sabato 24 ottobre 2009

Islam ed Ungheria

Tomba di Gül Baba in Budapest

L'Islam in Ungheria
articolo di Claudio Mutti
del 23.10.2009

Le notizie più antiche relative alla presenza dell’Islam in Ungheria risalgono al secolo X. La comunità islamica magiara doveva essere abbastanza consistente, se nella seconda metà del secolo XII essa disponeva di un proprio muftì, nella persona di Abdelhamid al-Gharnati. Il nome rivela un’origine spagnola (gharnati = granadino); e dalla Spagna provenivano anche i musulmani che costituivano, all’epoca, la guardia del corpo del Re d’Ungheria.
Come è noto, in seguito alla battaglia di Mohács (1526) l’Impero Ottomano aggiunse ai propri domini gran parte dei territori ungheresi, che conservò fino al 1686.
Due secoli dopo, nel 1878, si aprì una nuova pagina negli annali dei rapporti dell’Ungheria con l’Islam, allorché il Congresso di Berlino diede mandato a Budapest di occupare la Bosnia Erzegovina, che fino a quel momento era stata soggetta alla Sublime Porta. Il 6 ottobre 1908, procedendo all’annessione ufficiale della regione, l’Ungheria acquisiva una popolazione musulmana di 600.000 anime; fu così che negli anni successivi un mezzo migliaio di musulmani bosniaci andò ad insediarsi a Budapest e in altre zone dell’Ungheria storica. Oltre a questi nuovi sudditi di Francesco Giuseppe, si trovavano nella capitale magiara altri immigrati musulmani provenienti dai Balcani: due migliaia tra artigiani, operai e studenti, secondo una pubblicazione del dicembre 1914 che riproduceva un discorso di Rezsö Havass (membro del consiglio legislativo del municipio budapestino) intitolato Costruiamo una moschea a Budapest.
La proposta di Havass veniva avanzata nel momento storico più opportuno: il mese precedente il Califfo aveva proclamato il gihàd, impegnando i Turchi al fianco dell’Impero austro-ungarico e della Prussia nello scontro militare che si stava profilando. D’altronde, nel paese danubiano l’opinione pubblica era fortemente turcofila, ché sempre vivo era rimasto nella memoria nazionale il ricordo dell’asilo puntualmente concesso dalla Turchia a tutti i combattenti dell’indipendenza ungherese, in seguito alle rivolte antiabsburgiche dei secoli passati. Ancora nel corso della guerra russo-turca del 1877-’78, i patrioti magiari avevano auspicato una partecipazione austro-ungarica a fianco della Turchia. Era stato però necessario limitarsi a manifestazioni di solidarietà filoturca e all’invio di una delegazione ungherese alla corte del Sultano, il quale aveva ricambiato mandando a Budapest un gruppo di studenti. In quell’occasione si era deciso di procedere al restauro del più significativo e celebre monumento dell’Islam ungherese: il mausoleo (türbe) di Gül Baba (1). Un primo restauro ebbe luogo pochi mesi più tardi; una pia fondazione (waqf) ottomana e alcuni privati procurarono gli arredi interni.
Nel suo intervento, dunque, Rezsö Havass tornava a patrocinare la causa del ripristino di questo monumento. Per quanto atteneva al tema principale – la costruzione della moschea di Budapest – la proposta di Havass venne adottata dal consiglio municipale con una risoluzione del 4 aprile 1916.
In quel medesimo anno l’Assemblea Nazionale ungherese emanava la legge XVII, che recitava testualmente: “La religione islamica è dichiarata religione legalmente riconosciuta (…) L’esercizio della religione islamica, nonché le sue tesi, i suoi principi e le sue istituzioni religiose, nel quadro della legislazione hanno i diritti e la protezione giuridica delle religioni legalmente riconosciute”. E fu in quel periodo che una delle principali arterie di Budapest ricevette il nome del Sultano Mehmed.



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Alla fine della guerra, il passaggio della Bosnia al nuovo Regno Serbo-Croato-Sloveno privò l’Ungheria della sua popolazione musulmana. Tuttavia, con le migrazioni che accompagnarono la fine del conflitto, alcune centinaia di musulmani, soprattutto bosniaci, andarono a stabilirsi sul territorio del nuovo Stato ungherese.
Tra questi vi fu Huszein Hilmi Durics. Nato nel 1887 a Nosna Krupa, dove suo padre era un notabile del luogo, Huszein H. Durics aveva studiato a Sarajevo ed era stato funzionario dell’amministrazione imperial-regia. Rimasto ferito nel corso della guerra, era diventato insegnante di religione al Theresianum di Vienna. Sposatosi con la figlia di un colonnello della Guardia Regia e arrivato in Ungheria nel 1920, Durics si arruolò con alcuni ex commilitoni bosniaci nella “compagnia d’ufficiali” del colonnello Prónay, che si era costituita per combattere la cosiddetta “Repubblica dei Consigli” presieduta da Béla Kun e per impedire l’applicazione dei trattati di pace imposti dai vincitori.
Per i meriti di combattente acquisiti in questo periodo, nel 1926 Huszein H. Durics ricevette una decorazione e gli venne riconosciuta la nazionalità ungherese. In tal modo egli diventò, per la comunità musulmana d’Ungheria, una guida più rappresentativa e più idonea dell’imam turco Abdüllatif, che nel 1909 il governo ungherese aveva fatto venire a Budapest al fine di mantenere buoni rapporti con la Turchia in seguito all’annessione della Bosnia. “Più tardi, quando l’Ungheria perse la Bosnia e il califfato turco fu abolito e con questo cessò la base legale del soggiorno ungherese di Abdul-Latif” (2), quest’ultimo venne assunto all’università come lettore di turco. Il governo di Budapest, “per rispetto all’amicizia turca e al fatto che anni addietro esso stesso l’aveva chiamato in Ungheria, non voleva rimandarlo in Turchia” (3), dove il regime kemalista aveva reso dura la vita all’Islam e ai musulmani.
In piena conformità con la Sciarìa islamica e con la legge XVII del 1916, il cittadino ungherese Huszein H. Durics diventava dunque muftì d’Ungheria.
Il 20 agosto 1931, in occasione della Festa dei Sacrifici, il nuovo muftì pronunciò un pubblico discorso in cui si coniugavano pietà religiosa e spirito patriottico. “Anche noi musulmani d’Ungheria – disse tra l’altro Durics – la cui lingua madre è slava, ma i cui sentimenti sono ungheresi, siamo membri della comunità dei popoli turanici e iranici. Noi amiamo la nostra patria ungherese fino all’ultimo respiro e, se occorre, come abbiamo dimostrato nel corso della guerra mondiale la difenderemo con la vita e col sangue. Il Corano prescrive l’amore per Dio e per la patria, e noi eseguiamo gli ordini di Allah”.
Nel 1932, in seguito ai contatti di Durics con alcuni esponenti politici ungheresi (Durics stesso aderì al movimento crocefrecciato), nacque la Comunità Musulmana Gül Baba, che aveva tra i propri obiettivi non solo la costruzione della moschea budapestina, ma anche l’istituzione di un Collegium Islamiticum. Attraverso un’intensa campagna di stampa, Huszein H. Durics e i suoi amici cercarono di persuadere le autorità e l’opinione pubblica che, appoggiando i progetti della Comunità Musulmana, l’Ungheria avrebbe avuto la possibilità di svolgere un ruolo di primo piano nei confronti del mondo islamico.
Per patrocinare la causa della moschea di Budapest, Durics si recò al Cairo, a Damasco, a Gerusalemme, a Hayderabad, a Tirana; incontrò Haj Amin al-Huseyni, Zog d’Albania, Shekib Arslan e, sembra, anche Mussolini.
Nel 1936 l’architetto Löránd Lechner disegnò il progetto dell’edificio, che però non vide mai la luce. Huszein H. Durics morì nel 1940. In quell’anno veniva proiettata sugli schermi cinematografici ungheresi una pellicola intitolata Gül Baba, che celebrava le gesta del leggendario derviscio.



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(1) Assieme ad alcuni bagni turchi e altre tracce di minore importanza, il monumento funebre di Gül Baba, eretto tra il 1543 e il 1548 dal terzo pascià di Buda, è uno dei pochi esempi di architettura ottomana che siano rimasti nella capitale ungherese (le quaranta moschee della città furono distrutte dopo il 1686). Situato in un giardino sulla Collina delle Rose (Rózsadomb), il mausoleo in questione è un tipico edificio a pianta ottagonale, con la copertura a cupola sormontata da una mezzaluna e una porticina di accesso in legno pregiato. Il personaggio che ha legato il proprio nome alla türbe non è identificabile con totale certezza: un derviscio caduto nella conquista ottomana della città secondo alcuni, un governatore (vali beylerbeyi) di Budin secondo altri.

(2) Gyula Germanus, Sulle orme di Maometto, Milano 1938, vol. I, p. 93. Con questo titolo fu pubblicato da noi Allahu Akbar (Budapest 1936, Berlino 1938), il più noto dei numerosi libri di Gyula Germanus (1884-1979), un orientalista che entrò in Islam intorno ai vent’anni, assumendo il nome di Abd el-Karim. A Budapest, dove nacque e morì (dopo aver effettuato numerosi viaggi nel mondo musulmano e tre pellegrinaggi alla Mecca), lo ricorda una lapide sulla facciata della sua abitazione, sul Lungodanubio.

(3) Ibidem.





Inserita il 23/10/2009 alle 18:25:14





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