domenica 23 gennaio 2011

La caduta del tâghût tunisino

gennaio 23, 2011 di ummusama
Nel Nome di Allah, il sommamente Misericordioso, Colui che dona misericordia
La caduta dell’idolo Zîn ash-Shayâtîn[1], chiamato [a torto] Zîn Al ‘Âbidîn[2] (Ben Ali)
La Lode spetta ad Allah, pace e benedizioni sull’ultimo dei Messaggeri.


La Ummah assiste oggi alla caduta di uno dei più grandi idoli e tiranni [che abbia conosciuto]. Per lungo tempo, si è gonfiato d’orgoglio, ha tiranneggiato, oppresso e schiacciato [la sua popolazione], ha seminato la corruzione e il disordine sulla Terra e si è attribuito delle caratteristiche divine e [relative al]la Signoria… Si tratta del tâghût tunisino chiamato: Zîn Al ‘Âbidîn, che sarebbe stato più giusto chiamare: l’obbrobrio degli adoratori o ancora: dei corruttori (Shîn Al ‘Abidîn wa-t-Talihîn).
In effetti, egli ha preteso la stessa cosa che pretese il suo predecessore nella tirannia, il primo Faraone che, rivolgendosi ai dignitari, disse:
Per voi non conosco altra divinità che me (Corano XXVIII. Al-Qasas, 38)
Sono io il vostro signore, l’altissimo (Corano LXXIX. An-Nâzi‘ât, 24)
Vi mostro solo quello ch’io vedo e vi guido sulla via della rettitudine (Corano XL. Al-Ghâfir, 29)

Ecco cosa il suo comportamento, le sue parole e le sue azioni hanno lasciato trasparire lungo tutto il corso del suo regno e della sua dominazione sul paese e la sua popolazione.
La sua preoccupazione prima e principale durante tutto il periodo del suo regno era quella di combattere l’Islâm e i musulmani, di opporsi alla purificazione e alla castità… di impedire alle tunisine di indossare l’hijâb e di impedire l’apparizione di qualsiasi aspetto di religiosità o di pratica visibile in seno a questo paese e alla sua popolazione. Sotto il suo regime, le prigioni rigurgitavano di credenti monoteisti, il cui solo torto era di non aver creduto al taghût e di aver creduto in Allah l’Onnipotente.
Così, eccolo ora caduto col permesso di Allah, dopo che la sua tirannia, la sua oppressione e la sua miscredenza sono durate per più di due decenni. È stato umiliato, terrorizzato, espulso e maledetto, senza rimpianto, dal suo [stesso] popolo e dall’insieme della gente. E ciò, mentre l’Islâm è rimasto saldo, stabilito e radicato nel cuore dei suoi adepti  in  seno alla popolazione tunisina.
L’Islâm andrà di progresso in progresso e di vittoria in vittoria, qualunque sia la repulsione che ciò ispiri ai tirranni criminali.
Questo avvenimento grave e importante, e tutto ciò che suscita intorno a sé a livello di reazioni e di punti di vista, merita di essere studiato e analizzato al fine di trarne le lezioni del passato e dell’avvenire… È d’altra parte ciò che ci ha spinto ad annotare le osservazioni seguenti:
In primo luogo: Esprimiamo la nostra gratitudine nei confronti di Allah l’Altissimo, Che ci ha permesso, così come alle nostra famiglie in Tunisia, di avere la meglio sul regno di questo tiranno maledetto: Shîn Al ‘Âbidîn. In effetti, Allah ha posto il terrore nel suo cuore, attraverso il grido di collera delle popolazioni musulmane che ripetevano: “Allahu Akbar”. Gli hanno strappato il potere e il regno infiggendogli l’umiliazione, dopo lunghi anni di orgoglio e despotismo. Il soccorso di Allah ai musulmani indeboliti tra i figli della Tunisia contro questo Faraone e i suoi soldati è [infine] arrivato.
Allah dice:
Poiché la vittoria non viene che da Allah, l’Eccelso, il Saggio (Corano III. Âl-‘Imrân, 126)
Non siete certo voi che li avete uccisi: è Allah che li ha uccisi. Quando tiravi non eri tu che tiravi, ma era Allah che tirava (Corano VIII. Al-‘Anfâl, 17)
Le lodi, il merito e i favori appartengono ad Allah, Che a cacciato e posto fine a questo taghût e ai suoi soldati.
Seguitando, ci teniamo ad esprimere la nostra gratitudine nei confronti delle nostre famiglie e verso il popolo musulmane eroico della nostra benamata Tunisia per i sacrifici che hanno presentato e per il sangue puro e integro che è colato nella lotta dinanzi a questo taghût e ai suoi soldati, con l’obiettivo di proteggere le loro anime, i loro diritti, le loro sacralità e le rivendicazioni giuste che difendevano. Essi hanno ravvivato in seno alle popolazioni della Ummah lo spirito di dignità, di sacrificio e di Jihâd, nonostante molte persone avrebbero scommesso che questo spirito fosse stato annientato e fosse scomparso.
Ci era stato detto: “Il popolo tunisino è morto”; due tiranni tra i peggiori despoti che la nostra epoca abbia conosciuto: Burguiba e Ben Ali hanno governato i tunisini per diversi decenni e due generazioni si sono succedute sotto il loro regno. Ma noi diciamo loro che i popoli non muoiono… I cuori che racchiudono la testimonianza dell’Unicità: “Lâ ilâha illa Allah” non muoiono e non moriranno mai. Queste popolazioni possono certo indebolirsi, tuttavia non muoiono. Esse possono rapidamente ritrovare la via, sollevarsi, rivoltarsi e far sgorgare tutto il potenziale nascosto in esse, in modo tale che se ne possano concretamente sentire gli effetti nella vita reale. Per poco che esse siano alimentate da qualche ragione di vivere, potranno infine liberarsi dalle loro catene, dalla perfidia e dalle macchinazioni dei despoti ingiusti e criminali.
Dunque ancora e ancora, una decina di volte, un grande ringraziamento ai nostri, uomini e donne tra i figli della Tunisia benamata, poiché colui che non ringrazi la gente non ringrazia Allah.

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In secondo luogo:
I partiti politici laici locali, con tutta la ripugnanza che ispirano, rappresentano l’altra sfaccettatura tetra del regime di Ben Ali. Essi non hanno dispiegato il minimo sforzo o giocato il minimo ruolo in questo istante di sollevazione benedetta effettuata dal popolo tunisino musulmano dinanzi al tiranno e al suo regime. Abbiamo di conseguenza il diritto di essere fieri e di dire che questa sollevazione benedetta dinanzi al tiranno è una rivolta popolare tunisina e islamica e che è ben lungi dalle direzioni e dagli orientamenti dei laici, dai loro programmi e dai loro incerti obiettivi. Evidentemente, altre persone cercheranno di sfruttare l’avvenimento a loro favore e di servirsene per la loro ascesa, al prezzo del sangue e dei sacrifici pagati dalla popolazione tunisina musulmana. Questa è stata la constatazione cui siamo pervenuti fin dai primi giorni che hanno seguito la rivolta benedetta.
In terzo luogo:
La caduta del regime di Shîn Al ‘Âbidîn, strappata di forza sotto la pressione delle popolazioni, ha comportato la distruzione delle ambiguità propagate dai sapienti del palazzo e dell’irjâ’, che si sono impegnati a porre la loro scienza al servizio della protezione dei governanti tirannici e miscredenti. In effetti, essi hanno voluto persuadere la gente dell’impossibilità di rivoltarsi contro di essi e contro i loro regimi… Hanno fatto credere loro che fosse una fitna e che si trattasse dell’opzione che comportava il maggiore dei mali per il paese e i suoi abitanti. Hanno scoraggiato la gente e sono stati responsabili del cumulo di umiliazione, di degradazione, di sottosviluppo e di povertà che la Tunisia e la sua popolazione hanno dovuto subire per decenni.
E oggi, allo scopo di sciupare la vittoria tunisina e al fine di provare che avevano ragione a proposito delle ambiguità da loro stessi propagate, eccoli di nuovo che si ispirano mutualmente, tra tiranni arabi e loro simpatizzanti tra i collaboratori e i sapienti dell’irjâ’. In effetti, essi hanno approvigionato in armi ex elementi dei servizi segreti e della guardia privata del presidente in fuga; questi ultimi hanno provocato il caos nelle strade, si sono messi ad uccidere gente pacifica e a seminare il panico e il terrore nelle abitazioni. Soprattutto, non volevano lasciare che la gente godesse di questa vittoria, poiché temevano che essi pensassero che sarebbe stato facile, in seguito, sbarazzarsi del resto dei governanti tirannici e miscredenti del mondo arabo. Era ancora un mezzo per dare credito alla teoria dei sapienti dell’irjâ’, [teoria] che sostiene come la sollevazione dei popoli miseri e oppressi contro i tiranni dell’ingiustizia e della miscredenza rappresenterebbe una fitna, una cattiva opzione e un male maggiore.
Ma noi diciamo ai tiranni e ai loro agenti: economizzate le vostre lacrime menzognere versate sul conto dell’onore [del popolo]… Il sortilegio dello stregone è stato sconfitto, il vostro stratagemma e [i vostri] inganni sono stati svelati… il vostro inganno è stato svelato dinanzi a tutti. Voi siete una calamità… una malattia incurabile che bisogna eradicare, foss’anche amputando un membro del corpo se ce ne fosse bisogno. E i giorni a venire ce lo dimostreranno.
In effetti, se oggi è il turno della Tunisia, domani sarà quello della Siria ferita; dopodomani il turno dell’Egitto prigioniero… eppoi quello della Libia asservita dal suo taghût e dai suoi figli… e così di seguito, col permesso di Allah, si succederanno le rivolte contro i tiranni, il loro regno e i loro regimi corrotti.
Siamo coscienti del fatto che l’onore ha [inevitabilmente] un prezzo, ma qualunque sia il prezzo da pagare, sarà molto meno costoso di quello dell’umiliazione, della degradazione e della servitù ai tawâghit.
In quarto luogo:
 Il fatto che i tawâghit sauditi abbiano accettato di dare rifugio al loro fratello, Shîn Al ‘Âbidîn, tâghût di Tunisia, mentre [perfino] gli Stati miscredenti dell’Occidente l’avessero rifiutato, è una decisione che dimostra diverse cose. Prima di tutto [ciò conferma il detto]: “Chi si somiglia di piglia”. Poi, l’attitudine adottata dal regime saudita costituisce una prova supplementare di validità del giudizio che abbiamo emesso riguardo questo regime miscredente, poiché una volta di più esso prova di essere l’alleato degli altri tawâghît, e di sostenere i loro regimi miscredenti che seminano la corruzione in seno alla popolazione oppressa. Ciò prova altresì che il regime saudita è andato così oltre nella sua lordura, da farsi beffe del fatto di aggiungere alla lista delle sue brutture quella di dare rifugio a un taghût miscredente.
Inoltre, ciò prova a qual punto il regime saudita si faccia beffe della sua [stessa] popolazione, poiché non presta alcuna attenzione alla sua volontà o ai suoi desideri. Il fatto di trovarsi su una riva, mentre le aspirazioni del suo popolo sono sulla riva opposta, non imbarazza minimamente questo regime, poiché si immagina che ciò non gli possa per nulla nuocere. In effetti, [il regime] conta sui sapienti dell’irjâ’ e del palazzo reale che detengono i mezzi per ammaliare i popoli allo scopo di colpevolizzarli e di anestetizzarli nel momento stesso in cui osino dire una parola di verità dinanzi ai governanti tirannici.
Inoltre, accogliendo il taghût tunisino, il regime dimostra di essere il compare [fedele] dei tawâghît arabi e dei loro regimi traditori e corrotti, tanto prima che dopo la loro caduta. È il primo responsabile del loro mantenimento e della loro sicurezza. Il regime saudita si augura anche di utilizzare la presenza del tiranno tunisino sul suo territorio come mezzo di pressione e di sedizione sul popolo tunisino musulmano allo scopo di trasmettere ad esso e alle altre popolazioni musulmane il messaggio seguente: “Non crediate che la sollevazione contro i tiranni sia una cosa semplice e una scelta facile come immaginate… Lo provano il caos e il disordine che ha fatto seguito alla rivolta dei tunisini contro il potere in carica…”. Essi si immaginano [senza dubbio] di trovare un mezzo per far rientrare il tiranno fuggito, perché governi di nuovo il popolo tunisino. Ma ne sono lontani!
Non sappiamo se ridere o piangere quando veniamo a sapere che, allo scopo di disorientare le popolazioni, i sapienti del palazzo reale fanno credere loro che la reazione del regime saudita deriverebbe dal principio di offerta di protezione, qual’è menzionato nel versetto:
E se qualche idolatra ti chiede asilo, concediglielo affinché possa ascoltare la Parola di Allah, e poi rimandalo in sicurezza. Ciò in quanto è gente che non conosce! (Corano IX. At-Tawba, 6)



Rispondiamo a questi ciarlatani che dissimulano la scienza e che utilizzano menzogne e sortilegi contro le popolazioni, che questo versetto fu rivelato a proposito degli associatori [idolatri] di base e non dei musulmani, mentre il tiranno cui avete offerto rifugio e asilo, è un zindîq[3] apostata di coloro aventi commesso un’apostasia aggravata[4] e composta[5]. Egli ha miscreduto, apostatato, aggravato la sua apostasia, ucciso, saccheggiato, depredato e combattuto l’Islâm e i musulmani pubblicamente e alla luce del sole. Ha seminato la corruzione sulla terra, ha oppresso un popolo musulmano per più di due decenni, ha lavorato duramente allo scopo di seminare la turpitudine in seno a loro… Nessuno ha il diritto di offrire asilo e rifugio a un tale individuo e di impedire l’applicazione della pena legale su di lui; e colui che lo faccia, incorrerà nella maledizione di Allah, dei Suoi Angeli e di tutta la gente, come precisato nell’hadîth autentico il cui il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) disse: “Colui che offra rifugio a un innovatore [ossia colui che abbia introdotto un’innovazione che comporti l’applicazione della pena legale] incorre nella maledizione di Allah, degli Angeli e dell’insieme della gente. Non sarà accettato da parte sua né atto obbligatorio né atto raccomandato [nel Giorno della Resurrezione]”[6]. Disse anche (pace e benedizioni di Allah su di lui): “Che Allah maledica colui che offre rifugio ad un innovatore”[7]. Ecco la parte riservata ai tawâghît sauditi nella religione di Allah, per aver offerto rifugio al loro fratello nella miscredenza, l’ingiustizia e la tirannia: la maledizione di Allah, degli Angeli e dell’umanità intera, che assaporino dunque la maledizione del popolo.
In quinto luogo:
Ci rivolgiamo francamente ai nostri fratelli e alle nostre famiglie tunisine dicendo loro: Avete compiuto il primo passo verso la vittoria, ma il cammino che resta da percorrere è il più duro. Ne avete attraversato la metà e realizzato, attraverso la vostra sollevazione, la metà della vittoria… avete fatto cadere il taghût e la sua famiglia, ma l’altra metà della vittoria resta da compiere, e cioè: che cosa avverrà dopo la sua caduta? Forse che un altro taghût lo sostituirà? Un taghût vestito a nuovo, accompagnato da nuovi slogans menzogneri? Forse che Shîn Al ‘Âbidîn è partito per essere sostituito dal peggiore dei criminali?
La vostra azione si fermerà là? Con la caduta del tâghût e della sua famiglia, e dopo nient’altro? Forse che la vecchia classe politica di questo tiranno, che è stata complice di tutti i suoi crimini, continuerà ad occupare il paesaggio politico tunisino sotto gli occhi di tutti?
Forse che il problema risiede unicamente nella persona del tâghût, senza tener conto del regime e dei suoi stretti collaboratori, che hanno eseguito questa politica criminale contro il popolo tunisino musulmano, che hanno vegliato alla sua applicazione e che continuano fino ad oggi a coordinare la loro azione con quella del tâghût fuggito?
Tali sono le questioni che ci preoccupano e che preoccupano ogni osservatore impensierito e animato da benevolenza verso la vostra rivolta, la vostra lotta e i vostri sforzi. In effetti, noi pensiamo che la risposta concreta a tutto ciò cominci col fatto di restare vigili e di non chiudere gli occhi, non potete dormire sugli allori prima di aver eradicato tutti i resti e le sequele lasciate da questo tâghût e dal suo vecchio regime, votate a perire col permesso di Allah.
Sicuramente, temiamo che la fiamma della vostra rivolta si spenga troppo presto, prima ancora che possiate condurre a termine la vostra missione; sarebbe allora difficile ravvivare questa fiamma.
Nel passato, sono le popolazioni [dei nostri paesi] che hanno pagato il prezzo più alto per liberarsi dal giogo della colonizzazione e dagli invasori e, in fondo, sono dei tawâghît criminali che hanno raccolto i frutti dei loro sforzi, della loro lotta e dei loro sacrifici. Sono dei tiranni criminali che parlano la nostra stessa lingua e che hanno il nostro stesso colore di pelle, ma i cui cuori somigliano a quelli dei lupi e delle volpi che si sono alleati coi nemici della Ummah, contro la Ummah e i suoi figli… Hanno governato il paese con una lancia di ferro e di fuoco e di politiche ancora più ingiuste di quelle adottate dai colonizzatori stessi. Ecco esattamente l’esperienza che non ci auguriamo di vedersi riprodurre per le nostre famiglie e la popolazione della Tunisia benamata.
In sesto luogo:
Gli Stati Uniti, con l’aiuto di altri paesi occidentali, così come dei loro agenti tra la gente della nostra origine, hanno già progettato i loro piani diabolici per il “dopo Ben Ali”. Questi piani si riassumono come segue:

1 – Mettere al potere un regime che allo stesso titolo del precedente veglierà a proteggere gli interessi degli Stati Uniti e dei paesi occidentali nella regione in generale e più particolarmente in Tunisia; che si tratti dei loro interessi politici, di sicurezza, economici o culturali, ivi compreso il riconoscimento dello Stato di Israele e delle relazioni amichevoli con esso.
2 – Sorvegliare l’Islâm politico con le sue dimensioni dogmatica e jihadica, impedirgli di progredire e di emergere, per timore che possa accedere a posizioni decisionali e influenti in seno alla società tunisina.
3 – Concedere uno spazio di libertà maggiore, paragonato alla situazione sotto il regime del tiranno dannato, in particolare per ciò che riguarda la libertà di culto a livello individuale e privato, fintantoché questa libertà non sfoci nel punto n˚ 2 precedentemente citato.
Ecco le principali caratteristiche del prossimo regime secondo la strategia degli Stati Uniti, secondo i loro desideri e la loro volontà, così come quella dei loro agenti provenienti dall’interno della società tunisina.
Ma noi diciamo agli Stati Uniti e a coloro che hanno aderito alla loro alleanza e alla loro strategia che il popolo tunisino è un popolo musulmano sunnita e omogeneo nella sua appartenenza religiosa e comunitaria. Non vi si riscontrano il comunitarismo o il settarismo confessionale che potrebbe porre in pericolo la sua armonia religiosa o la sua unità. In effetti, il caso contrario è spesso sfruttato allo scopo di dividere i popoli secondo il famoso principio: “divide et impera”. Così, questo popolo musulmano ha pienamente diritto a vivere in conformità con la sua appartenenza islamica, tanto sul piano politico che sul piano economico e sociale. I tunisini hanno il diritto di governare e di essere governati dall’Islâm. Le nostre famiglie in Tunisia – che Allah le protegga – non devono arrossire avanzando una tale rivendicazione e non devono in alcun caso accontentarsi si un’altra [opzione] che fosse al di sotto dello stabilimento di un regime che li governerà con l’Islâm.
Vedete bene tuttavia i comunisti e gli altri non religiosi tra la gente della nostra specie – in quanto rappresentanti dell’altro lato oscuro del regime e della tirannia di Ben Ali – non esitare un istante, con tutta la sfacciataggine e l’insolenza che ciò implica, a fare in modo che la Tunisia sia governata secondo le loro teorie, i loro principi e i loro valori atei e liberticidi e secondo la jâhiliyya occidentale intrusa inventata e ignobile.
Chi, di questi due gruppi, dovrebbe avere più vergogna? Chi sarebbe meglio si tirasse indietro e cessasse di rivendicare una maniera di governo conforme ai suoi giudizi e alle sue leggi? Colui che reclami che il paese e il popolo siano governati dal giudizio e dalla legislazione di Allah, il Creatore di tutte le creature e il Signore dei mondi, o piuttosto colui che rivendichi che il paese e il popolo siano governati dalle leggi del tâghût, le leggi della miscredenza, le leggi dell’ateismo, della perversione e della dissolutezza? Quale dei due gruppi ha maggior diritto di vivere in sicurezza? E quale dovrebbe maggiormente dar prova di pudore e di ritegno?

Allah l’Altissimo dice:

È la giustizia dell’ignoranza che cercano? Chi è migliore di Allah nel giudizio, per un popolo che crede con fermezza? (Corano V. Al-Mâ’idah, 50)
Ora, qualunque giudizio diverso da quello di Allah è un giudizio del tempo dell’Ignoranza (al-jâhiliyya). L’Altissimo dice anche:
Allah decide con equità, mentre coloro che essi invocano all’infuori di Lui, non decidono nulla. In verità Allah è colui che tutto ascolta e osserva (Corano XL. Ghâfir, 20)
E ancora:
Come potrei temere i soci che Gli attribuite, quando voi non temete di associare ad Allah coloro, riguardo ai quali, non vi ha fatto scendere nessuna autorità? Quale dei due partiti è più nel giusto, [ditelo] se lo sapete (Corano VI. Al-An‘âm, 81)
Così, colui che non aspiri ad essere governato dall’Islâm, colui che veda nel governo dell’Islâm qualcosa di imbarazzante di cui si debbano vergognare lui, la sua famiglia e il suo popolo, costui non è né credente, né musulmano; manca poco che sia un soldato tra i partigiani del tâghût decaduto, anche se pretenda apparentemente di opporvisi.
Allah l’Altissimo dice:
No, per il tuo Signore, non saranno credenti finché non ti avranno eletto giudice delle loro discordie e finché non avranno accettato senza recriminare quello che avrai deciso, sottomettendosi completamente (Corano IV. An-Nisâ’, 65)
E ancora:
Non hai visto coloro che dicono di credere in quello che abbiamo fatto scendere su di te e in quello che abbiamo fatto scendere prima di te, e poi ricorrono all’arbitrato del tâghût, mentre è stato loro ordinato di rinnegarli? Ebbene, Satana vuole precipitarli nella perdizione (Corano IV. An-Nisâ’, 60)
Queste persone che vogliono ricorrere al giudizio del tâghût e alle sue leggi al di fuori di Allah, la loro pretesa di essere credenti (supponendo che lo pretendano davvero) non è che una pretesa fassa e menzognera; si danno delle arie (da credenti) nonostante non siano stati gratificati [della fede] e ne siano sprovvisti; il peso del peccato di cui si caricano attraverso questa falsa pretesa, mentre sono colpevoli del contrario, è ancora più pesante e ben peggiore del fardello del kufr in sé stesso.

In settimo luogo:
Ha sempre fatto parte della politica dei tawaghît arabi di cui Ben Ali faceva parte, il fatto di svuotare la scena politica di personalità dotate di una leadership attiva. E semmai un personaggio che si distinguesse per la sua capacità d’occupare un tale ruolo fosse emerso, sarebbe stato immediatamente vittima di assassinio, di imprigionamento o di esilio. L’obiettivo è che i popoli perdano fiducia nella capacità di un cambiamento in meglio e che tutte le loro speranze siano legate alla persona del tiranno e del suo regime, come se si trattasse della sola opzione possibile e concepibile, e come se ogni tentativo di fare a meno di lui fosse sinonimo di distruzione e di caos per il paese e i suoi abitanti.
In effetti, in seguito ai decenni sventurati che hanno caratterizzato il regno del tâghût, la via tunisina musulmana manca oggi crudelmente di una leadership islamica forte, indipente e carismatica, capace di rappresentare le aspirazioni, le ambizioni, la cavalleria e l’eroismo del popolo tunisino musulmano. Per cui, quest’ultimo deve agire in fretta per trovare e far emergere i suoi leaders islamici sul terreno, dei leaders sinceri, competenti e indipendenti che parleranno a loro nome e che proteggeranno i sacrifici e le realizzazioni del popolo.
Così, non ci auguriamo, in questo periodo di transizione, di vedere il popolo tunisino musulmano seguire o allearsi ai partiti politici laici sviati o sospetti, qualunque bisogno li spinga a fare ciò, poiché l’alleato di un popolo fa parte di esso: “Colui che li prenda per alleati sarà dei loro” e “colui che rafforzi il rango di un popolo ne farà parte”. State dunque in guardia, o servi di Allah!
In compenso, facciamo appello alla creazione di un gruppo islamico indipendente che adotti il Corano e la Sunnah secondo la via dei Pii Predecessori, come metodologia, che vi si tenga fermamente, e che possieda una leadership forte e indipendente capace di essere all’altezza di questa religione così come all’altezza delle aspirazioni e delle ambizioni del popolo tunisino musulmano.
In ottavo luogo:
Infine, noi diciamo a tutti i popoli dominati da decenni dall’oppressione e dalla tirannia dei tawaghît: è giunto il tempo per voi di rovesciare questi tiranni ingiusti e di sbarazzarvi dei loro sistemi corrotti e miscredenti, conformemente alla parola del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam): “A meno che vediate in loro una miscredenza evidente, di cui abbiate una prova chiara proveniente da Allah”.
Certamente! È tempo di liberarvi dall’umiliazione, dalla paura e dal degrado. È tempo per voi di vivere come Uomini liberi, e non come schiavi sotto la servitù di altri schiavi o come un gregge sulla terra dei suoi padroni.
Sappiate che una sola cosa vi separa dalla vittoria e dal trionfo, dall’onore e dalla dignità: dovete spezzare le sbarre della paura lo spazio di una sola ora, poiché il tâghût non ha la forza di misurarsi col popolo per più di una battaglia, purché il popolo sia unito. E se egli cerchi di opporsi al popolo per la seconda o la terza battaglia, ne uscirà soltanto più fragile e indebolito. L’onorevole esperienza tunisina ne è la perfetta illustrazione.
Se volete distaccarvi dal tâghût, dovete prima liberarvi dalla paura che opprime i vostri petti. Il diavolo vi ispira questa paura a prezzo dell’onore e della dignità, vi fa temere i suoi alleati tra i tawâghît, rendendo piacevoli ai vostri occhi l’umiliazione, il degrado e la servitù agli uomini. Ora, il riscatto da tutto ciò è indubitabilmente più oneroso di quello dall’onore; Allah l’Altissimo dice:
Certo è Satana che cerca di spaventarvi con i suoi alleati. Non abbiate paura di loro, ma temete Me se siete credenti (Corano III. Âl-‘Imrân, 175)
E anche

Li temete? Allah ha più diritto di essere temuto,se siete credenti :(Corano IX. At-Tawba, 13)



Ci rivolgiamo altresì ai tawâghît al potere dicendo loro: “Sappiate analizzare i vostri popoli così come i movimenti popolari con molta attenzione, prima che sia troppo tardi e prima di mordervi le mani, il giorno in cui i rimorsi non vi saranno di alcuna utilità. Non lasciatevi ingannare dalla calma apparente del vulcano in ebollizione che non attende altro che il momento [opportuno] per esplodere. Non contate sulle vostre milizie criminali, considerate a torto come delle forze di sicurezza, con troppa fiducia mentre la sola sicurezza su cui vegliano è quella del tâghût, del suo palazzo e della sua famiglia.. Queste milizie non vi serviranno a nulla dinanzi alla collera delle popolazioni.
Dunque comprendete correttamente i vostri popoli e riconciliatevi con loro prima che giunga il giorno in cui né la comprensione né l’intesa, né la pace o la riconciliazione vi serviranno. Quel giorno, direte la stessa cosa che ha detto il tâghût tunisino al suo popolo: “Vi ho capiti, sì, vi ho capiti. Oggi vi ho finalmente capiti. Farò questo e quello”. Per poi mettersi ad illuderli con false speranze, come il diavolo che faccia delle promesse ai suoi alleati, ma la sua comprensione è giunta troppo tardi, nel momento in cui l’intesa e il dialogo non potevano che lasciar spazio ai rimpianti.
Insomma, la tirannia è un piacere effimero seguito dai rimorsi, dalla tortura e dalla maledizione dei popoli fino al Giorno del Giudizio:
Non c’è altro compenso per colui che agisce così se non l’obbrobrio in questa vita e il castigo più terribile nel Giorno della Resurrezione. Allah non è incurante di quello che fate (Corano II. Al-Baqara, 85)
Numerosi sono gli esempi ma poche persone ne traggono le lezioni necessarie. E non vi è forza né potenza che in Allah.

Abdul Mun’im Mustafa Halîma
Abû Bassîr At-Tartûssî
Redatto il 14/2/1432 dell’Hijrah – 18 gennaio 2011 (calendario gregoriano)
la presente traduzione è basata sulla versione francese (che Allah ricompensi le traduttrici âmîn)
Sito in arabo:

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[1] Letteralmente: “Lo spendore dei démoni”.
[2] Letteralmente: “Lo splendore degli adoratori”.
[3] Zindîq significa: falso devoto, irreligioso o ancora miscredente [ndt francese].
[4] L’apostasia aggravata (Riddatu Mughalladha) è citata in opposizione all’apostasia semplice (Riddatu Mujarrada). In effetti, l’apostasia è di due tipi: semplice o aggravata. Essa può essere aggravata in sé (es. Insultare Allah o il Suo Profeta) o a causa di tutto ciò che l’accompagna come corruzione, decadenza, omicidio e guerra contro l’Islam e i musulmani. In uno Stato Islamico, la pena legale relativa al colpevole di un’apostasia aggravata è applicata senza domanda di pentimento preliminare (Istitâba). Contrariamente all’apostasia semplice in cui è data al colpevole l’occasione di ritrattare e di pentirsi prima dell’applicazione della pena [ndt francese].
[5] Apostasia composta (Murakkaba): questo termine è talvolta impiegato come sinonimo dell’apostasia aggravata o può voler dire la somma di diversi tipi e diverse cause di miscredenza riunite nella stessa persona, e Allah è il più Sapiente [ndt francese].
[6] Al-Bukhârî.
[7] Muslim.



1 commento:

  1. بسم الله الرحمن الرحيم
    -Discorso del Shaykh Abū Basīr al-Ṭarṭūsī sui recenti avvenimenti in Egitto
    -Intervento di un fratello egiziano
    Data: 27/1/2011
    Download:
    http://www.archive.org/download/tartosi_27_1_2011_egypt/aldawh_3.ra
    http://www.archive.org/download/tartosi_27_1_2011_egypt/aldawh_3.mp3

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