la Prova dell’Islam’ (hujjat al-islâm). Egli ha riassunto tutta la sua visione nella sua summa dal titolo significativo: ‘La rivivificazione delle scienze religiose’ (Ihyâ ‘ulûm al-dîn).[16] Da questo libro prendiamo un brano che illustra la fede monoteista come base della stazione della confidenza in Dio. In tale contesto al-Ghazâlî specifica pure il senso della fede monoteista. Egli parla di quattro gradi di monoteismo che vanno dalla pura professione verbale fino alla visione dell’Unicita’ assoluta di Dio, che e’ al di la’ di ogni misura razionale.
La realta’ del monoteismo (tawhîd) che e’ il fondamento della confidenza in Dio.
Il monoteismo dunque e’ il fondamento [della confidenza in Dio]; e il discorso su tale argomento sarebbe lungo, esso fa parte della scienza della rivelazione [mistica] (mukâshafa). Si noti che alcune delle scienze delle rivelazioni [mistiche] dipendono dalle opere (a’mâl) per mezzo degli stati interiori (ahwâl) e solo per mezzo di questi la scienza della pratica religiosa (mu’âmala) e’ completa.[17] Quindi noi esporremo qui solo quel tanto che e’ connesso con la pratica religiosa. Altrimenti... il monoteismo e’ un mare immenso senza sponde!
Diciamo quindi: il monoteismo ha quattro gradi, cioe’ esso si divide in nocciolo e nocciolo del nocciolo, e in guscio e guscio del guscio. Per farci meglio capire da chi ha una mente debole prendiamo come esempio una noce: essa ha una mallo formato da due scorze, e un gheriglio che contiene dell’olio, che e’ la sua essenza (lett. il nocciolo del nocciolo).
Il primo grado di monoteismo e’ quando uno pronuncia con la bocca (lett. lingua): “Non c’e’ dio se non il Dio”, mentre il suo cuore resta distratto da tale affermazione o la nega. Questo e’ il monoteismo degli ipocriti.
Il secondo grado si ha quando il suo cuore crede al senso di quello che dice, come fanno tutti i musulmani. Questa e’ la professione di fede dei comuni credenti.
Il terzo grado si ha quando uno vede [l’unicita’ di Dio] nella rivelazione [mistica] (kashf) per mezzo della luce del Vero (haqq): questa e’ la stazione di coloro che sono vicini [a Dio] (muqarrabûn). [Questo succede] in quanto quel tale vede molte cose pero’ le vede, malgrado la loro pluralita’, come emananti dall’Unico, Onnipotente (qahhâr).
Il quarto grado si ha quando l’uomo non vede nell’esistenza che Uno solo. Questa e’ la visione (mushâhada) di coloro che sono giunti al massimo grado di veracita’ [nella fede] (siddîqûn). I sufi chiamano questo grado l’annientamento (fanâ’) nell’affermazione dell’unicita’ divina (tawhîd). [Il sufi] infatti, dato che non vede che Uno solo, nemmeno vede il suo io. E siccome non vede il suo io, essendo completamente immerso nell’affermazione dell’Unico, la sua persona e’ annientata (fanâ’) a se stessa nella sua affermazione dell’unicita’ divina, nel senso che e’ annientata in lui la visione di se stesso e del creato.
Il primo e’ monoteista soltanto con la bocca; una professione del genere preserva il suo autore in questo mondo dalla spada e dalle punte delle lancie.[18]
Il secondo e’ monoteista nel senso che crede nel suo cuore al senso delle parole pronunciate, e il suo cuore non rinnega cio’ di cui e’ convinto (lett. legato). Questa (convinzione) e’ infatti come un nodo sul suo cuore senza alcuna apertura e dilatazione. Essa pero’ salva colui che la abbraccia dal castigo nell’Altra Vita, se egli muore in essa e i suoi peccati non hanno allentato il suo nodo [della fede].[19] Tale nodo infatti e’ soggetto ad espedienti intesi ad allentarlo o a scioglierlo; [questi] sono chiamati innovazioni [arbitrarie] (bida’).[20] ........
Il terzo e’ monoteista nel senso che non vede che un solo Agente (fâ’il), in quanto il Vero (haqq) gli si rivela com’e’ in se stesso: egli [il sufi] non vede che un solo Agente reale. E’ la Verita’ (haqîqa) che gli si e’ rivelata com’e’ in se stessa, senza imporre al suo cuore di credere [lett. legarsi] a cio’ che e’ inteso col termine Verita’.....
Il quarto e’ monoteista nel senso che nella sua visione solo l’Unico e’ presente. Egli quindi vede il tutto non come molteplice, ma come uno. Questo e’ il massimo (che si puo’ raggiungere) nel monoteismo.......
Se mi chiedi: “Com’e’ si puo’ spiegare che [il sufi] non veda che un solo essere esistente, dato che egli pure vede il cielo, la terra e tutti gli altri corpi percepiti dai sensi, e questi sono molti. Come puo’ essere che il molti siano uno?”
Sappi che questa e’ il sommo delle scienze delle rivelazioni [mistiche] e che non e’ lecito scrivere in un libro i segreti di tale scienza. Gli gnostici (‘ârifûna) hanno dichiarato che divulgare il segreto della Signoria (divina) (rubûbiyya) e’ un’empieta’.[21] Inoltre tutto cio’ non ha nulla a che fare con la scienza della pratica religiosa. Si’, purtuttavia si puo’ far menzione di qualcosa che possa incrinare la foga del tua negazione. Il fatto e’ che una cosa puo’ essere molteplice da un determinato punto di vista o considerazione ed essere nello stesso tempo una da un altro punto di vista o considerazione. L’uomo, ad esempio, e’ molteplice se prendi in considerazione il suo spirito, il suo corpo, le sue membra e le sue vene, le sue ossa e le sue interiora, e nello stesso tempo uno da un altro punto di vista o considerazione. Noi diciamo che l’uomo e’ uno: egli infatti dal punto di vista dell’essenza umana e’ uno. Quanti, allorche’ vedono una persona umana, non passa loro per la mente il pensiero della molteplicita’ delle sue interiora, delle sue vene, dei suoi arti, e tutte le particolarita’ del suo spirito, del suo corpo e delle sue membra. La differenza fra i due sta nel fatto che quel tale e’ come immerso ed assorbito (mentalmente) nell’altra persona, egli e’ totalmente immerso nell’uno indiviso (che gli sta davanti). In un certo senso e’ come se questi fosse nell’essenza dell’unione (‘ayn al-jam’) (della persona), mentre quello che ancora prende in cosiderazione la molteplicita’ e’ in uno stato di divisione (tafriqa).[22]
Allo stesso modo, si danno per tutto cio’ che esiste come creatore e creatura molti punti di vista e considerazioni: da un punto di vista il tutto e’ uno, da un altro punto di vista e’ molteplice, e il grado di molteplicita’ in esso puo’ essere piu’ o meno grande. Esempio di cio’ e’ l’uomo, e, anche se esso non corrisponde perfettamente allo scopo, tuttavia serve a mostrare come il molteplice puo’ da un certo punto di vista diventare uno.
[Segue un lungo discorso allegorico in cui al-Ghazâlî descrive un viandante alla ricerca della causa ultima dei fatti visibili. Di causa in causa, chiedendo ad ognuno degli esseri che incontra la causa del suo agire, egli sale attraverso tre mondi: dal mondo della percezione sensibile, detto mulk (Regno) al mondo invisibile della potenza, della volonta’ e della scienza divine, detto jabarût (Potenza), al mondo della Penna e della Destra divine che eseguiscono gli ordini della Potenza divina, detto malakût (Reame).[23] Egli giunge quindi alla Presenza divina (hadra), nascosta da impenetrabili veli ed e’ li’ che egli viene intepellato direttamente da essa, senza pero’ vederla[24]]
Allora (udendo tali parole) egli (il viandante) fu sul punto di deviare (dal giusto cammino) e lasciare che la sua lingua avesse l’ardire di interrogare, ma fu reso saldo dalla salda parola (Cor. 14, 27), e da dietro il velo delle cortine della Presenza divina (hadra) fu interpellato da una Voce che grido’: “(A Dio) non viene chiesto conto di cio’ che fa, mentre a loro verra’ chiesto conto” (Cor. 21, 23). Egli fu sopraffatto dal timore della Presenza divina (hadra), e cadde a terra svenuto come colpito da una folgore (Cor. 7, 143), tremante di paura nella sua impotenza. Quando rinvenne, esclamo’: “Gloria a Te! Quanto sei maestoso! Ecco, torno a Te pentito e a Te mi affido! Credo che Tu sei il Re (malik), il Possente, l’Unico (wâhid), il Dominatore! Altri non temo che Te, non ho speranza in altri che Te, ne’ cerco rifugio dal tuo castigo che nel tuo perdono, e dalla tua collera nel tuo compiacimento. Altro non mi resta che chiederti, implorandoti e supplicandoti al tuo cospetto: ‘Aprimi il petto affinche’ Ti conosca! Sciogli il nodo della mia lingua affinche’ proclami le tue lodi” (cf. Cor. 20, 25.27).
Allora la Voce da dietro il velo mi interpello’ di nuovo dicendo: “Guardati dalla tua brama di lodarmi e (dal voler) superare il Signore dei profeti! Piuttosto fa riferimento a lui, e cio’ che ti ha dato prendilo, da cio’ che ti ha proibito astieniti (Cor. 59, 7), e cio’ che ti ha detto dillo. Infatti su questa Presenza non ha detto niente di piu’ che: “Gloria a Te! Io non posso enumerare le tue lodi, Tu sei come Tu ti sei lodato”.[25]
Allora egli disse: “Mio Dio, se la lingua non puo’ avere l’ardire di lodarti, potra’ il cuore avere il desiderio di conoscerti?”. Ma quella Voce mi interpello’ di nuovo dicendo: “Guardati dall’oltrepassare i credenti veraci, ma fa riferimento al piu’ verace dei credenti e imitalo.[26] Infatti i compagni del Signore dei profeti sono come le stelle: chiunque di loro imitiate, sarete ben guidati.[27] Non lo hai sentito dire: ‘L’incapacita’ di giungere a comprendere [Dio] e’ la [sua] vera comprensione?’[28] Ti basti quindi avere della nostra Presenza la conoscenza che tu sei escluso da essa, impotente a contemplare la nostra bellezza e maesta’”.[29]
A questo punto il viandante (sâlik) torno’ indietro e prese scusarsi per le sue domande e i suoi rimproveri, e disse alla Destra, alla Penna, alla Scienza, alla Volonta’, alla Potenza e a tutti gli altri: “Accettate le mie scuse! Ero uno straniero, da poco tempo entrato in queste regioni, e ‘chiunque entra (un paese nuovo) e’ disorientato’.[30] Se vi ho disapprovato fu solo per mia deficenza ed ignoranza. Ora ho compreso la validita’ delle vostre scuse e mi e’ apparso chiaro che Colui che solo possiede il Regno (mulk) ed il Reame (malakût), la Maesta’ e la Potenza e’ l’Unico (wâhid), il Dominatore. Voi non siete che esseri soggetti al suo Dominio e Potenza, sempre in balia della sua presa. Egli e’ il Primo (awwal) e l’Ultimo (âkhir), il Manifesto (zâhir) e il Nascosto (bâtin) (Cor. 57, 3)”.
Quando pero’ parlo’ di tali cose nel mondo visibile (shahâda), tali affermazioni furono considerate inverosimili e gli fu detto: “Com’e’ possibile che Egli sia il Primo e l’Ultimo, dato che sono due qualita’ contradittorie? Come puo’ essere il Manifesto e il Nascosto? Giacche’ il primo non e’ ultimo, e il manifesto non e’ nascosto”. Egli replico’: “Egli e’ il il Primo in rapporto agli esseri esistenti, dato che tutto il tutto e’ uscito da Lui secondo un ordine stabilito, una cosa dopo l’altra. Egli e’ l’Ultimo in rapporto agli esseri che vanno verso di Lui, questi infatti non cessano di ascendere di stazione in stazione finche’ terminano a quella Presenza: questo e’ il termine del loro viaggio (safar). Egli quindi e’ l’Ultimo in rapporto alla visione (mushâhada) e il Primo in fatto di esistenza (wujûd). Egli e’ nascosto per coloro che sono attaccati al mondo visibile e cercano di compenderlo mediante i cinque sensi; Egli e’ manifesto per coloro che lo cercano con [la luce] della lampada che si e’ accesa nel loro cuore mediante la percezione interiore (basîra) che penetra nel mondo del Reame”.
Questo e’ il monoteismo dei viandanti sul cammino del monoteismo in rapporto all’agire, cioe’ quando viene loro rivelato che l’Agente (fâ’il) e’ unico.
8-2. Muhyî al-Dîn Ibn ‘Arabî (560-638/1165-1240): l’oceano delle manifestazioni divine.[31]
Con ‘il Massimo Maestro Sufi’, Muhyî al-Dîn Ibn ‘Arabî, il sufismo entra in una dimensione piu’ complessa. Egli ha saputo produrre una vera e propria filosofia sufi, intesa come visione generale dell’essere sulla base dell’esperienza sufi.
Tale visione e’ stata definita con termini di wahdat al-wujûd, espressione che indica una “visione unitaria, al limite monista, dell’essere”. Tutto e’ Uno e l’Uno e’ Tutto. Questa formula neoplatonica bene esprime la visione di Ibn ‘Arabî, aggiungendo pero’ che questa non e’ una pura lettura razionale della realta’ (come nei filosofi), ma che essa e’ ispirata ed illuminata dalla rivelazione religiosa dell’Islam, cioe’ dal Corano e dalla Tradizione della comunita’ dei credenti. Gli scritti (numerosissimi, oltre 400) di Ibn ‘Arabî infatti sono un continuo commento e una continua spiegazione dei testi fondanti della fede islamica.
Uno grande studioso egiziano di Ibn ‘Arabî, Abû ‘Alâ ‘Afîfî, cosi’ riassume tale visione unitaria:
"La realta’ dell’essere e’ una nella sua sostanza ed essenza, plurale nei suoi attributi e nomi. Non c’e’ pluralita’ se non rispetto alle considerazioni, relazioni e specificazioni di essa... Se lo (l’essere ) consideri secondo la sua essenza lo chiami Verita’-Realta’ creatrice (haqq), se lo consideri secondo i suoi attributi e nomi, cioe’ secondo il suo apparire nell’essenze possibili, lo chiami creatura o mondo (khalq)”.[32]
Paragonando il pensiero di Ibn ‘Arabî con quello delle religioni orientali come l’Induismo, il Taoismo, il Buddismo, ecc., lo studioso giapponese Toshihiko Izutsu notava che Ibn ‘Arabî con la sua filosofia sufi e’ andato ben oltre alla comprensione normale della fede islamica. Cosciente o no, egli si e’ unito alla vasta corrente di pensiero monista orientale che puo’ essere considerata: “... un archetipo di pensiero filosofico che, espresso in maniere differenti, si trova in tutti i grandi filosofi delle differenti tradizioni orientali”. [33]
Sulla base di tale visione unitaria dell’essere Ibn ‘Arabî puo’ rileggere la formula tradizionale di lode a Dio in termini monistici escalmando:
"Lode a Dio che ha crato tutte le cose, essendo Lui stesso la loro essenza”.
Percio’ ripete continuamente: [34]
“Non guardare al Reale (haqq), privandolo del mondo-creatura (khalq);
E non guardare al mondo-creatura (khalq) senza rivestiro del Reale (haqq).
Giungendo ad espressioni paradossali come: [35]
"Egli mi loda, e io lo lodo,
Egli mi adora e io lo adoro;
Come puo’ essere indipendente,
quando sono il che Lo aiuto e Lo sostengo?
Per tal motivo il Reale mi ha fatto esistere,
affinche’ io lo conosca e lo faccia esistere.
E nella stessa visione parlando dell’amore arriva ad affermare:
“Il movimento che è l'esistenza del mondo fu un movimento di amore... Senza tale amore il mondo non sarebbe venuto all'esistenza; quindi il movimento dal nulla all'esistenza è il movimento del Creatore verso di essa (esistenza)... Resta quindi provato che il movimento fu un movimento di amore, e che quindi non c'è movimento nell'universo se non in relazione all'amore”. [36]
Per tal motivo egli vede che Dio e’ adorato ed amato in tutte le forme di amore dato che queste sono solo aspetti particolari di un amore ontologico totale. Per cui quando diciamo di amare Dio o qualsiasi altra realta’, in realta’ e’ Dio che ama se stesso in noi ed in ogni altra creatura.
Sulla base di tale visione unitaria dell’essere Ibn ‘Arabî, insieme a molti altri sufi, giunge ad affermare che tutte le religioni sono valide, perche’ esse sono in realta’ manifestazioni diverse di una sola religione fondamentale. Questa visione e’ chiamata comunemente “l’unita’ delle religioni”, assai comune fra i sufi. Dio si manifesta in infinite manifestazioni. Il vero peccato, frutto di ignoranza, e’ isolare una di esse e credere che essa sia l’unica, vera manifestazione di Dio. Il vero gnostico e’ colui che sa andare al di la’ delle apparenze per arrivare all’unica Essenza divina.
Ibn ‘Arabî ha espresso tale sua visione in versi che sono diventati immortali, continuamente ripetuti da coloro che vedono in essi l’espressione dell’ “unita’ delle religioni”:
“Ora il mio cuore e’ capace di ogni forma:
e’ convento dei monaci e tempio degli idoli;
il prato delle gazzelle e la Ka’ba del pellegrino,
le tavole della Torah e il testo del Corano.
Mia religione e’ l’amore ovunque portino le sue cavalcature:
l’amore e’ la mia religione e la mia fede”.[37]
Alla luce di tale esperienza unitaria Ibn ‘Arabî percepisce la voce profonda della Realta’ suprema che lo chiama all’unione piu’ totale:
Invito all’amore [38]
O mio diletto, ascolta!
Io sono la realta’ del mondo,
il suo centro e la sua circonferenza,
le sue parti ed il suo tutto.
Io sono la volonta’ fissata fra il cielo e la terra,
non ho creato in te la sua percezione
se non per essere io stesso oggetto della mia percezione.
Se dunque tu mi percepisci, percepisci te stesso,
ma non riusciresti a percepirmi attraverso te stesso.
E’ attraverso il mio occhio
che tu vedi me e vedi te stesso,
non e’ col tuo occhio che puoi percepirmi.
O mio diletto!
Quante volte ti ho chiamato
e tu non mi hai sentito!
Quante volte mi sono mostrato a te
e tu non mi hai visto!
Quante volte mi sono trasformato in soavi effluvi
e tu non te ne sei accorto!
Quante volte in cibo squisito
e tu non l’hai gustato!
Perche’ non puoi raggiungermi
attraverso gli oggetti che tocchi,
o respirarmi attraverso i profumi?
Perche’ non mi vedi?
Perche’ non mi senti?
Perche’? Perche’? Perche’?
Per te le mie delizie superano
tutte le altre delizie,
e il piacere che ti procuro supera
tutti gli altri piaceri.
Per te sono preferibile
a tutti gli altri beni.
Io sono la bellezza,
io sono la grazia.
O mio diletto, amami!
Ama me solo, amami d’amore!
Nessuno ti e’ piu’ intimo di me!
Gli altri ti amano per se stessi,
ma io ti amo per te stesso:
e tu, tu fuggi lontano da me!
O mio diletto,
tu non puoi trattarmi con equita’;
se tu ti avvicini a me
e’ perche’ io mi sono avvicinato a te.
Io sono piu’ vicino a te di te stesso,
della tua anima, del tuo respiro.
O mio diletto,
andiamo verso l’unione...
andiamo con la mano nella mano.
Entriamo al cospetto della verita’,
che sia lei il nostro giudice
e imprima il suo sigillo sulla nostra unione per sempre.
[La Realta’ suprema e’ l’essenza di tutto, l’intimo dell’intimo di tutto, di ogni cosa, ma soprattutto dell’essere umano che e’ fatto a sua immagine, ed e’ riflesso dei suoi attributi divini. Il rapporto fra la Realta’ e la sua immagine non puo’ essere che quello dell’amore piu’ reale e piu’ coinvolgente. Solo la cecita’ di fronte alla Luce del Reale puo’ far credere ad una separazione e lontananza. Ma il richiamo del Reale risuona dal piu’ intimo dello spirito umano; questo non deve far altro che seguire tale voce].
Note
 
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[1] La maggior parte dei seguenti testi sufi sono tratti dalla mia antologia storica di testi sufi tradotti dall’arabo in italiano, Giuseppe Scattolin, Esperienze mistiche nell'Islam, EMI, Bologna: vol. I Gli inizi di un cammino (1994); vol. II: Le tappe di un cammino, (1996); vol. III: al-Niffarî e al-Ghazâlî, (2000).
[2] Vedi il classico dizionario coranico di Fu'âd ‘Abd al-Bâqî, Al-mu’jam al-mufahras li-alfâz al-qur’ân al-karîm, Cairo, Dâr al-Hadîth, (1st ed. 1958) 1406/1986, pp. 38-39.745.
[3] Michel Cuipers, “Une lecture rhétorique et intertextuelle de la Sourate al-Ikhlâs”, in MIDEO, 25-26, 2004, 141-175.
[4] Izutsu Toshihiko, God and Man in the Koran, Tokyo, Keio Insitute, 1964, p. 75.
[5] Louis Massignon, Essai sur les origines du lexique technique de la mystique musulmane, Paris, Cerf, 1999 (P. Geuthner, 1922; Vrin, 1954), pp. 45-49, 105-106.
[6] La classica riferenza degli hadith e’ A. J. Wensinck, Concordance et indices de la tradition musulmane, E. J. Brill, Leiden, 1936-1969, 7 vols.
[7] Esperienze mistiche , I pp. 54-60.
[8] Esperienze mistiche , I pp. 62-69.
[9] Esperienze mistiche , I pp. 78-88.
[10] Esperienze mistiche , I pp. 93-102.
[11] Esperienze mistiche , I pp. 103-132.
[12] Esperienze mistiche, II: pp. 581-588.
[13] ‘Abd AllIah al-Harawî al-Ansârî, Kitâb manâzil al-sâ'irîn, Cairo, 1962, pp. 138-139.
[14] Esperienze mistiche III, pp. 15-155.
[15] Esperienze mistiche III, pp. 90-91.
[16] Esperienze mistiche III, pp. 157-277.
[17] In questo paragrafo abbiamo lo schema fondamentale del pensiero di al-Ghazâlî. La scienza (‘ilm) ricevuta dalla rivelazione (mukâshafa) non diventa effettiva (mu’âmala) se non viene tradotta negli stati interiori (ahwâl) corrispondenti e nelle opere (a’mâl). La pratica della scienza religiosa e’ sempre necessaria affinche’ essa si realizzi, cioe’ diventi operante nel credente e quindi scienza vera.
[18] Ossia dalla pena capitale riservata nella legge islamica ai politeisti che non si convertono all’Islam.
[19] Nel testo arabo c’e’ un sottile gioco di parole dato che il termine che indica l’atto del credere (i’tiqâd) e’ derivato dalla radice che indica fare un nodo (‘uqda): credere e’ quindi annodare il cuore a qualcosa.
[20] Il termine bid’a/bida’ (innovazione arbitraria) e’ il termine classico per indicare cio’ che nel Cristianesimo e’ espresso col termine eresia. Per l’Islam si tratta di qualcosa di nuovo, di una innovazione (bid’a) non esistente nella tradizione prima dell’Islam, cioe’ nel Corano e nelle tradizioni profetiche.
[21] Al-Ghazâlî accenna qui ad un importante principio sufi: non bisogna divulgare il segreto della Signoria (divina) (rubûbiyya), cioe’ le conoscenze speciali di cui alcuni sono favoriti da Dio soprattutto riguardo al mistero della sua Unita’. Al-Ghazâlî, come pure altri sufi, ne parlano a lungo confermando e giustificando il principio dell’esoterismo sufi. La condanna del grande sufi al-Hallâj (m. 309/922) e’ citata spesso come esemplare per il sufi che contraddice tale regola, (vol. I pp. 103-132).
[22] ‘ayn al-jam’ (l’essenza dell’unione) e’ uno dei piu’ alti stati sufi. Qui esso e’ descritto da al-Ghazâlî come lo stato in cui il sufi vede solo l’unita’ senza aver piu’ percezione della molteplicita’, quindi vede solo Dio come esistente senza piu’ percepire la molteplicita’ degli esseri; tafriqa (divisione) e’ lo stato opposto, in esso la molteplicita’ e’ sempre presente.
[23] Al-Ghazâlî accenna qui a tre livelli di realta’ o mondi: uno detto mulk (Regno) o shahâda (il mondo visibile) e’ il mondo della percezione sensibile, un altro detto malakût (Reame) e’ il mondo delle realta’ invisibili, spirituali. Fra i due mondi esiste una corrispondenza per cui ogni oggetto visibile e’ ‘immagine’ (mithâl) di una realta’ invisibile. Fra i due esiste poi un terzo mondo detto jabarût (Potenza dominatrice) che non e’ chiaramente definito. Questa classificazione, pur con modificazioni, e’ comune anche ad altri sufi.
[24] Il termine arabo presenza (hadra) e’ un concetto complesso. Esso e’ usato nel linguaggio normale per indicare ‘la presenza di qualcuno o qualcosa”, in particolare “la presenza del sovrano in tutta la sua maesta’ ed autorita’”, in tale contesto diviene sinonimo di ‘maesta’ e potenza’. Nel linguaggio sufi in generale il termine hadra indica la percezione viva della presenza Dio come il Signore assoluto di tutto di fronte cui l’essere finito si sente annientato. Nel linguaggio popolare il termine hadra viene usato per indicare le sedute sufi, accompagnate spesso da musica e canti, che hanno lo scopo di suscitare nei presenti la percezione interiore della Presenza divina fino allo stato di estasi o trance.
[25] Wensinck, Concordance I, 304a.
[26] E’ Abû Bakr (m. 13/634) soprannominato al-Siddîq (il credente per eccellenza) a causa della sua fede sincera mostrata in varie occasioni.
[27] Hadith non contenuto nelle raccolte ufficiali, ma citato in altre fonti. Esso e’ importante per i sufi come imitazione dei compagni di Mu?ammad.
[28] Detto attribuito da varie fonti a Abû Bakr e spesso citato dai sufi, vedi sopra, v. nella Risâla di al-Qushayrî n, 18. Il prendere coscienza della propria impotenza a conoscere Dio sembra essere per al-Ghazâlî il massimo grado di conoscenza di Dio.
[29] I termini jamâl (bellezza) e jalâl (maesta’) indicano per i sufi i due attributi fondamentali di Dio, da cui tutti gli altri derivano; la loro unione forma la kamâl (perfezione): essi formano una triade che spesso ricorre nei testi sufi.
[30] Accenno ad un proverbio arabo: “Chiunque entra per la prima volta in un paese e’ disorientato”.
[31] Per una buona introduzione a Ibn 'Arabî vedi Abû 'Alâ 'Afîfî, The Mystical Philosophy of Muhyid'Dîn Ibnul-’Arabî, Cambridge, 1936; William C. Chittick ,The Sufi Path of Knowledge: Ibn al-'Arabi's Metaphysics of Imagination, Albany (New York), 1989.
[32] Ibn 'Arabî, Fusûs al-hikam, Abû 'Alâ 'Afîfî (ed.), Dâr al-Kitâb al-'Arabî, Beirut: Introduzione pp. 24-25
[33] Izutsu Toshihiko, Unicité de l'existence et création perpetuelle en mystique islamique, trad. franç., Paris,1980, p.51
[34] Fusûs ('Afîfî) p.93.
[35] Fusûs ('Afîfî) p.83
[36] Fusûs ('Afîfî), pp. 203-204.
[37] Ibn al-’Arabî, Tarjumân al-ashwâq, ed. by Reynold A. Nicholson, London, Royal Society, 1911 p. 19; Annemarie Schimmel, Mystical Dimensions of Islam, Chapel Hill (North Carolina): The University of North Carolina, 1975, pp. 271-272.
[38] Eva de Vitray-Meyrovitch, Anthologie du soufisme, Sindbad, Paris, 1978, pp. 46-47.
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