La fantasia al potere: le invenzioni della propaganda occidentale contro la Repubblica Islamica dell’Iran :::: 24 Giugno 2009 :::: 10:38 T.U. :::: Analisi - Iran ::::
di Enrico Galoppini*
MoviSol - Movimento Internazionale per i Diritti Civili - Solidarietà Newsletter gratuita n. 26/2009
L'Impero Britannico è stato colto con le mani nel sacco, mentre i suoi agenti si adoperavano per trasformare in una sanguinosa "rivoluzione" le proteste (legittime) contro il risultato delle elezioni presidenziali iraniane del 12 giugno. A seguito di numerosi giorni di protesta da parte dei sostenitori del candidato Mir Hossein Mousavi, ufficialmente sconfitto dal presidente uscente Mahmoud Ahmadinejad, il leader religioso supremo Ayatollah Ali Khamenei si è rivolto alla nazione nel discorso del venerdì, il 19 giugno, in cui ha chiesto a tutti i partiti di disciplinarsi, sospendere le proteste e ricorrere alle vie legali per contestare i risultati. Khamenei ha colto l'opportunità per attaccare il nemico storico dell'Iran, la Gran Bretagna, come il "male supremo" tra le nazioni. Ha ammonito che gli agenti dell'impero sono intenzionati a fare ciò che hanno fatto in Georgia, Ucraina e altri paesi, e cioè manipolare la frustrazione giovanile con canali elettronici per farla insorgere contro i governi delle proprie nazioni. I giorni successivi hanno mostrato l'emergere proprio di una tale forza. Mentre svanivano le manifestazioni di massa pacifiche, nelle strade di Teheran comparivano squadre di violenti. Piccoli gruppi di non oltre 100 persone hanno cominciato a bruciare automobili e autobus e hanno attaccato i presidii della milizia Basaji. Domenica 21 giugno, il governo iraniano ha rincarato la dose contro i britannici. Il ministro degli Esteri Manuchehr Mottaki ha sollevato tre capi d'accusa contro il governo di Sua Maestà: 1. Addestramento dei terroristi. 2. Ingerenza nella destabilizzazione in corso a seguito delle elezioni. 3. Diffusione di disinformazione, e 4. Continuazione del ruolo storico di principale nemico della nazione iraniana e dei suoi vicini, compreso il ruolo svolto nel convincere gli USA a invadere l'Iraq con falsi pretesti e nell'aumentare la produzione di droga nei territori afgani controllati dalla Gran Bretagna. Mottaki ha lanciato le sue accuse ad un briefing per diplomatici stranieri tenutosi al ministero degli Esteri. Il giorno precedente, il ministero della sicurezza iraniano aveva annunciato di aver identificato e arrestato un vasto numero di membri dell'Organizzazione Mujaheddin Khalq (MKO), coinvolti nei disordini della capitale. Secondo i funzionari della sicurezza, così come riferito dal canale televisivo iraniano Press TV, i membri arrestati hanno confessato di essere stati addestrati nei campi iracheni di Ashraf per creare caos post-elettorale a Teheran, e di aver ricevuto indicazioni dalla direzione del MKO a Londra. La televisione nazionale iraniana ha trasmesso i nastri di una conversazione telefonica tra una donna a Londra e alcuni degli arrestati, in cui la donna impartiva ordini su dove, come e quando attaccare i bersagli. Domenica, a poche ore dal discorso di Mottaki, le autorità iraniane hanno chiesto al corrispondente della BBC John Leyne di lasciare il paese entro 24 ore. In effetti, la BBC ha organizzato la sua pagina web sull'Iran come war room. I facinorosi hanno usato il sito della BBC per mandare coordinate su dove e quando eseguire gli assalti, e per ricevere istruzioni.
IRAN: Londra nel mirino. Accusata di essere dietro le violenze:::: 22 Giugno 2009 :::: 6:10 T.U. :::: Analisi :::: di Leila Mazboudi*
di Enrico Galoppini*
In questi giorni, a chi segue le notizie provenienti dall’Iran e cerca d’interpretare la portata degli eventi in corso, non sarà sfuggito il totale allineamento pro-“dimostranti” di tutte le opinioni ammesse dal sistema mediatico occidentale. Non solo quello “ufficiale” delle tv e dei giornali ad alta visibilità (garantita dal meccanismo delle rassegne stampa), ma anche di gran parte di quello per così dire “alternativo” dei siti e delle agenzie “pacifiste”. La voce unanime che accomuna tutti costoro è che le elezioni presidenziali iraniane sono state “falsate da brogli” e che gli iraniani vogliono “libertà e democrazia”. E tanto basterebbe per convincere un pubblico naturalmente distratto e non qualificato della bontà dei motivi per cui “gli iraniani” scendono in piazza per protestare contro “il regime”.Tra tutti i motivi messi in giro dalla macchina disinformativa ci ha colpito in particolare quello di chi è giunto – in una sede considerata “autorevole”, gestita da “accademici” - a definire "resistenza" un'organizzazione come quella dei “Mujahidin del Popolo” resasi responsabile di una catena ininterrotta di attentati in tutto l’Iran (v. il famoso "terrorismo" contro cui tutti dovremmo unirci). Forse costoro credono sia giunto il loro momento di gloria? Ci si può documentare facilmente sulle imprese di questa organizzazione e la scia di sangue che sin dall’inizio della Rivoluzione del ’79 ha colpito la Repubblica Islamica dell’Iran. Purtroppo per gli sponsor di questi "resistenti", accolti non molto tempo fa con grandi onori presso il Parlamento Europeo (!) dagli agenti che in quella sede ha il partito americano-sionista, la nuova "rivoluzione colorata" (di verde!) pare già abortita prima di condurre all'agognato abbattimento del "regime". Non ce la possono fare dall'esterno, militarmente, sia perché impantanati in Iraq e Afghanistan, sia perché l'Iran è inattaccabile, iperprotetto ed armato com’è fino ai denti, quindi hanno scelto di giocare la carta della sovversione interna, resa difficilissima però dall'assenza in loco delle ONG delle "rivoluzioni colorate" e delle tv private.La macchina della propaganda occidentale, come detto, va a tutto gas, sempre più patetica e dalla fervida immaginazione. Gli inviati-fotocopia che si dolevano di non poter più "informare" a causa della scadenza dei visti (hanno mai intervistato, questi "professionisti", un sostenitore di Ahmadinejad?) si sono ridotti a smanettare su Facebook e su qualche altro arnese simile alla ricerca dell’ultimo “video-verità”. S’è narrato d’un inesistente "attentato suicida" al mausoleo dell'Imam Khomeyni, sul quale ora, guarda caso, s’allunga postumo lo zolfo della “benevolenza” del Mossad nei mesi che precedettero la rivoluzione (“potevamo ucciderlo, ma non lo facemmo: ne siamo pentiti”, hanno messo in circolazione)... Si sparano cifre tonde di "martiri" senza uno straccio di prova: anche la "martire Neda" presto si rivelerà essere l'ennesima trovata mediatica da affiancare al mitico “cormorano iracheno” inzuppato di petrolio (del Mare del Nord). In apici di sbornia mediatica s’è gridato anche all’acido lanciato dagli elicotteri dei Basij!Le foto che circolano dalla rete anche nei tg dimostrano solo che c'è una “mobilitazione di piazza” dei sostenitori di Moussavi contro Ahmadinejad e quel che rappresenta, in politica interna ed estera. Dimostrano anche che c'è una "repressione". Ma la cosa finisce qui. Perché se i risultati delle elezioni sono veritieri (ed i "brogli" non possono essere dell'ordine dei 30 punti di scarto!), questa operazione si chiama "colpo di Stato". E come ad ogni latitudine le autorità non possono non intervenire per sedare ogni tentativo di questo tipo. Nel “democratico” Occidente, per molto meno, non succederebbe una carneficina (al di là del giudizio su quelle vicende, ci si ricordi di quel che accadde a margine del G8 di Genova)? Si assiste, inoltre, a tentativi di “colonialismo elettorale”; così, sulle prime, i “verdi” hanno sperato di far ripetere le elezioni alla presenza di "osservatori". Ma da quando un Paese sovrano accetta simili imposizioni? Ahmadinejad viene presentato sempre più come un "nuovo Hitler", mentre giganti eurasiatici del calibro di Turchia e Russia, a margine della riunione della Organizzazione della Conferenza di Shanghai gli riconoscono la rielezione (e poi sarebbero loro, due terzi d’Eurasia, che “si isolano”…). Un presidente che è amato dalle classi popolari perché incarna i valori della "tradizione", detestato dalle classi già agiate (simili a quelle mandate a ''spentolare' a Caracas nel 2002, aizzate dalla Cia e dalle tv private) che vorrebbero diventarlo sempre di più! Il Presidente iraniano – nella neolingua dei megafoni dell’informazione – sarebbe addirittura ‘reo' d'aver aumentato pensioni e stipendi, il che ha dato lo spunto, per i soliti in malafede, di dire che "è in campagna elettorale da 3 anni": insomma, non è importante cosa si fa, ma "chi fa cosa"!Quanto al posizionamento dell'Iran in politica estera, un'inversione di rotta farebbe molto comodo a Usa e soci. La linea seguita sin qui è quella giusta, compreso il "nucleare iraniano", che nasconde la vera posta in gioco, quella energetica (quindi, politica con la P maiuscola). Ecco cosa sono gli “studenti e gli operai” di cui vaneggiano vecchie ciabatte dell’”antimperialismo” totalmente a digiuno di geopolitica.Ma chiediamoci: perché tutta questa agitazione intorno all'Iran? Perché il risultato delle elezioni (alle quali ha partecipato l'85% degli aventi diritto, a differenza delle nostre elezioni, che ormai non entusiasmano più nessuno) dovrebbe essere "falsato"? Chi lo dice? Qualche istituto "indipendente"? E chi è che ha l'autorità per ficcare il naso in questo modo in casa d'altri? Noi lo sopporteremmo (in effetti lo facciamo, dal '45 in poi, passando per i "casi" Mattei, Moro, “misteri d’Italia”, servizi cosiddetti "deviati" e "terrorismo rosso” e “stragismo nero", Cermis, Mani Pulite, fino alle ultime uscite su "Papi&Noemi", e la cosa non ci fa molto onore come "popolo italiano"). Insomma, qual è il "problema" con l'Iran? Quale "pericolo" rappresenta per noi? Parliamone, magari in un confronto tra “punti di vista” divergenti così come piace alla retorica “democratica”, così vediamo di chiarire una cosa che altrimenti rischia di non assumere connotati chiari (le manfrine sui "diritti umani" lasciamole perdere, perché chi ne fa uno strumento di pressione in giro per il mondo è il primo che dovrebbe starsene zitto).La verità – oltre al dato geopolitico - è che non si vuol prendere atto da trent'anni che nel 1979 in Iran è avvenuto un evento di quelli che andrebbero studiati sui manuali di Storia, come l'89 della Rivoluzione francese o il '17 della Rivoluzione bolscevica, che a torto o a ragione sono considerate delle date-simbolo. Questo rifiuto di accettare che anche i non europei possano scrivere pagine di "storia universale" è uno dei tanti segni della boria della cosiddetta "civiltà occidentale" e dei suoi rappresentanti. Una cosa è certa: dall'esito di questa situazione in Iran dipenderà molto di quel che resta di speranza, per noi italiani ed europei, di affrancarsi dalla presa del dominio occidentale.
*Enrico Galoppini, saggista e traduttore dall'arabo, diplomato in lingua araba a Tunisi e ad Amman, ha lavorato nell’ambito di progetti internazionali (ad es. in Yemen) ed ha insegnato per alcuni anni Storia dei Paesi islamici presso le Università di Torino e di Enna. È nel comitato di redazione della rivista di Studi geopolitici “Eurasia” (www.eurasia-rivista.org). Particolarmente interessato agli aspetti religioso e storico-politico del mondo arabo-islamico, alla storia del colonialismo, all'attualità politica internazionale, ma anche ai viaggi e a fenomeni di costume, collabora o ha collaborato a riviste e quotidiani tra cui "LiMes", "Imperi", "Eurasia", "Levante", "La Porta d'Oriente", "Kervàn", "Africana", "Meridione. Sud e Nord del mondo", "Diorama Letterario", "Italicum", "Rinascita". Tra le sue pubblicazioni: "Il Fascismo e l'Islàm" (Edizioni All'Insegna del Veltro, Parma 2001), Islamofobia (Edizioni All'Insegna del Veltro, Parma 2008).
Pubblicato su "Eurasia", Rivista di Geopolitica
MoviSol - Movimento Internazionale per i Diritti Civili - Solidarietà Newsletter gratuita n. 26/2009
L'Impero Britannico è stato colto con le mani nel sacco, mentre i suoi agenti si adoperavano per trasformare in una sanguinosa "rivoluzione" le proteste (legittime) contro il risultato delle elezioni presidenziali iraniane del 12 giugno. A seguito di numerosi giorni di protesta da parte dei sostenitori del candidato Mir Hossein Mousavi, ufficialmente sconfitto dal presidente uscente Mahmoud Ahmadinejad, il leader religioso supremo Ayatollah Ali Khamenei si è rivolto alla nazione nel discorso del venerdì, il 19 giugno, in cui ha chiesto a tutti i partiti di disciplinarsi, sospendere le proteste e ricorrere alle vie legali per contestare i risultati. Khamenei ha colto l'opportunità per attaccare il nemico storico dell'Iran, la Gran Bretagna, come il "male supremo" tra le nazioni. Ha ammonito che gli agenti dell'impero sono intenzionati a fare ciò che hanno fatto in Georgia, Ucraina e altri paesi, e cioè manipolare la frustrazione giovanile con canali elettronici per farla insorgere contro i governi delle proprie nazioni. I giorni successivi hanno mostrato l'emergere proprio di una tale forza. Mentre svanivano le manifestazioni di massa pacifiche, nelle strade di Teheran comparivano squadre di violenti. Piccoli gruppi di non oltre 100 persone hanno cominciato a bruciare automobili e autobus e hanno attaccato i presidii della milizia Basaji. Domenica 21 giugno, il governo iraniano ha rincarato la dose contro i britannici. Il ministro degli Esteri Manuchehr Mottaki ha sollevato tre capi d'accusa contro il governo di Sua Maestà: 1. Addestramento dei terroristi. 2. Ingerenza nella destabilizzazione in corso a seguito delle elezioni. 3. Diffusione di disinformazione, e 4. Continuazione del ruolo storico di principale nemico della nazione iraniana e dei suoi vicini, compreso il ruolo svolto nel convincere gli USA a invadere l'Iraq con falsi pretesti e nell'aumentare la produzione di droga nei territori afgani controllati dalla Gran Bretagna. Mottaki ha lanciato le sue accuse ad un briefing per diplomatici stranieri tenutosi al ministero degli Esteri. Il giorno precedente, il ministero della sicurezza iraniano aveva annunciato di aver identificato e arrestato un vasto numero di membri dell'Organizzazione Mujaheddin Khalq (MKO), coinvolti nei disordini della capitale. Secondo i funzionari della sicurezza, così come riferito dal canale televisivo iraniano Press TV, i membri arrestati hanno confessato di essere stati addestrati nei campi iracheni di Ashraf per creare caos post-elettorale a Teheran, e di aver ricevuto indicazioni dalla direzione del MKO a Londra. La televisione nazionale iraniana ha trasmesso i nastri di una conversazione telefonica tra una donna a Londra e alcuni degli arrestati, in cui la donna impartiva ordini su dove, come e quando attaccare i bersagli. Domenica, a poche ore dal discorso di Mottaki, le autorità iraniane hanno chiesto al corrispondente della BBC John Leyne di lasciare il paese entro 24 ore. In effetti, la BBC ha organizzato la sua pagina web sull'Iran come war room. I facinorosi hanno usato il sito della BBC per mandare coordinate su dove e quando eseguire gli assalti, e per ricevere istruzioni.
IRAN: Londra nel mirino. Accusata di essere dietro le violenze:::: 22 Giugno 2009 :::: 6:10 T.U. :::: Analisi :::: di Leila Mazboudi*
La storia si ripete, è quello che i dirigenti iraniani sembrano imparare in seguito al movimento di protesta contro la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Ed è la Gran Bretagna che sempre di più si trova nel loro mirino, sospettata di aver ripreso, come in passato, il suo ruolo di perturbatore in Iran, e di essere dietro le violenze scoppiate nelle strade di Teheran. Il primo ad avere suonato l'allarme contro Londra è stato il numero uno, la Guida suprema Sayed Ali Khamenei: "I diplomatici di diversi paesi occidentali, che finora ci hanno parlato con il linguaggio diplomatico hanno dimostrato il loro vero volto, in primo luogo il governo britannico", ha proclamato nel suo discorso di venerdì sulle elezioni presidenziali iraniane, mentre la folla ha gridato "Abbasso la Gran Bretagna". Questa domenica, anche il presidente eletto, Mahmoud Ahmadinejad ha fatto riferimento all’ingerenza inglese e statunitense: "Non entrerete nella cerchia di amici della nazione iraniana tenendo proponimenti frettolosi. Per questo motivo, vi chiedo interrompere la vostra ingerenza." ha scritto sul suo sito web. In precedenza, il ministro degli Esteri iraniano, Manouchehr Mottaki, era andato ben oltre, accusando Londra di aver cospirato contro le elezioni presidenziali. Nel corso di un incontro con i diplomatici, citato dal canale satellitare in lingua inglese "Press TV", aveva osservato che "è da due anni che Londra prepara un siluro contro le elezioni presidenziali iraniane:" Abbiamo notato un afflusso (dalla Gran Bretagna) prima delle elezioni", ha affermato, riferendosi alla presenza di "elementi legati ai servizio segreti britannici". La Gran Bretagna "voleva che nessuno si recasse al voto", "questa era la linea dei media britannici", ha aggiunto. Infatti, questi media hanno, fin dalle prime ore, e senza prove, adottato il punto di vista dei perdenti alle presidenziali, contestando l'esattezza delle cifre ufficiali e pubblicandole prematuramente. Da questo momento viene alla luce tutta l'ampiezza dell’ingerenza britannica, che, quindi, non era limitato ai soli mezzi di informazione. Un ruolo importante è stato assunto nelle recenti dimostrazioni dai membri dell’ “Organizzazione dei Mujahidin del popolo”, vietata in Iran, che sono stati arrestati dai servizi di sicurezza.Secondo il ministero in questione, essi hanno confessato di essere stati addestrati da soldati britannici di stanza in Iraq. Nel corso degli ultimi due anni, diverse reti terroristiche, con l'obiettivo di creare disordini in Iran, erano state smantellate in molte province iraniane, nella provincia araba di Al-Ahwaz, e in quella turcomanna del Balochistan. Essi hanno inoltre confessato di aver legami con il Regno Unito. L'avversione di Londra contro Teheran non è un segreto per nessuno, a causa della vittoria della rivoluzione di Imam Khomeini, il quale è riuscito a detronizzare uno degli alleati pro-occidentali più vicini a Londra (ed anche a Washington). Data la storia di interferenza e cospirazioni pianificate da parte dei vari governi di sua maestà "in questa regione come altrove nel mondo, le accuse iraniane contro l'ex Impero del Sol Levante, sono più plausibili che i dinieghi del segretario degli Esteri britannico, David Miliband, per il quale "il Regno Unito è irremovibile sul fatto che sia il popolo iraniano a scegliere il proprio governo e le autorità iraniane a garantire l'imparzialità dei risultati (elezioni presidenziali) e proteggere i loro concittadini."Nel 1953, è stato il Regno Unito che ha indotto gli Stati Uniti arovesciare il governo popolare di Mossadegh. Aveva deciso di nazionalizzare il settore petrolifero iraniano. Ahmadineajd è stato molto più audace.
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