giovedì 18 marzo 2010

NON NECESSARIAMENTE CONDANNATI ALL'OCCIDENTALIZZAZIONE

03.04.2010
Author: falchipolis                                                    
                                                               Saigo Takamori con i suoi ufficiali.

La forma sociale capitalistica di produzione (la cosiddetta occidentalizzazione) e il modo sociale capitalistico di fare la guerra sono due facce della medesima medaglia. Simul stabunt, simul cadent. Come l’Apparato militare occidentale non è in grado di controllare totalmente il territorio del nemico, così il sistema capitalistico non è in grado di avere il completo controllo di reti in-formali sociali o culturali. Per quanto concerne il Sistema , ha il ‘controllo del territorio’ chi decide riguardo a ciò che, nella’ Fenomenologia dello Spirito’ di Hegel, si denomina ‘dialettica del riconoscimento ‘, vale a dire la forma delle relazioni reciproche che stanno a fondamento del legame sociale. Non riconoscere valore – anche in ambiti delimitati, ma di rilevanza pubblica – a quello a cui le istituzioni conferiscono valore e a cui solo esse possono conferirlo, è sotto il profilo politico-sociale, l’esatto equivalente di ciò che è la guerriglia sotto il profilo militare. Sarebbe come se, in certi ‘mondi vitali’, le banconote stampate dalla banca centrale europea non avessero più valore. Da ciò ne consegue che se è necessario per combattere l’occidentalizzazione favorire ogni forma di indebolimento dell’Apparato politico occidentale (lotta contro la Nato, appoggio ai Paesi che rifiutano l’egemonia atlantista etc.), è ancor più necessario ‘corrodere’ l’Apparato sociale e culturale dell’Occidente dall’interno, favorendo forme di ’socializzazione’ basate sulle relazioni tra persone che non solo non siano mediate dalle istituzioni, ma anche e soprattutto siano non riconosciute valide dalle istituzioni.Secondo Carl Schmitt ” una collettività esiste come res publica, come cosa pubblica, ed è messa in discussione quando in essa si forma uno spazio estraneo alla cosa pubblica, che contraddice efficacemente quest’ultima”.Il paradosso della società occidentale consiste nel fatto che l’Economico (il Mercato) ha asservito il Politico per impadronirsi della cosa pubblica, sicché solo se si è in grado di dar vita ad uno spazio che contraddica la cosa pubblica, è possibile difendere la cosa pubblica .



Breve nota su occidentalizzazione e immigrazione                               

02.15.2010
Author: falchipolis


Non cadiamo nella trappola di coloro (e sono tanti) che gridano che bisogna difendere la nostra cultura e la nostra società dagli immigrati, perché questi uomini spesso non sono né africani né sudamericani, ma uomini sradicati, che il ‘Mare’ ha portato in Europa. Sono naufraghi, come ormai la maggior parte degli europei, ossia uomini ’senza volto’, privi di vera identità e sciolti da ogni legame sociale, se non quello, sempre più labile, della famiglia o della lingua comune. Questo è il futuro dell’Occidente e nessuna legge o ‘idiozia’ leghista potrà evitarlo, perché l’essenza dell’Occidente è lo sradicamento. Lo si chiama emancipazione, progresso, libertà, ma in realtà non è altro che il congedo dalla propria radice. Per questo è corretto parlare di occidentalizzazione della Terra, mentre sarebbe ridicolo parlare di europeizzazione. La libertà per l’europeo è partecipazione consapevole alla gestione della cosa pubblica; emancipazione è liberarsi dalle catene della ‘necessità’; progresso è sviluppo organico di un’Idea e di uno Stile. A questo l’europeo ha rinunciato, sradicandosi,vale a dire diventando ‘occidentale’ e costringendo anche gli ‘altri’ a sradicarsi, a occidentalizzarsi. Che oggi si subiscano le conseguenze di un processo di cui si è la vera causa, può quindi stupire solo chi è ottuso o chi è in malafede, mentre si dovrebbe tener presente che i nemici dell’Europa più pericolosi sono gli europei ‘occidentali’, non gli immigrati. Il fenomeno dell’immigrazione è complesso e per comprenderlo è necessario fare numerose distinzioni, senza dimenticare quanto accade in Africa e in altre parti del pianeta. L’immigrazione dovrebbe essere vista come un’occasione storica e culturale (è segno, effetto, non causa del ‘male occidentale’) per mettere seriamente in discussione l’occidentalizzazione, profittando anche degli ’stimoli’ culturali e politici che si possono avere orientando l’asse geo-politico, se così è lecito esprimersi, verso Est e il Mediterraneo. Il che, in definitiva, significa che il problema dell’immigrazione potrebbe e dovrebbe essere risolto secondo una prospettiva eurasiatista.

Tratto dal Blog privato di Falchipolis il 18 Marzo 2010.

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