venerdì 5 febbraio 2010

بسم الله الرحمان الرحيم






Il precetto (coranico) per la credente di coprirsi il viso (secondo le quattro Scuole).
بسم الله الرحمان الرح


La pretesa di affermare che secondo i Tre Dotti, il velo non è obbligatorio e che si tratta di un’opinione attribuita alI’Imam Ahmad, è una grande bugia divulgata anticamente dai fautori della nudità della donna ai tempi di Qasim Amin e Muhammad Abduh ed altri, ma che continua ancora oggi a ripetersi. La verità è proprio il contrario! L’affermazione corretta è l’obbligo di coprire il viso, ed è l’opinione della gran maggioranza dei dotti.[1]
C’è da fare una premessa inevitabile: i dotti si sono divisi sul (precetto di coprire) il viso e le mani della donna.[2] Noi riteniamo che la maggior parte della gente non abbia capito bene il significato di questa divergenza.

La verità emerge quando teniamo presente che delle parti intime della donna si parla sempre a proposito della preghiera corretta e delle condizioni della sua correttezza. I dotti dicono: nella donna tutto è parte intima tranne il viso e le mani. Ma si riferiscono alla preghiera e non a ciò che può o meno mostrare comunemente.

Ciò che va considerato parte intima nella preghiera non è legato, né direttamente né indirettamente, a quanto va sottratto agli sguardi. La donna può, all’unanimità, scoprire il viso durante la preghiera, le mani secondo la maggioranza dei dotti, e i piedi secondo Abu Hanifa, e questi è il più convincente. All’infuori della preghiera invece, viso, mani e piedi non si devono scoprire mai. Quando si dice che il viso e le mani della donna non sono parti intime, ci si riferisce dunque alla preghiera se non fatta in presenza di uomini estranei. Per lo sguardo, tutto il corpo della donna è intimità e deve essere coperto agli estranei in virtù di quanto ha detto il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam): “La donna è intimità”. Muaffiq al-Din Ibn Qudama, Malik, al-Awzahi e al-Shafi’i hanno affermato: ‘Tutta la donna è intimità tranne il viso e le mani; e occorre coprire tutto il resto durante la preghiera’.

Ibn al-Qayyim disse: L’intimità è di due tipi: una durante la preghiera ed una nei confronti degli sguardi. La donna libera [in opposizione alla schiava] può fare la preghiera a viso e mani scoperti, ma non può uscire per mercati e ritrovi di gente in questo modo”[3]. Al-Baidhawi, mentre spiega le parole dell’Altissimo :

… e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare (An-Nur, 31),

afferma che dalla negazione sono esclusi il viso e le mani, non essendo intimità. La cosa più probabile è che intenda che non lo sono nella preghiera e non [anche] agli sguardi. Tutto il corpo della donna libera è intimità e nessuno all’infuori del marito lo può vedere, se non per necessità.

Al-San’ani disse: “È ammesso scoprire il viso perché non esiste una prova che dice di coprirlo”. Il senso voluto è “scoprirlo durante la preghiera” sempre che non sia in presenza di estranei. Questo riguarda la sua intimità nella preghiera, mentre fuori della preghiera tutto il suo corpo è intimità, come verrà dimostrato più avanti.



Queste citazioni dei sapienti sono sufficienti per illustrare la differenza tra i limiti dell’intimità e quelli del velo. Pertanto le voci che parlano di un Consenso unanime dei dotti che permetterebbe di scoprire il viso e le mani non sono affatto giuste. Oltre a ignorare ciò che dicono i dotti e le loro posizioni, s’ignora la reale divergenza che li divide. Coloro che si sostiene tollerino lo svelamento del viso e delle mani sono di due tipi: uno lo vieta in assoluto e l’ammette solamente durante la preghiera, sempre che non vi siano presenti uomini estranei. Alcune persone non hanno capito bene l’intendimento di questo gruppo. Sentendo dire: “La donna è tutta intimità tranne il viso e le mani”, la gente non ha pensato che la tolleranza è circoscritta SOLTANTO alla preghiera, ma ha creduto lo fosse in assoluto, e quindi la ha estesa anche allo sguardo. Hanno allora accettato e permesso che si scoprissero senza restrizioni. Ma ciò è falso e non esprime affatto il pensiero degli autori.

Questo è uno dei motivi della divergenza.

L’altro gruppo ha dato tale permesso in assoluto. Lo fa in virtù di una affermazione di Ibn al-Abbas, Allah lo accolga nella sua misericordia, quando spiegava le parole dell’Altissimo:

… e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare (An-Nur, 31)

Disse che “quello che appare” sono il nero del trucco e l’anello. Tuttavia la catena di riferimento di questo Hadith è debolissima; vi è menzionato Muslim al-Millani, che al-Nisa’i respinge. C’è un’altra versione in cui disse: “…quanto c’è nel palmo della mano e nel viso”, anch’essa debole nel riferimento che risale a Ahmea al-Attardi. Ibn Adai disse: “Li ho trovati entrambi deboli. Quindi, quanto riportato su Ibn Abbas non è autentico, e ben al contrario, di lui si racconta proprio l’opposto nella sua spiegazione del versetto del velo: di coprirsi dei loro veli (Al-Ahzab, 59). Disse Ibn Abbas: “Allah l’Altissimo ha ordinato alle donne credenti di coprirsi il viso con i loro vestiti (veli, drappi) quando escono di casa, lasciandoli cadere da sopra la testa, e di far vedere un solo occhio”. Ora, anche se ammettiamo l’autenticità di quest’affermazione di Ibn Abbas, come ci spieghiamo la sua contraddizione con la precedente? Una volta permette di scoprire il viso e le mani e un’altra volta lo vieta completamente? La risposta è che lo permise in un primo momento, e quando discese il versetto del velo, lo vieto’. Dice Ibn Tayimiyya: i predecessori si sono divisi riguardo l’ornamento visibile in due gruppi. Ibn Mas’ud dice che sono i vestiti. Ibn Abbas e chi concorda con lui dicono che è ciò che si trova nei viso e nelle mani, come il nero del trucco e l’anello.

Prima che discendesse il versetto del velo, le donne uscivano senza velo, e gli uomini vedevano il loro viso e le loro mani. Era permesso vederli e guardarli. Poi, quando è disceso il versetto del velo, le donne si sono sottratte agli sguardi degli uomini. Fu quando il Profeta (pace e benedizioni di Allah su di lui), sposò Zaynab. Fece calare il velo, impedendo ad alcun essere umano di guardarla. Quando sposò Safiyya Bint Huyyay, l’anno di Khaybar, si vociferava: “Se la copre col velo allora è Madre dei credenti, altrimenti è una schiava”. La coprì. Se fu ordinato loro di coprirsi il viso e le mani, significa che questi erano tra gli ornamenti da non far vedere, e agli estranei non rimanevano da vedere che i vestiti. Ibn Mas’ud parla della seconda fase e Ibn al-Abbas della prima. Quindi, se fosse vero che Ibn al-Abbas avesse permesso di scoprire il viso e le mani, ciò sarebbe comunque avvenuto prima dell’abrogazione [quando un versetto abroga uno precedente] . Inoltre Ibn Mas’ud indica che con ‘ornamento apparente’ s’intendono i vestiti.

La sintesi della mia risposta a chi è contrario è la seguente:

Shaykh al-Islam Ibn Taymiyya (rahimahullah) ha rimproverato i tardi giurisperiti , nella sua Epistola sul velo, per aver citato l’intimità della donna contestualmente alle condizioni della preghiera, poiché molti hanno creato una relazione tra l’intimità nella preghiera e fuori di essa, mentre in realtà non ve n’è alcuna: si può scoprire il viso durante la preghiera ma va coperto all’infuori di essa, in presenza di estranei.. Pertanto non è corretto avvalersi soltanto delle affermazioni di alcuni contemporanei, ma occorre tornare anche al passato, alle fonti originarie, e accertarsi della corretta trasmissione. Parlerò di ciò che dicono i sapienti alla fine della relazione.

Il credente che cerca la verità, deve cercarla ovunque si trovi, e non deve limitarsi alle affermazioni che gli convengono, secondo il suo proprio piacere. Deve considerare le prove legittime, confrontarle e ritenere ciò che a suo parere è preponderante e più vicino alla verità. Questo è quanto si chiede allo studente medio. Quanto al sapiente provetto, ha il diritto di avere la propria opinione, qualora sia certo della sua correttezza. La gente comune, invece, quella che non possiede i requisiti per discutere di questi argomenti, deve attenersi a un dotto di cui si fida nel campo delle conoscenze e della religione e seguire i suoi insegnamenti, senza cercare affannosamente di scovare autori di “Fatwa” più convenienti, per abbandonarli subito dopo, non appena si accorgono che sono autori di altre “Fatwa” che non fanno al caso loro, e ritornare nuovamente ai primi. Questo è un gioco non consentito nella religione.

Discutere delle cose lecite (Halal) e vietate (Haram) è quanto c’è di più pericoloso, in virtù delle parole dell’Altissimo:

Non proferite dunque stravaganti invenzioni delle vostre lingue dicendo: « Questo è lecito e questo illecito » e mentendo contro Allah. Coloro che inventano menzogne contro Allah non avranno alcun successo. An-Nahl, 116.

Citerò in quest’articolo le prove dell’obbligo del velo, i suoi limiti e le condizioni poste dai sapienti sulla questione. Anzi, rettificherò la catena dei riferimenti degli ahadith attribuiti ai quattro Imam, limitatamente a questo argomento.

Non mi limiterò a trascrivere i testi che provano le affermazioni dei relativi autori, ma citerò pure la bibliografia da dove li ho tratti, indicandone il volume e la pagina.

Bisogna sempre scindere l’opinione dell’Imam e dei suoi seguaci da quella dei precedenti e dei successivi, nonché le loro affermazioni consolidate da quelle isolate. Inoltre, il metodo scientifico esige che la trascrizione avvenga dai loro libri stessi e non dai libri altrui o dai contemporanei.

Non posso evitare di segnalare la grave responsabilità di quanti hanno preteso di affermare delle verità, senza essere specialisti in questo campo! Eppure siamo in un’epoca di specializzazione, e ognuno va considerato esperto nella disciplina che gli è propria… Tranne che nella giurisprudenza islamica: è diventata materia di chiunque! Ho scritto un articolo in proposito che ha fatto scuola.

Chi vuole approfondire lo studio di questa questione non troverà di meglio del libro “Il ritorno del velo” dello Shaykh egiziano, Muhammad Ibn Isma’il al-Muqaddam, Allah lo protegga. Se ne avessi esposto il contenuto, mi sarei risparmiato la fatica di stilare il presente articolo. Mi sia ascritta la ricompensa di Allah l’Altissimo.

La posizione dei quattro Imam rispetto sulla questione è la seguente:

Posizione di Abu Hanifa e dei suoi compagni

Non ho trovato affermazioni esplicite dell’Imam circa l’intimità della donna fuori della preghiera. Tutte le dichiarazioni riferitegli riguardano l’intimità durante la preghiera, in cui valuta lo scoprire il piede e i capelli durate la preghiera e cose simili. Le affermazioni a lui attribuite dai suoi compagni peccano di inesattezza. Quante affermazioni sono state attribuite a degli Imam alle quali essi sono del tutto estranei! La cosa giusta da fare è attribuire queste affermazioni ai loro propri autori. Nulla di più!

Quanto all’opinione dei compagni, è di due tipi: quella dei primi e quella dei successori.

- I primi hanno due opinioni sulla questione:

- Tutta la donna è intimità tranne il viso e le mani, sia nella preghiera che fuori di essa.

Anche la sua voce è intimità. Sono però discordanti riguardo braccia, piedi e palmi delle mani. Alcuni li ritengono intimità nella preghiera, ma non fuori di essa. Altri invece sono di parere opposto. Tuttavia sono tutti d’accordo nell’avvertire che non c’è rapporto tra ciò che si considera possibile scoprire durante la preghiera e ciò che può essere mostrato comunemente. Sono anche d’accordo sull’obbligo di coprirsi se c’è pericolo di Fitna, a meno che non si tratti di una donna vecchia.

[Vedi Badaieh Essaneh – Le meraviglie del creatore – 5/121-122; El Ikhtibar – La Prova (test) 1/46; Feth El Qadir 1/258-260; el Baher Erranek, 1/285-284; Rad El Mohtar, 1/405-406; Eala Essunan, 2/154-155 e altri.]



- Bisogna coprire il viso in presenza di estranei e manifestare riservatezza e pudore indipendentemente della Fitna o di altro.

(Vedi Ahkem El Qor’an – I giudizi del Corano – di El Jassas 5/245; Ruh El Ma’ani – Lo spirito dei Significati, 22/89; Irshad El Aql Essalim – Guida della mente sana, 7/115, il Kesshef – Lo svelatore, 3/274; Tefsir Ennefii – Spiegazione della negazione, 3/79, Ruh El Beien – Lo spirito dell’Indicazione, 7/240 ed altro).

- Quanto ai successori, sono tutti d’accordo che bisogna coprire il viso, sia che lo si consideri parte intima o meno, in virtù del loro accordo sulla necessità di coprirsi in presenza di pericolo di Fitna. Oggi ci troviamo senza alcun dubbio in un’epoca di corruzione.

(Vedi faidh El Beri di El Kashmiri – l’emanazione divina – 1/254; El Bahr Erra’eq – Il Mare Meraviglioso – 1/284; El Fiten – Le Fitna – di El Bianuni, 196 -197; Fasl El Khitab – Dirimere il discorso – 55; Audaet El Higeb – Il Ritorno del velo, 421- 423.)

Posizione dell’Imam Malik e dei suoi compagni

Anche qui non ho trovato un’affermazione esplicita dell’Imam, tranne che riguardo alla preghiera e quanto si può scoprire prima o dopo la scadenza dell’orario della preghiera. Quindi anche qui ciò che i Malikiti attribuiscono al loro Imam non è corretto. La cosa sorprendente è che i dotti Malikiti sono tra quelli che fanno maggiormente confusione nella definizione delle catene di riferimento delle affermazioni altrui.

(Vedi Ettamhid – La premessa – o anche – il lavoro propedeutico – 6/365; Bidaiet El Mugtahed – L’Inizio dello studioso – 1/83 per vedere l’incredibile!)



- Il corpo della donna è tutto intimità, tranne il viso e le mani in assenza di Fitna. Ma se la si teme, occorre coprirli. Alcuni di loro hanno circoscritto il velo alle sole donne belle e giovani. Altri dicono che sta all’uomo trattenere lo sguardo. Questi giudizi valgono se non si è in presenza di chi non crede in Allah o di cattivi credenti. Nel quel caso occorre coprire tutto.

Ho omesso la traduzione dei libri della bibliografia.

- Occorre assolutamente che copra il viso in presenza di estranei, senza badare alle circostanze.

Traduzione dei libri della bibliografia omessa.

L’affermazione di al-Shafi’i e dei suoi compagni

Quanto ho detto dei due precedenti Imam vale anche per al-Shafi’i, in quanto i suoi compagni riportano di lui l’affermazione relativa alla donna durante la preghiera, ma nella loro trascrizione è diventata un’affermazione riferita anche al di fuori della preghiera. Ciò che si trova nel testo originale si riferisce solo alla preghiera.

Quanto ai suoi compagni, la pensano come segue:

Se c’è timore di Fitna o di sguardi desiderosi occorre che la donna copra il viso. In caso contrario, essi si dividono in due gruppi: il primo permette il viso scoperto ed il secondo lo nega, senza guardare ai dettagli. Questa è la posizione vigente presso i successori di questo gruppo.

Omessa la traduzione dei libri della bibliografia.



L’affermazione dell’Imam Ahmad e dei suoi compagni.

La posizione dell’Imam Ahmad riguardo a questa questione è nota ed è trascritta anche nei libri delle altre scuole, da cui si evince che ha detto che la donna non deve far vedere il suo ornamento … Abu Talib, compagno dell’Imam Ahmad, ha riportato che egli ha detto: “anche le sue unghie sono parte intima; se esce, nulla dev’essere visibile di lei. Anche la scarpa, perché descrive il piede. E’ bene che faccia un bottone alla manica per non lasciare intravedere nulla di lei… omissis.”

[El Furuh di Ibn Mufleh – Le ramificazioni (Le regole secondarie derivanti dalle principali) – 1/601, 5/154. ]



Questa è anche la posizione dei suoi compagni che sono tutti concordi sulla necessità che la donna si copra il viso in presenza di estranei (Capitolo sullo sguardo degli estranei). Tuttavia sono divisi in due gruppi riguardo al coprirlo o meno durante la preghiera. Sembra che la posizione più corretta sia quella della non necessità di coprirlo, perché non va considerata parte intima durante la preghiera.

Omessa la traduzione dei libri della bibliografia.

Da questa rassegna dettagliata delle posizioni delle quattro scuole seguite oggi nel mondo islamico, si evince l’opinione corretta delle gran parte dei sapienti e non quella che è loro falsamente attribuita. Si nota la loro unanime concordanza sulla necessità di coprire il viso quando si teme la Fitna provocata da una bella giovane. E come può la donna nascondere la sua bellezza? Colui che pretende che oggi non ci sia Fitna è menzognero. Si noti anche la loro concordanza nel permettere alla donna di scoprire il viso in caso di necessità, che non può consistere in altro che nel sottoporsi a cure mediche e nel caso in cui debba rendere testimonianza (Shahada).

I musulmani si son sempre attenuti, lungo la storia, al velo integrale. Non hanno accettato che le donne si scoprissero il viso se non negli ultimi tempi, con l’avvento del colonialismo, come si legge da al-Qurtubi, Abu Hayan e Ibn Kathir, nelle loro spiegazioni dei versetti del velo. Quanto alla favola dell’abolizione del velo, si rimanda a “Awdat al-Hijab” – Il Ritorno del velo -.

Con l’occasione vi racconto questo fatto: durante il colonialismo britannico in Egitto, alcune militanti attive nelle file del viso scoperto, come Huda Sha’rawi (Nur Huda figlia di Muhammad Sultan Basha) Zizi Nibrawi e Nabawia Mussa assistettero ad alcuni congressi per la liberazione della donna in occidente. Huda e Waziri avevano il viso scoperto, mentre Nabawia portava il velo e nulla si vedeva del suo viso. Gli europei non riuscivano a credere che le prime fossero egiziane, ma non avevano problemi nel riconoscere che Nabawia fosse egiziana (vedi “La donna egiziana” di Daria Shafiq, p 136, riportando le citazioni da Il Ritorno del velo, 1/101). Questo fatto dimostra quanto fosse comune il velo integrale nel mondo islamico fino a poco tempo fa. Il primo ad averlo abolito è stato Mustafa Kemal Ataturk in Turchia, cui seguirono le pagliacciate di Sa’ad Zaghlul ed altro.

La pretesa di dire che questa è l’opinione della gran parte dei sapienti (Jumhur) non è giusta. Non cito alcuno dei dotti di questo paese, che sono oggi i più numerosi sapienti musulmani e i più profondi conoscitori del Libro e della Sunna, ma citerò altri che parlano della necessità di portare il velo, tra cui: alShaykh al-Sgenkiti, Abdurrazzak Afifi, e lo Shaykh Abu Bakr al-Jazaìiri, l’algerino, tutti Malikiti che ottennero in seguito la cittadinanza saudita, nonché lo Shayikh Wahbi al-Albani, Muhammad al-Sabuni, Ahmad al-Bayyumi, Abdal Qadir al-Sendi, Abu Al A’la al- Mawdudi, Mustafa Hijazi, lo Shayikh Muhammad Isma’il, lo Shaykh Abu Dhar al- Kalmudi, lo Shaykh Darwish Mustafa, lo Shaykh Mustafa al-‘Adwi, lo Shaykh Dhahar Khayr Allah, lo Shaykh Mohammad Lutfi al-Sabbagh, lo Shaykh Abdal Qadir al-Arna’ut, lo Shaykh Abdarrahman ‘Abd al-Khaliq, lo Shaykh Mustafa Sabri, lo Shaykh Jamal al-Din al-Qasimi, lo Shaykh Abd al-Hamid Tahman, e numerosi altri.

A chi dice che questa è l’opinione di al-Qaradhawi e di al-Albani, si risponda che da parte di chiunque si può accettare una cosa e rigettarne un’altra (nessuno è perfetto!).

Quanto al ricorso al Hadith di al-Khutha’mia come prova, la risposta è che le risposte dei sapienti a questo Hadith sono molto numerose, note e forti. Non entro nei particolari, ma ammettiamo che questo Hadith incoraggi la scopertura del viso o la permetta… in realtà non è così . Può un credente sincero considerare solo questo Hadith e tralasciare le altre prove giuste ed esplicite che sono numerosissime e indicate nel Corano e nella Sunna? Giuro per Allah che nessuna persona ragionevole lo farebbe! Se la cultura di qualche fratello non gli consente di capire bene questo Hadith, che lo consideri tra quelli aperti a interpretazioni diverse, nei confronti del quale siamo dunque affrancati da ogni obbligo, riservandone la spiegazione ad Allah l’Altissimo, dicendo che tutto proviene dal nostro Signore, ma non lo seguano a scapito dell’esplicito! [4]



Inoltre lo hadīth è una prova contro di loro e non a loro favore. Che il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) abbia ordinato ad al-Fadhil di distogliere lo sguardo dalla donna e che questi abbia disobbedito guardandola, non autorizza a fare come lui!

Alcuni giungono a permettere lo svelamento del viso anche quando c’è Fitna, andando contro il parere di tutti i sapienti. Non vi è potenza né forza se non in Allah! Dico io: la Umma è dai vecchi tempi attestata sulla posizione che impone di coprire il viso in caso di Fitna. Lo hanno affermato i Malikiti, gli Shafi’iti, gli Hanbaliti e gli Hanafiti. Anzi, alcuni sapienti hanno esteso la necessità di coprire il viso anche alla schiava, se ciò dovesse dare adito a Fitna. Tutto ciò è comprensibile, considerando l’attenzione che i sapienti pongono alla salvaguardia del pudore e della castità delle donne dei musulmani. Rifletti su quanto ha detto ‘A’isha (che Allah sia soddisfatto di lei): “Se il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) avesse visto le innovazioni che le donne musulmane hanno introdotto, avrebbe vietato loro le moschee, come le ha vietato alle donne dei Figli di Israele, preferendo tenerle dentro casa piuttosto che vederle uscire a viso scoperto in condizioni diverse”. Tenerle a casa è un provvedimento più estremo che coprire la testa. Una cosa ricorda l’altra! Ecco lo Shaykh al-Albani, Allah lo avvolga nella sua misericordia, tra coloro che permette di scoprire il viso, che dice: “la donna coperta del Jilbab (vestito lungo) qualora dovesse temere per la sua incolumità o per qualche danno causato da molestie o cose simili, per via del suo viso scoperto, è tenuta a coprirlo per evitare questo male o danno”, questo particolare e’ stato trattato a parte nella giurisprudenza (Fiqh), nel Libro e nella Sunna.

Noi diciamo: non vedete l’entità della Fitna odierna a causa delle ragazze che escono di casa? Solo questo provoca gli stolti a gironzolare loro attorno e a dar loro fastidio. Che ne sarebbe – e ne avete viste di cronache – se dovesse essere a viso scoperto? Senza parlare poi delle trame degli avversari del velo.

Viviamo in uno stato di vera e propria guerra con i nemici del velo. Chiunque dotato di un po’ di lume, o anche di mezzo lume, se ne può avvedere. Ora, non siete d’accordo con me che tutti i sapienti concordano che in tempi come questi occorre coprire il viso? Perfino colui che lo permette, perfino lo Shaykh al-Albani stesso, nelle affermazioni di cui sopra, lo ammette. La saggezza e la ragione impongono la copertura del viso. Non siete con me per predicare questa virtù ed opporci alla cieca Fitna? Se ci fossero taluni che ritengono di scoprire il viso in assoluto, anche se c’è Fitna, sarebbero comunque un numero esiguo e trascurabile in confronto alla Ummah. Le loro affermazioni sono inaccettabili per qualunque mente razionale.

I sapienti hanno indicato che il dissenso di alcuni non annulla il consenso di tutti (Ijma’). E’ quanto si attribuisce all’Imam Ahmad e Ibn Jabir nella Nota sui principi del Fiqh di al-Shankiti, p 153: “capitolo: “Il Consenso non si realizza colle affermazioni dei tanti contemporanei sulle posizioni del Jumhur”. Ibn Jarir al-Tabari e Abu Bakr al-Razi hanno detto che non conta nulla il fatto che uno o due non siano d’accordo con il Consenso (Ijma’), e che il loro disaccordo non lo intacca. Anche l’Imam Ahmad, Allah lo accolga nella sua misericordia, è di questo avviso. Ciò che conta è la parola di tutta la Umma, perché l’infallibilità sta della parte dell’insieme e non della minoranza. Si legge nel Maraki – i mezzi per l’ideale – “…è necessario il consenso, non è questione di essere tanti o pochi … omissis”. Al Consenso quindi, per essere valido, non occorre che non ci siano dissidenti. Anche quando i dissidenti dispongano di una prova corretta; che dire allora se la prova non è nemmeno tale? In questo caso la dissidenza è priva di prove, quindi non annulla in nessun modo il Consenso (Ijma’). L’affermazione di un sapiente è presa in considerazione quando è sorretta da una prova, ma se ne è priva, essa è trascurata e non annulla ciò che dicono gli altri sapienti[5]. Dice lo Shaykh Bakr Abu Zaid: “Nessun musulmano ha mai permesso lo svelamento del viso e delle mani in presenza di Fitna, di religione fragile e di tempi corrotti. Sono tutti concordi a coprirli, come riporta più di un sapiente”. Hirasat al-Fadhila – La guardia alla virtù – 82. In ultimo, rimando il lettore alla lettura di autori di una certa levatura per chiarirsi le idee e scorgere la verità, una verità evidente come il sole in pieno giorno.

La bibliografia interessante per quest’argomento è:

- Lettera sul Velo e sul vestiario nella preghiera. Shaykhal-Islam Ibn Taymiyya.

- Lettera sul Velo. Shaykh Ibn Baz e Ibn Urhaimin, (Alpnsm).

- Lettera del Severo nei confronti del corpo scoperto (al-sufur). Shaykh Hammud al-Twijri.

- Il ritorno del velo. Shaykh Muhammad Isma’il.

- Il Libro delle Fatwa per la donna musulmana. Volme 3, p 795.

Risposta a certe ambiguità.

Qualcuno ha scritto un articolo intitolato: “Il viso non è intimità”.

Partendo dalle parole del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam): “ Se la gente vede una cosa biasimata e non la cambia [non la corregge], Allah potrebbe estendere il castigo a tutti”.

È indubbio che quanto affermato da quest’autore e tutte le prove addotte non hanno un briciolo di verità. Ha solamente imitato i predicatori del viso scoperto, e un musulmano non può non rispondergli.

Egli afferma che il versetto del velo riguarda soltanto le donne del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam). Questo è falso. Allah l’Altissimo dice:

… Quando chiedete ad esse un qualche oggetto, chiedetelo da dietro una cortina… – Al-Ahzeb, 53.

Dice anche:

O mogli del Profeta, non siete simili ad alcuna delle altre donne.. Al-Ahzeb, 32.

Dice pure:

… e non mostratevi come era costume ai tempi dell`ignoranza. Al-Ahzeb, 33.

Akkasha Abdal Mun’im dice: “Questi versetti dimostrano che il velo è prescritto alle donne musulmane, ma i negatori non lo scorgono e affermano che essi riguardano solamente le spose del Profeta (pace e benedizioni di Allah su di lui)”.

Questi versetti sono del tutto simili a quando Allah l’Altissimo giura al suo Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam), che se Gli associasse altre divinità, il suo operato sarebbe vano e sarebbe annoverato tra i perdenti. (Az-Zumar, 65), pur sapendo che il Profeta è infallibile, e quindi mai potrebbe cadere nel politeismo o commettere un qualunque peccato. Pertanto, se anche al Profeta (pace e benedizioni di Allah su di lui) nonostante la sua natura sublime, viene detto che sara’ tra i perdenti qualora cadesse nel politeismo (associazionismo, shirk), a maggior ragione cio’ accadrebbe a chiunque altro.

Parimenti, anche il velo, prescritto alle Madri dei credenti (radiAllahu ‘anha), lo è a maggior ragione per qualunque altra donna.

Inoltre, il velo non è stato prescritto gradualmente, come se Allah l’Altissimo avesse iniziato con le mogli del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam), onde gli ipocriti di Medina di Allora non potessero avanzare il dubbio, chiedendo come mai fosse stato ordinato alle donne della gente comune di rimanere a casa e di coprirsi mentre le spose e le figlie del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam), libere e affrancate da quest’obbligo, si sarebbero godute il dunya, e via dicendo… Prescrivendolo alle mogli del Profeta (pace e bendizioni di Allah su di lui) si è chiusa la porta davanti a qualsiasi donna che creda in Allah e nel Giorno Ultimo, la quale non può pretendersi migliore delle spose del Profeta (pace e bendizioni di Allah su di lui). Questo è noto presso i sapienti del Fiqh come il “ragionamento a priori” [sillogismo usato per giudicare una cosa non contemplata nella giurisprudenza islamica, riferendola ad un’altra cosa che è invece contemplata, considerando l’elemento che hanno in comune. Il vino è vietato per l’ebbrezza che provoca. Il succo di palma, a maggior ragione, è vietato perché anch’esso provoca ebbrezza, ndt], cosi’ come il divieto di malmenare il proprio genitore, a maggior ragione, per analogia con il divieto di dire loro “Uffa!” nelle parole di Allah Altissimo :

Se uno di loro, o entrambi, dovessero invecchiare presso di te, non dir loro “uff!” e non li rimproverare; ma parla loro con rispetto ( Al-Isra, 23)



Abu al A’la al-Mawdudi dice alla lettera: “A coloro che pretendono che questi versetti riguardino solamente le spose del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) diciamo di guardare i versetti successivi. E’ possibile che la volontà di Allah l’Altissimo sia che solo le mogli del Profeta (pace e bendizioni di Allah su di lui) siano pure (dal termine Tahara), che solo loro obbediscano ad Allah Altissimo, e che solo loro facciano la preghiera e l’elemosina?! Se ciò non è possibile, come si può pensare che Allah Altissimo abbia rivolto solo a loro l’ordine di rimanere a casa e di non scoprirsi come ai tempi dell’Ignoranza? Inoltre, esiste una prova razionale in base alla quale possiamo scindere un precetto indicato in un ordine unico e un contesto unico, in precetto riservato a singole persone da un lato, e impartito invece a tutti d’altro lato?

Le altre ambiguità circa lo svelamento del viso e la relativa risposta.

Il ricorso all’affermazione di Ibn al-Abbas (radiAllahu ‘anhu), secondo la quale l’ornamento apparente è ciò che contengono il viso e la mano, è respinto, perché le tradizioni che gli si riferiscono dicono tutto il contrario[6].

Dimostrata la debolezza del Hadith di Ibn al-Abbas, ci rimane quello di ‘Abd Allah Ibn Mas’ud (che Allah sia soddisfatto di lui), consistente nel dire che l’ornamento apparente sono i vestiti.

Eccone la catena di riferimento. Dice Ibn Jarir al-Tabari nella sua spiegazione, Volume 18/92: “Ci narra Ibn al-Mathna: ci ha tramadato Muhammad Ibn Ja’far che dice: Shuaba, riportato da Abu Isa’ak, da Abu al-Ahwas, da ‘Abd Allah Ibn Mas’ud a proposito del versetto: “E di` alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare. An-Nur, 31, che si tratta dei vestiti. Lo Shaykh Mouammad al-Amin al-Shankiti dice: per ornamento s’intende ciò che la donna usa per ornarsi ed esso non fa parte del suo corpo. E’ visibile senza bisogno di vedere alcunché del suo corpo, alla stregua di quanto afferma Ibn Mas’ud e di chi la pensa come lui. Secondo noi quest’affermazione è la più corretta e la più lontana da ogni ambiguità e dubbio. Poi dice: “La parola ‘ornamento’ è molto ricorrente nel Corano, e vi s’intende l’ornamento esterno al corpo ornato, e non significa parti della cosa ornata, come quando Allah l’Altissimo dice:

O Figli di Adamo, abbigliatevi prima di ogni orazione .. Al-Araf, 31.

Di`: “ Chi ha proibito gli ornamenti che Allah ha prodotto per i Suoi servi e i cibi eccellenti? “. Al-Araf, 32.

In verità abbiamo voluto abbellire la terra di tutto quel che vi si trova … Al-Kahf, 7.

Invero abbiamo ornato di stelle il cielo più vicino … As-Saffat, 6.

Poi usci, [mostrandosi] al suo popolo in tutta la sua pompa.!». Al-Qasas, 79.

Eravamo appesantiti dai gioielli di quella gente . Ta-Ha, 87



La parola “ornamento” in tutti questi versetti [parola unica nel testo arabo, anche se nella traduzione del Corano appare in molte forme, ndt] ha un solo significato: ciò che orna la cosa. Come si vede non è parte della natura dell’oggetto ornato. Il fatto che nel Corano è questo il significato più ricorrente, significa che il significato oggetto del disaccordo è proprio questo. Caricare questi versetti, dove il significato dell’ornamento emerge chiaramente, con un altro significato, è pura dialettica!

Quanto al Hadith di Asma’ figlia di Abu Bakr (che Allah sia soddisfatto del padre e della figlia) quando disse: “Mi presentai dall’Inviato di Allah (pace e benedizioni di Allah su di lui) con addosso vestiti leggeri. Mi disse: “Asma’! Dal momento in cui la donna ha le mestruazioni, è permesso vederne solamente questo e questo”, indicando il viso e le mani”. Questo hadith è narrato da Abu Dawud, ed è debole nella catena di riferimento. Non può ritenersi tradizione autentica del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam)perché è Maqtu’ (tronco, tagliato, sbarrato)

[è il genere di Hadith che si fa risalire al compagno dei compagni – i Tabi’un – e si ferma lì, senza giungere nella sua catena fino al Profeta (sallAllahu 'alayhi waSallam); in altre parole il compagno dei compagni attribuisce il Hadith al Profeta, ma non lo ha sentito dal Profeta, né da uno che lo ha sentito dal Profeta (sallAllahu 'alayhi waSallam), ndt]

Ed è debole per via di alcuni narratori nella sua catena. E’ (tronco) perchè Khali Ibn Durik, che ha narrato il Hadith dicendo che è di ‘A’isha, non si è incontrato con ella e non lo ha sentito da lei. Il secondo difetto sta nella catena di riferimento in cui c’è Sa’id Ibn Bashir al-Azdi, noto come inattendibile.

Il ricorso al detto del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) che impedì alla donna in stato di Ihram di portare i guanti e il velo sul viso, e la pretesa secondo cui – se il viso e le mani fossero intimità – il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) non avrebbe impedito di coprirli, sono fuori luogo.

Dice Abu al-A’la al-Mawdudi: “Nell’impedimento alle donne di portare i guanti e il velo sul viso, c’è la prova esplicita che ai tempi della profezia le donne erano abituate a portare i guanti ed il velo sul viso. Inoltre con questo impedimento non si volevano incitare le donne a prodigarsi ad esporre manifestamente il viso e le mani durante il rito del pellegrinaggio, ma semplicemente l’invito a non considerare guanti e velo come facenti parte degli abiti dimessi e umili dell’Ihram.

Ci sono altri Hadith che dichiarano che le mogli del Profeta (pace e benedizioni di Allah su di lui) e le donne musulmane comuni, usavano nascondere il viso agli estranei anche quando erano in stato di Ihram. Si riporta che ‘A’isha (radiAllahu ‘anha) disse: “In sella alle cavalcature, ci coprivamo con una parte del nostro vestito quando la gente ci passava vicino mentre eravamo in Ihram con l’Inviato di Allah (sallAllahu ‘alayhi waSallam); quando ci superavano lo toglievamo”. Narrato da Abu Dawud.

Il ricorso alla considerazione che il viso non è intimità in virtù dell’affermazione di Ibn Qudama nel Mughni – l’arrichitore: “non c’è divergenza tra i sapienti nel permettere la vista del viso all’aspirante marito che chiede la mano di una donna, perché non è intimità” è scorretto. Nelle parole del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) “Quando uno di voi chiede la mano di una donna, se può vedere ciò che lo convince a sposarla, che lo faccia”, stando alla spiegazione di Ibn al-Abbas e alla posizione del Jumhur, l’oggetto dello sguardo sono il viso e le mani perché rappresentano “l’apparente”. Ora se la donna è in presenza di “Maharim”, cosa spetta all’aspirante prima di presentarsi a chiedere la mano? E cosa spetta agli altri estranei che non stanno chiedendo la mano? Spettano loro soltanto il vestito, la camicia e il velo. Quanto alla donna, non le resta che rimanere a casa come prescritto dal Dio dei cieli e della terra.

[Il senso della traduzione del Hadith è secondo la spiegazione, nel Musnad dell’Imam Ahmad, n. 14297, che riporto in arabo per ogni evenienza, ndt]

(14297) ـ حدثنا عبد الله حدثني أبي ثنا يونس بن محمد ثنا عبد الواحد بن زياد ثنا محمد بن إسحاق عن داود بن الحصين عن واقد بن عبد الرحمن بن سعد بن معاذ عن جابر قال: قال رسول الله صلى الله عليه وسلّم: «إذا خَطَبَ أَحَدُكُمُ المَرْأَةَ فإنِ اسْتَطاعَ أنْ يَنْظُرَ مِنْها إلى ما يَدْعُوهُ إلى نِكاحِها فَلْيَفْعَلْ» قال: فخطبت جارية من بني سلمة فكنت أختبىء لها تحت الكرب حتى رأيت منها بعض ما دعاني إلى نكاحها فتزوّجتها.

Il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) disse: “Se uno di voi chiede la mano di una donna, se può vedere ciò che di essa lo esorta a sposarla, lo faccia”.

Il ricorso alle parole di Ibn Qudama nel Mughni – l’arrichitore – “dice Abu Hanifa: “i piedi non sono intimità, perché appaiono quasi sempre; sono come il viso…”…” è contrastare la Sunna del Profeta (pace e benedizioni di Allah su di lui). Si riporta che Ibn ‘Umar (che Allah si compiaccia del padre e del figlio) disse: “Il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) disse: ‘Colui che trascina il suo drappo per superbia, Allah non lo guarderà nell’ultimo Giorno’. Si alzò Ummu Salama (che Allah sia soddisfatto di lei) e disse: ‘Che ne faranno le donne dei loro vestiti?’ Disse: ‘Li lascino cadere un palmo’. La donna riprese: ‘E se i piedi si scoprono?’ Disse: ‘Allora li facciano cadere un braccio e non di più’. Narrato da Ahmad, al-Tirmidhi e al-Nisa’i.

Concludendo: si vede che il ricorso a queste prove è o debole o assolutamente inventato, all’estremo della fragilità.

Con ciò emerge che l’affermazione giusta è l’obbligo di coprire il viso. E’ un’affermazione chiara, fondata su prove giuste ed esplicite.

Che Allah mi aiuti e Benedica il nostro Profeta.



Shaykh Abu Sarra

Jazakillahu khayran ukhti Iqra’





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[1] Coloro che permettono di non portare il velo sono casi sporadici nella storia, e fu accettato soltanto con l’arrivo del colonialismo.
[2] C’è chi ha permesso di scoprirli e chi lo ha negato.

[3] Le schiave uscivano a viso scoperto.

[4] Il riferimento al versetto 7 della Sura Al-Imran è molto evidente, ndt.

E` Lui che ha fatto scendere il Libro su di te. Esso contiene versetti espliciti , che sono la Madre del Libro, e altri che si prestano ad interpretazioni diverse. Coloro che hanno una malattia nel cuore, che cercano la discordia e la [scorretta] interpretazione, seguono quello che è allegorico, mentre solo Allah ne conosce il significato. Coloro che sono radicati nella scienza dicono: ” Noi crediamo: tutto viene dal nostro Signore” . Ma i soli a ricordarsene sempre sono i dotati di intelletto. Al-Imran,7.

[5] Per definizione L’Ijma’a, una volta raggiunto e stabilito non è più revisionabile da nessuno, né dal singolo, né dalla moltitudine.

[6] [A prova di questo rigetto seguono quattro versioni del Hadith di El Abbas, nelle quali l’autore ricusa le rispettive catene di trasmissione per la presenza in esse di persone inattendibili o che affermano di aver sentito il Hadith da Tizio o Caio mentre non lo hanno sentito da loro, inficiando così la catena. Il traduttore.


Pubblicato in AmatAllah, il Blog Biblioteca di Umm Usama.


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