domenica 28 febbraio 2010

LE SCUSE DEL QUOTIDIANO DANESE POLITIKEN

27/feb/2010                          

VITTORIAAA: ILQUOTIDIANO DANESE POLITIKEN HA CHIESTO SCUSA PER LE VIGNETTE!


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(ASCA-AFP) - Copenaghen, 26 feb - Il quotidiano danese Politiken ha presentato le proprie scuse ai musulmani per averli offesi riproducendo nel 2008 controverse caricature di Maometto.
Insieme alle scuse il Politiken ha firmato un accordo con otto organizzazioni, che rappresentano circa 95.000 discendenti del Profeta, con cui si impegna a non ripetere la pubblicazione di tali vignette.
Toeg Seindenfaden, editore del giornale, che e' il primo media danese a rendere tali giustificazioni, ha detto: ''Non era nostra intenzione''.
Gli otto firmatari dell'accordo fanno parte di Egitto, Libia, Qatar, Giordania, Arabia Saudita, Libano, Territori palestinesi, Australia e di un'organizzazione egiziana, Niqabat al-Ashraf, che conta quasi 70.000 iscritti.
Questo compromesso, tuttavia, ha suscitato la forte condanna di gran parte dell'ambiente politico danese secondo cui il Politiken si e' messo in ginocchio sacrificando la liberta' di espressione, considerata un caposaldo della democrazia danese.
Fra gli altri quotidiani danesi denunciati dai musulmani c'erano anche il Jyllands-Posten e il Berlingske Tidende.
Dodici vignette del Profeta Maometto erano state pubblicate per la prima volta nel 2005 dal Jyllands-Posten, causando la protesta della comunita' musulmana in Danimarca.
Le immagini nel 2008 erano poi state riprodotte da altri due quotidiani e tra questi c'era il Politiken.
Il 28 agosto scorso, l'avvocato saudita, Faisal Ahmed Zaki Yamani, ha chiesto ad 11 quotidiani danesi, che hanno riprodotto le vignette, di rimuovere le immagini dai loro siti web e di formulare delle scuse ai musulmani con la promessa che episodi del genere non si sarebbero mai piu' verificati.
red/mcc/alf


tradotta dal bosniaco da muamera
riportato da Janua Coeli il 28 Febbraio 2010

lunedì 22 febbraio 2010

NOI SIAMO TUTTI SERVITORI - Discorso di Maulana Shaikh Nazim An-Naqshabandi

Qual‘è il dovere di un servitore? 



                        Maulana Shaikh Nazim An - Naqshabandi






Un servitore deve prestare attenzione ed ubbidire! Se voi avete un servitore vi deve prestare attenzione ed ubbidire, questa è la definizione di Servitù. Se voi date lavoro ad un lavoratore e questi non vi ascolta e non lavora per voi, allora questi non è ne un lavoratore e nemmeno un servitore. Noi tutti siamo servitori! Ma servitori di chi? Noi siamo servitori del nostro Signore, di Colui che ci ha creati, che ci ha donato la Vita e che ci ha provvisto con tutto l‘immaginabile ancor prima che noi potessimo pregarLo di tutto ciò. Il Signore del Cielo è Uno, Egli è il Sultano e mai possono due Re sedere su di un Trono. Così come due persone non possono trovar posto su questa sedia e non ci stanno nemmeno due Re su di un Trono. Ci fu un tempo in cui in Europa al tempo dei Re in certe occasioni c‘erano due seggiole. In alcune cerimonie si ponevano due seggiole, un Trono per il Re ed un Trono per la Regina. Questo era un costume in uso tra loro. Certo che questo costume di porre due seggiole non dimostra in alcun modo che fosse l‘originaria dottrina del cristianesimo. Al tempo dei Re, prima di Gesù Cristo - la Pace sia con Lui - sedeva solo il Re sul Trono, senza una Regina. Io non ho mai sentito che il Re Salomone sedesse insieme alla sua Regina sul Trono, e questi Re erano nello stesso tempo Sovrani e Profeti. Che la Regina sedesse accanto al Re è un costume nuovo introdotto dalle genti. No,questo usanza non fu ordinata o anche solamente accennata in alcun Libro Sacro!







                                              Papa Giovanni Paolo II
Come Voi e chiunque sa, anche il Papa o Patriarca possiede un Trono, ma certamente accanto a Lui non siede mai una Suora (Madre) superiore alla quale Egli dice :” Che cosa ne pensi di ciò?” oppure che Le chiede una qualsiasi cosa. Per il Papa c‘è sino ad oggi solo una „Santa Seggiola”.Egli ha abbandonato il Mondo e sino alla sua fine Egli ha conservato questa antica tradizione.Ora questo Papa, del quale tutto il mondo era contento, ha abbandonato questo Vita. Una moltitudine di esseri umani era contenta di Lui, lo amava e lo rispettava. Ora ci ha lasciati. La sua vita appariva come un film che si sarebbe potuto girare, come da un copione, ed oggi questo ottantacinquenne si è separato da questo Mondo e la sua intera vita appare come un sogno. In televisione mostrano ora brani di questa sua intera vita che ora è diventata un Sogno. Ieri Egli viveva ancora ed oggi la sua vita è finita ed egli è ritornato là da dove era venuto. Egli credeva al Vecchio ed al Nuovo Testamento e, come mi fu riferito, rispettava anche il Santo Corano e diceva che era di Origine celeste. Poichè un Papa non può essere un vero Papa senza accettare tutti i Libri Santi - può essere che Egli lo dica pubblicamente o lo celi segretamente per sè stesso. Su di Lui mi è stato riferito ( dal defunto, durante l‘ultimo Ramadan, Gran Muftì siriano Sceicco Ahmad Kuftáro, che il Papa in una conversazione privata glielo aveva confidato) che Egli rispettava il Santo Corano. Egli accettava che il Santo Corano fosse stato inviato dal Cielo (ed Egli confidò allo Sceicco Ahmad Kuftáro in quella conversazione,che Egli non andava mai a dormire senza aver prima recitato qualcosa dal Santo Corano). Ora ha Egli abbandonato questo mondo. Egli fu un essere umano che non arrecò male a qualcuno ed egli apparteneva a quegli ultraottantenni ai quali Allah l‘Onnipotente lancia uno sguardo e sui quali Egli disse: „ Chi supera l‘età di ottant‘anni appartiene ai Miei „Schiavi Liberati” „. Il suo volto era il volto di un Buono. Io  Venerdì Notte ho pregato il Signore del Cielo, il Nostro Signore, Allah l‘Onnipotente, per un poco di Misericordia del Suo Oceano Senzafine di Misericordia e questa Preghiera è stata accettata e una delle nostre Forze Spirituali era presente quando Egli abbandonò questo mondo,affinchè la Sua Anima non fosse sfiorata da una qualsiasi Anima cattiva, Egli per questo era difeso.Questo è un Messaggio gioioso per tutti coloro che mostrano rispetto per altri esseri umani. Fa parte delle caratteristiche dell‘Islam di rispettare qualcuno e per questo di essere rispettato. Per questi motivi Egli appartiene a coloro ai quali va tributato rispetto. E nessuno può giudicare in quale condizione fisica un Uomo abbandona questa vita. Ognuno arriva ad un determinato punto nel quale la sua Via porta in Paradiso, ma è anche vero che per .alcuni il punto finale è l‘Inferno, la loro Via li porta direttamente all‘Inferno. Questo è uno dei segreti della vita umana. Solo pochi Uomini spirituali, Santi, Amici di Dio, possono essere testimoni,quando le Anime vengono prese,dove la loro Via porta, - in Paradiso o all‘Inferno - e riconoscere alcune caratteristiche, che Allah l‘Onnipotente ama vedere nei Suoi Servi e che portano ogni persona in Paradiso. Il Profeta (s.a.s.) disse che Imán, il Credo o la Fede, contiene settanta diversi Piani di espressione. Il più grande di questi è la Fede a „La ilaha illAllah Muhammdu r- Rasulullah „ il più basso è composto nel suo interno dalla proprietà di allontanare dalla Via (verso il Paradiso) un ostacolo. Queste sono le Parole dell‘ultimo Profeta (s.a.s.), che conferì Onore all‘intera Creazione, a tutti gli Universi che furono creati in suo Onore.In Suo Onore fu creato Adamo (u), Noha fu creato in Suo Onore, Abramo fu in Suo Onore creato, Ismáil, Isaac e suo figlio Sayyidùna Yaqub e suo figlio Sayyidùna Yusúf la Pace di Allah sia su tutti loro - furono anch‘essi creati in Suo Onore, così pure le dodici tribù,dalle quali una linea di derivazione fu preservata al Profeta, dalla quale poi Sayydùna Mùsà, Sayydùna Dawud, Sayyduna Sulayman, Sayyduna Zakariya, Sayyduna YaYà, Sayyduna Issa - la Pace sia su tutti loro, scaturirono. Ognuno che accetterà ciò sarà onorato! Tutti escluso Schaytan che si rifiutò di inchinarsi per onorare ed accettare Sayyduna Muhammad (s.a.s). Che accadde con lui quando precipitò giù? Egli precipitò al livello più basso: egli fu trasformato da una buona, eccellente Esistenza, da quella bella apparizione (quale Azazil era), e si trasformò in quella sporca ed odiosa figura nel momento in cui, come Schaytan si vestì con gli abiti della Vergogna! Egli tenta sempre di impedire agli esseri umani di accettare quegli Onoratissimi. Tuttavia non serve a nulla, Allah l'Onnipotenete, dice che gli Ahlu l-Kitab, coloro ai quali furono dati i primi Sacri Scritti, alla fine devono credere a lui(Schaytan). Lui (il Papa) ha accettato tutto ciò, voglia Allah perdonare noi e tutti i morti. Egli ora si trova alla Presenza del suo Signore, ed Allah sa, che cosa fa il Suo Servitore. Noi siamo Servitori, Egli è il nostro Signore, Allah l'Onnipotente La Sovranità Assoluta appartiene solo ad Allah l'Onnipotente - Madad yà Sultanu l-Auliyà - per questo c'è solo un Trono, non due! L'unico Trono, il Trono Divino, appartiene solo al Re del Cielo. Nessuno siede alla sua Destra o alla sua Sinistra, no, questo non può essere!Voi pensate che il Papa, alla sua destra ed alla sua sinistra avesse qualcuno che accanto a lui sedesse?E Allah non è un Uomo! Nessuno può affermare che il nostro Signore sia come noi, ciò è totalmente impossibile! Egli è il Signore, l'assoluto Sovrano, e tutti sono i suoi servitori. Ed il vostro Signore, il nostro Signore, pretende da Voi, che voi vi incamminiate verso il servizio divino, e che voi lo serviate. In ciò consiste il nostro Onore! Non affermate (o pretendete) «Io sono questo oppure quello». È vero, il Papa indossa moltissimi meravigliosi, Vestimenti. Ma di certo se glieli si toglie, che cosa alla fine rimane? Il defunto Papa si vestiva con questi abiti ed era quindi per loro mezzo  che si riconosceva chiaramente che Egli era il Papa.Se gli avessimo tolto questi abiti e gli avessimo lasciato solo un paio di pantaloni corti e una camicia chi, avrebbe detto: «Oh, questo è il Papa»? Ma come poi? Un Papa in Short e canottiera, in mutande?» E che? È questo il Papa? « Io non ci credo » qualcuno avrebbe detto. E un altro avrebbe detto: « O Fratello mio, si dice che questi sia il Papa!» «Non ci credo!» Certo se Egli appare vestito con i suoi abiti cerimoniali, ognuno dice: « Oh questi è il Papa!» . Ciò significa che ogni vestito fa il Papa, ma non lui stesso. Un essere umano che solo per mezzo dei suoi vestiti viene riconosciuto, non ha egli stesso alcun valore. A che cosa vi serve se ciò che vi dà Onore sono solo dei Vestimenti? Gli esseri umani inseguono questa stupida arte di onore che dipende dagli abiti, come uniformi da parata, che i generali indossano in avvenimenti speciali con cinture e sciabole da parata così che la gente stupita domanda « Chi è questo?» e se vengono loro portati via stanno la impalati come buoi e la gente dice: «Ma che è quello? Un Maresciallo di campo? Come può essere tutto ciò? Ma guardalo bene ancora?». Se sono questi vestiti che vi concedono Onore, ciò significa, che voi siete Niente! Secondo le regole del diritto islamico vi vengono per questo,quando voi morirete, tolti tutti gli abiti ed il Servitore, che abbandona questo Mondo, vede se stesso, ed aspetta e guarda che tipo di abiti gli vengono mandati dal Cielo. Se gli Angeli portano giù abiti celestiali questo è vero Onore: un vestito composto di Onore proviene dal Cielo e non dagli Uomini. Ma gli Uomini ingannano sè stessi con simili insensate cose come Decorazioni, il coprirsi di Ordini ed il posare davanti allo specchio: « Così io devo apparire» - « Essi non possono nemmeno sorridere.» Se si dice: «Ma sorridi almeno!» essi dicono: « No, non posso!». O Voi o Uomini, guardate in quale vestito sarete vestiti nell'ultimo giorno, se voi sarete vestiti con i vestiti di questo mondo: un vestito d'onore oppure uno della Vergogna?Se voi desiderate vestire gli abiti dell'Onore, perseverate quindi nel Servizio del Nostro Signore ed allora sarete vestiti negli abiti dell'Onore della Servitù. In questo consiste il vostro Onore! Voglia Allah perdonarci e voi benedire affinchè Voi possiate raggiungere gli infiniti Mari del Perdono! Noi preghiamo il nostro Signore, Allah l'Onnipotente, di perdonarci: O nostro Signore, per volere di Sayyduna Muhammad (s.a.s.) perdonaci per l'Onore del più Onorato che si trova nella Tua Presenza Divina.



Al - Fatiha



Übersetzung aus dem Englischen: Abd al-Hafidh Wentzel, Warda Publikationen, nach einem englischen Transkript von Khairiyah Siegel per la versione tedesca.

Traduzione dal tedesco in italiano : Luciano Harûn Abdul Nûr Cabrini pubblicato su Janua Coeli

mercoledì 17 febbraio 2010

PETIZIONE PRO-NIQAB AL SENATO

Petizione pro-niqab al Senato






                                                                                                          









Alhamdulillah, la nostra sorella Muamera ha presentato al Senato della Repubblica una petizione in difesa del niqab:

Legislatura 16º – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 325 del 02/02/2010

Petizioni, annunzio

Sono state presentate le seguenti petizioni:

la signora Deborah Callegari Hasanagic, di Trento, chiede che non si proceda all’approvazione di proposte di legge volte a proibire l’uso del burqa, del niqab o del velo islamico (Petizione n. 1028)>>>


Testo inviatomi da Aisha Farinae pubblicato da Muamera sui suoi Blogs.

sabato 13 febbraio 2010

In memoriam Pio Filippani Ronconi

12/02/10
In memoriam Pio Filippani Ronconi
Pio Filippani Ronconi
(Madrid, 10 marzo 1920 – Roma, 11 febbraio 2010)


E' stato uno storico delle religioni, conoscitore di tradizioni mistiche del vicino e dell'estremo oriente e di numerose lingue orientali (fra cui, il sanscrito, l'arabo e molti dialetti dell'India). Nato da famiglia aristocratica (Patrizi Romani e Conti del Sacro Romano Impero), allo scoppio della guerra civile spagnola rimase orfano della madre, fucilata dai repubblicani. Tornato in Italia con la famiglia, si dedicò allo studio universitario delle lingue indoeuropee e di altre lingue quali il turco, l'arabo, l'ebraico e il cinese e per questo fu più tardi impiegato all'EIAR come lettore dei radiogiornali in lingua straniera. Intanto i suoi interessi spirituali lo portarono alla pratica del Tantra e alla conoscenza di Julius Evola e di altri personaggi del Gruppo di Ur.
Allo scoppio della II guerra mondiale si arruolò volontario tra gli Arditi, e combatté in Libia. Venne ferito due volte e ricevette alcune onorificenze. Dopo la caduta di Mussolini e la fondazione della Repubblica Sociale Italiana, si arruolò con il grado di Obersturmführer ("comandante superiore assaltatore", corrispondente al grado di tenente) nella Legione SS Italiana, formazione appartenente alle Waffen SS europee e per il suo impegno nella difesa del fronte a Nettuno ricevette dal comando tedesco la Croce di Ferro.
Dopo la II guerra mondiale, fu impiegato all’ufficio radiodiffusione per l’estero della presidenza del Consiglio. Conobbe in questo periodo Massimo Scaligero attraverso il quale si avvicinò agli scritti di Rudolf Steiner, ma negli anni seguenti elaborò una propria visione dell'antroposofia, depurata dei suoi aspetti cristiani e focalizzata invece sugli antichi paganesimi indoeuropei, anche se in effetti già durante la guerra aveva dichiarato alle autorità militari tedesche di essere pagano (Heiden).
Nel 1959 iniziò la carriera accademica all’Istituto Universitario Orientale di Napoli dove fu assistente di Giuseppe Tucci e più tardi docente egli stesso. Della sua attività di traduzione di testi e saggi sulle tradizioni orientali resta fondamentale il volume sul canone buddhista. Parallelamente alla sua attività accademica, Filippani pone le sue capacità al servizio delle istituzioni italiane lavorando come crittografo presso il Ministero della Difesa e traduttore di lingue orientali.
Verso la fine degli anni novanta fu interrogato dalla magistratura italiana per la strage di piazza Fontana a causa di un suo intervento al convegno dell'Hotel Parco dei Principi dove lesse un suo scritto sulla controrivoluzione che si sospettava fosse stato in qualche modo utilizzato per pianificare una strategia della tensione, ma le indagini ne esclusero qualsiasi forma di coinvolgimento.
Ha anche ricevuto la laurea Honoris Causa in teologia e Scienze dell’Islam all’Università di Teheran e quella in Filosofia della Storia nell’Ateneo di Trieste. Quale docente e storico delle religioni, ha sviluppato ricerche sulle sette gnostiche in India e Tibet e sui movimenti mistici ed eterodossi nell’Islam orientale, specialmente in Persia. Ha indirizzato i propri interessi verso la fenomenologia religiosa, dello Yoga e dello Sciamanesimo, argomenti sui quali ha pubblicato vari scritti. Fra le sue attività, si ricorda la sua partecipazione alla spedizione in Marocco, promossa dalla Fondazione Ludwig Keimer, che portò alla scoperta dell’antica città di Sigilmassa.
Nel 2000 ha collaborato con il Corriere della Sera scrivendo articoli sulle filosofie orientali, ma il rapporto si interruppe quando un lettore denunciò al giornale la militanza di Filippani Ronconi durante la seconda guerra mondiale.
E' ritenuto il massimo orientalista e storico delle religioni del Novecento italiano.

Opere:
* Storia del pensiero cinese. Torino, 1964.
* Ismaeliti ed Assassini. Basilea, 1973.
* Magia, religioni e miti dell'India. Roma, 1981.
* Le vie del buddhismo. Genova, 1988.
* Vak. La parola primordiale. Quattro saggi
sui tantra. Marina di Patti, 1988.
* Il buddhismo, storia e dottrina. Roma, 1994.
* L'induismo. Roma, 1994.
* Ismaeliti ed "Assassini". Storia mistica e
metafisica di una setta che fece tremare il
Medio Oriente, Il Cerchio, Rimini 2004.
* Zarathustra e il mazdeismo. Roma, 2007.



Ha curato anche la traduzione di alcuni testi delle religioni orientali:

* Nasir-i Husraw - Il libro dello scioglimento e
della liberazione. Napoli, 1959.
* Sadi - Il roseto. Torino, 1965.
* Ummu'l-Kitab. Napoli, 1966.
* Upanisad antiche e medie, Torino, 1968.
* Canone buddista: così è stato detto (Itivuttaka).
Milano, 1995.
* Buddha: La via per la saggezza. Dhamma-Pada e discorsi. Roma, 2006, Newton


Pubblicato da Aldous a 20.35 su Il Corriere Metapolitico

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Pio Filippani Ronconi (10.3.1920 - 11.2.2010)

Pio Filippani Ronconi
Am 11. Februar verstarb Graf Pio Filippani Ronconi im 90. Lebensjahr.





Conte Pio Filippani Ronconi war einer der bedeutendsten Orientalisten Italiens, der den Lehrstuhl für Indologie an der Universität von Neapel innehatte, Fachmann für Buddhismus, Hinduismus und schiitische Gnosis (er übersetzte das berühmte Umm al-Kitâb, siehe auch: Iranische und islamische Spuren des Grals ).

Sein Standardwerk über die Ismaeliten, "Ismaeliti e "assassini": storia, mistica e metafisica di una setta che fece tremare il Medio Oriente", wurde vor wenigen Jahren wiederveröffentlicht (Il cerchio, 2004). Ende 2008 erschien in dem Band "Imperi della steppe da Attila a Ungern Khan" sein Beitrag "Un tempo un destino. Il fato singolare del barone-generale Román Fiodórovic von Ungern-Sternberg".

In dem Erinnerungsband an Julius Evola "Testimonianze su Evola" berichtete unter dem Titel "Julius Evola: un destino" über seine erste Begegnung mit Evola bereits im Alter von 14 Jahren durch dessen Tantrabuch "L'Uomo come Potenza". In dem Band der Fondazione Julius Evola "Julius Evola un pensiero per la fine del millennio" (Rom 2001) war er darüberhinaus mit dem Beitrag "Julius Evola: per una impersonalità attiva" vertreten.

Bis zum Jahr 2000 schrieb er für die führende bürgerliche Tageszeitung "Corriere della Sera", bis das Bekanntwerden seiner Tätigkeit als SS-Obersturmführer der 1. Sturmbrigade der Italienischen Freiwilligen Legion zu öffentlichen Angriffen und einem inszenierten Skandal führte. Danach erschienen öfters Beiträge von ihm in "La Cittadella", der römisch-traditionalistischen Zeitschrift.



Eine ausführliche italienische Würdigung anläßlich seines Ablebens:

In onore del Conte Pio Filippani Ronconi

Zitat (unsere Übersetzung):

Er war nicht nur ein italienischer Meister der Orientalistik und der Religionsgeschichte des 20. Jahrhunderts, und ein heldenhafter Kämpfer gegen die materialistische Subversion, sowohl mit den Waffen wie mit der Feder, sondern vor allem eine große und noble Gestalt eines Meisters der Tradition und ein unsterbliches Beispiel eines aufrechten Menschen inmitten der Ruinen der modernen Welt.

Und ein Nachruf in "Il Giornale":
Pio Filippani Ronconi
Dal nazismo a Buddha: storia dello studioso che ha fatto scandalo
di Luigi Mascheroni

Grande orientalista e storico delle religioni, Pio Filippani Ronconi aveva 90 anni. Nel 2001 fu cacciato dal "Corriere" per il suo passato nelle SS.
 La sua vita fu avvolta dalle leggende, e così lo è oggi la sua morte. Tra le tante che aleggiavano attorno alla sua figura di guerriero mistico, si tramandava quella che avesse già scelto la liturgia del proprio funerale. Voleva che la bara fosse avvolta nella bandiera del Terzo Reich. È morto Pio Filippani Ronconi: l’ultimo nazista.
Probabilmente si tratta soltanto di una leggenda nera. Ma quella bandiera, se anche non ne avvolgerà la morte, avvolse buona parte della sua vita, e la memoria del suo nome da qui fino a quando sarà ricordato.
Pio Filippani Ronconi, nato a Madrid nel 1920, un «italiano all’estero» come si definiva, era un orientalista e storico delle religioni, uno dei più grandi del nostro Novecento. Un maestro che conosceva una quarantina di lingue, un accademico di rango, uno studioso che pubblicò una ventina di libri sulle culture e filosofie orientali, un «iniziato» che tradusse dal sanscrito le Upanishad. Ma era ricordato, e lo sarà sempre, perché da giovane indossò la divisa delle SS. Una scelta che non può essere cancellata da alcun percorso culturale successivo. Seppur brillantissimo. Sono scelte estreme, che si pagano, magari anche mezzo secolo dopo, come pagò Filippani Ronconi.
Anzi, il conte Pio Filippani Ronconi, nato da famiglia aristocratica, patrizi romani e conti del Sacro Romano Impero. Il padre passò la vita tra l’Italia, l’Inghilterra, i Caraibi fino in Patagonia. La madre fu fucilata dai repubblicani, in Spagna, durante la guerra civile, finita la quale il giovane caballero che in quel momento conosceva già lo spagnolo, l’inglese, l’arabo, il turco... tornò in Italia. Nella Seconda guerra mondiale, a vent’anni, volontario negli Arditi, è già a combattere in Africa. Durante il conflitto si copre di gloria e di almeno un paio di ferite. La più grave subito dopo l’otto settembre 1943. «Il nove settembre mi resi conto che quello che avevo fatto fino ad allora non era altro che lo sfogo di un giovane studioso ed entusiasta; quello che avevo ancora da fare era qualcosa di molto più vicino all’ideale di uomo», ricordò in un’intervista. Ossia? «Lavare l’onta del tradimento».
Pio Filippani Ronconi per lavare l’onta si arruola con il grado di Obersturmführer - «comandante superiore assaltatore» - nelle Waffen SS italiane. Durante lo sbarco Alleato è a Nettuno, «serve» nel Battaglione degli Oddi, sotto il comando del conte Carlo Federico degli Oddi, già ufficiale delle camicie nere. Andavano a tagliare i reticolati, ci passavano sotto, sgozzavano il nemico col coltello, arma nella quale Filippani Ronconi eccelle. «Era un compito duro, non pensavamo alla gloria... era la gioia di vivere davvero, malgrado rischiassimo la morte». Per il suo eroismo nella difesa del fronte a Nettuno riceve dal comando tedesco la Croce di Ferro. Il Léon Degrelle italiano.
E finita la guerra - durante la quale continua a studiare e (così si sussurra) avvicina anche le mitiche SS tibetane - le leggende continuano. Si interessa all’antroposofia e agli antichi paganesimi indoeuropei, approfondisce la storia delle religioni. Negli anni arriverà a conoscere anche il persiano, il pali, il cinese, lo svedese, il norreno, l’aramaico. Pratica boxe, judo, aikido. Nel 1959 inizia una carriera accademica che lo porta all’Istituto orientale di Napoli. Insegnerà Lingua e letteratura sanscrita, Dialettologia iranica, Filosofie dell’estremo oriente. Scrive e traduce testi ancora oggi fondamentali, tra i quali il volume sul canone buddhista.
Intanto, è impiegato come traduttore all’ufficio radiodiffusione per l’estero della presidenza del Consiglio. E collabora come crittografo con il ministero della Difesa. Ufficialmente. Ma si dice - tutta la sua vita è un «si dice» - in realtà lavori per i Servizi segreti. Non è fascista, né neofascista. Lui si è sempre chiamato «guerriero». Però nel ’65 partecipa all’Hotel Parco dei Principi di Roma al famigerato convegno sulla «guerra rivoluzionaria» organizzato dall’Istituto Pollio, centro di studi strategici dietro cui si celavano i servizi di sicurezza dello Stato. È per via del suo intervento sulla controrivoluzione che Pio Filippani Ronconi negli anni Novanta viene interrogato dalla magistratura per la strage di piazza Fontana. Le indagini ne escludono qualsiasi coinvolgimento. Ma lo spettro dell’eversione nera (e delle mai fino in fondo chiarite finalità del circolo «Urri», l’Unione rinnovamento ragazzi d’Italia, da lui fondato per occuparsi di «archeologia e controguerriglia») non lo abbandonerà mai.

Il passato, soprattutto certo passato, non passa mai. E quando Pio Filippani Ronconi, ormai riconosciuto orientalista, nel 2000 inizia a collaborare con il Corriere della sera, i fantasmi nazisti riappaiono sulla sua strada: un lettore (è la versione ufficiale, ma forse si tratta di un giornalista interno) riporta alla luce via e-mail i trascorsi SS della celebre firma. È il gennaio 2001. Sotto la direzione di Ferruccio de Bortoli, il komintern di redazione chiede la testa del «nazista» e del responsabile delle pagine culturali, Armando Torno (che già lo aveva chiamato a collaborare al Sole 24Ore insieme a Geymonat, Fortini, Cases... senza alcun problema).
Pochi mesi prima Pio Filippani Ronconi aveva ricevuto una laurea honoris causa a Trieste controfirmata dal ministro dell’Istruzione del governo Prodi, Luigi Berlinguer. Così ricorderà Pio Filippani Ronconi la polemica che per giorni tenne banco sui giornali: «L’acqua bagna, il fuoco brucia: è il dharma, come lo chiamano gli indiani... sarebbe a dire che ognuno fa le cose con i mezzi che ha. C’è gente che striscia nel fango e non può fare altro che inzaccherarti».

L'11 febbraio, sulla soglia dei novant'anni, è passato ad altra vita Pio Filippani Ronconi.

Combattente d'Africa e poi SS italiana si coprì di gloria sul fronte di Nettuno dove guadagnò la Croce di Ferro.
Fu insigne studioso di lingue indoeuropee, di lingue e culture orientali e di religioni, in particolare lo zoroastrismo.
Ebbe una vita costantemente esemplare e retta, un uomo di una tempra che non c'è più.
La sua anima arde nel fuoco dello Spirito.
"Sono gli Dèi che ci hanno spinto a nascere in questo momento in questa cultura e in questo popolo. E dobbiamo, in un certo modo, restituire a Loro la grazia che Essi ci hanno dato. È necessario far rinascere la nostra razza, perché la nostra razza è stata sovente confusa con una razza animale. Noi non siamo degli animali. E anche se avessimo il volto di pellirossa o di persiani o di polinesiani, noi siamo Romani, perché abbiamo, prima di nascere, eletto di essere Romani. Altrimenti non saremmo nati Romani. E anche non parlo di Roma come città, ma dico Roma come realtà spirituale."


...Ero ferito, debole, depresso: mi serviva ordine. Mi stufai di contemplare le placide acque del Lago di Garda da Salò, andai da Barracu e gli dissi: "Eccellenza, io sono un gentiluomo, il mio dovere e mestiere è fare la guerra, mi faccia raggiungere il fronte". Volevo andare in Russia. Mi incamminai verso Verona, carico di libri; un generale delle Waffen mi diede un passaggio e mi incaricò come suo ufficiale, poi anche lì dovetti insistere per combattere, con un bel discorso romantico di quelli che piacciono ai tedeschi, i quali sono semplici come dei contadinotti: "Sono un patrizio romano, devo lavare la vergogna della resa...". Entrai nel gruppo del conte Carlo Federico degli Oddi.
"Al centro di queste unità combattenti esisteva un Ordine, come quello dei Cavalieri Teutonici... Il senso terribile di devotio, di offerta spirituale di sé, era accresciuto da una vena di insegnamento esoterico, in parte derivante dalla Thule Gesellschaft, in parte dalle discipline meditative riportate in Europa dalle varie missioni delle SS in Tibet alla fine degli anni Trenta. Del resto il simbolo della doppia runa della vittoria indicava l'aspirazione verso la vittoria su se stesso e sul mondo esterno. (..)
Il battaglione aveva un organico di 653 uomini. A Nettuno perdemmo il sessanta per cento degli uomini: eravamo seicentocinquantatré, ritornammo in centoquarantasei..."


[..]perché o si vive o si muore, ma se si vive bisogna darsi un po’ da fare. Esercitarsi col fisico, esercitarsi con la mente, esercitarsi con lo spirito.

Peccato che non abbia abbracciato l'Islam pur avendolo onorato ed ammirato, i Fratelli Bosniaci lo avrebbero accolto con tripudio! (Janua Coeli - L.Abdul Nûr Cabrini).

Eines seiner letzten Interviews:
Ho avuto la possibilità di vivere la poesia. Intervista al prof Pio Filippani Ronconi.



Ein Text, erschienen in "La Citadella" (PDF): 

Pio Filippani-Ronconi, Agni-Ignis. Metafisica del Fuoco Sacro, scaricabile dall'originale in Eiserne Krone. 

Eingestellt von kshatriya um 20:04, riprodotto da Eiserne Krone

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mercoledì 10 febbraio 2010

Erdogan, l’UE, Cipro, Israele e l’Armenia


Erdogan, l’UE, Cipro, Israele e l’Armenia

In occasione del lancio della lingua turca, la nona lingua in cui euronews verrà trasmessa, euronews ha incontrato il premier turco Recep Tayyip Erdogan. Adesione all’Unione europea,la questione curda, la politica di vicinato con i paesi arabi e Israele, sono alcuni dei temi affrontati nel corso dell’intervista.



euronews:

I negoziati per l’adesione all’Unione europea procedono lentamente. Tuttavia Bruxelles accusa la Turchia di ritardare il processo di riforma e voi accusate alcuni leader europei di ostruzionismo.
Su 35 capitoli negoziali, di cui 8 sono stati bloccati dalla Commissione, 5 dalla Francia e 6 dai greco ciprioti, 4 devono essere ancora aperti.
Che cosa pensa del processo di adesione ?

Recep Tayyip Erdogan:

Sfortunatamente alcuni stati membri dell’Unione sono in malafede. Questa è l’origine del problema. Perché dico questo? Stanno cercando di intrappolare la Turchia imponendo condizioni che non hanno niente a che vedere con la legislazione comunitaria.
È completamente sbagliato, dobbiamo tenere in mente che noi leader siamo mortali gli stati no. L’opinione negativa di un leader verso un altro paese potrebbe cambiare la percezione del proprio leader da parte del suo popolo.


Euronews:
Parla di Sarkozy?

Erdogan:
Si, il signor Sarkozy porta al tavolo della discussione argomenti non facili da capire. Ma a dispetto di tutti gli ostacoli che ci troveremo di fronte, andremo avanti con pazienza. Ci sarà una fine, sarà quando tutti gli stati membri diranno: non accettiamo la Turchia. Non ci fermeremo fino a quando non diranno questo

Euronews:
Pensa che le differenze culturali e religiose giochino un ruolo nel determinare l’approccio negativo di alcuni leader europei?


Erdogan: L’Unione europea non deve diventare un club cristiano, l’Unione non dovrebber prender parte alla campagna di islamofobia. E i paesi che danno il loro contributo dovrebbero essere messi in guardia. Come premier turco, condanno apertamente l’antisemitismo e ritengo che si tratti di un crimine contro l’umanità. Allo stesso modo sono molto sensibile quando si parla di islamofobia. Perché sono un musulmano e non posso tollerarlo.
Come musulmano difendo il mio credo fino alla fine. Nessuno può conciliare islam e terrorismo. Io come musulmano e primo ministro della repubblica turca non posso assecondare chi osa farlo.

Euronews:
Che cosa accadrà se i negoziati sulla riunificazione di Cipro falliranno?

Erdogan:
Fino adesso l’Unione europea non si è dimostrata onesta neppure sulla questione Cipro. Il 65% degli elettori di Cipro del Nord hanno detto sì al piano Annan.
Cosa è accaduta nel sud dell’isola?
Il 75% ha detto no. Chi è onesto? L’Unione europea ha una forte responsabilità per quest’impassein cui si trova Cipro.
È stato un errore storico accettare Cipro del Sud nell’Unione.
L’ex cancelliere tedesco Schroeder ha aspramente criticato questa politica dicendo che Cipro del Nord era stata trattata in maniera immorale.
La signora Merkel ha riconosciuto quest’errore. Ma adesso vediamo che le decisioni che si prendono sono fatte su misura di Cipro del Sud. E ancora, chiamare Cipro del sud come Cipro è un altro errore politico. Perché nel nord c‘è un altro stato in conflitto con quello del sud.
Noi come turchi riconosciamo questo stato del nord . Non facciamo speculazioni, altri forse sì. MA non è importante per noi. Gli stati membri saranno ricordati per quest’errore. La storia lo scriverà, anzi l’ha già scritto.

Euronews:
Pensa che nei prossimi anni vedremo la riunificazione di Cipro?

Erdogan: Cipro del Sud evita un approccio diretto su questo tema . E su questo punto l’Unione europea dovrebbe intervenire. Deve essere chiaro che il processo di pace è tenuto in ostaggio.

Euronews:
Pensa che occorrerà ancora molto tempo per risolvere questo problema?

Erdogan: Noi stiamo facendo di tutto per risolverlo entro l’anno. Vogliamo farlo sotto l’egida dell’Onu. Potremo farlo includendo tutte le parti coinvolte: voglio dire Cipro del Nord e del Sud, Turchia, Grecia e Regno Unito. Possiamo risolvere questo problema insieme. Qualche giorno fa, Gordon Brown mi ha chiamato e mi ha chiesto cosa pensassimo di questa opzione. Non c‘è alcun problema per noi. Possiamo riunirci tutti e negoziare. La cosa importante è essere corretti. Se decidiamo di avere un pool di stati garanti dobbiamo accordarci su quali sono le garanzie. Speriamo vivamente che questo problema sia risolto entro l’anno.

Euronews: Sulla questione curda si è fatto un passo storico. Ha preparato un piano, un progetto per risolverla. A che punto è il processo?

Erdogan: È una delle questioni più importanti dell’ agenda attuale. Se la chiamiamo questione curda, indeboliamo il progetto. Si tratta di un piano di unità nazionale e amicizia, non si concentra solo sulla questione curda.
Si tratta di una iniziativa democratica, la questione curda non è solamente un porblema etnico.
Purtropo è stato mal intrerpretato dall’Occidente.
Se la si considera semplicemente come questione curda, si è irrispettosi nei confronti degli altri gruppi etnici che fanno della Turchia una nazione.
Questo piano, questo progetto riguarda tutti, stiamo lavorando per tutti i gruppi etnici.

Euronews: Come vede le future relazioni tra Turchia e Israele? Dopo quanto è accaduto, pensa ancora che la Turchia possa mediare tra Israele e Siria e gli altri stati arabi?

Erdogan: Perdere uno stato amico come la Turchia è qualcosa cui Israele dovrebbe fare attenzione per il futuro.
Il modo in cui è stato trattato il nostro ambasciatore non ha precedenti.
Siamo intervenuti per migliorare le relazioni israelo-palestinesi e adesso Netanyahu dice: non ho fiducia in Erdogan ma in Sarkozy. Come definire tutto questo, se non inesperienza diplomatica?
Come posso avere fiducia in te se tu non l’hai in me?
La chiusura di importanti accordi è in corso, com‘è possibile portarli a termine in questo clima?
Penso che Israele dovrebbe avere con i propri vicini relazioni diverse se veramente crede di essere una potenza mondiale.

Euronews:
Da poco il ministro degli Esteri israeliano ha accusato la Turchia di essere all’origine delle recenti tensioni tra i due paesi e vi ha accusati di antisemitismo.
Guardando indietro crede che avrebbe potuto gestire in maniere più diplomatica quest’incidente.

Erdogan:
Sto dicendo la verità, e continuerò a dirla. La Turchia ha una lunga storia … Bisogna stare molto attenti a parlare di questo Paese….
Quando innocenti vengono uccisi in modo impietoso, con l’uso di bombe al fosforo, infrastrutture così come tutto il resto viene distrutto, la gente è costretta a vivere in prigioni a cielo aperto.
Non possiamo conciliare tutto questo con la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e non possiamo chiudere gli occhi di fronte a tutto quello che sta accadendo.

Euronews:
L’interpretazione della Corte Costituzionale armena dei protocolli turco-armeni che mirano a normalizzare i rapporti tra i due paesi sta stretta a Ankara. Alla luce di questa evoluzione come cambierà la politica turca?

Erdogan: A quanto pare l’inizio non è dei migliori. Allora perché negoziare? Che cosa faremo? L’Armenia dovrebbe riconsiderare questo punto. Perché noi, come Turchia, abbiamo rispettato gli impegni presi. Entrambe le parti hanno un percorso da fare. Il processo andrà avanti. Noi siamo onesti e continueremo a esserlo.

Euronews:
Thank you for sparing time for Euronews.

Erdogan:
Thank you.

Copyright © 2010 euronews
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Pubblicato il 31 Gennaio 2010 su Il Derviscio.

sabato 6 febbraio 2010

Wege der Sufis - Le Vie dei Sufi

Audhu billahi mina shaitani rajim
Bismillahi r-Rahmani r-Rahim

As-salamu alaikum Liebe Brüder und Schwestern, Freunde, Bekannte und Interessierte,
As-salamu alaikum Cari Fratelli e Sorelle, Amici, Conoscenti e chi è Interessato,





                                                                                                          
Wege der Sufis (Vie dei Sufi, Conferenze,Workshop e Meditazioni Sufi).



Vorträge, Workshop und Sufi-Meditation



Ein Meer der Barmherzigkeit reicht von der Gegenwart in die ewige Vergangenheit und alles, was existiert, muß etwas von diesen Meeren der Barmherzigkeit in sich tragen.

Jedes geschaffene Ding preist seinen Herrn, und für alles, was existiert, ob Tiere, Pflanzen oder Menschen müssen wir Gott danken,

denn alles birgt etwas von den Meeren der Barmherzigkeit in sich.

Un Oceano di Misericordia si estende dal Presente  all'Eterno Passato e tutto, ciò che esiste, deve avere in sè stesso qualcosa di questo Oceano di Misericordia.
Ogni cosa che è stata creata ringrazia il Suo Signore, e per tutto ciò che esiste siano Essi Animali, Piante o Esseri Umani noi dobbiamo ringraziare Dio, perchè tutto ci cela in sè qualcosa di questa Misericordia.


mit Dr. Nasiruddin Srour
geb. 1964 in Saarbrücken. Allgemeinmediziner, Ausbildung in Naturheilverfahren und Homöopathie an der Habichtswald-Klinik Kassel.
Seit mehr als 27 Jahren Schüler des Großmeisters des Naqshbandi Sufi-Ordens Sheikh Nazim al-Haqqani.

con il Dott. Nasiruddin Srour
nato nel 1964 in Saarbrücken. Medicina generale, formazione nella pratica della Medicina Naturale e dell'Omopatia nella Habichtswald Clinica di Kassel.
Da più di 27anni discepolo dello Sceicco Nazim al - Haqqani, Gran Maestro dell'Ordine sufico Naqshbandi.

am Samstag, den 13. Februar 2010

um 19 Uhr
Zentrum im Vorderen Westen e. V.
Lassallestrasse 4
34119 Kassel
Telefon: 0178-1667861
E-Mail: sufikassel@yahoo.de  

Pubblicato da Luciano Abdul Nûr Cabrini


















































venerdì 5 febbraio 2010

بسم الله الرحمان الرحيم






Il precetto (coranico) per la credente di coprirsi il viso (secondo le quattro Scuole).
بسم الله الرحمان الرح


La pretesa di affermare che secondo i Tre Dotti, il velo non è obbligatorio e che si tratta di un’opinione attribuita alI’Imam Ahmad, è una grande bugia divulgata anticamente dai fautori della nudità della donna ai tempi di Qasim Amin e Muhammad Abduh ed altri, ma che continua ancora oggi a ripetersi. La verità è proprio il contrario! L’affermazione corretta è l’obbligo di coprire il viso, ed è l’opinione della gran maggioranza dei dotti.[1]
C’è da fare una premessa inevitabile: i dotti si sono divisi sul (precetto di coprire) il viso e le mani della donna.[2] Noi riteniamo che la maggior parte della gente non abbia capito bene il significato di questa divergenza.

La verità emerge quando teniamo presente che delle parti intime della donna si parla sempre a proposito della preghiera corretta e delle condizioni della sua correttezza. I dotti dicono: nella donna tutto è parte intima tranne il viso e le mani. Ma si riferiscono alla preghiera e non a ciò che può o meno mostrare comunemente.

Ciò che va considerato parte intima nella preghiera non è legato, né direttamente né indirettamente, a quanto va sottratto agli sguardi. La donna può, all’unanimità, scoprire il viso durante la preghiera, le mani secondo la maggioranza dei dotti, e i piedi secondo Abu Hanifa, e questi è il più convincente. All’infuori della preghiera invece, viso, mani e piedi non si devono scoprire mai. Quando si dice che il viso e le mani della donna non sono parti intime, ci si riferisce dunque alla preghiera se non fatta in presenza di uomini estranei. Per lo sguardo, tutto il corpo della donna è intimità e deve essere coperto agli estranei in virtù di quanto ha detto il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam): “La donna è intimità”. Muaffiq al-Din Ibn Qudama, Malik, al-Awzahi e al-Shafi’i hanno affermato: ‘Tutta la donna è intimità tranne il viso e le mani; e occorre coprire tutto il resto durante la preghiera’.

Ibn al-Qayyim disse: L’intimità è di due tipi: una durante la preghiera ed una nei confronti degli sguardi. La donna libera [in opposizione alla schiava] può fare la preghiera a viso e mani scoperti, ma non può uscire per mercati e ritrovi di gente in questo modo”[3]. Al-Baidhawi, mentre spiega le parole dell’Altissimo :

… e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare (An-Nur, 31),

afferma che dalla negazione sono esclusi il viso e le mani, non essendo intimità. La cosa più probabile è che intenda che non lo sono nella preghiera e non [anche] agli sguardi. Tutto il corpo della donna libera è intimità e nessuno all’infuori del marito lo può vedere, se non per necessità.

Al-San’ani disse: “È ammesso scoprire il viso perché non esiste una prova che dice di coprirlo”. Il senso voluto è “scoprirlo durante la preghiera” sempre che non sia in presenza di estranei. Questo riguarda la sua intimità nella preghiera, mentre fuori della preghiera tutto il suo corpo è intimità, come verrà dimostrato più avanti.



Queste citazioni dei sapienti sono sufficienti per illustrare la differenza tra i limiti dell’intimità e quelli del velo. Pertanto le voci che parlano di un Consenso unanime dei dotti che permetterebbe di scoprire il viso e le mani non sono affatto giuste. Oltre a ignorare ciò che dicono i dotti e le loro posizioni, s’ignora la reale divergenza che li divide. Coloro che si sostiene tollerino lo svelamento del viso e delle mani sono di due tipi: uno lo vieta in assoluto e l’ammette solamente durante la preghiera, sempre che non vi siano presenti uomini estranei. Alcune persone non hanno capito bene l’intendimento di questo gruppo. Sentendo dire: “La donna è tutta intimità tranne il viso e le mani”, la gente non ha pensato che la tolleranza è circoscritta SOLTANTO alla preghiera, ma ha creduto lo fosse in assoluto, e quindi la ha estesa anche allo sguardo. Hanno allora accettato e permesso che si scoprissero senza restrizioni. Ma ciò è falso e non esprime affatto il pensiero degli autori.

Questo è uno dei motivi della divergenza.

L’altro gruppo ha dato tale permesso in assoluto. Lo fa in virtù di una affermazione di Ibn al-Abbas, Allah lo accolga nella sua misericordia, quando spiegava le parole dell’Altissimo:

… e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare (An-Nur, 31)

Disse che “quello che appare” sono il nero del trucco e l’anello. Tuttavia la catena di riferimento di questo Hadith è debolissima; vi è menzionato Muslim al-Millani, che al-Nisa’i respinge. C’è un’altra versione in cui disse: “…quanto c’è nel palmo della mano e nel viso”, anch’essa debole nel riferimento che risale a Ahmea al-Attardi. Ibn Adai disse: “Li ho trovati entrambi deboli. Quindi, quanto riportato su Ibn Abbas non è autentico, e ben al contrario, di lui si racconta proprio l’opposto nella sua spiegazione del versetto del velo: di coprirsi dei loro veli (Al-Ahzab, 59). Disse Ibn Abbas: “Allah l’Altissimo ha ordinato alle donne credenti di coprirsi il viso con i loro vestiti (veli, drappi) quando escono di casa, lasciandoli cadere da sopra la testa, e di far vedere un solo occhio”. Ora, anche se ammettiamo l’autenticità di quest’affermazione di Ibn Abbas, come ci spieghiamo la sua contraddizione con la precedente? Una volta permette di scoprire il viso e le mani e un’altra volta lo vieta completamente? La risposta è che lo permise in un primo momento, e quando discese il versetto del velo, lo vieto’. Dice Ibn Tayimiyya: i predecessori si sono divisi riguardo l’ornamento visibile in due gruppi. Ibn Mas’ud dice che sono i vestiti. Ibn Abbas e chi concorda con lui dicono che è ciò che si trova nei viso e nelle mani, come il nero del trucco e l’anello.

Prima che discendesse il versetto del velo, le donne uscivano senza velo, e gli uomini vedevano il loro viso e le loro mani. Era permesso vederli e guardarli. Poi, quando è disceso il versetto del velo, le donne si sono sottratte agli sguardi degli uomini. Fu quando il Profeta (pace e benedizioni di Allah su di lui), sposò Zaynab. Fece calare il velo, impedendo ad alcun essere umano di guardarla. Quando sposò Safiyya Bint Huyyay, l’anno di Khaybar, si vociferava: “Se la copre col velo allora è Madre dei credenti, altrimenti è una schiava”. La coprì. Se fu ordinato loro di coprirsi il viso e le mani, significa che questi erano tra gli ornamenti da non far vedere, e agli estranei non rimanevano da vedere che i vestiti. Ibn Mas’ud parla della seconda fase e Ibn al-Abbas della prima. Quindi, se fosse vero che Ibn al-Abbas avesse permesso di scoprire il viso e le mani, ciò sarebbe comunque avvenuto prima dell’abrogazione [quando un versetto abroga uno precedente] . Inoltre Ibn Mas’ud indica che con ‘ornamento apparente’ s’intendono i vestiti.

La sintesi della mia risposta a chi è contrario è la seguente:

Shaykh al-Islam Ibn Taymiyya (rahimahullah) ha rimproverato i tardi giurisperiti , nella sua Epistola sul velo, per aver citato l’intimità della donna contestualmente alle condizioni della preghiera, poiché molti hanno creato una relazione tra l’intimità nella preghiera e fuori di essa, mentre in realtà non ve n’è alcuna: si può scoprire il viso durante la preghiera ma va coperto all’infuori di essa, in presenza di estranei.. Pertanto non è corretto avvalersi soltanto delle affermazioni di alcuni contemporanei, ma occorre tornare anche al passato, alle fonti originarie, e accertarsi della corretta trasmissione. Parlerò di ciò che dicono i sapienti alla fine della relazione.

Il credente che cerca la verità, deve cercarla ovunque si trovi, e non deve limitarsi alle affermazioni che gli convengono, secondo il suo proprio piacere. Deve considerare le prove legittime, confrontarle e ritenere ciò che a suo parere è preponderante e più vicino alla verità. Questo è quanto si chiede allo studente medio. Quanto al sapiente provetto, ha il diritto di avere la propria opinione, qualora sia certo della sua correttezza. La gente comune, invece, quella che non possiede i requisiti per discutere di questi argomenti, deve attenersi a un dotto di cui si fida nel campo delle conoscenze e della religione e seguire i suoi insegnamenti, senza cercare affannosamente di scovare autori di “Fatwa” più convenienti, per abbandonarli subito dopo, non appena si accorgono che sono autori di altre “Fatwa” che non fanno al caso loro, e ritornare nuovamente ai primi. Questo è un gioco non consentito nella religione.

Discutere delle cose lecite (Halal) e vietate (Haram) è quanto c’è di più pericoloso, in virtù delle parole dell’Altissimo:

Non proferite dunque stravaganti invenzioni delle vostre lingue dicendo: « Questo è lecito e questo illecito » e mentendo contro Allah. Coloro che inventano menzogne contro Allah non avranno alcun successo. An-Nahl, 116.

Citerò in quest’articolo le prove dell’obbligo del velo, i suoi limiti e le condizioni poste dai sapienti sulla questione. Anzi, rettificherò la catena dei riferimenti degli ahadith attribuiti ai quattro Imam, limitatamente a questo argomento.

Non mi limiterò a trascrivere i testi che provano le affermazioni dei relativi autori, ma citerò pure la bibliografia da dove li ho tratti, indicandone il volume e la pagina.

Bisogna sempre scindere l’opinione dell’Imam e dei suoi seguaci da quella dei precedenti e dei successivi, nonché le loro affermazioni consolidate da quelle isolate. Inoltre, il metodo scientifico esige che la trascrizione avvenga dai loro libri stessi e non dai libri altrui o dai contemporanei.

Non posso evitare di segnalare la grave responsabilità di quanti hanno preteso di affermare delle verità, senza essere specialisti in questo campo! Eppure siamo in un’epoca di specializzazione, e ognuno va considerato esperto nella disciplina che gli è propria… Tranne che nella giurisprudenza islamica: è diventata materia di chiunque! Ho scritto un articolo in proposito che ha fatto scuola.

Chi vuole approfondire lo studio di questa questione non troverà di meglio del libro “Il ritorno del velo” dello Shaykh egiziano, Muhammad Ibn Isma’il al-Muqaddam, Allah lo protegga. Se ne avessi esposto il contenuto, mi sarei risparmiato la fatica di stilare il presente articolo. Mi sia ascritta la ricompensa di Allah l’Altissimo.

La posizione dei quattro Imam rispetto sulla questione è la seguente:

Posizione di Abu Hanifa e dei suoi compagni

Non ho trovato affermazioni esplicite dell’Imam circa l’intimità della donna fuori della preghiera. Tutte le dichiarazioni riferitegli riguardano l’intimità durante la preghiera, in cui valuta lo scoprire il piede e i capelli durate la preghiera e cose simili. Le affermazioni a lui attribuite dai suoi compagni peccano di inesattezza. Quante affermazioni sono state attribuite a degli Imam alle quali essi sono del tutto estranei! La cosa giusta da fare è attribuire queste affermazioni ai loro propri autori. Nulla di più!

Quanto all’opinione dei compagni, è di due tipi: quella dei primi e quella dei successori.

- I primi hanno due opinioni sulla questione:

- Tutta la donna è intimità tranne il viso e le mani, sia nella preghiera che fuori di essa.

Anche la sua voce è intimità. Sono però discordanti riguardo braccia, piedi e palmi delle mani. Alcuni li ritengono intimità nella preghiera, ma non fuori di essa. Altri invece sono di parere opposto. Tuttavia sono tutti d’accordo nell’avvertire che non c’è rapporto tra ciò che si considera possibile scoprire durante la preghiera e ciò che può essere mostrato comunemente. Sono anche d’accordo sull’obbligo di coprirsi se c’è pericolo di Fitna, a meno che non si tratti di una donna vecchia.

[Vedi Badaieh Essaneh – Le meraviglie del creatore – 5/121-122; El Ikhtibar – La Prova (test) 1/46; Feth El Qadir 1/258-260; el Baher Erranek, 1/285-284; Rad El Mohtar, 1/405-406; Eala Essunan, 2/154-155 e altri.]



- Bisogna coprire il viso in presenza di estranei e manifestare riservatezza e pudore indipendentemente della Fitna o di altro.

(Vedi Ahkem El Qor’an – I giudizi del Corano – di El Jassas 5/245; Ruh El Ma’ani – Lo spirito dei Significati, 22/89; Irshad El Aql Essalim – Guida della mente sana, 7/115, il Kesshef – Lo svelatore, 3/274; Tefsir Ennefii – Spiegazione della negazione, 3/79, Ruh El Beien – Lo spirito dell’Indicazione, 7/240 ed altro).

- Quanto ai successori, sono tutti d’accordo che bisogna coprire il viso, sia che lo si consideri parte intima o meno, in virtù del loro accordo sulla necessità di coprirsi in presenza di pericolo di Fitna. Oggi ci troviamo senza alcun dubbio in un’epoca di corruzione.

(Vedi faidh El Beri di El Kashmiri – l’emanazione divina – 1/254; El Bahr Erra’eq – Il Mare Meraviglioso – 1/284; El Fiten – Le Fitna – di El Bianuni, 196 -197; Fasl El Khitab – Dirimere il discorso – 55; Audaet El Higeb – Il Ritorno del velo, 421- 423.)

Posizione dell’Imam Malik e dei suoi compagni

Anche qui non ho trovato un’affermazione esplicita dell’Imam, tranne che riguardo alla preghiera e quanto si può scoprire prima o dopo la scadenza dell’orario della preghiera. Quindi anche qui ciò che i Malikiti attribuiscono al loro Imam non è corretto. La cosa sorprendente è che i dotti Malikiti sono tra quelli che fanno maggiormente confusione nella definizione delle catene di riferimento delle affermazioni altrui.

(Vedi Ettamhid – La premessa – o anche – il lavoro propedeutico – 6/365; Bidaiet El Mugtahed – L’Inizio dello studioso – 1/83 per vedere l’incredibile!)



- Il corpo della donna è tutto intimità, tranne il viso e le mani in assenza di Fitna. Ma se la si teme, occorre coprirli. Alcuni di loro hanno circoscritto il velo alle sole donne belle e giovani. Altri dicono che sta all’uomo trattenere lo sguardo. Questi giudizi valgono se non si è in presenza di chi non crede in Allah o di cattivi credenti. Nel quel caso occorre coprire tutto.

Ho omesso la traduzione dei libri della bibliografia.

- Occorre assolutamente che copra il viso in presenza di estranei, senza badare alle circostanze.

Traduzione dei libri della bibliografia omessa.

L’affermazione di al-Shafi’i e dei suoi compagni

Quanto ho detto dei due precedenti Imam vale anche per al-Shafi’i, in quanto i suoi compagni riportano di lui l’affermazione relativa alla donna durante la preghiera, ma nella loro trascrizione è diventata un’affermazione riferita anche al di fuori della preghiera. Ciò che si trova nel testo originale si riferisce solo alla preghiera.

Quanto ai suoi compagni, la pensano come segue:

Se c’è timore di Fitna o di sguardi desiderosi occorre che la donna copra il viso. In caso contrario, essi si dividono in due gruppi: il primo permette il viso scoperto ed il secondo lo nega, senza guardare ai dettagli. Questa è la posizione vigente presso i successori di questo gruppo.

Omessa la traduzione dei libri della bibliografia.



L’affermazione dell’Imam Ahmad e dei suoi compagni.

La posizione dell’Imam Ahmad riguardo a questa questione è nota ed è trascritta anche nei libri delle altre scuole, da cui si evince che ha detto che la donna non deve far vedere il suo ornamento … Abu Talib, compagno dell’Imam Ahmad, ha riportato che egli ha detto: “anche le sue unghie sono parte intima; se esce, nulla dev’essere visibile di lei. Anche la scarpa, perché descrive il piede. E’ bene che faccia un bottone alla manica per non lasciare intravedere nulla di lei… omissis.”

[El Furuh di Ibn Mufleh – Le ramificazioni (Le regole secondarie derivanti dalle principali) – 1/601, 5/154. ]



Questa è anche la posizione dei suoi compagni che sono tutti concordi sulla necessità che la donna si copra il viso in presenza di estranei (Capitolo sullo sguardo degli estranei). Tuttavia sono divisi in due gruppi riguardo al coprirlo o meno durante la preghiera. Sembra che la posizione più corretta sia quella della non necessità di coprirlo, perché non va considerata parte intima durante la preghiera.

Omessa la traduzione dei libri della bibliografia.

Da questa rassegna dettagliata delle posizioni delle quattro scuole seguite oggi nel mondo islamico, si evince l’opinione corretta delle gran parte dei sapienti e non quella che è loro falsamente attribuita. Si nota la loro unanime concordanza sulla necessità di coprire il viso quando si teme la Fitna provocata da una bella giovane. E come può la donna nascondere la sua bellezza? Colui che pretende che oggi non ci sia Fitna è menzognero. Si noti anche la loro concordanza nel permettere alla donna di scoprire il viso in caso di necessità, che non può consistere in altro che nel sottoporsi a cure mediche e nel caso in cui debba rendere testimonianza (Shahada).

I musulmani si son sempre attenuti, lungo la storia, al velo integrale. Non hanno accettato che le donne si scoprissero il viso se non negli ultimi tempi, con l’avvento del colonialismo, come si legge da al-Qurtubi, Abu Hayan e Ibn Kathir, nelle loro spiegazioni dei versetti del velo. Quanto alla favola dell’abolizione del velo, si rimanda a “Awdat al-Hijab” – Il Ritorno del velo -.

Con l’occasione vi racconto questo fatto: durante il colonialismo britannico in Egitto, alcune militanti attive nelle file del viso scoperto, come Huda Sha’rawi (Nur Huda figlia di Muhammad Sultan Basha) Zizi Nibrawi e Nabawia Mussa assistettero ad alcuni congressi per la liberazione della donna in occidente. Huda e Waziri avevano il viso scoperto, mentre Nabawia portava il velo e nulla si vedeva del suo viso. Gli europei non riuscivano a credere che le prime fossero egiziane, ma non avevano problemi nel riconoscere che Nabawia fosse egiziana (vedi “La donna egiziana” di Daria Shafiq, p 136, riportando le citazioni da Il Ritorno del velo, 1/101). Questo fatto dimostra quanto fosse comune il velo integrale nel mondo islamico fino a poco tempo fa. Il primo ad averlo abolito è stato Mustafa Kemal Ataturk in Turchia, cui seguirono le pagliacciate di Sa’ad Zaghlul ed altro.

La pretesa di dire che questa è l’opinione della gran parte dei sapienti (Jumhur) non è giusta. Non cito alcuno dei dotti di questo paese, che sono oggi i più numerosi sapienti musulmani e i più profondi conoscitori del Libro e della Sunna, ma citerò altri che parlano della necessità di portare il velo, tra cui: alShaykh al-Sgenkiti, Abdurrazzak Afifi, e lo Shaykh Abu Bakr al-Jazaìiri, l’algerino, tutti Malikiti che ottennero in seguito la cittadinanza saudita, nonché lo Shayikh Wahbi al-Albani, Muhammad al-Sabuni, Ahmad al-Bayyumi, Abdal Qadir al-Sendi, Abu Al A’la al- Mawdudi, Mustafa Hijazi, lo Shayikh Muhammad Isma’il, lo Shaykh Abu Dhar al- Kalmudi, lo Shaykh Darwish Mustafa, lo Shaykh Mustafa al-‘Adwi, lo Shaykh Dhahar Khayr Allah, lo Shaykh Mohammad Lutfi al-Sabbagh, lo Shaykh Abdal Qadir al-Arna’ut, lo Shaykh Abdarrahman ‘Abd al-Khaliq, lo Shaykh Mustafa Sabri, lo Shaykh Jamal al-Din al-Qasimi, lo Shaykh Abd al-Hamid Tahman, e numerosi altri.

A chi dice che questa è l’opinione di al-Qaradhawi e di al-Albani, si risponda che da parte di chiunque si può accettare una cosa e rigettarne un’altra (nessuno è perfetto!).

Quanto al ricorso al Hadith di al-Khutha’mia come prova, la risposta è che le risposte dei sapienti a questo Hadith sono molto numerose, note e forti. Non entro nei particolari, ma ammettiamo che questo Hadith incoraggi la scopertura del viso o la permetta… in realtà non è così . Può un credente sincero considerare solo questo Hadith e tralasciare le altre prove giuste ed esplicite che sono numerosissime e indicate nel Corano e nella Sunna? Giuro per Allah che nessuna persona ragionevole lo farebbe! Se la cultura di qualche fratello non gli consente di capire bene questo Hadith, che lo consideri tra quelli aperti a interpretazioni diverse, nei confronti del quale siamo dunque affrancati da ogni obbligo, riservandone la spiegazione ad Allah l’Altissimo, dicendo che tutto proviene dal nostro Signore, ma non lo seguano a scapito dell’esplicito! [4]



Inoltre lo hadīth è una prova contro di loro e non a loro favore. Che il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) abbia ordinato ad al-Fadhil di distogliere lo sguardo dalla donna e che questi abbia disobbedito guardandola, non autorizza a fare come lui!

Alcuni giungono a permettere lo svelamento del viso anche quando c’è Fitna, andando contro il parere di tutti i sapienti. Non vi è potenza né forza se non in Allah! Dico io: la Umma è dai vecchi tempi attestata sulla posizione che impone di coprire il viso in caso di Fitna. Lo hanno affermato i Malikiti, gli Shafi’iti, gli Hanbaliti e gli Hanafiti. Anzi, alcuni sapienti hanno esteso la necessità di coprire il viso anche alla schiava, se ciò dovesse dare adito a Fitna. Tutto ciò è comprensibile, considerando l’attenzione che i sapienti pongono alla salvaguardia del pudore e della castità delle donne dei musulmani. Rifletti su quanto ha detto ‘A’isha (che Allah sia soddisfatto di lei): “Se il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) avesse visto le innovazioni che le donne musulmane hanno introdotto, avrebbe vietato loro le moschee, come le ha vietato alle donne dei Figli di Israele, preferendo tenerle dentro casa piuttosto che vederle uscire a viso scoperto in condizioni diverse”. Tenerle a casa è un provvedimento più estremo che coprire la testa. Una cosa ricorda l’altra! Ecco lo Shaykh al-Albani, Allah lo avvolga nella sua misericordia, tra coloro che permette di scoprire il viso, che dice: “la donna coperta del Jilbab (vestito lungo) qualora dovesse temere per la sua incolumità o per qualche danno causato da molestie o cose simili, per via del suo viso scoperto, è tenuta a coprirlo per evitare questo male o danno”, questo particolare e’ stato trattato a parte nella giurisprudenza (Fiqh), nel Libro e nella Sunna.

Noi diciamo: non vedete l’entità della Fitna odierna a causa delle ragazze che escono di casa? Solo questo provoca gli stolti a gironzolare loro attorno e a dar loro fastidio. Che ne sarebbe – e ne avete viste di cronache – se dovesse essere a viso scoperto? Senza parlare poi delle trame degli avversari del velo.

Viviamo in uno stato di vera e propria guerra con i nemici del velo. Chiunque dotato di un po’ di lume, o anche di mezzo lume, se ne può avvedere. Ora, non siete d’accordo con me che tutti i sapienti concordano che in tempi come questi occorre coprire il viso? Perfino colui che lo permette, perfino lo Shaykh al-Albani stesso, nelle affermazioni di cui sopra, lo ammette. La saggezza e la ragione impongono la copertura del viso. Non siete con me per predicare questa virtù ed opporci alla cieca Fitna? Se ci fossero taluni che ritengono di scoprire il viso in assoluto, anche se c’è Fitna, sarebbero comunque un numero esiguo e trascurabile in confronto alla Ummah. Le loro affermazioni sono inaccettabili per qualunque mente razionale.

I sapienti hanno indicato che il dissenso di alcuni non annulla il consenso di tutti (Ijma’). E’ quanto si attribuisce all’Imam Ahmad e Ibn Jabir nella Nota sui principi del Fiqh di al-Shankiti, p 153: “capitolo: “Il Consenso non si realizza colle affermazioni dei tanti contemporanei sulle posizioni del Jumhur”. Ibn Jarir al-Tabari e Abu Bakr al-Razi hanno detto che non conta nulla il fatto che uno o due non siano d’accordo con il Consenso (Ijma’), e che il loro disaccordo non lo intacca. Anche l’Imam Ahmad, Allah lo accolga nella sua misericordia, è di questo avviso. Ciò che conta è la parola di tutta la Umma, perché l’infallibilità sta della parte dell’insieme e non della minoranza. Si legge nel Maraki – i mezzi per l’ideale – “…è necessario il consenso, non è questione di essere tanti o pochi … omissis”. Al Consenso quindi, per essere valido, non occorre che non ci siano dissidenti. Anche quando i dissidenti dispongano di una prova corretta; che dire allora se la prova non è nemmeno tale? In questo caso la dissidenza è priva di prove, quindi non annulla in nessun modo il Consenso (Ijma’). L’affermazione di un sapiente è presa in considerazione quando è sorretta da una prova, ma se ne è priva, essa è trascurata e non annulla ciò che dicono gli altri sapienti[5]. Dice lo Shaykh Bakr Abu Zaid: “Nessun musulmano ha mai permesso lo svelamento del viso e delle mani in presenza di Fitna, di religione fragile e di tempi corrotti. Sono tutti concordi a coprirli, come riporta più di un sapiente”. Hirasat al-Fadhila – La guardia alla virtù – 82. In ultimo, rimando il lettore alla lettura di autori di una certa levatura per chiarirsi le idee e scorgere la verità, una verità evidente come il sole in pieno giorno.

La bibliografia interessante per quest’argomento è:

- Lettera sul Velo e sul vestiario nella preghiera. Shaykhal-Islam Ibn Taymiyya.

- Lettera sul Velo. Shaykh Ibn Baz e Ibn Urhaimin, (Alpnsm).

- Lettera del Severo nei confronti del corpo scoperto (al-sufur). Shaykh Hammud al-Twijri.

- Il ritorno del velo. Shaykh Muhammad Isma’il.

- Il Libro delle Fatwa per la donna musulmana. Volme 3, p 795.

Risposta a certe ambiguità.

Qualcuno ha scritto un articolo intitolato: “Il viso non è intimità”.

Partendo dalle parole del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam): “ Se la gente vede una cosa biasimata e non la cambia [non la corregge], Allah potrebbe estendere il castigo a tutti”.

È indubbio che quanto affermato da quest’autore e tutte le prove addotte non hanno un briciolo di verità. Ha solamente imitato i predicatori del viso scoperto, e un musulmano non può non rispondergli.

Egli afferma che il versetto del velo riguarda soltanto le donne del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam). Questo è falso. Allah l’Altissimo dice:

… Quando chiedete ad esse un qualche oggetto, chiedetelo da dietro una cortina… – Al-Ahzeb, 53.

Dice anche:

O mogli del Profeta, non siete simili ad alcuna delle altre donne.. Al-Ahzeb, 32.

Dice pure:

… e non mostratevi come era costume ai tempi dell`ignoranza. Al-Ahzeb, 33.

Akkasha Abdal Mun’im dice: “Questi versetti dimostrano che il velo è prescritto alle donne musulmane, ma i negatori non lo scorgono e affermano che essi riguardano solamente le spose del Profeta (pace e benedizioni di Allah su di lui)”.

Questi versetti sono del tutto simili a quando Allah l’Altissimo giura al suo Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam), che se Gli associasse altre divinità, il suo operato sarebbe vano e sarebbe annoverato tra i perdenti. (Az-Zumar, 65), pur sapendo che il Profeta è infallibile, e quindi mai potrebbe cadere nel politeismo o commettere un qualunque peccato. Pertanto, se anche al Profeta (pace e benedizioni di Allah su di lui) nonostante la sua natura sublime, viene detto che sara’ tra i perdenti qualora cadesse nel politeismo (associazionismo, shirk), a maggior ragione cio’ accadrebbe a chiunque altro.

Parimenti, anche il velo, prescritto alle Madri dei credenti (radiAllahu ‘anha), lo è a maggior ragione per qualunque altra donna.

Inoltre, il velo non è stato prescritto gradualmente, come se Allah l’Altissimo avesse iniziato con le mogli del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam), onde gli ipocriti di Medina di Allora non potessero avanzare il dubbio, chiedendo come mai fosse stato ordinato alle donne della gente comune di rimanere a casa e di coprirsi mentre le spose e le figlie del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam), libere e affrancate da quest’obbligo, si sarebbero godute il dunya, e via dicendo… Prescrivendolo alle mogli del Profeta (pace e bendizioni di Allah su di lui) si è chiusa la porta davanti a qualsiasi donna che creda in Allah e nel Giorno Ultimo, la quale non può pretendersi migliore delle spose del Profeta (pace e bendizioni di Allah su di lui). Questo è noto presso i sapienti del Fiqh come il “ragionamento a priori” [sillogismo usato per giudicare una cosa non contemplata nella giurisprudenza islamica, riferendola ad un’altra cosa che è invece contemplata, considerando l’elemento che hanno in comune. Il vino è vietato per l’ebbrezza che provoca. Il succo di palma, a maggior ragione, è vietato perché anch’esso provoca ebbrezza, ndt], cosi’ come il divieto di malmenare il proprio genitore, a maggior ragione, per analogia con il divieto di dire loro “Uffa!” nelle parole di Allah Altissimo :

Se uno di loro, o entrambi, dovessero invecchiare presso di te, non dir loro “uff!” e non li rimproverare; ma parla loro con rispetto ( Al-Isra, 23)



Abu al A’la al-Mawdudi dice alla lettera: “A coloro che pretendono che questi versetti riguardino solamente le spose del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) diciamo di guardare i versetti successivi. E’ possibile che la volontà di Allah l’Altissimo sia che solo le mogli del Profeta (pace e bendizioni di Allah su di lui) siano pure (dal termine Tahara), che solo loro obbediscano ad Allah Altissimo, e che solo loro facciano la preghiera e l’elemosina?! Se ciò non è possibile, come si può pensare che Allah Altissimo abbia rivolto solo a loro l’ordine di rimanere a casa e di non scoprirsi come ai tempi dell’Ignoranza? Inoltre, esiste una prova razionale in base alla quale possiamo scindere un precetto indicato in un ordine unico e un contesto unico, in precetto riservato a singole persone da un lato, e impartito invece a tutti d’altro lato?

Le altre ambiguità circa lo svelamento del viso e la relativa risposta.

Il ricorso all’affermazione di Ibn al-Abbas (radiAllahu ‘anhu), secondo la quale l’ornamento apparente è ciò che contengono il viso e la mano, è respinto, perché le tradizioni che gli si riferiscono dicono tutto il contrario[6].

Dimostrata la debolezza del Hadith di Ibn al-Abbas, ci rimane quello di ‘Abd Allah Ibn Mas’ud (che Allah sia soddisfatto di lui), consistente nel dire che l’ornamento apparente sono i vestiti.

Eccone la catena di riferimento. Dice Ibn Jarir al-Tabari nella sua spiegazione, Volume 18/92: “Ci narra Ibn al-Mathna: ci ha tramadato Muhammad Ibn Ja’far che dice: Shuaba, riportato da Abu Isa’ak, da Abu al-Ahwas, da ‘Abd Allah Ibn Mas’ud a proposito del versetto: “E di` alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare. An-Nur, 31, che si tratta dei vestiti. Lo Shaykh Mouammad al-Amin al-Shankiti dice: per ornamento s’intende ciò che la donna usa per ornarsi ed esso non fa parte del suo corpo. E’ visibile senza bisogno di vedere alcunché del suo corpo, alla stregua di quanto afferma Ibn Mas’ud e di chi la pensa come lui. Secondo noi quest’affermazione è la più corretta e la più lontana da ogni ambiguità e dubbio. Poi dice: “La parola ‘ornamento’ è molto ricorrente nel Corano, e vi s’intende l’ornamento esterno al corpo ornato, e non significa parti della cosa ornata, come quando Allah l’Altissimo dice:

O Figli di Adamo, abbigliatevi prima di ogni orazione .. Al-Araf, 31.

Di`: “ Chi ha proibito gli ornamenti che Allah ha prodotto per i Suoi servi e i cibi eccellenti? “. Al-Araf, 32.

In verità abbiamo voluto abbellire la terra di tutto quel che vi si trova … Al-Kahf, 7.

Invero abbiamo ornato di stelle il cielo più vicino … As-Saffat, 6.

Poi usci, [mostrandosi] al suo popolo in tutta la sua pompa.!». Al-Qasas, 79.

Eravamo appesantiti dai gioielli di quella gente . Ta-Ha, 87



La parola “ornamento” in tutti questi versetti [parola unica nel testo arabo, anche se nella traduzione del Corano appare in molte forme, ndt] ha un solo significato: ciò che orna la cosa. Come si vede non è parte della natura dell’oggetto ornato. Il fatto che nel Corano è questo il significato più ricorrente, significa che il significato oggetto del disaccordo è proprio questo. Caricare questi versetti, dove il significato dell’ornamento emerge chiaramente, con un altro significato, è pura dialettica!

Quanto al Hadith di Asma’ figlia di Abu Bakr (che Allah sia soddisfatto del padre e della figlia) quando disse: “Mi presentai dall’Inviato di Allah (pace e benedizioni di Allah su di lui) con addosso vestiti leggeri. Mi disse: “Asma’! Dal momento in cui la donna ha le mestruazioni, è permesso vederne solamente questo e questo”, indicando il viso e le mani”. Questo hadith è narrato da Abu Dawud, ed è debole nella catena di riferimento. Non può ritenersi tradizione autentica del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam)perché è Maqtu’ (tronco, tagliato, sbarrato)

[è il genere di Hadith che si fa risalire al compagno dei compagni – i Tabi’un – e si ferma lì, senza giungere nella sua catena fino al Profeta (sallAllahu 'alayhi waSallam); in altre parole il compagno dei compagni attribuisce il Hadith al Profeta, ma non lo ha sentito dal Profeta, né da uno che lo ha sentito dal Profeta (sallAllahu 'alayhi waSallam), ndt]

Ed è debole per via di alcuni narratori nella sua catena. E’ (tronco) perchè Khali Ibn Durik, che ha narrato il Hadith dicendo che è di ‘A’isha, non si è incontrato con ella e non lo ha sentito da lei. Il secondo difetto sta nella catena di riferimento in cui c’è Sa’id Ibn Bashir al-Azdi, noto come inattendibile.

Il ricorso al detto del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) che impedì alla donna in stato di Ihram di portare i guanti e il velo sul viso, e la pretesa secondo cui – se il viso e le mani fossero intimità – il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) non avrebbe impedito di coprirli, sono fuori luogo.

Dice Abu al-A’la al-Mawdudi: “Nell’impedimento alle donne di portare i guanti e il velo sul viso, c’è la prova esplicita che ai tempi della profezia le donne erano abituate a portare i guanti ed il velo sul viso. Inoltre con questo impedimento non si volevano incitare le donne a prodigarsi ad esporre manifestamente il viso e le mani durante il rito del pellegrinaggio, ma semplicemente l’invito a non considerare guanti e velo come facenti parte degli abiti dimessi e umili dell’Ihram.

Ci sono altri Hadith che dichiarano che le mogli del Profeta (pace e benedizioni di Allah su di lui) e le donne musulmane comuni, usavano nascondere il viso agli estranei anche quando erano in stato di Ihram. Si riporta che ‘A’isha (radiAllahu ‘anha) disse: “In sella alle cavalcature, ci coprivamo con una parte del nostro vestito quando la gente ci passava vicino mentre eravamo in Ihram con l’Inviato di Allah (sallAllahu ‘alayhi waSallam); quando ci superavano lo toglievamo”. Narrato da Abu Dawud.

Il ricorso alla considerazione che il viso non è intimità in virtù dell’affermazione di Ibn Qudama nel Mughni – l’arrichitore: “non c’è divergenza tra i sapienti nel permettere la vista del viso all’aspirante marito che chiede la mano di una donna, perché non è intimità” è scorretto. Nelle parole del Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) “Quando uno di voi chiede la mano di una donna, se può vedere ciò che lo convince a sposarla, che lo faccia”, stando alla spiegazione di Ibn al-Abbas e alla posizione del Jumhur, l’oggetto dello sguardo sono il viso e le mani perché rappresentano “l’apparente”. Ora se la donna è in presenza di “Maharim”, cosa spetta all’aspirante prima di presentarsi a chiedere la mano? E cosa spetta agli altri estranei che non stanno chiedendo la mano? Spettano loro soltanto il vestito, la camicia e il velo. Quanto alla donna, non le resta che rimanere a casa come prescritto dal Dio dei cieli e della terra.

[Il senso della traduzione del Hadith è secondo la spiegazione, nel Musnad dell’Imam Ahmad, n. 14297, che riporto in arabo per ogni evenienza, ndt]

(14297) ـ حدثنا عبد الله حدثني أبي ثنا يونس بن محمد ثنا عبد الواحد بن زياد ثنا محمد بن إسحاق عن داود بن الحصين عن واقد بن عبد الرحمن بن سعد بن معاذ عن جابر قال: قال رسول الله صلى الله عليه وسلّم: «إذا خَطَبَ أَحَدُكُمُ المَرْأَةَ فإنِ اسْتَطاعَ أنْ يَنْظُرَ مِنْها إلى ما يَدْعُوهُ إلى نِكاحِها فَلْيَفْعَلْ» قال: فخطبت جارية من بني سلمة فكنت أختبىء لها تحت الكرب حتى رأيت منها بعض ما دعاني إلى نكاحها فتزوّجتها.

Il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) disse: “Se uno di voi chiede la mano di una donna, se può vedere ciò che di essa lo esorta a sposarla, lo faccia”.

Il ricorso alle parole di Ibn Qudama nel Mughni – l’arrichitore – “dice Abu Hanifa: “i piedi non sono intimità, perché appaiono quasi sempre; sono come il viso…”…” è contrastare la Sunna del Profeta (pace e benedizioni di Allah su di lui). Si riporta che Ibn ‘Umar (che Allah si compiaccia del padre e del figlio) disse: “Il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam) disse: ‘Colui che trascina il suo drappo per superbia, Allah non lo guarderà nell’ultimo Giorno’. Si alzò Ummu Salama (che Allah sia soddisfatto di lei) e disse: ‘Che ne faranno le donne dei loro vestiti?’ Disse: ‘Li lascino cadere un palmo’. La donna riprese: ‘E se i piedi si scoprono?’ Disse: ‘Allora li facciano cadere un braccio e non di più’. Narrato da Ahmad, al-Tirmidhi e al-Nisa’i.

Concludendo: si vede che il ricorso a queste prove è o debole o assolutamente inventato, all’estremo della fragilità.

Con ciò emerge che l’affermazione giusta è l’obbligo di coprire il viso. E’ un’affermazione chiara, fondata su prove giuste ed esplicite.

Che Allah mi aiuti e Benedica il nostro Profeta.



Shaykh Abu Sarra

Jazakillahu khayran ukhti Iqra’





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[1] Coloro che permettono di non portare il velo sono casi sporadici nella storia, e fu accettato soltanto con l’arrivo del colonialismo.
[2] C’è chi ha permesso di scoprirli e chi lo ha negato.

[3] Le schiave uscivano a viso scoperto.

[4] Il riferimento al versetto 7 della Sura Al-Imran è molto evidente, ndt.

E` Lui che ha fatto scendere il Libro su di te. Esso contiene versetti espliciti , che sono la Madre del Libro, e altri che si prestano ad interpretazioni diverse. Coloro che hanno una malattia nel cuore, che cercano la discordia e la [scorretta] interpretazione, seguono quello che è allegorico, mentre solo Allah ne conosce il significato. Coloro che sono radicati nella scienza dicono: ” Noi crediamo: tutto viene dal nostro Signore” . Ma i soli a ricordarsene sempre sono i dotati di intelletto. Al-Imran,7.

[5] Per definizione L’Ijma’a, una volta raggiunto e stabilito non è più revisionabile da nessuno, né dal singolo, né dalla moltitudine.

[6] [A prova di questo rigetto seguono quattro versioni del Hadith di El Abbas, nelle quali l’autore ricusa le rispettive catene di trasmissione per la presenza in esse di persone inattendibili o che affermano di aver sentito il Hadith da Tizio o Caio mentre non lo hanno sentito da loro, inficiando così la catena. Il traduttore.


Pubblicato in AmatAllah, il Blog Biblioteca di Umm Usama.


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