mercoledì 25 novembre 2009

Un giorno sorprendente a Trieste.Il 9 Novembre 2009.


ERNT NOLTE
Trieste, 9 novembre 2009




L’assessore alla cultura della città di Trieste mi aveva invitato per la sera del 9 novembre 2009 ad aprire le celebrazioni dedicate ai vent’anni della caduta del muro di Berlino con un discorso nella Sala Revoltella intitolato “I presupposti storici della costruzione e della caduta del muro”.
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L’8 novembre, giorno del mio arrivo, il “Piccolo”, il giornale locale, pubblicò un’intervista con me su questo tema che avevo dato da Berlino. Era ben presentata ed aveva il titolo triviale: “Con la caduta del muro di Berlino sono i comunisti che hanno subito una sconfitta.” Nelle pagine interne del giornale si poteva però leggere un articolo intitolato: “I giovani democratici: una propaganda di bassa lega. Racovelli (Verdi): il Comune ha invitato un revisionista.” Il suo unico argomento consisteva nel rilevare che Nolte aveva interpretato il nazismo come “risposta al bolscevismo”. Il membro del consiglio comunale non dava però alcun peso al fatto che una “risposta” (o, come dicevano tutti gli autori comunisti degli anni venti e trenta, la “reazione”) potrebbe essere intesa come sproporzionata o inadeguata. Nell’articolo comunque veniva annunciato per la serata un “sit-in” davanti alla “casa della cultura”.
Quando arrivai la Sala continuò a riempirsi molto al di là del numero di posti disponibili. Si vedeva facilmente che la maggior parte dei giovani non era venuta per ascoltare e poi discutere sul contenuto della conferenza. In effetti alle 18 e un quarto, quando l’assessore alla cultura aveva appena incominciato con la sua introduzione, scoppiò un frastuono indescrivibile senza che avessi potuto dire anche una sola parola. Tra le parole articolate chiaramente si percepiva soprattutto il grido “Vergogna”. Frattanto dopo un momento più lungo di sorpresa si alzò anche una gran parte di coloro che erano venuti per ascoltare, che a loro volta gridarono a gran voce: “E’ una vergogna! Uscite dalla sala!” All’incirca dopo un quarto d’ora gli intrusi, spintonati dalla polizia, avevano abbandonato la sala ed io potei cominciare la mia conferenza che finì un’ora dopo tra i forti applausi dei presenti che occupavano ancora completamente tutti i posti a sedere.
Non so se i protestari avessero mai pensato seriamente a quel che è un “revisionista” e se la “caduta del muro” non costituisce una potente testimonianza per un revisionismo pratico, cioè per le vicissitudini impreviste della storia che si discostano dalle supposizioni abituali e chi aveva letto qualche pagina dei miei libri, le cui traduzioni sono molto diffuse in Italia, doveva sapere che sono ben lontano da un revisionismo “politico”, poiché attribuisco allo storico in quanto tale la disponibilità alla revisione permanente dei dati di fatto e delle interpretazioni, che non si concilia con la volontà di mantenere un’immagine della storia dogmatica e immutabile. Evidentemente quei giovani uomini e quelle giovani donne “democratici” erano però degli “assolutisti” dogmatici che volevano negare e screditare il “relativismo” (o meglio: il “relazionismo”) caratteristico e ovvio per la “democrazia occidentale” proprio nel momento della celebrazione del suo (forse soltanto temporaneo) trionfo sul pensiero “totalitario”. In questo senso il piccolo episodio, a quanto pare isolato di Trieste, può dar molto da pensare a tutti coloro che credevano di poter celebrare contenti la caduta del muro.


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TRIEST 9.November 2009
Ein überraschender Tag.


Für den Abend des 9 November 2009 war ich von der Stadt Triest durch den Assessor für die Kultur eingeladen worden, die dem Fall der Berliner Mauer vor zwanzig Jahren gewidmeten Feierlichkeiten mit einer Rede in der Sala Revoltella unter dem Titel “Die historischen Voraussetzungen der Errichtung und des Falls der Mauer” zu eröffnen.
Am Tag meines Eintreffens, dem 8 November, publizierte die lokale Zeitung, der “Piccolo”, ein Interview mit mir über dieses Thema, das ich von Berlin aus gegeben hatte. Es war gut dargeboten und hatte die triviale Überschrift erhalten: “Es sind die Kommunisten, die durch den Fall der Mauer eine Niederlage erlitten haben.” Im Inneren der Zeitung war aber ein Artikel zu lesen, der in der Überschrift sagte: “Die demokratische Jugend: eine Propaganda niedriger Art. Racovelli (die Grünen): die Gemeinde hat eine Revisionisten eingeladen.” Dessen einziges Argument bestand in der Feststellung, Nolte habe den Nazismus als “Antwort auf den Bolschewismus” interpretiert. Dafür, das eine “Antwort”(oder, wie alle kommunistischen Autoren der zwanziger und dreißiger Jahre sagten, “die Reaktion”) als über-proportional oder als inadäquat verstanden werden könnte, legte das Mitglied des Stadtrats kein Verständnis an den Tag. Jedenfalls wurde in dem Artikel für den Abend ein “sit in” vor dem “Haus der Kultur” angekündigt.
Als ich eintraf, füllte sich der Saal immer mehr, weit über die Anzahl der vorhandenen Sitze hinaus. Man sah leicht, dass der größere Teil der Jugendlichen nicht gekommen war, um zuzuhören und dann über den Inhalt des Vortrags zu diskutieren. In der Tat brach um 18,15 Uhr, als der Assessor für Kultur gerade mit seiner Einführung begonnen hatte, ein unbeschreiblicher Lärm los, ohne dass ich auch nur ein einziges Wort hätte sagen können. An klar artikulierten Wörtern war am ehesten der Ruf “Schande” zu vernehmen. Nach einem längerem Augenblick der Überraschung erhob sich indessen auch ein großer Teil derer, die zum Zweck des Hörens gekommen waren, und diese riefen ihrerseits mit großer Lautstärke: “Unverschämtheit! Verlasst sofort den Saal!” Nach etwa einer Viertelstunde hatten die Eindringlinge , von der Polizei gedrängt, den Saal verlassen, und ich konnte mit meinem Vortrag beginnen, der eine Stunde später unter starkem Beifall der Anwesenden, welche die Sitzplätze des Saales noch vollständig füllten, zu Ende ging.
Ob die Protestler sich jemals ernsthafte Gedanken darüber gemacht hatten, was ein “revisionista” ist und ob nicht der “Fall der Mauer” ein machtvolles Zeugnis für einen praktischen Revisionismus darstellt, nämlich für die unvorhergesehenen, von den üblichen Annahmen abweichenden Wechselfälle der Geschichte, weiß ich nicht, und wer ein paar Seiten und wer ein paar Seiten meine Bücher gelesen hatte, deren Übersetzungen in Italien weit verbreitet sind, der musste wissen, dass ich von einem “politischen” Revisionismus weit entfernt bin, weil ich dem Historiker als solchem die Bereitschaft zu permanenter Revision von Tatbeständen und Interpretationen zuschreibe, die mit dem Willen zur Aufrechterhaltung eines dogmatischen und unveränderbaren Geschichtsbildes nicht vereinbar ist. Offenbar aber waren jene jungen “demokratischen” Männer und Frauen als dogmatischen “Absolutisten” zu bezeichnen, die für die “westliche Demokratie” kennzeichnenden und selbstverständlichen “Relativismus” (oder besser: “Relationismus”) gerade im Augenblick der Feier seines (vielleicht nur temporären) Sieges über das “totalitären” Denken verneinen und herabsetzen wollten. Insofern mag das kleine allem Anschein nach isolierte Ereignis in Triest all denjenigen viel Stoff zum Nachdenken geben, die fröhlichen Mutes den Fall der Mauer feiern zu dürfen glaubten.






Pubblicato da Antonio Caracciolo a 18.03 su CIVIUM LIBERTAS


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